giovedì 31 maggio 2012
lunedì 28 maggio 2012
Sul Monte Stivo da Malga Campo
Arrivare sul Monte Stivo evitando il sovraffollamento del Garda. escursioni_estive
● Di solito si sale al Monte Stivo passando da Passo S. Barbara (m 1.175) e proseguendo in auto fino al pianoro di S. Antonio (m 1.220). Da qui per sentiero SAT 608 (che proviene dalla Capanna dell’Alpino al Monte Velo, m 1.020) e tocca Malga Stivo (m 1.768) e il Rifugio Prospero Marchetti (m 2.012) prima di giungere sulla vetta, posta a 2.059 metri. Sono 800 metri di dislivello e quasi 3 ore di cammino.
Ed è stato un peccato per la foschia, che nascondeva il panorama verso sud.
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● Oggi saliamo dal lato della Val di Cavedine. Abbandoniamo la provinciale in località Luch di Drena e seguiamo la stradina asfaltata per Maso Michelotti fino alla Malga Campo di Drena (m 1.379). Lasciata l'auto, tramite sentiero SAT 623 fino a Cima Bassa m. 1684, indi per sentiero SAT 617 fino ai 2.059 metri della cima. Sono 680 metri di dislivello dapprima su forestale e mulattiera, poi per ripido sentiero di cresta. Due ore e mezzo, direi.
Da vedere i faggi di Malga Campo!
giovedì 24 maggio 2012
Saluti in codice dal Nepal
Sullo sfondo della temibile Icefall, da dove inizia la via normale di salita all'Everest, Enrico in compagnia dello sherpa Dawa, che è stato in vetta sette volte. |
● EBC (Everest Base Camp, metri 5.360).
● ABC (Annapurma Base Camp, metri 4.130).
● MCB (Machhapuchhare Base Camp, metri 3.700).
martedì 22 maggio 2012
Fuochetti
lunedì 21 maggio 2012
D'inverno al Rifugio Peller, nel Gruppo di Brenta
D'estate è troppo frequentato, ma d'inverno può diventare una meta interessante perchè dispone di un locale invernale separato, chiamato Bivacco Iuffmann, tutto in legno, nuovo e confortevole.
Le foto sono state scattate a febbraio.
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La lunghezza del percorso varia con la consistenza del manto nevoso. Questa volta Gigi ha lasciato l'auto a 1.580 metri e gliene sono così rimasti solo 400.
I panorami sono giustamente famosi e si aprono sull'alta Val di Non e sui retrostanti Monti Sarentini, per non dire delle Dolomiti verso oriente.
👉La zona è battuta dall'orso. Meglio non farsi sorprendere a girellare la sera con un panino al prosciutto in mano! Il bivacco è molto ben dotato; c'è la stufa a legna e i sette posti letto sono completi di materassi, coperte e anche cuscini.
Salito in auto da Cles sono arrivato fin dove ho potuto con l’auto, a q. 1.587, quindi ho proseguito a piedi. Senza troppi problemi ho raggiunto i 1.700 in loc. Fontana Maora. Da qui in poi la neve si è fatta profonda, con una crosta ghiacciata che però non reggeva il mio dolce peso, si fa per dire, così ho dovuto procedere con la neve al ginocchio; avendo avuto la bella idea di non portarmi le ciaspole!
Il cammino così è divenuto molto faticoso ma infine il bel locale invernale del rifugio Pèller, l’agognata metà, mi ha accolto con tutto il suo confort. Si tratta di un piccolo locale a piano terra con stufa, panche, tavola, credenza e qualche stoviglia, mentre nel soppalco ci sono ben sette posti letto con materassi, coperte e cuscini. Insomma un bivacco a cinque stelle!
La faticosa marcia nella neve alta, chiamiamola pure Via Crucis, è stata però ripagata dalla meravigliosa solitudine e dal silenzio (a parte la rumorosissima, ma per fortuna breve, apparizione di un elicottero) e dalle numerose tracce trovate lungo il mio percorso. Quelle dell’orso sono state una scoperta emozionante. Mollato subito lo zaino ho scattato diverse foto, quindi ho preso le misure : cm 30 di lunghezza per cm 21 di larghezza nella parte più ampia, per un passo (calcolato da tallone a tallone) di circa 1,48. Naturalmente, essendo tracce non troppo fresche, vanno ridimensionate di qualche centimetro giacché la neve sciogliendosi e ghiacciandosi tende ad aumentare le misure. In ogni modo anche il signor Orso doveva aver fatto la sua bella fatica, infatti, ha seguito la sterrata per un buon tratto prima di deviare.
Il giorno dopo, tornando a valle, ho avuto la bella sorpresa di trovare Comare Volpe, indaffarata a seguire le tracce olfattive che il suo buon fiuto le segnalava. Per mia fortuna ero controvento e stavo uscendo dal bosco in terreno aperto, ciò ha impedito alla furbona d’individuarmi. Così ho potuto liberarmi dello zaino e avanzare, strisciando sulla neve, quel tanto da appoggiare la fotocamera a un sasso e scattare con lo zoom ben stabile. Recuperato lo zaino sono uscito lentamente all’aperto per fermarmi subito dopo. Ci siamo guardati un bel po’, entrambi immobili, poi l’incanto si è rotto e la signora si è allontanata, con calma e dignitosa eleganza d’incedere. Il passaggio dell’elicottero e soprattutto le, fin troppo abbondanti, piste di motoslitte mi hanno ricordato quanto queste ultime siano una pratica deleteria. Pratica vietata ma non controllata per cui … i signorini in motoslitta non trovano di meglio che scorazzare, con i loro mezzi puzzolenti e fracassoni, disturbando la fauna proprio nella stagione in cui questa ha più problemi di sopravvivenza. L’ignoranza di questi giovanotti non abbisogna di ulteriori commenti!
Il cammino così è divenuto molto faticoso ma infine il bel locale invernale del rifugio Pèller, l’agognata metà, mi ha accolto con tutto il suo confort. Si tratta di un piccolo locale a piano terra con stufa, panche, tavola, credenza e qualche stoviglia, mentre nel soppalco ci sono ben sette posti letto con materassi, coperte e cuscini. Insomma un bivacco a cinque stelle!
La faticosa marcia nella neve alta, chiamiamola pure Via Crucis, è stata però ripagata dalla meravigliosa solitudine e dal silenzio (a parte la rumorosissima, ma per fortuna breve, apparizione di un elicottero) e dalle numerose tracce trovate lungo il mio percorso. Quelle dell’orso sono state una scoperta emozionante. Mollato subito lo zaino ho scattato diverse foto, quindi ho preso le misure : cm 30 di lunghezza per cm 21 di larghezza nella parte più ampia, per un passo (calcolato da tallone a tallone) di circa 1,48. Naturalmente, essendo tracce non troppo fresche, vanno ridimensionate di qualche centimetro giacché la neve sciogliendosi e ghiacciandosi tende ad aumentare le misure. In ogni modo anche il signor Orso doveva aver fatto la sua bella fatica, infatti, ha seguito la sterrata per un buon tratto prima di deviare.
Il giorno dopo, tornando a valle, ho avuto la bella sorpresa di trovare Comare Volpe, indaffarata a seguire le tracce olfattive che il suo buon fiuto le segnalava. Per mia fortuna ero controvento e stavo uscendo dal bosco in terreno aperto, ciò ha impedito alla furbona d’individuarmi. Così ho potuto liberarmi dello zaino e avanzare, strisciando sulla neve, quel tanto da appoggiare la fotocamera a un sasso e scattare con lo zoom ben stabile. Recuperato lo zaino sono uscito lentamente all’aperto per fermarmi subito dopo. Ci siamo guardati un bel po’, entrambi immobili, poi l’incanto si è rotto e la signora si è allontanata, con calma e dignitosa eleganza d’incedere. Il passaggio dell’elicottero e soprattutto le, fin troppo abbondanti, piste di motoslitte mi hanno ricordato quanto queste ultime siano una pratica deleteria. Pratica vietata ma non controllata per cui … i signorini in motoslitta non trovano di meglio che scorazzare, con i loro mezzi puzzolenti e fracassoni, disturbando la fauna proprio nella stagione in cui questa ha più problemi di sopravvivenza. L’ignoranza di questi giovanotti non abbisogna di ulteriori commenti!
venerdì 18 maggio 2012
Cima Manderiolo, un belvedere sospeso tra il Veneto e il Trentino
Passeggiata primaverile lungo la cresta che cade sulla Valsugana. Percorso circolare che parte/arriva presso l'Agritur di Porta Manazzo.
Da Cima Manderiolo verso Est: la Valsugana con i Lagorai sullo sfondo. In primo piano la dorsale dell'Armentera, che separa la Valsugana dalla Valle di Sella. |
Vedi le altre foto in Google Foto. |
Zona di malghe, del resto il nome "Vezzena" qualcosa vorrà pur dire.
Vi si arriva in auto salendo dalla Val d'Assa, cioè dalla parte veneta.
E questo spiega anche i penosi tentativi di imitare le sky-arena dolomitiche.
Franceso Guccini definirebbe "goffi voli di tacchini" queste penose imprese che hanno degradato l'intera zona intorno alla (ormai ex) Malga Larici.
E questo spiega anche i penosi tentativi di imitare le sky-arena dolomitiche.
Franceso Guccini definirebbe "goffi voli di tacchini" queste penose imprese che hanno degradato l'intera zona intorno alla (ormai ex) Malga Larici.
Il tracciato in Google Earth. |
👉Breve descrizione del giro: si lascia l'auto appena prima dell'Agritur Porta Manazzo, si sale in breve all'omonimo passetto che butta l'occhio sulla Valsugana e i Lagorai e poi si va con facile sentiero di crinale fino alla cima.
👉Attenzione: qualche buontempone ha sistemato una grande croce di vetta sull'anticima anzichè sulla cima (che è a metri 2.044). Sono solo cinque metri, ma si può sapere come mai questa prodezza?
mercoledì 16 maggio 2012
lunedì 14 maggio 2012
Würstel Servelade trentini? E da quando?
Gli svizzeri sono davvero molto orgogliosi del loro würstel nazionale che si chiama cervelat (la pronuncia è "sérvelat").
Col loro aspetto grassoccio i classici cervelat (alias servelade) svizzeri sono parte integrante della identità nazionale svizzera e primeggiano in versatilità: posono essere mangiati crudi in insalata oppure bolliti, ma anche grigliati. Per la loro leg- gerezza vengono dati da mangiare ai bambini. |
👉In ogni caso é un misto bovino-suino tutelato dalle leggi della Confe-derazione, a loro volta ispirate alla IGP europea (manzo 27%, maiale 10%, pancetta 20%, cotenna 15%, più il 23% di acqua). 👉Molto diverso dal Frankfurter, insomma, che è di solo suino. Tutto questo premesso, sugli scaffali della Coop ho trovato ben due "würstel servelade" prodotti da ditte trentine:
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I due loghi delle due ditte citate.
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► la "Filiera Agroalimentare Trentina" di Castelnuovo (ingredienti: carne suino, acqua, sale, spezie, aromi, senape, destrosio, E621, E450, E301, E250, E251- consumare previa cottura).
► "La Salumeria Belli" di Sopramonte (ingredienti: carne di suino, lardo, acqua, sale, spezie, aromi, E301, E250).
Come si vede dalle etichette, sono entrambi fatti di solo maiale. Che c'azzecca dunque il nome "würstel servelade"?
Persino l'anodino Merriam-Webster così definisce il cervelat: "smoked sausage made from a combination of pork and beef".
Sarebbe come etichettare "Chianti" un mix (magari ottimo) di Teroldego e Gewürztraminer. Per quale motivo, di grazia? Ma uno straccio di idea vostra manco pensarci, eh?
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Gli etichettatori citati sopra sono purtroppo in buona compagnia: a marchiare come "servelade" würstel fatti in realtà di solo suino troviamo produttori assai noti: Pramstrahler di Fiè allo Sciliar, Senfter di Modena, Levoni di Mantova, Moser di Naturno, Max Siebenforcher di Merano, Recla di Silandro, Mendelspeck di Termeno. Sono loro stessi ad autoposizionarsi in quanto a credibilità.
I Servelade qui in un abbinamento classico: con senape e crauti. |
Viceversa, va riconosciuta la correttezza dei salumifici Villgrater di Sesto Pusteria, Karl Bernardi di Brunico, Steiner di Anterselva, Simonini di Ala, Carpano Speck di Falcade (BL), Brunello-Marchiori di Bassano del Grappa (VI), ma anche del Salumificio Cillo di Airolo (Benevento), i quali tutti marcano "servelade" un prodotto a base di carne mista suino-bovino, e non qualcos'altro.
venerdì 11 maggio 2012
Marilleva - cemento e marketing
Non finisco mai di sorprendermi per la buona volontà di quei turisti che, siccome hanno pagato, cercano di non vedere dove sono stati attirati.
Marketing Marilleva 2012: che sia circonvenzione di incapace? |
Capisco che chi è cresciuto fra capannoni, centri commerciali e svincoli autostradali tenda a non far caso al cemento, all'invadenza dei cartelli, ai colori volgari, alla pubblicità invasiva, ai falsi prodotti tipici, alla musichetta da supermarket, all'allegria compulsiva e alla pessima qualità di troppe altre cose.
Dopo la prima volta dovrebbero averlo capito, eppure molti si sentono spinti a tornare, in una sorte di "sindrome di Stoccolma".
martedì 8 maggio 2012
Si fa presto a dire Würstel!
Nei dialetti tedeschi meridionali Würstel è il diminutivo di Wurst (salsicciotto) e noi così lo conosciamo.
In Hochdeutsch non si dice Würstel ma Würstchen, e questo è niente rispetto a ciò che succede in Italia: scendendo sempre più a sud la pronuncia di Würstel diventa dapprima vurstel (o wirstel), poi brùstel, e infine briùstel (alla faccia delle maiuscole). Eppure è sempre lui. Esiste in numerose verianti dai nomi anche fantasiosi; lo stesso nome può essere usato per indicare prodotti diversi sicchè non è facile orientarsi. In ogni caso, il capostipite è uno, il Frankfurter. I padri nobili sono due: lo stesso Frankfurter e il Wiener.
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Frankfurter Würstchen:
solo carne di maiale insaccata in intestino di pecora, forma sottile e allungata, di colore rosa, è più lungo del Wiener e viene in genere servito da solo. E' leggermente affumicato. Va riscaldato per circa otto minuti in acqua calda ed è tradizionalmente consumato con pane, senape, rafano e/o insalata di patate. E' originario di Francoforte sul Meno, dove questo tipo di salsiccia è conosciuto dal 13° secolo. Il vero Frankfürter prodotto in Germania e marchiato “Original” resta, secondo disciplinare, unicamente di puro suino. Negli Stati Uniti il “Frank” è sinonimo di Hot Dog ed è, solitamente, di carni miste, e con l’originale ha poco a che vedere, se non il nome. Perfino in Sudtirolo vengono commercializzati come Frankfurter dei wurstel misti maiale/manzo.
Il Frankfurter è fatto esclusivamente di carni suine. |
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Il Wiener originale è fatto con misto di carni suine e bovine. |
Wiener Würstchen: (in Svizzera è chiamato Wienerli e in Austria, pensate, Frankfurter) è un misto maiale-manzo, è più corto del Frankfurter autentico e viene generalmente servito in coppia con un altro (per i il Frankfurter würstel, più lungo, andrebbe invece servito da solo). Il canonico formato a coppia da 180 grammi è un evergreen dell’Hotel Sacher di Vienna. L'aggiunta di carne di manzo venne fatta per alleggerirlo rispetto all'originale di Francoforte. Anche lui, come il Frankfurter, va bollito.
domenica 6 maggio 2012
Fassalaurina - loro passano ma il cemento rimane
«Soldi, per fare soldi, per fare soldi: se esistono altre prospettive, scusate, non le ho viste» (Giorgio Bocca, ne "Il Giorno", 1962)
«Cemento e soldi, soldi e cemento. Cemento nella valle, soldi per gli speculatori» (Sardi-Faggiani, "Fassalurina, una valle di cemento", 1981)
«Cemento e soldi, soldi e cemento. Cemento nella valle, soldi per gli speculatori» (Sardi-Faggiani, "Fassalurina, una valle di cemento", 1981)
«A Mazzin, dove la valle di Fassa si restringe per subito spalancarsi davanti al Pordoi e al Gran Vernel, sorge Fassalaurina metà albergo metà condominio e monumento ad un fenomeno tipicamente italiano: l'intreccio fra denaro e cemento e quello, più sfacciato, tra speculatori edilizi, uomini politici e amministratori. È una storia esemplare cominciata nel 1970, in sordina e che, nel maggio del 1980, a conclusione di uno straordinario crescendo di fenomeni deliquenziali vede, sani e salvi, solo i padrini politici che sono, ma che caso!, tutti democristiani. Anche la magi- stratura, alla fine, è stata convinta alla resa...».
sabato 5 maggio 2012
Posto Tappa Malga Cere (nei Lagorai)
Dopo la pioggia di soldi europei degli anni Novanta, qualcosa è rimasto. Per esempio la ristrutturazione integrale di molte vecchie malghe dei Lagorai.
Tra queste c'è la Malga Cere, irriconoscibile per chi sa com'era prima.Adesso c'è un rifugio, pomposamente chiamato agritur e non si capisce come mai, visto che il suo calendario è quello dei rifugi e il suo menù non viene certo "prodotto in loco". Comunque. Ci sono anche una diecina di posti coperti per i cavalli dell'Ippovia del Trentino Orientale, che non guasta. Si poteva spendere di meno ma si poteva anche fare di peggio.Fosse dappertutto così ci sarebbe da leccarsi le dita.
Vedi le altre foto in Google Foto. |
mercoledì 2 maggio 2012
La tortora girandolona
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