sabato 6 agosto 2011

Cima Nera, un 3000 di fronte al Cevedale

Sono 1000 metri di dislivello (da 1.983 a 3.037) passando prima per il Rifugio Larcher (m 2.608), e poi per il Lago Marmotta (m 2.704).
Da Ossana (Val di Sole) in auto prima fino a Cogolo (Val di Peio) e poi fino alla diga di Malga Mare. Dopo la sosta allo storico Rifugio Guido Larcher (m 2.607), si prende in direzione del Lago Marmotta, dai cui pressi una camminata di 45 minuti permette di raggiungere la vetta di Cima Nera, dove si trovano resti di postazioni austriache della Prima Guerra Mondiale.
Per salire a questa panoramica cima non servono i ramponi. Il sentiero non è segnato, tuttavia è ben evidente e battuto. Si svolge su detriti e sassi.
Bellissimo il panorama, che a occidente spazia sui ghiacciai del Cevedale, del Palon e del Vioz e a sud si allarga, oltre i laghi Marmotta, Lungo e Careser, fino alle Dolomiti di Brenta. A est la vista è più limitata, chiusa dai 3.330 metri della vicina Cima Marmotta. Lo stesso verso nord, dove tuttavia al di là della Forcola si vede uno spicchio del ghiacciaio che dal Cevedale scende verso la Val Martello e la slanciata piramide del Gran Zebrù.
In discesa siamo passati, seguendo un altro percorso, per il Lago Lungo (m 2.553), ritornando sul percorso della salita all'altezza del Pian Venezia.
PS: da non confondersi con l'omonima Cima Nera-Hintere Schwärze della Val Senales, che sta proprio sulla linea di confine italo-austriaco ed è alta 3.628 metri.

Descrizione del percorso e note sullo storico rifugio.
Avvicinamento in auto: Valle di Sole – Val di Pejo – Cogolo – Val de la Mare. Una lunga strada asfaltata, però stretta e un po’ malridotta, conduce, dopo l’esborso di 2 euro in località Tablà (m 1.800 circa), fino alla Centrale Elettrica della Val de la Mare (m 1.972), dove si parcheggia.
Avvicinamento a piedi: con il sentiero 102, in pochi minuti si raggiunge la vicina Malga Mare m 2.031. Si continua risalendo un bel bosco di conifere e attraversando numerosi torrentelli con vari zig zag, fino a che, dopo alcuni dossi erbosi, si esce al Pian Venezia, un ampio vallone pianeggiante creato dal movimento millenario dei ghiacciai, qui il paesaggio diventa ampio è spettacolare. In alto verso NO si può vedere il Rifugio Larcher. Quest’ultimo si raggiunge con un lungo traverso alzandosi gradualmente sulla conca di Pian Venezia dove confluiscono due torrenti: il Noce Nero e il Noce Bianco. Il primo nasce dal ghiacciaio, mentre il secondo è generato da una sorgente.
Salita alla Cima Nera: dal Rifugio Larcher si segue il sentiero 104, risalendo (15/20 minuti) un costone arrivando così al Lago delle Marmotte m 2.705. Ora si abbandona il sent. 104, imboccando una traccia, ben visibile, che costeggia il lago, tenendolo più in basso a destra, puntando all’evidente dorsale SE di Cima Nera
Il sentiero, senza segnavia ma ben tracciato in tutta la sua lunghezza, raggiunge un bivio (occorre tirare dritti ignorando il sentierino che porta sulle sponde dello specchio d’acqua), prende rapidamente quota tra sfasciumi e detriti con traversi e tornanti. Ci si avvicina così alla crinale di SE di Cima Nera che si segue senza problemi di orientamento. Si tratta di un vecchio sentiero della Prima Guerra mondiale ottimamente tracciato (alcuni muretti a secco s’incontrano lungo l’ascesa), infatti, giunti poco sotto la Cima, si trovano resti di baraccamenti con legname “argentato” dal tempo (sono passati ben 93 anni da quei macabri eventi) e delle trincee. La vetta si raggiunge subito dopo; le opere belliche testimoniano la posizione privilegiata di questa Cima che altrimenti passerebbe assolutamente inosservata.
Il panorama è grandioso e ripaga la fatica. Verso ovest svettano il Vioz 3.644 m, il Palon de la Mare 3.703 m, il Monte Rosole 3.536 m e infine il Cevedale 3.769 m. A nord ovest si scorge l’imponente piramide del Gran Zebrù 3.851 m, che svetta al di sopra di Forcella Forcola accompagnata dal più massiccio Ortles m. 3.905.
Ritorno all'auto: si torna al Lago Marmotta e al sentiero 104; si continua verso est fino al bivio con il sent. 146 che porta al bel Lago Lungo m 2.550. Costeggiando lo specchio d’acqua sul lato occidentale si cala gradualmente, sempre in ambiente severo ma rilassante, per finire scendendo più decisamente a Pian Venezia. Qui si trova il sentiero 102, percorso all’inizio dell’escursione, e con esso si torna al parcheggio sotto Malga mare.
Aggiungere la salita al Passo Vedretta Alta: giunti in vetta si può scendere lungo l’elementare cresta N, perdendo quota fino a raggiungere i tremila metri circa; da dove risalire al Hohenfernerjoch m 3.150 o Passo Vedretta alta. Si tratta di un’ampia insellatura dominante la Val Martello (si nota in basso il Rif. Martello m 2.580) con splendida vista sul Cevedale, l’impressionante, perfetta, ripida piramide del Gran Zebrù e la vicina mole dell’Ortles. Il percorso, tra neve e sfasciumi, richiede tra andata e ritorno circa un’ora e un minimo di senso “del terreno” trattandosi di cercarsi il percorso migliore a vista. Nel corso dell’escursione di cui si relaziona è risultato ottimale un percorso che si teneva sulla sinistra salendo al Passo; eventuali condizioni di neve diverse cambieranno tale scelta.
Notizie sul Rifugio Guido Larcher: è aperto da giugno a settembre, dispone di 80 letti e un locale invernale con 14 posti. Tel. gestore 0463 753.144 - tel. rifugio 0463 751.770.
Il Larcher in un'antico scatto di Giovan Battista Unterveger.
Il primo edificio fu costruito nel 1882 e chiamato Rifugio Cevedale; naturalmente era il classico “cubo” che poi, nel 1907, fu ampliato con l’aggiunta di due stanze separate (una per le signore ed un’altra per i signori). Nel 1938 il Rifugio cambia nome e viene dedicato al senatore Guido Larcher. Nel 1961 è sottoposto ad ampliamento poi, ventisette anni dopo, nel 1988, si procede ad una drastica demolizione e alla successiva ricostruzione negli anni successivi, sempre nel medesimo luogo. Il 1992 e l’anno della nuova inaugurazione.
Guido Larcher nacque a Trento, allora appartenente all’Impero asburgico. Fu sostenitore dell’annessione del Trentino al Regno d’Italia e collaborò con Cesare Battisti; insieme a quest’ultimo e Giovanni Pedrotti, nell’agosto del 1914, firmò un appello al re Vittorio Emanuele III per la liberazione delle terre irredente. Nel maggio 1915, riparò in Italia arruolandosi volontario negli alpini e combattendo contro l’esercito austriaco.
Ricoprì anche per vari mandati il ruolo di presidente della Società Alpinisti Tridentini (1902/03, 1906/09, 1919/25, 1934/37).
Collaborò con il Partito Nazionale Fascista, ricoprendo vari incarichi politici e amministrativi. Nel ‘39 fu nominato Senatore del Regno, carica vitalizia che gli fu tolta, dopo la caduta di Mussolini, in seguito al deferimento all’Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo assieme ad altri Senatori: «… responsabili di aver mantenuto il fascismo e resa possibile la guerra sia coi loro voti, sia con azioni individuali, tra cui la propaganda esercitata fuori e dentro il Senato …». Fu riabilitato nel 1948.
Il 22 giugno 1946, approvato dal governo italiano, fu promulgata la cosiddetta “Amnistia Togliatti” dall’allora Segretario del PCI e Ministro di Grazia e Giustizia. Scopo di tale provvedimento era la pacificazione nazionale ma “l’interpretazione” fu estesa tanto che il 2 luglio 1946 Togliatti emanava la circolare n. 9796/110, raccomandando interpretazioni restrittive. Al contrario seguirono ulteriori amnistie che allargarono ulteriormente sia i termini temporali che la casistica.
Il 7 febbraio 1948 il governo varò un decreto, proposto dall’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti (un nome, una garanzia), con cui i giudizi ancora pendenti dopo l'amnistia del 1946 venivano estinti. In poche parole “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato …”. Che dire?

4 commenti:

  1. Che combinazione, sabato mattina anche io ero al Larcher. Peccato che parte dello splendido panorama era nascosto da un po' di nebbia. Nel pomeriggio qualche goccia di pioggia mi ha preso a qualche centinaio di metri dalla Malga Mare. Ciao e a presto sui ns Blog

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  2. Magari qualche volta ci vedremo di persona. E per riconoscerci? Un giornale in tasca? Un girasole all'occhiello?

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  3. Per riconoscersi basterà guardarsi negli occhi in silenzio per un po' e poi dire:

    A presto sui ns Blog

    ciao Andrea

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