domenica 27 febbraio 2011

Mangiare seduti e all'asciutto

Malga Finonchio, a 1.343 metri.
Alla Malga Finonchio, appena sopra Rovereto.
Mangiare comodi è quasi impossibile quando si esce con le ciaspole. Al massimo ci si può sedere sullo zaino. Per il resto bisogna affidarsi ad una alimentazione "nutrizionalmente corretta": la barretta di cioccolato, la bustina di noci già sgusciate, la borraccia di the zuccherato, le barrette energetiche.
Tutte cose che si possono mangiare anche in piedi.
Tra Moietto e Monte Finonchio (cliccare per ingrandire).
👉Ma se prevediamo di incontrare un piccolo baito con panchina, una veranda, una qualsiasi altra struttura "sedibile e tavolata" ecco che la correttezza nutrizionale può passare in secondo piano, cedere il posto di fronte al richiamo basico di pane, salame e formaggio; la nobiltà della luganega e dei formaggi sapidi fa aggio su tutto.
Specialmente se accompagnati da variazioni sul tema: cetriolini agrodolci, speck, pane fatto in casa, cipolline...
Lo slargo della vecchia Malga Finonchio si trova sulle pendici dell'omonimo monte, qualche chilometro ad est di Rovereto, all'imbocco della Vallarsa. Per raggiungerlo si sale in macchina fino al piccolo paese di Moietto (quota 900 metri-parcheggio). Poi si segue il sentiero SAT 103 che si snoda nel bosco fino ai 1.340 metri di Malga Finonchio, affiancata dalla recentemente ristrutturata Malga Alpina Finonchio (d'estate posto di ristoro) che dispone di un'ampia e comoda veranda coperta, con un'ottima vista sulle Tre Cime del Bondone.

mercoledì 23 febbraio 2011

Il tour alpino nel turismo esplorativo del primo Ottocento

La borghesia benestante britannica inventa il tour alpino nel periodo post-napoleonico e tra i primi viaggiatori ci fu Charles Latrobe.
Frontespizio del primo dei due testi dati alle stampe dal britannico
E' una versione ridotta del grand tour europeo cui in precedenza si dedicavano i giovani rampolli dell'aristocrazia e dell'alta borghesia. Questa nuova moda durerà circa mezzo secolo; a partire dal 1860-70 i viaggiatori saranno definitivamente sopravvanzati dai primi alpinisti: Whimper, Coolidge, etc. per restare ai britannici.
👉Fra le prime testimonianze scritte, due volumi introvabili in Italia, ma consultabili in Google Book Search (ovviamente in inglese) di Charles Joseph Latrobe,  il primo stampato nel 1826 ed il secondo nel 1832:
  • "The Alpenstock: or, sketches of Swiss scenery and manners, 1825-1826"
  • "The Pedestrian: a summer's ramble in the Tyrol, and some of the adjacent..."
👉Tra le prime viaggiatrici di cui si mantiene memoria ci sono Lady H. W. Cole e Jane Quentin Freshfield (madre del famoso alpinista Douglas Freshfield) o ancora Lucy Tuckett (sorella di Francis Fox Tuckett, un mostro sacro dell'alpinismo), ed infine, last but not least, Amelia Edwards, probabilmente la più dotata come scrittrice, tanto è vero che pubblicò diversi libri a tema non alpinistico. A parte la Edwards, non c'è traccia di loro nella pubblicistica italiana, e nel web ho trovato solo l'anastatica di Lady Cole:
Peccato perchè la componente femminile in questi tour alpini dell'Ottocento era tutt'altro che marginale.

domenica 20 febbraio 2011

A Bolzano in Piazza delle Erbe 17...

...nascosto dai banchetti del mercato c'è un locale di antica storia, un bar dove si può bere ma anche mangiare qualcosa,  al modo tedesco.
birreria Hopfen&co a Bolzano
La saletta interna è rivestita in legno, sul modello della Stube degli antichi masi dei
contadini di montagna, ed è sopravvissuta agli insulti degli anni.
birreria Hopfen&co a Bolzano
Il classico Meranerwurst accompagnato da senape, crauti e pane di segale. Sia il
contenuto che la presentazione sono sicuramente molto "tipici" ma altrettanto sicu-
ramente un po' scarni (la cameriera era balcanica, ma vestita col Tracht).
E' sopravvissuto ai Mc Donald's e conserva il rivestimento in legno tipo Stube, due gradini sotto il livello stradale, silenzioso, con i giornali alla rastrelliera, piatti unici alla tedesca, stinco di maiale, canederli, costine di maiale, crauti, Würstel, Spätzli, Brezern, zuppe.
La birra è prodotta in loco ma non è il meglio del posto.
👉Chi non lo conosce ci passa accanto senza vederlo, nascosto com'è dai banchetti multicolori del mercato all'aperto, che già da soli meritano un viaggio.
👉Posto ruspante e raffinato al tempo stesso, prezzi bolzanini ma ancora abbordabili, atmosfera tranquilla, niente musica techno, anzi proprio niente musica, così si può leggere il giornale in pace (che è ancora accompagnato dalle tradizionali rastrelliere in giunco).
Come una volta. Il posto giusto per un Würstel con crauti, magari pover, ma da gustare seduti e in pace, cosa che però si può fare solo nei giorni feriali, nel fine settimana è tutto pieno.
birreria Hopfen&co a Bolzano
L'ingresso e il passaggio alla saletta interna, cuore storico del locale. L'attuale birreria "Hopfen & Co" è stata aggiunta a fine Novecento, quando era trendy l'agitazione finto-yuppie. In alto a dx  Groestl, piatto rustico e nutriente. In basso un bollito con cipolla.

giovedì 17 febbraio 2011

Foto-cartolina: le Tre Cime di Lavaredo

A sinistra le Tre Cime di Lavaredo in una ripresa del 1953, a destra come le ho fotografate nell'estate del 2009.

Nulla sembra cambiato; il punto di ripresa è sempre quello: la breve galleria di guerra che perfora la Croda del Passaporto, nello stesso sottogruppo che comprende anche il Monte Paterno.

mercoledì 16 febbraio 2011

Neve dura sul Monte Gazza

Il gruppo Paganella-Gazza separa la Valle dei Laghi (che porta da Trento al Lago di Garda) dal Gruppo di Brenta.
Gruppo Paganella Gazza
Vista verso il Garda, con il Monte Casalein primo piano con  l'altipiano
del Bleggio sulla destra. Sullo sfondo i monti innevati dell'Adamello.
Mentre la cima della Paganella è completamente intossicata dagli impianti, le altre due alture che scandiscono il gruppo da nord a sud sono ancora integre.
Per raggiungere quella più meridionale - il Monte Gazza - bisogna portarsi in macchina fino al paesino di Margone di Vezzano, appollaiato su un piccolo altopiano ancora coltivato. Questa manciata di case sorprende per il cartello con cui accoglie il visitatore: "Margone - dove il silenzio è d'oro". Lasciata l'auto in paese (non c'è nessuno e il silenzio è assoluto) si sale verso destra, seguendo la stradina che
Il Baito di Gazza, che dispone di un locale (non sempre aperto).
Poco sopra si incontra la Malga di Gazza.
porta al piccolo cimitero e prosegue per qualche centinaio di metri fino al cartello col divieto di transito (quota 1.000, ci sarebbe anche un minuscolo spazio per parcheggiare una o due auto). escursioni_Trento
Questa strada forestale asfaltata ma chiusa al traffico si inerpica per 500 metri di dislivello fino alla Malga di Gazza (o Gagia o ancora Malga Ranzo), e questo è il percorso che ho fatto. D'inverno, infatti, il sentiero di S. Antonino è inutilmente faticoso perchè troppo ripido.
La salita si svolge senza storia in mezzo al bosco finchè, giunti a quota 1.500, la strada sbuca sui prati di fronte ad una baito in pietra (attualmente in ristrutturazione) sovrastato da grandi faggi che per comodità chiamerò "Baito Gazza".
Solo pochi metri più in alto ecco i due edifici di Malga Gazza (1.550 metri). C'è da vincere un ultimo piccolo dislivello e d infine si sbuca sul vasto ripiano del Monte Gazza, con panorama davvero apertissimo.
Vista d'infilata sul Gruppo di Brenta: il monte Gazza è praticamente privo di una vera e propria cima, d'estate è una lunga e vasta prateria alpina sospesa fra la Val d'Adige e il Gruppo di Brenta con alcune ondulazioni ed un basso, impercettibile rialzo sul lato della Val d'Adige.
Sbinocolando sul Brenta: è
visibile il Rif. Pedrotti alla
Bocca di Brenta.
Il tracciato Garmin. Dislivello
cumulativo in salita 750 m.
e 765 m. in discesa

Su questa neve dura e ghiacciata si procede con facilità anche senza ciaspole; mi fermo a fotografare presso un baitello in pietra dove è anche possibile sedersi. Tempo totale al netto delle soste 3,45 ore.

Dal Monte Gazza in direzione della Valle del Chiese, con le propaggini innevate del gruppo Adamello-Carè Alto. Al centro in basso (nascosta) la conca di Tione.


Panorama sulla catena Lagorai-Cima d'Asta dal Monte Gazza. In basso, fra il Monte Calisio e il Monte Celva, cè Trento.

Vista spostata leggermente più a sud: i monti di Trento, i Lagorai Occidentali e i monti della Valsugana.

martedì 15 febbraio 2011

Pile frontali e notti in bivacco

Quando le pile frontali montavano lampadine ad incandescenza duravano pochissimo; mezz'ora, un'ora, due al massimo e si era al buio. Per le notti in bivacco si provvedeva allora con le candele, che duravano decisamente di più.
L'arrivo dei led ha cambiato tutto. Oggi tre piccole ricaricabili ministilo AAA da 1000 mAh assicurano 10-12 ore di luce con tre led accesi e fanno molta più luce delle cinque candele contenute nella vecchia scatola di sigari.

venerdì 11 febbraio 2011

Il belvedere del Monte Penegal

Immortalato dal pittore e cartellonista Franz Lenhart.
Dal belvedere verso la Val di Non; al centro il solco della Val di Sole che separa il Gruppo di Brenta e quello della Presanella dal vasto Gruppo Ortles-Cevedale.
La tavola "Dolomiti" dipinta da Franz Lenhart negli anni '60 fa parte di un ciclo a fresco dedicato alle più celebri vedute sudtirolesi e collocato nel lungo gazebo liberty che costeggia la Passeggiata d'Inverno a Merano.
Il belvedere del Penegal con la torretta-osservatorio.
Nonostante il tempo velato prendo l'auto e risalgo la Val di Non in direzione del Passo della Mendola finchè i boschi terminano bruscamente al piazzale della funicolare che risale da Caldaro. Il panorama che si apre da questo balcone naturale strapiombante sulla valle dell'Adige lascia presagire quello che ci sarà 400 metri più in alto, dal Monte Penegal.
👉Dal passo prendo il sentiero escursionistico che sale per tra bosco e il ciglio dello strapiombo fino ad arrivare al "belvedere", un traliccio in ferro che ospita una piattaforma  
Il tracciato dell'escursione in Google Earth.
panoramica.
La neve dura e a tratti ghiacciata rende un po' infido il percorso che d'estate è invece alla portata di qualsiasi famigliola. Comunque in un'ora e mezza arrivo all'albergo e al traliccio in ferro che funge da belvedere. Peccato che il tempo non sia limpido, specie verso sud il cielo è coperto da un lenzuolo grigio che oscura il sole ma permette comunque una certa visibilità.
👉Anche in queste condizioni il panorama circolare di cui si gode dal traliccio lascia senza fiato: sulla conca di Bolzano verso NORD, sulle lontane dolomiti e la Val d'Adige verso EST, dai monti della Valsugana al monte Roen e il Gruppo di Brenta verso SUD, sui boschi dell'alta Val di Non, la Val di Sole e il Gruppo Ortles-Cevedale verso OVEST.

martedì 8 febbraio 2011

D'inverno attorno al lago di Levico

E' un facile giro ad anello con una breve salita al Colle di Tenna.
Il Lago di Levico visto dalla passeggiata che inizia al Lido di Levico.
A poca distanza da Trento e subito dopo Pergine, in Valsugana, ci sono due laghi separati da un basso risalto collinoso che si chiama Colle di Tenna.
Sta proprio a cavallo fra i due specchi d'acqua: il lago di Caldonazzo ed il più piccolo lago di Levico.
Il basso colle sarà la massima elevazione di questa facile passeggiata, in pratica sarà la meta del nostro giro.
Il tracciato che risale il fianco del Colle di Tenna fino al paese.
Ancora il Lago di Levico dal lungolago.
Dal Colle di Tenna verso gli altipiani che cadono a picco in Valsugana.
Il tracciato Garmin (cliccare per ingrandire).
C'è da dire che l'intera zona è fortemente antropizzata e turisticizzata ma d'inverno la tranquillità è garantita perchè alberghi, camping, ritrovi vari sono tutti rigorosamente chiusi (e non ci sono problemi di parcheggio).

👉Lasciata l'auto al lido di Levico, il giro inizia seguendo una comoda, larga ed orizzontale passeggiata lungolago che costeggia la riva nord per poi abbandonarla quando il percorso si trasforma in strada bianca a servizio di qualche casetta estiva e che prosegue salendo in direzione della strada provinciale.
Noi invece l'abbandoniamo e raggiungiamo invece una casa agricola sulla sinistra, proprio all'estremità dello specchio lacustre. Ci passiamo davanti e prendiamo un evidente e ampio sentiero che prende quota lentamente salendo nel bosco del Colle di Tenna, probabilmente una vecchia mulattiera che faceva la sua parte nella viabilità della zona fra i due laghi.

Si superano con facilità i cento metri di dislivello che ci separano dal paese di Tenna, che raggiungiamo attraverso una coltivazione a mele.
Sbuchiamo proprio ai margini del centro abitato (piccola visita per chi vuole) e prendiamo il marciapiede che affianca la strada asfaltata che scende sulla sinistra in direzione Levico.

Arrivati in breve alla fine della discesa, abbandoniamo la strada principale e svoltiamo sulla sinistra.

Una volta abbandonata la strada si punta, fra gli incolti e le sterpaglie, con percorso intuitivo, in direzione degli edifici del lido di Levico, dove abbiamo lasciato l'auto e che ormai sono perfettamente visibili

Sono circa due ore in tutto. Il Garmin (che tiene conto di ogni minimo saliscendi) dice che sono circa 190 metri di salita/discesa.


lunedì 7 febbraio 2011

La temperatura di colore in fotografia

Panasonic Lumix G2 - obiettivo 84 mm equivalenti - tempo 1/400" con diaframma 10 - 100 ASA.
Quattro scatti dalla stessa posizione e con le stesse condizioni di luce alle 11 di mattina, ma con punto del bianco diverso. Dapprima con bilanciamento del bianco (White Balance) regolato su Automatico (e la macchina ha scelto 5.150 °K); poi regolato su Luce solare (5.500 °K); poi su Cielo nuvoloso (6.500 °K) ed infine su Ombreggiato (7.500 °K). Il grado Kelvin è l'unita di misura del colore della luce e serve per misurare la "temperatura di colore". N.B.: le diverse case costruttrici regolano le proprie macchine su un punto del bianco diverso; per la Panasonic la luce solare a mezzogiorno "vale" 5.500 °K.

domenica 6 febbraio 2011

Libri di montagna, acquistarli on-line

A volte certi titoli non si trovano proprio, specie se si abita lontano dai grandi centri (è il rovescio della medaglia...). Come pro-memoria metto qui l'ndirizzo di un negozio on-line che fa proprio al caso nostro.

sabato 5 febbraio 2011

In funivia sull'altopiano delle Pale (e poi con le ciaspole)

Con una breve puntata a Cima Rosetta. 
La baita del nostro "campo base".
L'idea era di andare a mettere il naso nel frigorifero delle Dolomiti, tra la Fradusta e il Lago di Manna. Concentramento fissato alla baita del Giorgio, nel Primiero. Le stufe macinano abete e larice. Risotto e coniglio preparati da Gigi, pane fatto in casa da Loredana, Teroldego di qualità e Sangiovese acquistato in Toscana e imbottigliato in caneva. Paolo mi porta un regalo gradito: sgombri in scatola e cetrioli in agrodolce. La mattina dopo Bruno ci aspetta a San Martino; il tempo è coperto. Arrivati in cima troviamo che nevica, sottile e dura. Gironzoliamo fino al Rifugio Rosetta e al suo locale invernale, ma la voglia è passata. Decidiamo per la semplice salita a Cima Rosetta (non c'ero mai stato), con questo tempo cento metri di dislivello sembrano molti di più. Uno sprazzo fra il nevischio ci lascia intravedere il Cimon della Pala.
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La cabinovia San Martino-Col Verde:
impianto realizzato nel 1998 a sostituzione della storica seggiovia monoposto. Si tratta di una cabinovia ad 8 posti che sale da San Martino di Castrozza (1.462 mt.) fino alla località Colverde (1.905 mt.) percorrendo i 1600 metri che separano le due stazioni in soli 5 minuti.

La Funivia Col Verde-Rosetta:

collega la località Col Verde (m. 1905) con l'altopiano delle Pale, coprendo un dislivello di circa 700 metri. Venne inaugurata il 12 agosto 1957 (nel 1950 era entrata in funzione la prima seggiovia monoposto della zona, la Col Verde). All'epoca era la più alta d'Italia. Negli anni successivi venne più volte potenziata, la prima volta nel 1965. Una ristrutturazione più radicale, che portò la portata a 260 persone all'ora, avvenne nel 1982. Quella attualmente in servizio è stata completamente rinnovata nel 2005 ed è in grado di trasportare 420 persone all'ora a gruppi di 40 per volta (il triplo rispetto al 1957).


Il Rifugio della SAT Rosetta "G. Pedrotti":

è uno dei più vecchi rifugi della SAT, essendo stato costruito nel 1889. Distrutto durante la prima guerra mondiale, ricostruito e poi ampliato nel 1931, incendiato dai nazisti per rappresaglia durante la seconda guerra mondiale e definitivamente ricostruito nel 1952. Dispone di un locale invernale con dieci posti letto e coperte.


La panoramica Cima della Rosetta:

Normalmente trascurata perchè appena 100 metri sopra la funivia, è un bel punto panoramico che in effetti meriterebbe maggiore attenzione. Metto qui due foto prese nei pochi intervalli fra nebbia e neve: il Cimon della Pala con la lunga cresta di vetta in bella evidenza ed una veduta verso la pianura padana.

giovedì 3 febbraio 2011

Un UFO sul Lago di Garda?

L'idea è così surreale che sembra un testo di Elio e le Storie Tese: costruire un alveare di lamiera a picco sul Lago di Garda, imbullonarlo alla parete di roccia, dividerlo in cellette e riempirlo di bikers tecnologici e fiduciosi.
E soprattutto fare in modo che sia visibile da lontano, da molto lontano.
I due arkitetti hanno dichiarato di voler "nascondere nei triangoli" la loro proposta.  Chissà, in fatto di pensiero debole questi sembrano forti e c'è pure il caso che trovino qualche sindaco debole, qualche assessore col pelo sullo stomaco... Metto una foto per dare l'idea: il resto chi vuole può trovarlo sul sito designboom. E speriamo che sia solo un trucco per far parlare di sè! arkitettura

martedì 1 febbraio 2011

Dove il termometro scende fino a -48 °C

E attenzione: non siamo in Siberia, ma nelle Dolomiti, dove di solito si va vestiti leggeri.
Busa di Manna
Il record è stato misurato nella piccola depressione del Lago di Manna, che si trova
sull'altopiano delle Pale di San Martino, in piene Dolomiti e non troppo distante dal-
la stazione d'arrivo della funivia del Col Verde.
Chi volesse cavarsi la voglia può fare affidamento sulla funivia del Col Verde che lo scodella a poco distanza (ciaspolabile) dal punto in cui "hanno festeggiato su Internet con tanti complimenti per aver scoperto il polo del freddo": 48,3 gradi sotto lo zero. In fondo appena un grado in meno, o in più?, insomma più freddo rispetto a quei -47 che l'anno scorso fissarono il primato italiano nel fondo di Busa di Manna, sempre sull'altopiano delle Pale di San Martino, ma ad una quota leggermente minore (quota 2.546)."

da: "Trentino Corriere Alpi"
20 gennaio 2011.