mercoledì 29 giugno 2011

Passero in difficoltà

Non capivo da dove venisse quel pigolio insistente. Alla fino l'ho trovato nascosto in un angolo della baracca. Dopo un rapido rifornimento è riuscito a riprendere il volo.

martedì 28 giugno 2011

Trodo dei Fiori

Proprio sopra al Passo Brocon (Lagorai).
Nel dialetto locale "trodo" significa "sentiero". Questo Sentiero dei Fiori si trova al Passo Brocon, nella Catena del Lagorai e sale dai 1.618 metri del Passo Brocon ai 2.050 del Col dela Boia con facile percorso che dapprima si muove a zig-zag tra i prati e poi prosegue in cresta usufruendo dei resti di trincee risalenti al primo conflitto mondiale.
Oltre ai fiori, la sua attrattiva è l'ampia vista di cui si gode dal percorso di cresta.

Dunque da fare ad inizio stagione in una giornata serena e non, come è capitato a me, con foschia e nebbia.
Sono solo riuscito a riprendere qualche fiore, di cui peraltro in molti casi ignoro il nome (se qualcuno vuole aiutare...). escursioni_estive escursioni_Lagorai

sabato 25 giugno 2011

Attorno alle Tre Cime

Il sito www.trecime.info ospita due gadget di fotografia panoramica interamente dedicati alle Tre Cime. Il primo riguarda direttamente le Tre Cime mentre il secondo riguarda il percorso Dobbiaco-Cortina.

giovedì 23 giugno 2011

La ferratina di Bismantova

La piatta cima dello sperone roccioso piantato nelle colline appenniniche può essere anche raggiunta da una breve ma verticale ferrata.

Sabato 18 giugno sono stati ricordati i 40 anni dalla realizzazione della Ferrata degli Alpini sulla Pietra di Bismantova. Nel 1971 infatti veniva inaugurata questa breve via attrezzata, ideata dal Gab, Gruppo Amici di Bismantova, con il contributo del Comune di Castelnuovo ne' Monti. La notizia mi ha fatto ripensare alla curiosità che, anni fa, mi aveva spinto fino all'Appennino Reggiano per vedere, una buona volta, questa benedetta "Pietra". Ne era valsa la pena. Mi sono rimaste poche diapo- sitive malamente scannerizzate, ma che comunque danno l'idea. Per salire avevo appunto utilizzato la ferratina "degli Alpini". E' un itinerario brevissimo ma spettacolare e verticale, assai remunerativo per il panorama offerto dalla piatta cima erbosa (si vede anche la rupe con il castello di Matilde di Canossa). La discesa avviene da un elementare sentierino che in dieci minuti riporta al rifugetto alla base.
Una recente descrizione della ferrata si trova nel blog escursionismo360. escursioni_estive

martedì 21 giugno 2011

Prime esternazioni di Dolomiti Unesco


«Se vuole chiudere i passi Reinhold Messner lo faccia a casa sua»
marketig dolomiti unesco
E' questa l'incredibile dichiarazione di Giovanni Campeol, segretario generale della Fondazione Dolomiti Unesco.
Impedire il passaggio delle auto sui passi dalle 10 alle 17, come proposto dallo scalatore altoatesino, non piace all'ente composto dalle 5 province (Belluno, Udine, Prodenone, Trento, Bolzano), a cui «risulta che l'aria nei luoghi Unesco sia pulita».
Sempre più il discusso logo cementizio conferma le prime impressioni: pura e semplice operazione di marketing:basta coi"testimonial" cui può sempre sfuggire una dichiarazione "fuori linea": da ora in poi DolomitiUnesco si propone come garante unico...

domenica 19 giugno 2011

Novità: cartine plastificate e catasto SAT

Ricevo e pubblico: "...questa mattina sono passato all'Euroedit a salutare i due che si occupano della cartografia. Dopo un po' di chiacchiere sono uscito omaggiato di 6 carte al 25.000 nuove di zecca! Cinque di queste sono antistrappo e impermeabili. Il peso è aumentato da 67 gr. a 106 gr si spera che in compenso siano davvero antistrappo e impermeabili, ovviamente non faccio la prova, infine se proprio uno vuol passare il tempo può pure scriverci su con il pennarello, in allegato ti mando due foto.
Altra novità riguarda il libro del Catasto dei sentieri SAT. Ho visto il progetto che prevede non più un tomo come quelli precedenti, bensi 6 volumi per atrettanti porzioni di Trentino. A far lievitare il numero dei volumi è l'inserimento di foto, e una breve descrizione del percorso. In poche parole stanno preparando un Catasto da poter vendere anche ai turisti e non solo ai soci della SAT ai quali, almeno in teoria, bastava il sobrio volume unico".

giovedì 16 giugno 2011

In Lambretta al Passo dello Stelvio negli anni Cinquanta (pare incredibile)

La Lambretta 125 E del babbo.
La storia di questa strada alta la racconterò più in basso, ora voglio solo mettere delle foto che fanno parte della mia infanzia, quando papà faceva il segretario comunale a Curon/Graun e ogni avvenimento un po' fuori dall'ordinario si tingeva dei colori dell'avventura. Lo zio Attilio era arrivato apposta da Mestre con la sua Moto Parilla ed il cugino Furio appollaiato sul sellino.
Alcune foto scattate durante l'impresa con noi piccoli opportunamente bardati.
👉Partimmo opportunamente bardati contro il freddo costeggiando il lago con la diga appena ultimata e scendendo a Malles con larghe curve tra i prati. A Prato cominciava la strada dello Stelvio.
👉La Lambretta 125 di papà, vista oggi, sembra un ragnetto impotente, eppure si arrampicò senza problemi lungo i 48 tornanti che da Prato allo Stelvio raggiungono i 2.758 metri del passo. Non ho sofferto per il freddo perchè ero troppo occupato a guardarmi attorno e le curve erano solo delle scuse per piegarsi di lato.

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La strada dello Stelvio, oggi SS38
I tornanti dello Stelvio con l'Ortles sullo sfondo.
La costruzione di una nuova strada di collegamento fra le province lombardo-venete e quelle tirolesi fu decisa all'inizio dell'Ottocento dall'imperatore Ferdinando I° d'Austria per motivi strategico militari. Voleva un nuovo collegamento tra la Val Venosta e Milano attraverso la Valtellina, così da aggirare  l'attraversamento del Trentino lungo il corso dell'Adige. Il Trentino era infatti considerato politicamente infido in quanto scosso da pulsioni irredentiste. Fu scelto un percorso impossibile che transitava per il  Passo dello Stelvio (in tedesco Stilfser Joch, 2.758 metri), un valico dove l'inverno dura nove mesi e che si trova in prossimità del confine con i Grigioni svizzeri, a cui è collegato tramite il vicino Giogo di Santa Maria-Passo dell'Umbrail (2.503 metri).
L'incarico fu affidato all'ingegnere capo della Provincia di Sondrio, Carlo Donegani (1775-1845), esperto in ingegneria stradale d'alta montagna e già progettista della strada per il Passo dello Spluga. I lavori cominciarono nel 1822 sotto la supervisione dello stesso Donegani, il quale riuscì ad individuare e disegnare un percorso Bormio-valico-Spondigna di 49,214 chilometri, scandito da 48 tornanti sul versante nord e 36 su quello sud, mantenendo lungo tutto il percorso una pendenza inferiore al 10% (totalmente priva di contropendenze, cioè perdite di quota) ed una larghezza di tre metri. Riuscì inoltre a risolvere le innumerevoli difficoltà che si presentavano col procedere dei lavori e a dotare la strada di 5 case cantoniere principali (4 sul versante valtellinese) e 3 "casini dei rotteri" (di cui 2 sul versante valtellinese) cui affidare la manutenzione ordinaria e il supporto logistico al traffico estivo su carri e a quello invernale su slitte. Vennero realizzati diversi ponti, 9 gallerie di cui sei in muratura e tre scavate nella roccia, paravalanghe murarie e in legno, più altri edifici accessori tra cui perfino un oratorio completo di canonica. Vennero ingaggiati fino a 2.000 lavoratori al giorno ed impiegati fino a 5 barili di polvere da mina al giorno.

Dopo solo tre anni di lavoro nel 1825 l'opera fu completata e venne inaugurata...
...alla presenza di un meravigliato imperatore Ferdinando.
E sull'ingegner Donegani piovvero le onorificenze: Corona Ferrea, titolo di nobile di Stilfserberg e anche di cavaliere dell'Austriaco Impero.
👉Nel 1832 l'imperatore d'Austria Francesco I° transitò dalla strada e si fermò qualche ora alla caserma posta sul versante tirolese; l'edificio prese da allora il nome di Franzenshohe ed é tuttora in piedi.
👉Analoga sorte toccò poi nel 1838 all'edificio innalzato sul valico, visitato dall'imperatore Ferdinando I°: venne chiamato Ferdinandhohe.
Nei pressi del passo, sulla parte italiana (allora austriaca), furono costruiti dall'Impero austro-ungarico anche tre fortificazioni: il Forte Gomagoi, il Forte Klein Boden e il Forte Weisser Knott, facenti parte dello Sbarramento Gomagoi. Proprio al passo ancora oggi ci sono i resti della fortificazione Goldsee.
Nella foto a lato si distinguono nettamente sia il Ferdinandhohe (in alto) che il Franzenshohe (in basso).



La strada restava aperta anche d'inverno
In quanto collegamento di interesse militare, fino al 1915 il valico era percorso tutto l'anno da un servizio di diligenze postali.
La strada dello Stelvio era però priva di interesse commerciale; ciononostante la ditta milanese Soresi volle attivare una linea commerciale Milano-Monaco-Francoforte-Norimberga stabilendo anche il record di velocità per quella tratta (quattordici giorni; la tratta Milano-Bormio-Landeck veniva percorsa in 115 ore con nove cambi di cavalli). L'esperimento durò fino al 1838: i noli su altri percorsi erano inferiori. Proseguirono invece i piccoli scambi locali: vino e castagne verso il nord, formaggi e bestiame verso sud.
Il transito invernale avveniva su slitte con uno scartamento di soli 70 centimetri e trainate da due cavalli non affiancati ma "in linea" per contenere al minimo la larghezza della traccia che veniva ricavata nella neve alta. Per consentire l'incrocio tra due convogli ogni 60 metri veniva mantenuto aperto un apposito slargo: una distanza maggiore avrebbe reso impossibile il reciproco avvistamento in caso di tormenta. La stagione invernale durava di solito da inizio novembre a fine maggio, quando veniva fatto "il taglio delle nevi a terra per la larghezza di metri due" consentendo così ai carri di passare in una trincea di neve.

Il passaggio dall'Impero Austroungarico al Regno d'Italia
Bandiera dell'Impero Austro-ungarico.
Cominciò con la perdita del versante valtellinese, in conseguenza della seconda guerra di indipendenza del 1859, che assegnò all'Italia quasi tutta la Lombardia (con l'esclusione della provincia di Mantova).
La presenza cispadana degli austriaci ebbe definitivamente termine con la terza guerra di indipendenza nel 1866, che portò il confine interstatale sulla linea di cresta alpina, lungo la quale entrambe le parti realizzarono fortificazioni e opere d'interesse militare, in un contesto di "pace armata".
Bandiera del Regno d'Italia.
Quando scoppiò la prima guerra mondiale il fronte passava giusto fra i picchi circostanti il passo, che furono teatro di aspri scontri tra la fanteria austriaca e quella italiana, essendo il passo proprio sul confine italo-austriaco.
Dopo la vittoria italiana del 4 novembre 1918 entrambi i versanti divennero italiani, il passo perse il suo significato originale di collegamento Vienna-Milano e venne decisa la chiusura invernale.




Negli anni fra le due guerre la strada dello Stelvio rivestì un interesse solo locale
a cui però si aggiunse man mano la presenza alpinistica e turistica, che portò alla realizzazione di strutture ricettive. Circa l'apertura invernale in questo periodo non ho notizie precise, tuttavia un sito riporta che funzionò fino al 1959. Dopo la seconda guerra mondiale lo Stelvio venne portato alla ribalta della cronaca da Giuseppe Pirovano e dalla moglie Giuliana Boerchio, i quali aprirono una scuola di sci estivo sul ghiacciaio nelle vicinanze del passo. Il resto è storia recente, e non è sempre un bel-vedere.

Fausto Coppi sullo Stelvio nell'epica tappa del Giro d'Italia del 1953.
Nota: le informazioni sulla costruzione della strada dello Stevio sono tratte da: Giovanni Donegani, "Guida allo Stelvio", Arnaldo Forni Editore, Sala Bolognese, 1980 - ristampa anastatica dall'originale di Milano del 1842 nonchè da: Francesco Gandini, "Viaggio in Italia" Volume III°, stampato presso la Tipografia di Raniero Fanfani, Milano, 1833. Le foto sono state scattate da mio zio Attilio nei primi anni '50. La Lambretta l'ho scovata in Internet, ma non so bene dove... Fausto Coppi l'ho trovato nel sito http://www.pezcyclingnews.com.

mercoledì 15 giugno 2011

Cima Portule (e Kempel)

E' una lunga dorsale erbosa che sale fino alla doppia cima piatta e panoramica da dove ci si affaccia a picco sulla Valsugana.
Tra i monti degli altopiani veneti e trentini il più conosciuto è certamente Cima Dodici (m 2.341), ma a mio avviso Cima Portule (m 2.308) non dovrebbe essere da meno: stessa altezza, molto panoramica, salita piacevole e adatta a tutti. Parlo dell'approccio dal versante meridionale, perchè la salita dalla Val di Sella, in Trentino, è lunga, ripida e molto faticosa.

Vedi le altre foto in Google Foto.


Come arrivare: da Passo Vezzena scendere in direzione Asiago fino a quota 1172 dove si incontra il bivio per il Rif. Larici. Risalire la strada asfaltata fino a quota 1.600 dove si trova un parcheggio. Prendendo a destra si giunge in breve a Malga Larici di Sotto (m 1.635) dove inizia il tratto chiuso al traffico veicolare.
La salita: proseguire lungo la strada ex-militare che sale fino ai 1.950 metri di Bocchetta Portule (grandi opere militari della prima guerra mondiale). Dalla bocchetta si prende a sinistra e si risale la lunga dorsale giungendo dapprima in vetta (m 2.308) e poi, in orizzontale, alla anticima nord chiamata Cima Kempel (m 2.295). Sono circa 700 metri di dislivello del tutto privi di difficoltà. Un giro quasi adatto anche alle famiglie.
La discesa: per non rifare la stessa strada, dalla cima si può scendere lungo il ripido sentiero per Bocchetta Lanzoletta (m 1.949) e da lì ricongiungersi alla strada ex-militare che viene da Malga Larici di Sotto.
Il tracciato dell'escursione.


venerdì 10 giugno 2011

Una storia dimenticata: l'uranio in Val Rendena

Negli anni della Guerra Fredda fra centrali nucleari e bombe atomiche
Giorgio Grigolli rimane solo in sala circondato dai suoi libretti  (foto Nereo Pederzolli).
"Nei paesi che hanno scommesso sull'energia nucleare questa scelta è stata finanziata, in un modo o nell'altro, dallo Stato, spesso perché lo Stato era impegnato nella costruzione di bombe atomiche." 
(Carlo Rubbia)

Dopo una prima campagna di ricerche uranifere eseguite nel 1957, dal 1976 al 1978 la compagnia statale Agip operò tra la Rendena e la val d’Algone con 14 piazzole in quota dotate di sonde capaci di arrivare fino a mille metri di profondità.
In valle cresceva l’opposizione alla ricerca dell’uranio perché le eventuali miniere avrebbero provocato grossi problemi ambientali.
«Meglio attivi oggi che radioattivi domani» era lo slogan di quei giorni. Per cercare di calmare le acque nell’aprile del 1978 a Spiazzo Rendena la Democrazia Cristiana organizzò un incontro tra l’allora presidente dalla Provincia Giorgio Grigolli e la popolazione, cui aveva fatto capillarmente recapitare dei libretti propagandistici pro-uranio. La gente venne, lanciò i libretti verso il tavolo della presidenza e abbandonò la sala. Grigolli fu poi abbandonato anche dalla Dc perché nel novembre di quell’anno ci sarebbero state le elezioni amministrative. Fu così che nel giugno successivo il Consiglio Provinciale approvò, anche con i voti della DC, il blocco della concessione all'Agip. Il movimento popolare contro la miniera d'uranio sfociò nel CRAU (Comitato Rendenese Anti Uranio) e riuscì a far sospendere definitivamente le ricerche.
A vent'anni di distanza (1998), per ricordare l'azione del CRAU nei pressi del municipio di Bocenago fu posta una targa bronzea a perenne memoria di quei fatti. La vicenda non ebbe poi più seguito perchè «sepolta» dall’esito del referendum antinucleare dell’8 novembre 1987 che bloccò la costruzione di centrali nucleari. Ed oggi, a 24 anni di distanza, è Berlusconi a riprovarci...


mercoledì 8 giugno 2011

La Strada della Stanga (lato nord)

E' un ardito percorso scavato nella roccia che si intravede da lontano salendo verso il Passo della Fricca.
E’ ciò che rimane della “Strada della Val Careta”, l'antica via di comunicazione fra Caldonazzo e l'altipiano di Lavarone e Folgaria.
Vedi le altre foto in Google Foto.

Tracciato e profilo GPS dell'escursione.
La strada venne costruita dai comuni dell'Altopiano nel 1871 sulla base del preesistente tracciato aperto nel 1698. Per ammortizzare il costo, notevole, fu stabilito un pedaggio. All'epoca la "Strada del Careta" era piuttosto frequentata, tanto che a metà percorso fu costruita la locanda "Alla Stanga", al tempo tappa quasi obbligata, su un poggio roccioso a precipizio sui dirupi. Durante la guerra, nel 1915, la strada fu utilizzata dagli austroungarici che costruirono il loro comando generale lungo il tracciato. Nel 1960 la strada cadde in disuso ed oggi è franata in varie parti. E' percorribile con difficoltà e pericolo solo a piedi, un cordino aiuta nei tratti più esposti.
Come arrivare: da Caldonazzo si passa il ponte sul torrente Centa in direzione Monterovere, si abbandona immediatamente la strada girando a destra, subito dopo a sinistra verso la località Pineta si sale con l’auto per strada bianca fino al bivio di quota quota 577 dove si lascia l'auto e si prosegue per il ramo di destra.
Il percorso ad anello: dal parcheggio di fortuna si sale fino al tratto franato, che è piuttosto lungo e comporta anche una perdita di quota. Risaliti all'antico percorso, si sbuca presso i ruderi della antica Osteria della Stanga. Di qui si procede in falsopiano fino al Ponte di Valimpach, dove s'abbandona la strada per ridiscendere al Torrente Centa lungo una via ferrata SAT insidiosa, umida, scivolosa e da evitare in caso di pioggia. Giunti in fondovalle si riguadagna il punto di partenza con percorso intuitivo.

domenica 5 giugno 2011

Google PeakFinder per telefonini Android

Quante volte giunti su una cima non siamo riusciti ad identificare le vette che appaiono in lontananza!
Qui le istruzioni per usarlo.
Preceduto dalla versione per l'iPhone della Apple, ora PeakFinder gira anche sui cellulari con sistema operativo Android. Tra le varie applicazioni scaricabili quasi gratis (1,8 Euro) dal sito Android Market c'è infatti anche questo restitutore di panorami (simile a quello per PC già presente nel web e che uso da tempo, l’ottimo Panorama erzeugen di un autore tedesco).
Invece PeakFinder mostra direttamente sullo schermo del telefonino lo sky-line del punto dove ci si trova in quel momento.

● Funziona solo su telefoni dotati di antenna GPS e con sistema operativo Android.
● Ha il grande vantaggio di funzionare off-line, cioè senza essere collegati ad internet perché si appoggia su un database di 25.000 cime georeferenziate dell’arco alpino che fa parte dell’applicativo stesso. Semplicemente geniale, come quelli di Google ci hanno abituati.
● Il database delle cime si basa su geoname.org ed utilizzate da openstreetmap.org; l'utente può quindi aggiungere nuove cime.