lunedì 22 febbraio 2010

Hic manebimus optime! (come dormire in auto sotto il temporale e stare meglio che in tenda)

Ci eravamo dati appuntamento a Passo Giau per una escursione nella zona Averau-Nuvolau. Ma temporalava, e così...
Ma la mattina dopo, e ci era sembrato impossibile, il sole splendeva. E noi che avevamo pensato di andarcene!
Le due auto avvicinate di coda, con gli sportelloni sollevati e coperti dal telo-tenda,
creano uno spazio al coperto che mette in comunicazione i due abitacoli .
Gigi era lì già da qualche giorno, io venivo da una riunione di lavoro a Trento: avevamo dunque due macchine. Arrivai la sera, puntuale ma sotto una pioggia battente che seminava pozzanghere dappertutto.
Quando piove, due auto messe di coda sono meglio della tenda: ci sono anche la
radio, il mangianastri, le luci di cortesia, il frigo portatile e il portacenere!
Lo trovai seduto davanti a una birra al rifugio del passo. Restammo incerti sul da farsi: nell'ampezzano i rifugi, gli alberghetti, le locande di montagna sono sempre affollati, e noi eravamo abituati ad andare in montagna "tranquilli".
👉Il viaggio di ritorno sarebbe stato lungo e per decidere il da farsi ci concedemmo comunque una abbondante colazione serale al ristorante del passo. In fin dei conti non c'era poi troppo casino, quasi tutti erano scappati e le nuvole basse e la pioggia insistente moltiplicavano i chilometri che ci separavano da Trento.
👉E poi, non era forse vero che entrambi - per "sicurezza" - avevamo infilato nel bagagliaio anche il sacco a pelo? Gigi, per sovrappiù, aveva anche la grossa trapunta di mamma. Insomma, decidemmo che, se non si poteva montare la tenda, potevamo però spostare zaini e bagagli nella sua piccola Peugeot e attrezzare a bivacco la mia Opel famigliare.
👉Finita la cena e cercato un tratto in piano, avvicinammo le due auto, aprimmo i cofani posteriori e le unimmo con il telo-tenda, che ci fornì anche una comoda veranda dove depositare gli scarponi. Era una specie di camper volante, o di tenda su ruote, in ogni caso molto più asciutta di una tenda, ed anche più facile da smontare.

mercoledì 17 febbraio 2010

Ma come si chiama quella cima?

C'è un sito web tedesco che ha dell'incredibile:

puntate una vetta sulla mappa, dirigete l'angolo di visuale nella direzione che vi interessa, dategli il tempo di "macinare" i dati geografici e lui compone lo skyline con tanto di nome delle varie cime visibili visibili da quel punto.
Ma non basta: cliccate su una cima ed eccovi trasportati a volo d'uccello in Google Earth (o, se preferite, in Google Maps).
I dubbi sulle cime che compaiono nelle nostre foto sono finiti.
A sinistra una foto scattata dalla cima di Monte Castellazzo (Passo Rolle, vicino Baita Segantini) e a destra il rendering del programma in questione, che si chiama Alpenpanoramen Erzeugen (letteralmente: produrre panorami) e che mi ha permesso di aggiungere i nomi alla foto con la certezza di non sbagliare. Individuare le singole cime della catena dei Lagorai non è mai stato facile, ma ora è possibile senza troppa fatica.

martedì 16 febbraio 2010

Cima Grande di Lavaredo: never more on sunday

Assieme a Gigi e Bruno decidiamo di ripetere la via normale alla Cima Grande di Lavaredo. Mal ce ne incolse (ma la lezione è stata imparata).
La situazione lungo la normale alla Cima Grande di Lavaredo,
con me mentre penso: "E più avanti che cosa ci aspetterà?".
Arriviamo in auto al Lago di Antorno e dormiamo lì, prima della stanga della strada a pedaggio: due in auto e uno in tenda. Bellissimo!
La mattina dopo saliamo fino ai parcheggi del rifugio Auronzo, e da lì arriviamo ai ghiaioni da cui inizia la via normale. Tutto bene! Ma già mezz'ora dopo cominciano i guai. Arrivati alla forcelletta l'affollamento comincia a dare fastidio. E' chiaro che ci siamo dimenticati di un "dettaglio": è una domenica!
👉Dalla forcelletta (dove abbiamo atteso almeno venti minuti) è un calvario di cordate sportive superveloci e strafottenti, comitive entusiaste e pericolose, etc. In qualche modo arriviamo al passaggio chiave, lo superiamo, ma poi ci troviamo su un terrazzino affollato, con gente che spinge e si lamenta, e lì aspettiamo, ancora e poi ancora.
👉Alla fine forziamo la folla e giungiamo alle roccette più in alto, ed è lì, di fronte all'ennesimo ingorgo, che cedo e decido di lasciar perdere: della Grande di Lavaredo conserverò il ricordo della salita precedente, fra cieli azzurri e silenzi infiniti... La morale: never more on sunday!

lunedì 15 febbraio 2010

Settantasette nato dal fracasso

Il lungo '68 italiano terminò il 21 giugno 1976 quando si seppero i risultati delle elezioni. Una vera doccia fredda per i gruppi della nuova sinistra: il misero 1,51% diceva più di cento analisi politiche. E così per l'orda d'oro sessantottina cominciò la diaspora.
Le sensibili antenne di Lotta Continua captarono per prime l'onda sismica, e dopo soli quattro mesi, al congresso di Rimini, andò in scena l'autodafè: le femministe "spararono" sul gruppo dirigente, LC implose e si sciolse. I gruppi più strutturati, come Avanguardia Operaia, tirarono dritto, ma era chiaro che il movimento nato con la contestazione studentesca e l'autunno caldo non esisteva più.
Il '77 bolognese fotografò il volto di quella crisi e mise a fuoco il profilo dei nuovi attori che avevano preso il posto della classe operaia e del sindacato: i famosi nuovi soggetti sociali erano un mix variegato di tribù metropolitane che avevano sostituito la Camera del Lavoro con i Centri Sociali Occupati, l'Unità con le radio libere, la militanza con la creatività, Bandiera Rossa con la musica ribelle, gli operai con il proletariato giovanile,  l'UDI con i gruppi di autocoscienza, lo sciopero con l'happening, i giornali murali con lo spray. Creativo e frenetico, febbricitante e paranoico, il movimento era tenuto assieme dal collante dell'anticomunismo e del soggettivismo, che durò lo spazio di un mattino e che sfociò rapidamente in un generalizzato riflusso nel privato del tipo "io sono l'ombelico del mondo".
Ma - in cauda venenum - non tutti rifluirono nel privato; già da tempo nei cortei colorati e "creativi" le spranghe dei servizi d'ordine erano state sostituite dalle P38 degli Autonomi. Soprattutto dopo gli scontri di Bologna e le provocazioni poliziesche del ministro Cossiga in molti si fece strada l'idea che non esistevano alternative allo scontro armato. Il raduno di Bologna dell'autunno '77 sancì questo culto della violenza e fu la pietra tombale del movimento.

sabato 13 febbraio 2010

Antichi mestieri delle genti di montagna

Era un CD-ROM prodotto per le scuole medie di Levico Terme e di Borgo Valsugana.

e che ora ho messo nel web a questo indirizzo: http://www.cipputi.it/mestieri/.
Il mugnaio, il segantino, il fabbro, il tessitore, il contadino, il malgaro, il waaler: il lavoro e le attività quotidiane nella cultura materiale delle popolazioni di montagna.
Ipertesto ad uso dell'insegnante per la preparazione di attività didattiche. Con immagini (ingrandibili con doppio-click) e brevi testi esplicativi con link interni. Oltre ai dati ricavabili dalla navigazione delle pagine ipertestuali il CD-ROM contiene alcuni testi-guida (in formato Word97) editabili, stampabili e salvabili su disco rigido.

giovedì 4 febbraio 2010

Baby-boomers generazione dorata

Noi, che siamo nati tra il '45 e il '50, abbiamo goduto di congiunzioni astrali straordinarie, irripetibili.
La guerra non ci ha neppure sfiorati e delle difficoltà della ricostruzione non ci siamo neppure accorti.
Mangiavamo tutti i giorni, forse poco, ma mai abbiamo patito la fame. La guerra fredda e il terrore atomico ci passarono accanto toccarci, e lo stesso vale per le tensioni sociali e gli scontri di piazza, che pure ci furono. Troppo piccoli per vedere e per capire. Ma abbastanza grandi per vedere altre cose: la Lambretta che sostituiva la bicicletta, e poi la Seicento, la lavatrice, la televisione, il frigorifero, il telefono a casa, il juke-box, le radioline a transistor, i fumetti, le vacanze al mare, in un crescendo travolgente che ci mostrava il futuro come una meravigliosa avventura. Siamo cresciuti nell'età dell'oro, dove tutto era possibile e il domani certamente migliore dell'oggi. Anni di piena occupazione che ci hanno permesso un welfare generoso e una cultura viva, libri importanti, il cinema neorealista, musica di qualità, l'industrial design e le arti visive. Ci siamo affrancati dal familismo e dai preti, abbiamo imposto una nostra rivoluzione dei costumi e costruito una nuova scala di valori cooperativa, egualitaria, pacifica e libertaria.  Decenni di crescita continua, prosperità crescente e possibilità illimitate ci hanno fatti ingenui e ottimisti. E quando nel '69 l'uomo sbarcò sulla luna noi non ci stupimmo più di tanto perchè noi, da parte nostra, eravamo pronti a dare l'assalto al cielo.