martedì 30 novembre 2010

Mo' che il tempo s'avvicina...

Continua a nevicare e questo significa che sta arrivando il tempo delle ciaspole.
   
Nel frattempo ho ripescato questa foto di Loredana a Passo Coe (Altipiani di Lavarone e Luserna).

domenica 28 novembre 2010

Piccoli frutti e pastorizia (dalla finestra)

Qualche giorno prima della nevicata:
Nel fondovalle si ripete ogni autunno la transumanaza delle greggi che dai Lagorai
si spostano verso i ripari invernali del Veneto, dove sverneranno.
le ultime greggi scendono dai Lagorai e si spostano verso la pianura. L'estendendersi della coltivazione dei piccoli frutti (mirtilli, fragole, more, lamponi) restringe gli spazi di passaggio e ancor più quelli di pascolo. Così spesso i pastori sono costretti a qualche acrobazia. Io spero che la convivenza tenga e continui nel tempo: non sento il bisogno di altri capannoni, distributori e car-wash, cash&carry e discount, e magari anche autostrade su cui far viaggiare TIR carichi di acqua minerale (Pejo verso sud e Rocchetta verso nord).

sabato 27 novembre 2010

La prima nevicata del 2010

Alle nove di mattina nevica che Dio la manda, pensare che a mezzanotte il cielo era quasi sereno! Finita la nevicata, si può pensare a riprendere in mano le ciaspole, meteo permettendo, perchè per i prossimi giorni è prevista una "ricaduta".

domenica 21 novembre 2010

Giro autunnale in Val Cimoliana

In auto nella valle del Campanile di Val Montanaia.
Ogni anno il torrente Cimoliana si riprende la strada che poi in primavera viene
riaperta lavorando di ruspa.
Bisogna innanzitutto arrivare fino a Cimolais, da dove inizia la lunga e selvaggia Val Cimoliana.
La valle va risalita guidando con calma lungo una stradina prima asfaltata, poi no, infine semplice traccia nel vastissimo e quasi lunare letto sassoso del torrente.
Dal parcheggio terminale in soli dieci minuti arriviamo al Rif. Pordenone che però, vista la stagione, è chiuso. Niente di male, volevamo solo vedere come si presenta la valle fuori stagione.
Fuori stagione i 13 chilometri di strada da Cimolais al Rifugio Pordenone sono
a passaggio libero. D'estate invece il transito è (giustamente) regolamentato.
Qualche anno prima c'ero stato con Gigi, eravamo saliti a dormire al Bivacco Perugini per fare qualche foto. Eravamo curiosi di vedere il Campanile della Val Montanaia (sembra il cugino del Campanile Basso di Brenta).
Di molto bello c'è che il bivacco è costruito proprio accanto al monolito, su un dosso posto al centro di una grande conca erbosa.
Sono luoghi appartati, fuori dai grandi flussi turistici e apprezzati da tempo dai rocciatori.
La Val Cimoliana si trova nelle Dolomiti Friulane, proprio dentro il gruppo degli Spalti di Toro e Monfalconi.

martedì 16 novembre 2010

La calda estate del 2003

Estate 2003.
Ricordo alcune torride giornate agostane trascorse sul litorale laziale, a Santa Marinella, dove Waldo aveva una casetta sulla costa. Tornato a casa, mi concessi un'esccursione ristoratrice sul Monte Cércen, nel gruppo della Presanella. Una cima secondaria ma molto panoramica dalla quale, incidentalmente, si gode anche di un ottimo punto d'osservazione sulla via normale a Cima Presanella. Una vista, diciamo così, "didattica", cioè molto descrittiva. Rimasi sorpreso dallo stato del ghiacciaio, che appariva grigio e pesantemente seraccato, a differenza di quanto avevo potuto vedere solo un anno prima, nell'estate del 2002.
Estate 2002.

Se un solo anno di differenza è bastato a combinare quel guaio, come sarà la situazione di oggi? Sì, penso proprio che mi toglierò lo sfizio di tornare lassù a dare un'occhiata. Chissà cosa troverò?

Monte Cercen partendo dal Rifugio Denza

Una cima importante ma surclassata dalle molto più blasonate vicine: Presanella e Busazza.
La Presanella (a sinistra) e il Monte Cercen (a destra) sono divisi dall'insellatura di Passo Cercen.
Acqua di fusione sotto Passo Cercen. Sullo sfondo Cima Vermiglio.
Con i suoi 3.280 metri il Monte Cercen non è una cima disprez-zabile. Tuttavia è assai poco frequentato, forse per la vicinanza con Cima Presanella, che lo "ammazza".
Data la sua facilità e la posizione panoramica che occupa meriterebbe forse qualche attenzione in più!
Il Monte Cercen può essere raggiunto in giornata dalla Val di Sole, partendo in auto dall'abitato di Vermiglio.
Chiedere della baita Velon, dove si giunge al bivio con la strada sterrata che conduce all'ex Forte Pozzi Alti (m.1884).
A Passo Cercen.
Dallo spiazzo in quota che funge da parcheggio si segue poi il comodo sentiero SAT n. 233 coprendo in un'ora e un quarto i circa 400 metri di dislivello che ci separano dal Rifugio Francesco Denza, che sorge a 2.298 metri di quota.
Qui è bene fare una sosta, tenendo conto che ci aspettano ancora 1000 metri di dislivello.
Lungo la via "a occhio" che porta al Monte Cercen.
Dopo il rifugio, il percorso risale la morena su cui s si trova il rifugio stesso giungendo in vista del ghiacciaio soprastante e spostandosi successivamente verso sinistra per prendere la direzione del Passo Cercen.
Si incontrano quindi delle grandi placconate di roccia liscia che vanno interamente risalite fino ad incontrare la prima neve perenne.
👉Il ritiro dei ghiacciai avvenuto nel corso degli ultimi anni è stato quì particolarmente evidente ed ha coinvolto anche la zona seraccata lungo cui corre la via normale per Cima Presanella.
C'è acqua di fusione ovunque.
La vetta sassosa del Monte Cercen.
Rimane da risalire ciò che resta del facile tratto di ghiacciaio fino all'insellatura di Passo Cercen.
👉Il passo, posto ad una quota di 3.022 metri, è un importante collegamento fra la Val di Sole e la Val di Genova.
Cima Busazza vista dalla vetta di Monte Cercen.
Dal Passo Cercen si prende decisamente a destra, salendo "a naso" fra sfasciumi e facili roccette, senza seguire un percorso prefissato e comunque senza alcuna difficoltà.
La via normale per Cima Presanella osservata dalla vetta del Monte Cercen.
👉I 250 metri che separano il Passo dalla cima si coprono in breve tempo.
La cima è composta in realtà da due rilievi, l'uno di 3280 metri e l'altro di 3000 metri, separati da un piccolo avvallamento dove giunge il ghiacciato canalone nord.
👉Dalla cresta la Cima Busazza ci appare come la prua di una nave che separa la Val di Genova (a sinistra) dalla Val di Sole e dal Passo del Tonale (sulla destra).

lunedì 15 novembre 2010

I cachi maturano a novembre

Scheda esplicativa sul caco:

Come ogni anno, dopo i morti, arriva Mario con una cassetta di cachi prodotti nel suo giardino. Niente concimi e nessun trattamento, del resto il caco è una pianta robusta. Naturalmente raccolti acerbi, come si conviene. Li lascerò maturare in garage, al riparo dalla luce e dal freddo invernale ed in compagnia di qualche mela. Le mele, infatti, maturando liberano acetilene ed etilene, due gas che arricchiscono i cachi di zuccheri rendendoli quindi più dolci.



giovedì 11 novembre 2010

La patria del Morellino di Scansano

A 500 metri fra i colli dell'alta Maremma.
L'etichetta del Morellino prodotto dalla
Cantina Sociale di Scansano.
Siamo stati ospiti di Giuliana, nostra amica toscana, fiorentina di adozione ma di nascita maremmana. Anzi, scansanese, cioè di Scansano. La vecchia capitale estiva della Maremma (tutti scappavano da Grosseto, infestata dalla malaria) è oggi un paesone diviso in due: la Scansano nuova è postbellica e banale, la Scansano vecchia è un bel borgo arroccato attorno ad una collinotta maremmana ed impreziosito da antiche strade, slarghi, piccole piazze, salite e vicoli dai nomi spesso suggestivi come Vicolo de' Torchi, Vicolo delle Ginestre, etc.
Ci sono almeno due trattorie che servono in brocca il vino spillato direttamente dalla botte piazzata in cucina. Vino della casa, senza pretese, dicono loro... Senonchè...
Senonchè si tratta del famoso Morellino di Scansano, uno dei tanti figli nobili di un vitigno poco celebrato: il sangiovese.
E pensare che il barone Bettino Ricasoli quando fissò il disciplinare del suo celebre vino di pronta beva (destinato a diventare il celeberrimo Chianti) partì appunto da una base collaudatissima di sangiovese!
E del resto dal vitigno sangiovese vengono vini blasonati come il Rosso di Montalcino, e soprattutto il Brunello di Montalcino, stelle di prima grandezza nel panorama enologico del Belpaese.
I puristi storceranno un po' il naso di fronte al Morellino.
Ma fra la gente di Toscana vale il detto: "non di curar di lor ma guarda e passa". E non solo fra loro, e con piena ragione...
xxx
Qui a fianco: l'angolino che ci aspettava al rientro serale dalla trattoria: altro che wellness o resort!

mercoledì 10 novembre 2010

Col Rospetto lungo la strada militare Tenda-Monesi, nelle Alpi Liguri

Impegnativo percorso fuori strada (spesso chiuso).
Poco sopra il Passo di Tenda. Sullo sfondo in secondo piano il Monviso.
Sapevo da tempo dell'esistenza di questa vecchia strada militare di confine che attraversa in quota un bel tratto delle Alpi Liguri, ma non mi aspettavo che fosse così lunga ed anche così impegnativa.
Serve un 4x4 con le marce ridotte e che sia ben alta da terra perchè specialmente nel tratto francese la manutenzione è approssimativa: fondo dissestato, piccole frane, massi affioranti e grossi sassi in mezzo alla strada.
Il tratto più impegnativo del percorso si trova in territorio francese.
👉Arrivando dal versante italiano e prima di salire al Passo di Tenda è bene fare rifornimento a Limone Piemonte ed assicurarsi che il mezzo sia in perfetta efficienza.
E' inoltre indispensabile informarsi sulla percorribilità della strada e soprattutto verificare che il tratto francese sia aperto al transito.
Se è tutto OK si può partire.
Dal Passo di Tenda in poi è bene inserire le ridotte.
👉Il grafico a fianco riporta i nomi dei diversi passi (localmente detti "colli") che si incontrano lungo il percorso e fornisce un'idea dei dislivelli affrontati durante il lungo sali & scendi che sembra non finire mai e che infine ci porta al Colle dei Signori (m. 2112), a poca distanza dal Rifugio  Don Barbera (m. 2070). La principale elevazione delle Alpi Liguri, Punta Marguareis, è poco lontana e varrebbe una digressione escursionistica.
👉Dal Colle dei Signori in poi la strada si snoda in quota perdendo poco dislivello, infine rientra nel bosco e scende - con percorso piuttosto monotono - fino alle pendici del Monte Saccarello, oggi turisticizzato e dotato di impianti sciistici.
Alternando tratti bianchi con altri asfaltati la strada lascia la zona sciistica del Saccarello per scendere al paese di Monesi, dove ci si reimmette sui circuiti stradali normali.
👉A proposito: "Rospetto" è il nome d'arte della Suzuki Jimny.

sabato 6 novembre 2010

Olio al peperoncino

Olio di oliva della Coop e peperoncino dell'orto.
Non è una ricetta ma solo una scusa per fare qualche semplice esperimento con Photoshop ed il suo filtro "estrai".
👉Le foto originali sono state scattate a mano libera in una giornata nuvolosa con lo zoomino 14-42 mm. in dotazione alla Lumix G2 regolato ad una lunghezza focale di 36 mm. e con una sensibilità di 200 ISO.
👉Dopo l'operazione di scontornamento le tre immagini sono state riunite in uno solo file a tre livelli e ciascun livello è stato ombreggiato per dare accentuare l'effetto profondità.
👉Il risultato finale dei tentativi lo vediamo qui a sinistra: clipart di una bottiglia d'olio di oliva e dei peperoncini prodotti da Gianfranco nel proprio orto.

Ecco qui un'altra preparazione fatta con l'olio di oliva e i peperoncini piccanti dell'orto (stavolta rossoverdi).

mercoledì 3 novembre 2010

Nuvole basse sulla Pania della Croce

E' la cima principale delle Alpi Apuane.
Il sentiero CAI nr.7 che sale dal
parcheggio al Rifugio Rossi.
Lungo il sentiero che sale dal Rifugio
Rossi alla cresta di vetta.
Il Rifugio Rossi del CAI. Sullo
sfondo il Pizzo delle Saette.
Con i suoi 1858 metri la Pania della Croce è la vetta più alta del Gruppo delle Panie. Siamo nelle Alpi Apuane. La tenevo d'occhio da tempo, attratto dalla fama dei suoi panorami. E finalmente nei giorni scorsi ci sono andato con Massimo, partendo da Firenze, percorrendo la Garfagnana ed arrivando quindi dal versante appenninico. Dopo diversi chilometri di strade asfaltate, passato il paese di Molazzana (comune di Gallicanico), siamo arrivati al parcheggio con la chiesetta e la lapide dei partigiani, a circa 1300 metri di quota. Da qui siamo saliti lungo il sentiero CAI nr. 7 che ci ha portati ai 1608 metri del Rifugio Rossi, appena sopra il limite dei boschi.
La croce di vetta della Pania.
Plastigrafia delle Panie.
Abbiamo trovato il rifugio immerso nella nebbia che purtroppo ha continuato ad accompagnarci fino alla vetta. Percorso facile e probabilmente panoramico. Peccato, anche in vetta c'era solo nebbia e ancora nebbia.
Sì, ci tornerò con la bella stagione. Quello che ho intravisto dimostra che ne vale la pena. escursioni_estive