lunedì 31 ottobre 2011

Il Rifugio "Camillo Scarfiotti" in Val di Susa

Il Rifugio "Camillo Scarfiotti" alle Granges du Fond.
In zona è conosciuto per la sua buona cucina, per il fatto che ci si può arrivare in auto e perchè è da qui (m 2.165) che i mountain-bikers salgono fino al Col du Sommeiller (m 3.000) per la temibile strada bianca, soprattutto nei fine settimana della stagione estiva, quando il transito è opportunamente chiuso ai veicoli a motore.
E' situato al termine del Vallone di Rochemolles (Bardonecchia) in una conca pianeggiante dove, tra cascate e praterie alpine, c'è l'antico alpeggio delle Granges du Fond.
Da sinistra: il rifugio, la sala da pranzo, una delle stanze-dormitorio, il rifugio visto dai tornanti della strada per il colle.






Ci abbiamo fatto tappa fuori stagione proveniendo dalla Strada dell'Assietta e diretti al Colle con la piccola Suzukina. Fuori stagione per non disturbare troppo.
Il posto, tranquillo e ben gestito, è raggiungibile in auto e ci è sembrato più una locanda di montagna che un vero rifugio alpino; ma d'altronde da queste parti le distanze a piedi sono veramente proibitive, gli escursionisti e più ancora gli alpinisti devono fare i conti con tempi e fatiche ben diversi da quelli a cui siamo abituati noi "dolomitici".

sabato 29 ottobre 2011

Rochemolles, non "Roccie Molli"!

Nelle valli del torinese si parla il patois, in pratica una lingua franco-occitana, ma non c'è isteria sulla toponomastica e men che mai nella segnaletica.
All'inizio non capivo cosa, ma c'era qualcosa di diverso.
E poi ho capito: un solo cartello per ogni toponimo, di volta
in volta con grafia italiana, francese, locale, etc.
Anche qui, come accade in Sudtirolo con i "tedeschi", non tutti sono o si sentono francesi o occitani. Anche qui, come in Sudtirolo, siamo in Italia. Solo che qui, a differenza di quanto accade nel Sudtirolo della "convivenza", a nessuno è venuta in mente l'idea cervellotica di mettere tre cartelli invece di uno: italiano, francese, patois. Da noi, invece italiano, tedesco e ladino stanno su tutti i cartelli.
Nel dopoguerra era stato il lascito - duro a morire - dello scalcagnato operato di Ettore Tolomei, solerte ed ignorante esecutore della politica fascista. In seguito è arrivata l'esalta- zione delle radici etniche (o folcloristiche?). E per fortuna che nessuno finora s'è alzato a sostenere che siccome l'idioma sudtirolese è tutt'altro che hochdeutsch (tanto è vero che un germanico di Hannover stenta a capirlo) anch'esso andrebbe, a ben vedere, aggiunto!

giovedì 27 ottobre 2011

Trattoria 'l Fouie a Rochemolles

Salendo da Bardonecchia verso il rifugio Scarfiotti avevo intravisto, oltre un ponticello sulla sinistra, un piccolo borgo in pietra.
La chiesetta di San Pietro.
Al ritorno mi ci sono fermato, tipo due passi e un boccone. Rochemolles (m 1.620), è tutta arrocata intorno alla Chiesa di San Pietro, che risale ai primi del '400 ed è stata dichiarata Monumento Nazionale.
Pare che gli abitanti siano solo 11 (undici), e c'è da crederci. Negli ultimi anni, dopo quello dell'abbandono, è però giunto il tempo del recupero e del restauro per l'uso estivo.
Quasi tutti gli edifici sono stati tirati a nuovo rispettando materiali e tecniche originali.
C'è anche un mulino-museo (funzionante fino al 1960). In un'antica casa del paese, oltre ad un piccolo residence, c'è anche la trattoria "'l Fouie" (dall'altra parte della via sorge la vecchia trattoria "Aquila Nera", che però ho trovato chiusa).
I piatti sono "di montagna" e son fatti seguendo ricette "della nonna" con prodotti della zona. Diversamente da quanto accade in altre zone più modaiole e sguaiate, qui si mangia tranquilli fra persone educate, senza musica techno e senza squilli di telefonino (forse non c'è campo?). Piatti saporiti, prezzi abbordabili e atmosfera rilassata. Che resti così!

domenica 23 ottobre 2011

Al Col du Sommeiller in Val di Susa

Forse la più alta strada d'Europa. Inaffrontabile con un'auto normale, è in grado di far sudare anche l'agile Rospetto. Sale dal Rif. Scarfiotti fino a 3.000 metri.
Il Col du Sommeiller è un valico alpino situato nelle Alpi Cozie lungo la linea di confine tra l'Italia e la Francia, nell'alta Val di Susa. Si trova tra la Punta Sommeiller e la Rognosa d'Etiache e congiunge la città di Bardonecchia (provincia di Torino) con il comune di Bramans, nel dipartimento francese della Savoia.
Più notizie nel sito laboratoriovalsusa.it.
👉Il nome Sommeiller dato al ghiacciaio, al lago, alla cima e al passo risale a poco più di un secolo fa. Il nome originario era Ambin. La strada venne costruita nel 1961 per portare i turisti a fare lo sci estivo sul ghiacciaio, che ora non c'è più. I relativi impianti ed albergo sono stati demoliti a spese della Regione Piemonte, che ha riportato i luoghi allo stato originario.

Qualche altra notizia
La strada del Sommeiller: l'accesso dal versante italiano inizia da Bardonecchia (m 1.312) con
Profilo da Rochemolles al Colle.
strada asfaltata fino a  Rochemolles  (m 1.619) e sterrata fino al rifugio Scarfiotti e poi al Colle. Questa è la strada più alta dell'intera catena delle Alpi; secondo alcuni 3.009 metri. Il mio Garmin ha segnato 2.993 nel punto dove c'è lo steccato in legno. E' a fondo sterrato, e il tratto dopo il rifugio (m 2.165) richiede un mezzo alto da terra, meglio se con le ridotte. E' percorribile per intero solo tra luglio ed agosto.
La strada è stata aperta nel 1962 per raggiungere gli impianti di risalita per lo sci estivo costruiti sul ghiacciaio del Sommeiller. Tali impianti sono stati chiusi nel 1980 a causa dell'arretramento del ghiacciaio stesso e alla sempre difficile percorribilità della strada. Dal versante francese non esistono strade carrozzabili che raggiungano il colle. Sul colle era presente il Rifugio Ambin, demolito nel 2004.

Il ghiacciao del Sommeiller: fino a venti anni fa, in cima alla Valle di Rochemolles in
territorio francese, esisteva un piccolo centro di sci estivo sul Ghiacciaio del Sommeiller. Era raggiungibile attraverso la lunga strada che, dai 1.300 metri di Bardonecchia giungeva ai 3.009 metri del Colle del Sommeiller, sul confine italo-francese. Sul colle esisteva un albergo e un rifugio chiamato Ambin. Lo sci estivo del Sommeiller ha avuto due o tre skilift a seconda dei periodi della sua storia. L’ultima disposizione prima della chiusura comprendeva due skilift nella parte più alta del ghiacciaio. I tre skilift si chiamavano: “Sommeiller” 2.850-3.200, “Niblè” 3.000-3.150, “Ambin” 2.800-2.950. Attualmente il ghiacciaio è praticamente scomparso, tanto che risulta inverosimile immaginare che ci fossero degli skilift su quella che è ormai solo una lingua di nevaio. Lo skilift più recente era del 1976 ed era stato costruito dalla sudtirolese Leitner. Oggi i residui di questa maldestra speculazione sono stati rimossi a spese della Regione Piemonte, che ha ripristinato la situazione ambientale. 

Il lago artificiale di Rochemolles: la diga che lo forma è stata realizzata dalle Ferrovie dello Stato
nel 1930 secondo il tipo detto "a gravità" facendo largo uso di massicciate in calcestruzzo. Misura 60 metri in altezza, circa 200 metri in larghezza e ha uno spessore di 45 metri alla baseche diventano 5 alla sommità.
Il bacino ha una capacità di 3.900.000 metri cubi e serve a due condotte forzate che, con un salto di 657 metri, alimentano la centrale di Bardonecchia, realizzata tra il 1918 ed il 1923 dalle Ferrovie dello Stato e poi ceduta all'Enel nel 1968. Il materiale necessario alla costruzione è stato prelevato al Plan du Fond, dove si trova il rifugio Scarfiotti. Oggi, al posto della cave, ci sono tre laghetti.

venerdì 21 ottobre 2011

Trattoria Toscana in Porta Ticinese

Corso di Porta Ticinese e Navigli, praticamente il quartiere latino di Milano, il cuore della geografia politica degli anni Settanta.
Il vecchio gestore.
L'ingresso della "Trattoria Toscana" nel suo aspetto attuale. Merita comunque di
 essere almeno vista.
Al centro del rione Ticinese, a cento metri dalla Libreria Calusca, a cinquanta metri dalla sede nazionale di Avanguardia Operaia, a cinquanta metri dal Bar Rattazzo, a un quarto d'ora dall'Università Statale (quella di Mario Capanna), a tre minuti dal Circolo Ponte della Ghisolfa di Giuseppe Pinelli, a dieci mimuti dal Bar Magenta, a tre minuti dal Mercatino di Sinigallia, a due minuti dalla Libreria Sapere di Piazza Vetra, a cinque minuti dalla darsena del Naviglio e (last but not least) a duecento metri da dove abitavo in quegli anni (tutti i tempi sono a piedi). E' ancora in piedi. Stesso posto, stesse facce, solo più stagionate. E' aperta dal 1972.
👉Ci si andava perchè costava poco e ci si trovava sempre qualcuno. Confinava col Parco delle Basiliche e le Colonne Romane, uno dei più bei posti dell'antica Milano. Inoltre era completamennte fascist free, il che aiutava ed aiuta la digestione.
Sia i tempi che la clientela sono naturalmente cambiati, come si evince anche dal sito, e forse non è più proprio così ruspante come una volta. Da evitare nei week-end. Non è più così economica, ma la cucina è ottima. Anche lei ha subito l'effetto della Milano da bere del craxismo e del berlusconiosmo.

giovedì 20 ottobre 2011

L'Osteria da Vittorio a Chiavari

E' una ruspante trattoria ligure, che dal 1925 esercita sotto i portici di Chiavari, in Via Bighetti 33.
L'ingresso della trattoria "Da Vittorio"sotto i portici del centro storico.
Posto genuino e arredo semplice, il che va bene.Si trova sotto ai portici a monte della strada pedonale principale, nella zona della piazza del mercato-palazzo di giustizia.
👉Non riproduce artificiosamente una osteria ma lo è davvero; in più è una trattoria e friggitoria sopravvissuta alle mode, antica, popolare e ben condotta.
Il menu, sempre vario e abbondante, è da osteria ligure e prevede solo ordinazioni alla carta. La cucina è quella tipica genovese.
Il locale non fa il caffè, nèal tavolo nè al banco. Bisogna andare  a prenderlo
da un'altra parte. Attenzione: la sera chiude presto, attorno alle dieci.
● Tra i primi, troviamo trenette al pesto, farfalle al sugo di pomodoro, pansoti al sugo di noci (pasta ripiena, a base di ricotta , bietole e erbe selvatiche), zuppa di ceci, pansoti (ravioli alla genovese), minestrone alla genovese e la celebre farinata (cotta nel forno a legna).
● I secondi proposti sono una quindicina: acciughe ripiene, gallina bollita con salsa verde, arrosto con patate al forno, frittelle di baccalà, verdure ripiene, cima genovese, polpo e patate, baciocca, tonno, cipolla e fagiolame.
I dolci sono semplici, ma tutti casalinghi: bavarese, tiramisu, budino, panna cotta, crostate, torte varie.

mercoledì 19 ottobre 2011

Nuovo sentiero "Delio Pace" nei Lagorai

Anello dal Rifugio Sette Selle fino a Cima d'Ezze e al Monte Slimber.
Gigi mi manda le foto del nuovo sentiero "Delio Pace" in alta Val dei Mocheni, ed io non faccio altro che pubblicarle. Parte dal Rif. Sette Selle (m 2.014), supera i 350 metri di dislivello fino a Cima d'Ezze (m 2.351) e raggiunge poi per crinali il Monte Slimber (m 2.204). escursioni_estive escursioni_Lagorai

E' accatastato con la sigla E340A e si snoda per lo più lungo percorsi della prima guerra mondiale. Dice che non è difficile ma passa per punti esposti e che la parte più critica, con brevi passaggi di 1° grado e qualche cordino metallico, si trova nella traversata tra le due cime.
E questo è, in sostanza, tutto. Il resto lo trovate nei link. Una relazione completa, anche sulla figura di Delio Pace, la trovate nel sito di Girovagandointrentino cercando "Delio Pace".

domenica 16 ottobre 2011

I tracciati GPS dei sentieri SAT

Nel sito della SAT (sezione Attività>Sentieri) in alto a destra c'è un link che porta alla pagina da cui  scaricare le tracce GPS dei sentieri SAT.
La schermata di Google Earth dopo aver aperto il file KML con il catasto dei sentieri SAT.
Me ne sono accorto solo oggi; ho provato e tutto funziona. Complimenti alla SAT! Le tracce sono disponibili in tre formati:
● Google KML: formato standard per visualizzare i sentieri in 3D con Google Earth. Per usarlo è necessario aver installato sulla propria macchina il programma gratuito Google Earth, liberamente scaricabile da Internet.
● Esri Shapefile (SHP): formato GIS per essere aperto con strumenti GIS Desktop avanzati, quali Quantum GIS (gratuito e liberamente scaricabile da Internet) o ESRI ArcGIS (a pagamento).
● Traccia GPX: formato standard per essere importato in qualsiasi navigatore GPS.

sabato 15 ottobre 2011

All'Europa per fortuna piacciono le malghe

Bovini nei pascoli di Malga Movlina (Val d'Algone, Gruppo di Brenta).
 Sullo sfondo le vette della Presanella ancora innevate (giugno 2011).
Dall'UE stanno arrivando ai conta- dini del Trentino e Sudtirolo 91,2 milioni di euro in più. Il nuovo pro- getto di politica agricola comunita- ria prevede infatti che gli aiuti ai coltivatori vengano versati sulla base degli ettari coltivati e non più sulla produzione totale. Tra il model- lo padano e quello alpino l'UE sceglie il secondo.
L'Euregio è stata inserita nelle zone svantaggiate di montagna, dove fare agricoltura è più difficile, a discapito della pianura padana e delle ampie lande venete: "meno capannoni e più malghe".

venerdì 14 ottobre 2011

Sul Monte Conca dal Rifugio Sette Selle

Escursione di fine stagione in alta Val dei Mocheni, nei Lagorai Occidentali.
Dalla cima del Monte Conca: guardando verso Nord, con il Monte Croce al centro.

Dal Passo dei Garofani la Cima Palù nasconde il Monte Conca.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Dal Rif. Sette Selle della sezione SAT di Pergine (m 2.014) il vecchio Gigi é risalito fino al Passo dei Garofani (m 2.150) e da lì é sceso sul vicino Passo di Palù (o di Calamento, m 2.072). Da Passo Palù, sempre in campo aperto, é risalito dapprima fino alla Cima Palù (m 2.261) e infine alla cima erbosa del Monte Conca (2.301) dalla quale si gode di un bel panorama, davvero ampio.
👉Comprese le risalite da affrontare dopo essere scesi al primo e al secondo passo, sono circa 500 metri di dislivello cumulativo.
Nota: tutte le foto sono di Gigi, che naturalmente ringrazio.
Il tracciato del percorso visto in Google Earth. Nota: Gigi ha fatto lo stesso percorso anche al ritorno, ma avendo a disposizione più tempo ed avendo lasciato l'auto parcheggiata in località Frotten, in Val dei Mocheni, è consigliabile ritornare al parcheggio passando per il Passo Cagnon di Sopra e la Valle Battisti.


martedì 11 ottobre 2011

Fine estate a Kamauz-Kamaovrunt

Più case che abitanti, più nuove costruzioni che recuperi, tre ristorante/albergo in questa manciata di case della Val dei Mocheni.

La tranquillità e la vista panoramica verso il gruppo di Brenta e quello dell'Adamello sono le sue attrattive.
Molti vengono sin qui per abbuffarsi con polenta e luganeghe, e il posto ispira.
Ultimamente è comparsa una sventagliata di cartelli (pare siano 400) in lingua locale che, essendo di derivazione tedesco-medioevale, ha un suono decisamente particolare.
Forse sono un po' troppi (più cartelli che case) ma almeno non sono bilingui, restituiscono ai posti i loro nomi, evitano confusione.


venerdì 7 ottobre 2011

Alzando il naso dopo la pioggia...

...alle dieci di mattina, bazzicando in giardino attorno alle rose, si scopre che è arrivata la prima neve sui Lagorai.

giovedì 6 ottobre 2011

Al Rifugio Val di Fumo

Come dice il nome, è situato in Val di Fumo, nel gruppo dell'Adamello.
Per arrivare al Rif. Val di Fumo bisogna percorrere per intero la bella Valle di Daone, che va risalita fino al parcheggio sopra la diga idroelettrica di Malga Bissinaescursioni_estive
Ci sono tornato dopo un sacco d'anni ed ho trovato - per fortuna - tutto intatto. Stanno solo risanando la vecchia Malga Bissina, ma il lavoro è ben fatto. Due amici australiani di Enrico volevano vedere un ambiente alpino ma non dolomitico che non comportasse faticose ascensioni. La Val di Fumo mi sembrava adatta. Abbiamo mangiato (bene) sui tavoli all'aperto del rifugio, in questa giornata d'ottobre limpida e fin troppo calda.

lunedì 3 ottobre 2011

L'antico Rifugio Passo Sella

Le foto in bianco-nero sono tratte dal sito www.heimatsammlung.de.
Situato ai piedi del Sassolungo appena sotto il valico del Sella sul versante gardenese, oggi il Rif. Passo Sella è al centro del carosello sciistico di Sellaronda.
D'estate è tra le mete preferite dei motociclisti e dei turisti "mordi e fuggi".
● Costruito nel 1904 dalla Sezione di Bolzano del DuÖAV austro-germanico che acquistò anche circa 200 ettari di terreno circostante per mantenere incontaminato l'ambiente impedendo la proliferazione di altre costruzioni.
● Nel 1924 passò alla Sezione CAI di Bolzano che con la collaborazione dei gestori "storici" (famiglie Valentini e Cappatozzi) lo ha via via modificato. Oggi si parla della sua "ristrutturazione integrale", ma fuor di metafora la realtà è questa.

domenica 2 ottobre 2011

Ferrera di Cenisio sulla Via Regia

La storia di questo piccolo paese è indissolubilmente legata a quella del valico del Moncenisio, per secoli delicato passaggio di uomini, merci, e bestiame tra Italia e Francia.
I transiti vennero favoriti anche con la costruzione di luoghi d'accoglienza, come l'Ospizio del Moncenisio, fondato tra l'814 e l'815 d.C.
Dal XVI° secolo in poi, con un picco massimo a cavallo del XIX°, la cittadina prosperò proprio in questa veste di ultimo centro italiano prima dei territori francesi. Offriva ristoro e un letto caldo ai viaggiatori.
I suoi abitanti fungevano da guide e portatori. Finchè non venne costruita da Napoleone la nuova strada che lo tagliava completamente fuori. Nell'Ottocento cominciò il suo declino.
Oggi, svuotato dall'emigrazione, sopravvive grazie al turismo e alla pastorizia e, con i suoi 50 residenti ufficiali è il più piccolo comune del Piemonte e uno dei più piccoli d'Italia.
Può essere raggiunto salendo dalla Novalesa lungo la vecchia Via Regia, stretta ma asfaltata, che solo qualche chilometro dopo il paese confluisce nell'attuale statale del Moncenisio.

Notizie e curiosità su Ferrera e dintorni:
La Ferrovia Fell: ancora oggi, percorrendo la S.S. 25 del Moncenisio, si possono vedere a lato della strada alcune gallerie paravalanghe costruite nella seconda metà dell'Ottocento nell'ambito della realizzazione di una linea ferroviaria provvisoria che collegava, attraverso il valico del Moncenisio, Susa a St. Michel de Maurienne.
La Ferrovia Fell, il cui tracciato seguiva quello della Route Imperiale, era dotata di un particolare sistema d'incremento artificiale dell'aderenza ruota-rotaia per poter superare le forti pendenze e le curve molto strette, senza pericolo di deragliamento.
Il treno, trainato dalla speciale locomotiva, era composto da tre vagoni passeggeri e da tre vagoni merci. La ferrovia rimase in attività dal 1868 al 1871, anno in cui fu terminato il Traforo del Frejus.



Cartoline dal Moncenisio: merita una  visita la sezione dedicata alle vecchie cartoline in bianco e nero del sito www.moncenisio.com.

Dalle Alpi alla capitale: un simpatico sito web che ripercorre brevemente la storia della Valle di Susa dall'Età Romana all'Alto Medioevo attraverso le illustrazioni di Bruno Tordolo Orsello. Le stesse immagini che fanno da corredo, "smontate" e animate, ai filmati del nostro portale.





Re Cozio: Susa ha origini molto antiche; si ritiene fondata, intorno al 500 a.c., dai Celti ossia dai Galli (così come viene descritto da Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico: “la Gallia è divisa in tre parti: la prima la abitano ..... la terza quelli che nella loro lingua prendono il nome di Celti e nella nostra di Galli”). Si può ritenere che la storia di Susa abbia inizio col regno di Re Donno che fu il sovrano delle 16 tribù celtiche stanziate nell’alta val di Susa in epoca romana. Nel 61 a.c., probabilmente, stipulò un patto con Cesare diretto in Spagna, consentendogli il transito sul valico del Monginevro.Risulta che Cozio I°, figlio di Donno, nel 12 o 10 a.c., stipula un patto di allaeanza volontaria e definitiva con i romani. Susa prende il nome di Segusium (vedasi il fregio scolpito sull’arco di Augusto costruito nel 9-8 a.c. per celebrare l'alleanza) e Cozio viene nominato Prefetto.Il regno coziano rappresentò un periodo d'oro per Susa che ebbe il massimo splendore fra il 10 a.c. ed il 30 d.c.
E' di questo periodo la costruzione di una vera strada che dalla bassa valle, passando per Susa e il valico del Monginevro, consentiva di raggiungere facilmente la Gallia alle legioni romane e sviluppare anche i commerci.

Susa nel Medioevo: dopo i secoli di oblio del primo medioevo che videro Susa devastata dai Barbari e dai Saraceni, si assiste ad una rinascita a partire dal sec.VIII sotto il dominio dei Franchi.
Fu il primo territorio ad essere sottomesso ai conti di Morgana nel Sec.XI e anche sotto i Savoia seguì i destini del ducato.
Per quanto conosciuto e praticato fin dai tempi più antichi, è solo da questo periodo che si ritrovano le prime evidenti notizie sul passo del Moncenisio che acquista notevole rilievo nel passaggio fra Italia e Francia. Del periodo (secc.IX-XI) sotto gli Arduini particolare importanza ha il personaggio Adelaide di Susa (Torino 1016 – Usseglio 1091). Fra i suoi meriti sono da ascrivere: la fondazione di chiostri e monasteri (che dovevano raccogliere e trasmettere patrimoni di studi e di storia) in particolare: il monastero di Novalesa, quello dei Benedettini a Susa e la restaurazione dell’antica chiesa di Santa Maria Maggiore sempre a Susa; la fortificazione dei borghi di Exilles e Bardonecchia. Divenne un idolo per la gente dell’epoca che la chiamavano la marchesa delle Alpi Cozie e degli italiani.
Susa fu devastata ed incendiata da Federico Barbarossa nel 1176 e probabilmente al ricordo di tale evento fa riferimento il motto sullo stemma della città "in flammis probatus amor". La via “Francigena” (anticamente via Francesca o Romea): che proveniente da Canterbury attraverso la Francia, valicato il Colle del Moncenisio discendeva a Susa e attraverso la Valle fino a Torino e poi a Roma; rappresentava uno dei più importanti “camini del cielo”. Così erano chiamati gli itinerari che nel Medioevo i pellegrini percorrevano lungo tutta l’Europa per raggiungere i luoghi sacri di Roma, San Giacomo di Compostela, Gerusalemme ed altri.


L'Abbazia di Novalesa: assolutamente da vedere, l'Abbazia di Novalesa meriterebbe una visita a parte. Fu fondata nel 726 da Abbone e tra queste mura dormì anche Carlo Magno, che fece sosta sulla Via Francigena, prima di attaccare i Longobardi. Metto qui solo una paio di link: quello del sito ufficiale, quello alla pagina del Comune di Novalesa e quello al sito di www.inalto.org.

Susa in età moderna: la storia di Susa nell'epoca moderna non presenta peculiari e significativi avvenimenti avendo seguito sempre le vicissitudini storiche legate ai Savoia ed ai loro possedimenti. Subì le dominazioni francesi del 1536, 1559 e 1796. Napoleone, fra il 1803 e 1810 fece costruire l'attuale strada del Moncenisio (SS25) e le conferì il titolo di città. Dopo l’unità d’Italia, nel sec. XIX, fu elevata al rango di capoluogo di provincia (provincia di Susa), mentre negli anni '900 fu conglobata in quella di Torino.


Il frassino che affianca la chiesa di Ferrera Cenisio ha più di 300 anni e la sua circonferenza alla base e di ben 5,70 metri. E' considerato albero monumentale in virtù delle sue eccezionali caratteristiche in rapporto alla specie ed è sotto protezione a cura della Regione Piemonte.



sabato 1 ottobre 2011

Il vecchio Rifugio Ettore Castiglioni alla Fedaia

La sua è una storia nobile, anche se oggi ci si arriva 
seduti in auto e lui é finito nel sito TrentinoFilmCommission, come a dire: buono tutt'al più come location di un serial televisivo...
E' diventato un albergo privato a ridosso della grande diga del Lago della Fedaia, a 2.020 metri, di fronte al versante nord della Marmolada.
👉Qui a destra vediamo due foto che risalgano agli anni '50 (fonte: www.fassaforum.com) e che ritraggono la conca del Fedaia prima della costruzione della Diga nel 1955.
Nella prima la casa che si vede sulla sinistra è il vecchio rifugio Fedaia, ora sommerso, mentre l'altra casa in primo piano sulla destra è il rifugio Castiglioni, ancora esistente.
Nella seconda vediamo invece il rifugio, intitolato ad Ettore Castiglioni, nel 1951 cioè prima della costruzione della diga.
Negli anni Sessanta (dal sito www.questedolomiti.com).






La sala da pranzo negli anni Sessanta (foto www.heimatsammlung.de).

Il rifugio in una foto degli anni Settanta, quando ancora apparteneva al CAI.