giovedì 12 aprile 2012

I merli e i cardellini di aprile

Qualche uccello è finalmente ricomparso dopo l'imboscamento invernale, periodo in cui solo i passeri tengono botta in giardino.
👉Merli e cardellini si danno un gran daffare mentre la coda lunga di quest'inverno secco e polveroso colpisce con una nevicata che ha imbiancato i monti dagli 800 in su.
👉Sposterò più avanti l'impianto dei pomodori, le gelate sono in agguato.
Il melo continua a ritardare la fioritura, come uno dei due susini (prugne) e anche l'albicocco.

👉Quest'anno il freddo secco ha colpito perfino l'edera, che pure è robusta ed ha anche bruciato diversi laurocerasi impiantati per sostituire le vecchie tuie. Aspettiamo dunque.

3 commenti:

  1. "l'inveren no l'ha mai magnà el lov" (trad: l'inverno non e' mai stato mangiato dal lupo), dice saggezza popolare. Se fa caldo a febbraio nevica in aprile, non ci si scappa, global warming o meno.

    Mercoledì ero in valle (di sole): in 3/4 d'ora c'erano 2 dita di neve sulle strade, e continuava a venir giù con "fiocchi grandi come paneti".

    I miei, che lavorano nel turismo, erano un tantino alterati. In dicembre fioccavano le disdette, in aprile fiocca la neve. Fra crisi, poca neve, disaffezione degli italiani allo sci (e secondo me alla località), han lavorato la metà degli anni scorsi.

    Cmq no, non ho ancora fat su l'ort, speto na settimana...

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  2. Vero, come ricorda anche Ermanno Salvaterra nel suo blog...
    Di solito mi tengo alla larga dagli impianti, ma quelle due volte che ho incrociato piste, quest'inverno ho sentito parlare più slavo che italiano (cechi, russi, e altro, di solito si capisce più il suono che le parole).

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  3. Mannaggia, Cipputi, Hermann, ch estimo e leggo volentieri, lo sto saltando a pié pari da qualche tempo, ho paura ad aprirlo: mi devastano i filmati che linka sulle violenze agli animali.

    Il mio compagno, che lavora all'A22, sente parlare da mesi polacco. I miei in valle mi confermavano: senza turismo dell'est la situazione sarebbe tragica per molte stazioni sciistiche.

    E Marilleva, con i noti problemi economici che pendono sul suo capo, rischia non grosso, grossissimo. Ora poi, che per evitare il fallimento della Funivie s.p.a. gli azionisti di maggioranza sono diventati i comuni, gli albergatori, le casse rurali, ovvero la società civile!

    Non mi far pensare al peggio, che, per quanto Marilleva sia una delle stazioni più brutte dell'arco alpino, il suo fallimento oggi sarebbe una tragedia.

    (e ne avrei da dire per un blog intero, sull'argomento.)

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