lunedì 30 aprile 2012

Dov'è finita la distorsione a barilotto?

Costruire un grandangolo è complesso e costoso. Il risultato è un obiettivo ingombrante ed afflitto dalla distorsione a barilotto.
A sinistra uno scatto non corretto (formato RAW), a destra
lo stesso scatto salvato automaticamente in formato JPG.
O almeno lo era fino ai tempi della pellicola. Oggi un grandangolo estremo diventa non solo più leggero e meno ingombrante ma addirittura virtualmente indenne dalle distorsioni geometriche, che vengono corrette dalla fotocamera prima di salvare lo scatto sulla scheda di memoria.
E così i grandangoli per le digitali diventano sempre più piccoli e leggeri perchè i loro difetti ottici vengono corretti "a valle".
Chi sa quanto pesa e ingombra una reflex nello zaino apprezza di sicuro la novità, anche se il fotografo storce il naso.

sabato 28 aprile 2012

La periferia che sale in quota

L'estetica delle periferie urbane non piace a nessuno, nemmeno ai suoi autori. E quindi perchè esportarla nelle terre alte? E' una tendenza sempre più diffusa che si fa strada tra l'indifferenza dei più e con la complicità di sindaci e assessori (sono loro che firmano). Qui sotto quattro esempi a caso:  Mestre (VE), Lavis (TN), Sasso Marconi (BO), Carezza (BZ). arkitettura
Il sottopasso costruito al Lago di Carezza è uguale a quelli realizzati nelle periferie urbane. Ma qual'è?

giovedì 26 aprile 2012

Neve d'aprile al Rifugio Alpe Madre, sul Monte Grappa

Proprio qui gli austroungarici vennero fermati in extremis nel giugno del 1918. Premevano dal feltrino e nella pianura veneziana erano arrivati, dopo Caporetto, fin sul Piave.
Tra il Col Moschin e il più elevato Col Fenilon c'è il Rifugio Alpe Madre che in passato è stato casa di vacanza parrocchiale ed ora è di proprietà di una fondazione.
Il modo giusto per arrivarci sarebbe dal fondovalle, dal paesino di Merlo in Valsugana, seguendo il sentiero n. 36 che si arrampica lungo la vecchia mulattiera chiamata "Sannazara":  dislivello metri 1.100; tempo 3:30 ore; difficoltà: facile. Facciamo un'altra volta...
👉E comunque non è giornata, piove fino e c'è nebbia, più in sù forse nevica.
Decido di arrivarci in auto utilizzando la vecchia Strada Graziani che parte da Romano di Ezzelino (il sito http://www.rifugioalpemadre.it/ spiega tutto).
Solo qualche foto tra una nuvola e l'altra. Andrà meglio un'altra volta. Bello il rifugio, interessante la sua storia e i suoi attuali gestori (compreso il piccolo Lorenzo e la gattina Emma, che si considerano "pari grado" e adorano entrambi il papà).  E' gestito da privati che ne hanno fatto anche punto di riferimento per piccole rappresentazioni musicali e teatrali (vedi il sito www.rifugioalpemadre.it). 

domenica 22 aprile 2012

25 aprile: facce da partigiani anche in Trentino

Resistenza in Trentino
Giacomina Marighetto mostra una foto della sorella Ancilla,
la staffetta  partigiana "Ora" del Battaglione Gherlenda che
fu catturata dal CST e fucilata dai nazifascisti il 19/02/45.
Il fotografo professionista Giulio Malfer mette fra i suoi numerosi interessi anche quello per la montagna e la gente che la abita.
Tra le sue ultime iniziative c'è un'indagine fotografica che lo ha impegnato per due anni, alla ricerca degli ultimi partigiani italiani,  durante i quali ha raccolto 150 fotografie da Roma a tutto il nord Italia.
Lavoro che si è poi tradotto in un libro fotografico che ha lasciato traccia anche nel web, e quindi possiamo dare un'occhiata. L'autore si spiega così:
"Lo scopo di questo progetto non è unicamente quello di raccogliere frammenti di narrazioni sull’esperienza di vita di quegli anni, ma di far riflettere sulle ragioni particolari che hanno portato quelle persone a fare allora la scelta più difficile, in nome di quegli ideali che ancora oggi sono oggetto di discussione e riflessione etica, impegno civile, passione politica ma spesso anche di revisionismo storico e di negazione di quei principi fondamentali che hanno segnato i cuori e le intelligenze di quella generazione. Un ulteriore tassello di indagine e di ricerca su quei “soldati” che hanno impugnato le armi ed hanno combattuto per la nostra libertà e la nostra democrazia."

sabato 21 aprile 2012

Artemisia maggiore, l'erba che dà l'assenzio

L’assenzio, bevanda cara ai poeti maledetti, per i quali era la “fata verde”, fu tra le bibite-simbolo della Belle Époque.
artemisia assenzio
Una piantina di Artemisia maggiore negli orti dell'Erbecedario nel borgo di Sprea,
 che si trova sul vasto altipiano dei Monti Lessini (nel Veneto).
👉L’assenzio, il distillato all’aroma d'anice di elevata gradazione alcolica (fino al 75%), fu prodotto per la prima volta nel 1799 nella Val de Travers (cantone svizzero di Neuchâtel) dalla distilleria di Henri-Louis Pernot che poi si trasferì nella città francese di Pontarlier.
👉Questa bevanda ad alta gradazione alcolica è ottenuta dopo macerazione delle foglie della pianta e successiva distillazione.
Nella Parigi di fine Ottocento l'assenzio si diffuse rapidamente in tutte le classi sociali e negli ambienti artistici, grazie anche al prezzo accessibile.
👉Suoi estimatori, fra gli altri, furono  Baudelaire, Verlaine, Wilde, Picasso, Hemingway, Rimbaud, Van Gogh.
👉Il successo dell'assenzio suscitò la reazione dei produttori di cognac e di altri liquori che, in accordo con i governi impegnati ad arginare un crescente alcolismo di massa, avviarono un’accesa guerra mercantile e giornalistica. Tra i pretesti anche il fatto che il suo consumo che aveva preso piede tra poeti e artisti “maledetti”, ma tra gli opinionisti ci fu anche chi attribuiva all’abuso di assenzio lo stato di esaltazione politica in cui si trovavano allora le masse popolari francesi.
👉Così, il governo francese nel 1915 vietò la produzione dell’assenzio, considerato responsabile di allucinazioni, convulsioni e danni al sistema nervoso. I produttori modificarono la bevanda sostituendo l'artemisia con l'anice e la chiamarono pastis.
👉In Italia nel 1931 il fascismo vietò la distribuzione e il consumo (il divieto fu revocato solo nel 1992). Nel web c'è anche un museo dell'assenzio.
artemisia assenzio
L'assenzio godeva di buona stampa nei manifesti dell'epoca. Da sinistra: il Vermouth della torinese Carpano, un'affiche che allude alla "fata verde" dei poeti maledetti e infine due manifesti originali dell'industriale franco-svizzero che inventò l'assenzio Pernod di Pernot.

venerdì 20 aprile 2012

Ortinparco a Levico Terme

Nona edizione della mostra dedicata all'orto domestico. Organizzata dalla amministrazione provinciale nel parco delle terme asburgiche a Levico. Più interessante dei mercatini di Natale. Dal 21 aprile al 1° maggio.

mercoledì 18 aprile 2012

Corno della Paura al Monte Vignola

La catena del Monte Baldo ospita, nella sua parte trentina, il piccolo altopiano di Brentonico con il vicino centro turistico della Polsaescursioni_estive
Nel 1914 l’esercito austro-ungarico stava costruendo un forte sul Monte Vignola destinato a sbarrare, insieme alle opere sull’Altissimo di Nago e sullo Zugna, la Vallagarina e a difendere così Trento.
Allo scoppio delle ostilità nel maggio del 1915, il Vignola fu occupato dalle truppe italiane.
Rimase caposaldo di prima linea fino all’ottobre del 1915 ed in seguito divenne seconda linea.
Oltre ai resti del centro di vita austriaco, importanti i segni delle postazioni d’artiglieria italiana.

Percorso: dalla Polsa di Brentonico (1.240 m) seguendo la strada militare austriaca si raggiunge la sella del Vignola, proseguendo poi per la strada militare italiana fino a raggiungere Bocca d’Ardole, da dove si sale al Corno della Paura (1.539 m) e di qui si rientra alla Polsa.

lunedì 16 aprile 2012

Marmolada S.p.A. dopo l'Unesco cerca un'altra foglia di fico?

La penultima prodezza alpina degli impiantisti veneti risale alla sboccata inaugurazione della "terrazza panoramica marmolada" con la presenza dell'avvocato Paniz di Belluno (quello).

Solo un anno fa: luglio 2011, gli impiantisti 
Il logo di Mountain Wilderness.
Nuovo partner di Marmolada S.p.A.?
Una bella ammucchiata, solo un anno fa perfino Dolomiti-Unesco ci stava, e del resto cosa aspettarsi da un marchio modaiolo affidato a un presidente che proclamava: "Dobbiamo riuscire a portare più gente che si può sui passi dolomitici in auto"?

Oggi, a Berlusconi affondato,  l'amministratore di Marmolada S.p.A. compie l'ultima prodezza: fiuta il vento, fa il salto della quaglia, cambia cavallo e annuncia: "Accordo fatto con Mountain Wilderness".
Vorrei capire meglio. Il riferimento locale di Mountain Wilderness si chiama Luigi Casanova ed è persona onesta, almeno per come la ricordo fin da quando, giovane delegato sindacale di Rovereto, si lamentava per le troppe cicche fumate durante le riunioni e per la loro inconcludenza (delle riunioni). E' passato tanto tempo, ha lavorato come forestale in Val di Fiemme, ha fatto politica coi verdi per un sacco d'anni e se qualcuno mi chiedesse "Ti fidi? Compreresti un'auto usata da lui?" istintivamente risponderei: "Ma cosa ti salta in testa, certo che sì". Questo per la dirittura personale.
Però vorrei capire meglio questa novità, che sembra un'apertura di fiducia alla lobby degli impiantisti.

domenica 15 aprile 2012

Vacanze in baita nei Lagorai

Segnalo volentieri il sito dell'associazione valsuganotta
 "Vacanze in Baita". Non mi dilungo, nel sito c'è già tutto.
 Vecchie baite sottratte al degrado e tornate a nuova
vita senza aggiungere cemento al cemento.
Si fa un gran parlare di rispetto dell'ambiente, fare rete, albergo diffuso, valorizzazione delle risorse locali, riuso dell'esistente, basta cemento, marketing territoriale, etc.
Così, anche quando ce li abbiamo sotto al naso, gli esempi positivi a volte tendono a sfuggirci...

sabato 14 aprile 2012

Qualche prova col catadiottrico sovietico

Le due foto sono state riprese dallo stesso punto, entrambe con fotocamera Panasonic Lumix G2 (che essendo in formato Micro4/3 ha un fattore di conversione 2 rispetto al vecchio standard 24x36 delle macchine a pellicola).
Castel Telvana ripreso con il vecchio catadiottrico MTO 500. L'inquadratura corrisponde a quella di un teleobiettivo da 1000 mm nel formato pellicolaTempo 1/320" a ISO 100 su cavalletto.
L'MTO 500 di fabbricazione sovietica, all'epoca uno dei pochi obiettivi a specchio esistenti, e sicuramente l'unico a prezzo abbordabile, sulla G2 diventa un 1000.

Castel Telvana ripreso con la Lumix G2, obiettivo zoom 14-42 mm. su  focale 25 mm 
(che equivale a 50 mm. nel formato  pellicola). Tempo 1/800 di secondo a 100 ISO
di sensibilità.
Attenzione: va usato su cavalletto; a mano libera è non é solo "poco maneggevole", inquadrare diventa difficile ma soprattutto è molto difficile mettere a fuoco. Diciamo quasi impossibile.
👉Anche le riprese all'infinito soffrono dello stesso problema perchè il barilotto della messa a fuoco ruota oltre il punto di infinito. Il diaframma è fisso (f:8) e questo accentua ulteriormente la difficoltà della messa a fuoco.
👉C'è però un aspetto positivo: grazie alla loro costruzione ottica gli obiettivi a specchio non soffrono di aberrazione cromatica!

venerdì 13 aprile 2012

La sua opinione sull'inverno 2011-12?

Ha da passà 'a nuttata!

Uova sode con le tegoline (nella stagione fredda)

Le uova ci sono sempre e le tegoline fresche no, ma i supermercati sì.
mangiare in montagna
Alla Coop ci sono anche a gennaio, ma solo nei barattoli industriali e, capiamoci, va bene lo stesso. Fuori piove e addirittura nevischia, perché è la coda dell'inverno; anche questo, come tutti gli altri, sembra il peggiore della storia.
mangiare in montagna
Una variante: uova sode, cicorietta di fine inverno e cipolla bianca novella.

Dal frigo pesco un prezioso barattolo in vetro con tegoline in salamoia dell'estate passata, poi un altro barattolo in vetro con condimento aglio-olio-peperoncino anche lui dell'estate scorsa.
👉E insomma basta bollire le uova, lasciarle raffreddare, ed è fatta. Un filo d'olio sul piatto, poco sale, tagliare e mescolare. Semplice e saporito. Un piatto freddo. Alla faccia della neve.
Tra i condimenti, per chi li vuole, raccomanderei la semplice salsetta di olio di oliva e aglio tritato, semplice ed efficace.

giovedì 12 aprile 2012

I merli e i cardellini di aprile

Qualche uccello è finalmente ricomparso dopo l'imboscamento invernale, periodo in cui solo i passeri tengono botta in giardino.
👉Merli e cardellini si danno un gran daffare mentre la coda lunga di quest'inverno secco e polveroso colpisce con una nevicata che ha imbiancato i monti dagli 800 in su.
👉Sposterò più avanti l'impianto dei pomodori, le gelate sono in agguato.
Il melo continua a ritardare la fioritura, come uno dei due susini (prugne) e anche l'albicocco.

👉Quest'anno il freddo secco ha colpito perfino l'edera, che pure è robusta ed ha anche bruciato diversi laurocerasi impiantati per sostituire le vecchie tuie. Aspettiamo dunque.

mercoledì 11 aprile 2012

Into the wild - Nelle terre estreme

Gettonatissimo, e non solo dagli appassionati del genere. E' la trasposizione cinematografica dell'omonimo libro-inchiesta di Jon Krakauer, tradotto in italiano con il titolo "Nelle terre estreme".
Mi sono piaciuti entrambi, anche se portare un libro su pellicola è quasi sempre un'operazione a perdere. In questo caso letteralmente. Pur nel rispetto rigoroso della trama la narrazione cinematografica perde la dimensione di inchiesta condotta con piglio quasi poliziesco dall'autore di "Aria sottile" e di "Il silenzio del vento". In origine "Into the wild" era invece un vero libro giallo, dove solo alla fine il mistero viene svelato e coglie tutti di sorpresa. Uno dei pochi autori di montagna capace di spingersi oltre la pura cronaca dei fatti e di alzarsi sopra la narrazione diaristica.
into the wild
L'autobus abbandonato attorno al quale ruota la vicenda di "Into the wild".
👉Per Jon Krakauer sembra valere quello che si può dire di Dino Buzzati: che di montagne sicuramente se ne intendeva ma che fu innanzitutto uno scrittore.
👉Jon Krakauer, uno che è stato sugli ottomila, sul Cerro Torre, conosce le Alpi, sa andare per ghiacci in Alaska, ma che dà il meglio di sè quando prende la penna in mano.
P.S. Ho ritrovato per caso la bozza del post dopo diverso tempo, non è più attuale ma Krakauer merita sempre. Lo pubblico anche se in ritardo.

martedì 10 aprile 2012

A Forcella Valtrigona (Lagorai)

Siamo nei Lagorai centrali, precisamente in Val Calamento, dove il WWF ha acquistato una porzione di territorio destinandolo ad oasi naturalistica.
forcella valtrigona
A Forcella Valtrigona, un paio d'ore di cammino sopra il centro WWF di Malga Valtrigona.
malga valtrigona
La ex-Malga Valtrigona, ora centro visitatori del WWF.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Con il concorso di diversi enti pubblici e avvalendosi del lavoro degli artigiani locali il WWF è riuscito a ristrutturare gli edifici abbandonati di Malga Valtrigona, e a destinarli ad uso naturalistico.
👉Gigi c'è stato in questa coda invernale e mi ha mandato la descrizione del percorso che dal fondovalle (località Malga Valtrighetta, ampio parcheggio) sale dapprima alla ex-malga e poi si spinge più in sù, fino alla Forcella Valtrigona, un bel punto di osservazione sui monti dell'alta Val dei Mocheni, una volta tanto osservati da un punto di osservazione inusuale.

Descrizione dell'itinerario:
Da Borgo Valsugana, seguendo le indicazioni stradali per il Passo del Manghen, si raggiunge la Val Calamento che si percorre in buona parte fino a giungere al bivio dove la strada per il Passo prosegue a sinistra, verso la laterale Valsolero, mentre a destra, dopo poche centinaia di metri, si raggiunge il parcheggio nei pressi del bar/ristorante Val Trighetta un tempo la casera della malga omonima.
Oltre all’edificio del bar/ristorante ci sono altre due costruzioni: la Malga Val Trighetta con dietro la strada per il Passo Manghen e una robusta costruzione in pietra dietro cui si vede l’inizio della Val Trigona, meta dell’escursione.
Davanti al bar/ristorante si trovano tre bacheche illustrative sull’Oasi del WWF e il segnavia della SAT. Seguendo tali indicazioni, passiamo davanti al bar/ristorante per poi scendere su di una strada sterrata che, prima raggiunge il torrente Maso, poi termina presso un ponte di legno.
Valicato il ponte, si prosegue con un sentiero che prende a salire, comodo e sinuoso, nel bosco raggiungendo in breve una strada forestale (quota 1.450). Si segue quest’ultima a destra (segnavia) fino al suo termine (q. 1.490 c.) nel classico slargo utilizzato per accatastare le “bore”, ossia i tronchi degli alberi abbattuti.
Si continua su di una larga mulattiera con il fondo costituito da grossi sassi raggiungendo, dopo poche decine di metri, il bivio con il sent. SAT n° 374 proveniente dalla Malga Casabolenghetta. Svoltando a sinistra si segue tale sentiero che prende a inerpicarsi lungo il ripido versante della Val Calamento con curve, traversi e tornanti fino a raggiungere q. 1.570 circa. Qui troviamo uno dei cippi numerati che costellano il nostro percorso e un segnale trigonometrico. Il cippo è uno di quelli usati dal WWF per illustrare un particolare del percorso come si può leggere nelle bacheche illustrative presso Malga Val Trighetta, mentre il segnale trigonometrico è stato piantato dal Catasto.
Il nostro percorso ora segue comodamente e con dei saliscendi l’andamento del versante, mantenendosi grossomodo sempre alla stessa quota, per poi salire a raggiungere il piccolo torrentello che solca la Val Trigona (q. 1.600 circa qui è posto l’invisibile confine dell’Oasi). Da qui si svolta a destra, riprendendo la salita nel bosco che dirada raggiungendo in breve la vicina Malga Val Trigona.
Lasciata la Malga alle spalle, il sentiero prosegue sempre in salita, prima nuovamente nel bosco, poi in ambiente sempre più aperto, tenendo il corso del torrente a sinistra e superando un’edicola sacra per poi arrivare a Malga Agnelezza. Dietro alla Malga un tavolo con panche si presta a una sosta.
Ripreso il cammino, si sale ancora, dirigendo verso la testata della Val Trigona con davanti a noi il crinale del Monte Pastronezze e, alle nostre spalle, il settore di Lagorài che va dal M. Ziolera alla Pala del Becco e il M. Valpiana.
Il sentiero quindi ci porta in un tratto di terreno pianeggiante da dove si scorge la Forcella di Val Trigona; lasciato il sentiero 374, possiamo dirigere a sinistra compiendo una breve digressione che conduce a un piccolo specchio d’acqua a circa 1.937 metri, altro bel posto per una sosta.
Ritornati sul sentiero lo seguiamo, salendo in diagonale lungo il versante nord del M. Pastronezze, per poi portarci sotto la Forcella raggiungendola in breve. Qui troviamo, oltre al segnavia SAT, anche un discreto tondo metallico recante il simpatico Panda, simbolo del WWF.
Dalla Forcella la vista corre alla sottostante Malga d’Ezze, che ha di fronte Cima Mendana, mentre, proprio davanti a noi, ci sono gli articolati crinali del Sasso Rosso, Sasso Rotto, Cima di Sette Selle e Cima d’Ezze.
La Forcella è posta tra il crinale scuro e roccioso del M. Pastronezze m 2.182 e quello erboso di una cima senza nome che culmina a m 2.242; per quest’ultima il WWF ha proposto il toponimo di Cima Agnelezza. Volgendo lo sguardo verso la Val Trigona invece fa da sfondo, iniziando dalla nostra sinistra, il M. Ziolera, il Montalón, la Pala del Becco e il M. Valpiana (tutte cime della Catena vera e propria del Lagorài che inizia al Passo del Manghen e termina a Passo Rolle; catena un tempo chiamata Alpi di Fiemme). A destra invece la possente Cima d’Asta e tra i due gruppi, ecco là in fondo spuntare la mole del Cimón della Pala m 3.184.
Nota: I tempi indicati nella tabella fanno riferimento alla salita su terreno libero da neve. La Malga Val Trighetta, completamente ristrutturata nel 2001, durante la stagione estiva è monticata, indicativamente dal 5 giugno al 30 settembre, e vi si possono acquistare i prodotti caseari.

Quote e dislivelli:
Malga Val Trighetta : m 1.434
Ponte torrente Maso : m 1.414
Ingresso Oasi WWF : m 1.600 c.
Malga Val Trigona : m 1.632
Malga Agnelezza : m 1.854
Laghetto dei Tritoni : m 1.937
Forc. Val Trigona : m 2.112
Dislivelli totali: + 698 m / – 20 m
Tempi di percorrenza: 
Malga Valtrighetta – Malga Valtrigona h 0,45
Malga Valtrigona – Malga Agnellezza h 0,40
Malga Agnelezza – Forcella Valtrigona h 0,45
Totale parziale: h 2,10
Forcella Val Trigona – Malga Valtrighetta h 1,40
Totale h 3,50

lunedì 9 aprile 2012

Si avvicina la stagione delle insalate

Con la complicità di piccoli tunnel in plastica quest'anno ho anticipato la crescita della lattughina da taglio.
In attesa che il sole rinforzi attingo da lì queste primizie.
Che finiscono nel piatto assieme alla cipolla, ovviamente.

sabato 7 aprile 2012

Lo zafferano selvatico di montagna

croco
Quando si fa strada fra le ultime chiazze di neve vuol dire che l'inverno è finito mentre in autunno la sua comparsa nei pascoli alti ci dice che sta tornando l'inverno.
Lo chiamiamo "croco" e da noi si presenta in due livree: quella bianca e quella violetta.
E' così familiare che ci siamo dimenticati di indagare sul suo nome: potrebbe appartenere alla specie crocus vernus, ma anche alla tribù del  crocus albiflorus, chissà.
I pistilli sono giallo-arancione e, avendo voglia e pazienza, si potrebbe ricavarne una variante alpina dello zafferano, quello del risotto alla milanese. Ma siccome è protetto, non si fa, e in fondo è meglio così, sarebbe proprio una bella fatica.
👉Di notte "tira le tende" e si richiude su sè stesso usando i petali per difendersi dal freddo.

giovedì 5 aprile 2012

Giro del Castellazzo

Il percorso fa il periplo del Monte Castellazzo, una cima secondaria posta tra il Passo Rolle e la Val Venegia, nelle Pale di San Martinoescursioni_invernali
La notissima Capanna Segantini a Passo Costazza (m 2.170),
che divide la Val Venegia da Passo Rolle e quindi il bacino
idrografico del Travignolo da quello del Cismon.
Paolo c'è stato da poco con le ciaspole e manda delle belle foto. Il giro è interessante perchè si svolge in uno dei quadri ambientali più belli delle Dolomiti. escursioni_Lagorai
L'escursione ha inizio dal parcheggio del Pian dei Casoni a quota 1.750 lungo la strada che da Predazzo sale a Passo Valles. Si risale a Malga Juribello (m 1.650), poi all'alberghetto Capanna Cervino (m. 2.080) e alla Capanna Segantini (m 2.170). Da qui si scende in Val Venegia, si passa davanti a Malga Venegiota (m 1.825) e a Malga Venegia (m 1.773) tornando infine al parcheggio.
Sono circa 400 metri di dislivello in salita, pochi per un giro così remunerativo.

martedì 3 aprile 2012

Cima Portule sotto le nuvole

Questa è una meta da mezza stagione perchè le estati dell'Altopiano di Asiago sono troppo calde e gli inverni decisamente troppo freddi (in lo-
E invece in piena estate l'aspetto cambia, ed è questo qui.
calità Busa dei Cornetti di Bocchetta Portule si sono raggiunti i -38 gradi C°).
Cima Portule (m 2.308) e la sua anticima Kempel aprono un duplice panorama: Valsugana e catena dei Lagorai a Nord, Passo Vezzena e Altipiano d'Asiago a Sud.
👉La zona è servita dalla rete di strade militari risalente alla WW1 e va
Vedi le altre foto in Google Foto.
presaa da sud, poichè a settentrione sprofonda sulla Valsugana con dislivelli e asprezze poco invitanti.
E' sempre meritevole di una visita.
👉Stavolta siamo incappati in una giornata coperta e ci siamo presi anche qualche raffica di nevischio ghiacciato:
poche foto, e di un "colore" diverso da quelle dell'ultima volta, quando eravamo saliti dalla lunga cresta Sud che sale da Bocchetta Portule.
👉In questa uscita, invece, abbiamo scelto il ripido tracciato che passa da Bocchetta Lanzoletta, riservandoci una comoda discesa lungo la passeggiata di cresta che scende dolcemente a Bocchetta Portule. Sono circa 700 metri di dislivello.
Il tracciato in Google Earth.