martedì 26 febbraio 2013

Le montagne e il bianconero

Una volta le foto erano tutte e solo in bianconero.
Cima Brenta ripresa dal Monte Celva, periferia di Trento, a 25 km di distanza.
Scattata con un tele da 415 mm equivalenti, poi trasformata in bianconero.
E i fotografi di montagna dovevano portare in quota attrezzature ingombranti e pesantissime (e che erano anche piuttosto difficili da usare).
Cima Tosa. Come sopra, al bianconero è stato applicato un filtro rosso.
Tra le cose che il digitale ha messo alla portata di tutti c'è la possibilità di riscoprire con un click il fascino del bianconero.
Photoshop dispone di una intera batteria di filtri che emulano i vecchi filtri Kodak: dal classico filtro giallo che evidenzia le ombre sulla neve fino al filtro infrarosso, che scurisce drammaticamente il cielo.
Il B&W digitale ci aiuta anche ad aggirare l'insidia principale di chi cerca il dettaglio documentario nella foto a distanza: la foschia. Combat-terla nelle foto a colori è complicato.
Col bianconero, invece, si può contrastare la dominante azzurra riducendo la luminanza del blu e applicare un filtro giallo, rosso o infrarosso, a seconda della pesantezza della "nebbia".

venerdì 22 febbraio 2013

Non sono animali da compagnia

Marzia Verona, dal suo bel blog veramente amico della montagna e di chi la vive, non le risparmia ai bambocci urbanoidi del Mulino Bianco.
Oltre alle pecore in piazza Duomo il turista ama l'orso, che considera "simpatico"
anche se é nemico acerrimo dell'agricoltura di montagna, come il lupo, del resto.
« ..se riteniamo bello vedere un gregge al pascolo in pianura, in collina, in montagna… non possiamo poi dire: “Non bisogna mangiare carne“. Si alleva per questo, per produrre carne e formaggio. Se così non fosse, non ci sarebbero nè vacche, nè capre, nè pecore. Non sono “animali da compagnia”, anche se qualcuno potrebbe averne un paio a casa per tener pulito il prato, e lasciarle poi morire di vecchiaia».
In città  la montagna é sognata così: botte piena e moglie ubriaca. L'orso, il lupo, la pecora, la vacca e il malgaro: tutti animali da compagnia.

mercoledì 20 febbraio 2013

Malga Valarica di Sotto (Tesino)

«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne dove caddero i partigiani …»
Resistenza in Trentino
I pascoli attorno a Passo Brocon (Trentino), dove si trova Malga Valarica.
In tema di "montagne ribelli" vedi anche il post di TerreAlte.

Qui, dove i Lagorai scendono ai pascoli di Passo Brocon, in una delle tante malghe era annidato l’ultimo manipolo dei partigiani del Battaglione Gherlenda, oramai braccati in tutta la valle dallo spiegamento di nazisti, fascisti e collaborazionisti trentini.
👉Qui venne catturata e freddata con un colpo di pistola alla testa da un collaborazionista del CST trentino  (il Maresciallo Rocca) la staffetta partigiana Ancilla Marighetto, morta per non tradire i compagni del Battaglione Gherlenda e medaglia d'Oro al Valor Militare.

lunedì 18 febbraio 2013

Ancilla Marighetto "Ora"

E’ la più giovane Medaglia d’Oro al valor militare della Resistenza Italiana; assieme all’amica Clorinda Menguzzato è stata una delle poche donne in Italia a ricevere tale onorificenza. Era trentina.
19 febbraio 1945 - Ancilla Marighetto, la giovane staffetta partigiana che
venne inseguita e uccisa non dai "nazisti occupanti" ma dai volonterosi
13 trentini del CST al comando del Maresciallo Rocca, di Cavalese.
Ma fin dal primo dopoguerra i democristiani tridentini hanno cercato di farla dimenticare sottacendo, eludendo, glissando, facendo di tutto pur di sbiadire il ricordo di una donna di cui dovremmo andare orgogliosi.
Come mai l'establishment democristiano s'è dato tanto da fare?
Fra i tanti, uno dei motivi è piccolo piccolo: per coprire i personaggi locali che avevano fatto "il patto col diavolo" e s'erano fatti parte attiva nel lavoro sporco delle SS.
👉Come il suo assassino, il Maresciallo Rocca del CST, di Cavalese, uno che a domanda avrebbe probabilmente risposto: "Io non faccio politica".
👉Ma che aveva seguito il consiglio del commissario collaborazionista De Bertolini, l'ispiratore del CST (Corpo di Sicurezza Trentino).
Una pagina di storia locale che va ricordata affinchè non si ripeta, basta marescialli rocca che ammazzano in casa propria.

sabato 16 febbraio 2013

La scomparsa dei tornantari

La coperta a scacchettoni colorati a far da tovaglia proprio nel centro del tornante, l'utilitaria piazzata a non più di un metro, con le porte aperte e la radio accesa, mentre il traffico girava tutto intorno.
Oggi l'interno dei tornanti è sempre sgombro; chi ama il pic-nic ha a disposizione
panchine e tavoli  molto più tranquilli (ma non sempre utilizzati).
Gli anni della motorizzazione di massa portarono un nuovo tipo di turisti dolomitici: i tornantari.
👉Arrivavano sui tornanti dei passi, l'intera famiglia con le scarpe da città e timorosa di allontanarsi dal rassicurante nastro d'asfalto. La loro wilderness era sdraiarsi sul plaid tenendo d'occhio l'amata 600 comprata a rate.
👉Oggi i veri eredi spirituali dei tornantari sono forse i frequentatori di resort e centri wellness, similmente legati ad una concezione della montagna altrettanto "esterna", quasi estranea.
Da sx: una foto d'epoca, la pubblicità Fiat d'epoca e la goffa pubblicità Fiat odierna, che ammicca a una realtà estinta da tempo.

mercoledì 13 febbraio 2013

Il Sudtirolo di Lilli Gruber

Ripercorrendo la saga della propria famiglia, la giornalista traccia un affresco della società contadina sudtirolese dalla dissoluzione dell'impero austroungarico fino all'avvento del fascismo.
Non è solo una storia di famiglia, la minuziosa ricostruzione di figure e caratteri viene inserita sullo sfondo della grande storia.
Lilli Gruber compone uno spaccato del mondo agricolo della sua gente, così legata alla propria Heimat e all'Austria-Ungheria.
Descrive la reazione di questo mondo, fortemente tradizionalista e religioso, alla strafottenza ottusa del "nuovo padrone" italiano e fascista. Un rifiuto della umiliazione e dell'offesa che riguardò tutte le classi sociali, non ultimi i grandi possidenti terrieri.
👉Descrive il processo che, per reazione, portò alla successiva adesione al nazismo germanico, il "grande sbaglio" del popolo sudtirolese.
Non mancano le parole di difesa per i pochi che, nel mondo cattolico soprattutto, s'opposero al nazismo germanico così come al fascismo italiano.
Poco paludato ma ricco di informazioni, questo piccolo grande racconto famigliare certo farà conoscere meglio i trascorsi di questa terra al grande pubblico italiano.
La residenza agricola di Pinzon, il piccolo borgo della Bassa Atesina che fa da sfondo alle vicende ricostruite nel libro.

domenica 10 febbraio 2013

I giorni della merla

Quest'anno sono in ritardo di una buona settimana. La leggenda è nota: la povera merla, il freddo, il camino...

venerdì 8 febbraio 2013

La panoramica dorsale Hoabonti-Cola con la neve

E' una bella balconata con affaccio a nord e a sud, fra i Lagorai, le Dolomiti e gli altipiani che, oltre la Valsugana, scendono verso la pianura padana.
Hoabonti Cola
La dorsale che dallo Hoabonti porta al Monte Cola. Sullo sfondo al centro
Cima d'Asta e il gruppo delle Pale di San Martino sulla sinistra..
Siamo in pieno Trentino, ma gli insediamenti sparsi che giustificano la stradina asfaltata che prende via via sempre più quota ammiccano al mondo tirolese, mentre la Valsugana da cui arriviamo è per il resto del tutto italiana, direi quasi veneta.
Hoabonti Cola
Dalla vetta del Monte Cola verso il Tesino (a sinistra) e la basso
 Valsugana (a destra). Poco più in basso, innevato, il Col Chelder.
Le altre foto sono in Picasa Web Album.
Da Malga Trenca (m 1.666), dove si lascia l'auto, sono 800 metri di dislivello. Il giro ad anello tocca dapprima lo Hoabonti (m 2.334) e poi il Monte Cola (m 2.262)  richiede cinque ore. Le due cime sono unite da una dorsale in quota che costituisce la vera attrazione dell'escursione.
Foto, descrizioni e quote sono di Gigi.
escursioni_invernali
Relazione, quote e tempi:
Dalla Valsugana occorre raggiungere prima Roncegno, per poi seguire le indicazioni stradali per la loc. Le Pozze e il Rif. Seròt; quest’ultimo si raggiunge con un tratto finale di strada sterrata.
La stessa vista creata digitalmente dal software PanoramenErzeugen.
Lasciata l’auto nei pressi del Rifugio (parcheggi) si prosegue con la sterrata che, compiuti un paio di tornanti, passa da Malga Trenca per arrivare, poco dopo, in vista degli edifici della Loc. Trenca.
GPS Hoabonti Cola
Il tracciato in Google Earth.
Qui si abbandona la strada, che supera un corso d’acqua, per seguire a sinistra un altro tracciato sterrato. Quest’ultimo subito dirige verso il M. Cola di fronte a noi, poco dopo compie un lungo traverso verso est passando, dietro alla Malga Trenca (Volendo una volta alla Malga si può salire alle spalle della stessa su terreno libero fino a intercettare il tracciato qui descritto).
La pista prende a salire prima comodamente, poi con dei tornanti, dirigendo verso il crinale di SSE del M. Cola che raggiunge a circa 1.850 metri, poco sotto una croce già visibile da tempo. Superato il crinale, entriamo in Val d’Ilba in vista del piccolo baito omonimo (il baito è malconcio, ma

mercoledì 6 febbraio 2013

Il Monte Toraro e i rottami della Guerra Fredda

L'occhio elettronico di Monte Toraro (Folgaria) collegava i comandi Nato della pianura veneta a quelli nordeuropei.
L'ex-strada di servizio sulla vetta del Monte Toraro (raggiungibile anche con
neve lungo l'ampia strada che parte dal Valico di Valbona in una mezzoretta).
Da questo panettone di 1.827 metri rimbalzavano gli ordini che giravano nella rete militare della guerra fredda, anche quelli destinati ad attivare il lancio dei missili a testata nucleare sparsi per l'Europa.
I più vicini erano stoccati a neanche un chilometro in linea d'aria, nella base americana di Malga Zonta, comune di Folgaria, testate così segrete che ufficialmente non esistevano.
Lungo la strada dei Fiorentini sopravvive un vecchio cartello come questo.
Negli anni Ottanta l'intera provincia di Trento ne era piena.
Per lungo tempo, a partire dagli anni '80, una serie di cartelli marroni installati dalla Provincia Autonoma di Trento su spinta dei pacifisti proclamava con ottimismo "Zona libera da armi nucleari".
Erano piazzati anche lì, dove queste se ne stavano ancora acquattate sottoterra.
Le costruzioni sono state rase al suolo dagli americani quando hanno
levato le tende. Oggi rimane la strada asfaltata di servizio e qualche
striscia d'asfalto sulla vetta, che era stata abbassata di alcuni metri.
All'epoca c'eravamo cascati come allocchi. Ancora oggi uno di quei cartelli-beffa è visibile lungo la strada dei Fiorentini, forse dimen-ticato da qualche funzionario distratto.
Oggi, trent'anni dopo, "Base Tuono" è diventata curiosità turistica, un paio di rampe sono in mostra all'aperto e dal
Monte Toraro sono sparite le costruzioni dei ponti radio sulle cui onde viaggiava Arpanet.
Dal Monte Toraro verso Base Tuono e la zona di Passo Coe. Un panorama
invidiabile che per cinquant'anni è stato sequestrato dalla guerra fredda.
Per quasi quarant’anni Arpanet fu considerata segreto militare: si era allora in piena Guerra Fredda e questa rete garantiva lo scambio di informazioni tra le basi militari sparse nel mondo anche in caso di guerra nucleare.
Negli anni Ottanta, tuttavia, grazie alla diffusione dei personal com-puter, Arpanet cominciò ad essere usata anche dai civili di università e centri di ricerca.
La Rete cominciò a riempirsi di persone e di messaggi. Gli studenti universitari la usavano per scambiarsi messaggi, affascinati dalle potenzialità di questo nuovo mezzo di comunicazione.
Nel gennaio 1983 venne inaugurato il protocollo di trasmissione TCP/IP, quello stesso che usiamo con Gigi e Paolo per scambiarci i file fotografici.

sabato 2 febbraio 2013

Android e GPS: sono arrivati i logger interni!

Un buon sistema per risparmiare la batteria dello smartphone.
Un piccolo logger esterno come questo
ha una batteria che dura più di 30 ore.
La schermata di GPS Logger For Android alla
partenza. Un'App che tra il resto è gratuita e
che alle prime prove sembra  funzionare.
 Si sa che un piccolo logger separato sa tracciare la nostra escursione senza i limiti di tempo imposti dalla batteria degli smartphone permettendoci poi, a casa, di georeferenziare le foto scattate. Ma non ci consente, sul campo, di fare il punto su una mappa mostrandoci dove siamo.
Ora sono comparsi i logger androidiani che fanno il lavoro dei logger separati ma stanno a bordo dello smartphone. Usano il GPS interno però senza mappa e senza schermo. Salvano solo la traccia e consumano pochissima batteria anche se tengono sempre attiva l'antenna GPS; se apriamo una cartografia "al volo" per fare il punto vediamo immediatamente dove ci troviamo, senza aspettare che il GPS faccia il fix dei satelliti. Che è poi quello che serve, no?
 Prima prova sul campo: dopo 12 ore di lavoro la batteria potenziata Mugen del Galaxy S2 aveva ancora il 55% della carica (diciamo il 25% con quella di serie).