martedì 28 maggio 2013

Il pemmican e i Landjäger

Il pemmican è un alimento concentrato a lunga conservazione usato dai nativi nordamericani, che lo producevano seccando le parti magre della carne di daino, cervo, bisonte.
cucina tirolese
Il pemmican (a sinistra) contiene una maggiore percentuale di grasso rispetto al
Landjäger (a destra). Inoltre incorpora anche bacche e piccoli frutti che assicu-
rano un importante apporto vitaminico. Assomiglia anche ad altri insaccati a lun-
ga conservazione in uso nell'arco alpino
Nel dipinto "L'ultimo pemmican", del pittore texano Martin Grelle, si vede un gruppo
di nativi che al termine di una battuta di caccia sfortunata dividono tra loro il pemmi-
can rimasto, unica garanzia  di sopravvivenza.
Tagliate in strisce sottili, le carni venivano dapprima essiccate al sole o al vento e poi ridotte in polvere.
Per ricavare un chilo di carne secca servivano cinque chili di carne fresca.
Aggiungendo al trito di carne secca diversi frutti di bosco come mirtilli, bacche Saskatoon, ciliegie, ribes e chokeberries, se ne ricavava un impasto che veniva mescolato con grasso animale fuso nella proporzione di 1:1.
L'impasto veniva poi pressato in forma di gallette, prima insaccato e poi lasciato essiccare al vento.
Ed è proprio grazie a questo tipo di lavorazione che il pemmican era in grado di conservarsi a lungo.
👉Questa strana parola deriva dal termine pimîhkân, in uso presso i nativi Cree, che a sua volta deriva dalla parola pimi, "lardo, grasso".
👉E' stato introdotto fra i coloni bian-chi dai trappers, i cacciatori di pel-licce del far west.
👉In seguito venne anche adottato dagli esploratori polari, quali Robert Falcon Scott, Roald Amundsen, Robert Peary, che lo utilizzarono nelle spedizioni sia per l'alimentazione dei loro uomini che per quella dei loro cani.

sabato 25 maggio 2013

La neve di maggio

In Valsugana la grande nevicata di ieri ha portato il bianco fino a quota 900 metri (foto del 24 maggio alle ore 18).

giovedì 23 maggio 2013

Sullo sfondo del Giro d'Italia

C'è stato un Giro d'Italia eroico, quello dei Binda e dei Girardengo, ed un'altro nazional-popolare, permeato dallo spirito della ricostruzione che permeava lo stivale dopo la caduta del fascismo e la fine della guerra.
Un poster del Giro 2012 che interpreta Passo Giau (Cortina). Il trattamento
post-produzione restituisce un ambiente immaginario che chi conosce la
congestione del luogo veramente stenta a riconoscere.
Un Giro, quest'ultimo, magari con-teso fra i tifosi di Fausto Coppi (laico "e quindi" di sinistra) e quelli di Gino Bartali (alfiere democristiano), ma comunque espressione autentica di un popolo che guardava al futuro con speranza e ottimismo. Oggi ognuno fa corsa a sè.
Durante la tappa Conegliano-Gardeccia (Catinaccio) dell'edizione 2011.
Il gruppo che risale i tornanti si staglia su uno sfondo da cartolina.
Anche se so che i ciclisti sono fra gli atleti più dopati della galassia sportiva, seguo volentieri le tappe dolomitiche in televisione, perchè c'è l'elicottero.
Le riprese dall'alto mostrano paesi e valli che conosco bene, ma il punto di vista è inconsueto e impietoso.
La telecamera, tutta presa dall'azione sportiva, mostra sbadatamente e senza vergogna lo stato dell'arte della cementificazione nelle vallate alpine e l'avanzata dei guard-rail lungo le strade dei passi.
Qualcosa di accuratamente escluso dagli spot del Giro che celebra sè stesso.

domenica 19 maggio 2013

Primavera nevosa sul Monte Misone (Alpi di Ledro)

Il Monte Misone guarda il Lago di Garda da quota 1.802 ed è una bella meta per l'estate. Si sale dal Lago di Tenno, sopra Riva del Garda. escursioni_invernali
Dalla cima verso nord: in primo piano la cresta boscosa del Monte Biaina,
che separa la piccola Val San Pietro (a sinistra) dalla Valle dei Laghi.
Ma non si vede solo il Garda: i panorami verso nord spaziano dalle Alpi di Ledro all'Adamello, alle cime dei monti di Trento e sono dunque altrettanto belli e raccomandabili. In effetti questa cima è libera da ostacoli e il giro d'orizzonte è proprio a 360 gradi.
Dalla cima verso il gruppo dell'Adamello. In primo piano la dorsale erbosa
Dos d'Enziana-Monte Cogorna, giusto sopra il Passo del Ballino.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Questa escursione si svolge sempre su sentiero, mai esposto e mai difficile, e si conclude sull'erbosa vetta tondeggiante dopo 900 metri (scarsi) di salita graduale e continua. Piuttosto appartato rispetto alla parte centrale delle Alpi di Ledro.
Meta molto interessante per via dello splendido panorama a 360 gradi che si gode dalla vetta e che comprende il Gruppo di Brenta (a nord) e il Lago di Garda (a sud). Testo e foto sono di Gigi, che c'è andato in questo lungo finale d'inverno ed ha scoperto che c'era (c'è) ancora (troppa) neve. Io c'ero stato in piena estate, scoprendo che il posto è pieno di peonie selvatiche, di solito piuttosto difficili da trovare.
Scarica la traccia GPS da Every Trail.
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Da Riva del Garda occorre seguire le indicazioni per il Lago di Tenno e il Passo del Ballino. Giunti in località Ville di Monte si svolta a destra, seguendo le tabelle per il borgo medioevale di Canale e il Rif. San Pietro. La stradina che sale al rifugio e stretta è tortuosa finché arrivata nei pressi del rifugio (bivio a destra) continua ancora per alcune decine di metri divenendo sterrata e sbucando infine in un

giovedì 16 maggio 2013

Primavera piovosa, asparagi in ritardo

Di solito erano pronti per Pasqua.
asparagi di zambana
Ma le piogge continue che stanno bloccando da settimana perfino gli orti di casa hanno ritardato anche la maturazione e la raccolta degli aspa-ragi lungo l'Adige, tra Trento e la Piana Rotaliana. Le piogge hanno anche accresciuto non poco l'impegno di chi li coltiva, oggi riuniti in una associazione comunale di promozione e tutela ed anche in un'associazione di categoria (As.TA. - Asparagicoltori Trentini Associati). La raccolta infatti può essere fatta solo a mano, con uno speciale "sondino" metallico che va infilato nel terreno. Il maltempo ha anche indurito lo strato superficiale degli asparagi, ma niente di grave, perchè rimangono comunque ottimi.
👉La tradizione vuole che siano accompagnati dalle uova sode, da mangiare  a parte o sotto forma di salsa ricavata dai tuorli.
👉Alla salsa preferisco le uova sminuzzate o affettate, accompagnate da un pinzimonio di olio, aceto, sale, pepe e nient'altro.

martedì 14 maggio 2013

Fotovoltaico: la SAT contro gli impianti a terra

La SAT mette all’indice «il proliferare di interventi che non paiono “verdi” e ispirati al risparmio energetico, ma vere e proprie operazioni economiche di sfruttamento a danno dell’elemento paesaggistico».
Malga Cere (Lagorai), ristrutturata con soldi pubblici. Gli
amministratori locali non sanno che esistono i tetti?
L'implicita accusa agli amministratori locali è netta. Il documento della SAT invita con chiarezza a non aspettare che i buoi siano scappati: «L’abbiamo visto nelle Marche, nel Veneto, in Toscana. Quanto realizzato finora in Trentino è ancora poca cosa, questo è il momento di prendere la situazione in mano».
Malga Manazzo (Asiago), anche qui soldi pubblici e anche
 qui i tetti già esistenti sono stati bellamente ignorati. Si è
scelto di consumare altro suolo e sfregiare il paesaggio. 
Il caso innescato dal sindaco di Fondo, Remo Bonadiman, eletto in una mimetica "lista civica" ha spinto la SAT ad esprimersi ufficialmente contro gli impianti solari a terra.
Come spesso succede è stato proprio il sindaco del paese a trafficare per il peggio: pretendeva 6 ettari di bosco per l'impianto "ecologico" destinato al palaghiaccio del paese e solo l'intervento della Commissione Urbanistica Provinciale l'ha poi costretto a più miti consigli: non più di 2,5.Niente di nuovo sotto il sole, peraltro... abbiamo imparato che spesso il nemico ce l'hai in casa.
Mi pare che la SAT abbia ragione da vendere e che il suo documento spieghi già tutto.
Nulla da aggiungere. Se non che molti sindaci, quando sentono odore di contributi pubblici, venderebbero anche la madre (trentina, del resto). Accadeva già negli anni Sessanta con le malghe inutili in Val di Sole. Oggi all'amore per i "contribüti" sembra essersi aggiunta l'attrazione per il partito degli affari

domenica 12 maggio 2013

Il lombardo Monte Pizzocolo sul Garda

Mentre la neve in quota è ancora abbondante Gigi e Paolo tentano una fuga dall'obbligo di ciaspole e si spostano a sud, sul Lago di Garda, nelle Prealpi Bresciane. escursioni_invernali
Il Pizzocolo visto da Torri del Benaco, sulla sponda orientale del Garda.
La quota modesta (m 1.581) fa ben sperare e in effetti la neve residua è poca, ma a rompere le uova nel paniere ci si mettono la foschia e le nuvole, che si mangiano il panorama!
Dal parcheggio alla cima sono 790 metri di dislivello che salgono di poco conteggiando anche la modesta deviazione dal Passo Spino al Rifugio Pirlo.
In totale, andata e ritorno, poco meno di cinque ore.
La cima ospita la croce di vetta ed anche una chiesetta, di cui si intravvede
il tetto. In primo piano lo spartano bivacco Due Aceri.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Il Monte Pizzocolo sovrasta Toscolano Maderno ed è ben visibile dalla costa orientale del Lago di Garda, da dove spicca per la sua posizione dominante. Effettivamente nelle giornate serene il panorama dev'essere impagabile.
Testo e foto sono di Gigi.

Il tracciato in Google Earth.
Scendendo da Riva del Garda arriviamo a Toscolano-Maderno; qui prima del torrente Toscolano svoltiamo a destra, subito dopo lasciamo a sinistra un antico ponte in pietra e, seguendo le indicazioni, saliamo al paese di Gaino. Entrati nelle strette viuzze dell’abitato, lasciamo a sinistra una piazzetta per svoltare a destra e subito dopo a sinistra. Ora un cartello per il Rifugio Spino ci indica la strada. Dopo non molto l’asfalto termina e si prosegue con una sterrata, un po’ malconcia, che cala nella profonda forra che separa il M. Pizzocolo dal M. Castello di Gaino. Ora dobbiamo proseguire, senza tener conto di sterrate che
dipartono dalla nostra, arrivando fuori dalla stretta forra per poi superare il torrente Toscolano e salire

giovedì 9 maggio 2013

Come riprodurre l'edera

L'hedera colchica è la specie più resistente e vigorosa, la più coprente e rampicante.
Metà terriccio da fiori e metà sabbia.
Sopporta sia il caldo che il gelo, cresce all'ombra come al sole ed è anche immune da parassiti e malattie.
La si distingue facilmente dalle specie consorelle per i frutti a grappolo composti da bacche blu delle dimensioni di un mirtillo.
E' piuttosto difficile da rintracciare nei vivai ma, per fortuna, è facile da riprodurre per talea.
Quest'anno ci provo con talee lunghe 10-15 centimetri.
Pare che se si desidera ottenere un’edera a cespuglio, le talee vadano prelevate dai rami adulti, quelli in cui il fusto ha già raggiunto una certa consistenza legnosa.
Invece nel caso in cui si voglia ottenere un’edera rampicante, le talee dovranno essere ricavate da rami più giovani, ancora verdi, come nella foto.
Si possono mettere a dimora direttamente nel terreno (metà terriccio e metà sabbia) o parcheggiare in vasi. Dopo tre settimane dovrebbero spuntare le radichette e quel punto si potranno trapiantare in piena terra.

mercoledì 8 maggio 2013

La rivolta contadina del 1525

La "rivolta dei contadini" partì improvvisamente la notte fra il 10 e l'11 maggio 1525 a Bressanone, guidata da Michael Gaismayr, vero leader carismatico, e ben presto si diffuse nel resto della regione.

Per maggiori informazioni su Michael Gaismayr, vedi il lo studio di Josef
Macek tradotto ed edito dalla rivista Uomo Città Territorio di Trento
nel 1991. (foto dal sito www.circologaismayr.it)
Ai contadini del principe-vescovo di Bressa-none si unirono i minatori della Valsugana, guidati da Francesco Cleser e i contadini delle valli di Non e Sole, coinvolgendo nella rivolta ampi strati di popolazione, compresi ceti borghesi e qualche sacerdote.
La ribellione era contro le imposte, le pratiche giudiziarie, i burocrati nominati dai principi al posto degli ufficiali pubblici locali, lo svuota-mento delle autonomie locali voluto dagli Asburgo, la restrizione dei permessi di caccia e pesca e dell'uso dei pascoli.
La repressione in Trentino fu spietata. Una "festa della conciliazone" organizzata a Trento si risolse in un tranello architettato, pare, dal capo delle truppe del Principe Ve-scovo, che fece circondare la piazza e isolò quelli che individuò come capi della rivolta: molti di loro vennero torturati e uccisi, alcuni furono impiccati, ad altri furono tagliate le mani o strappati gli occhi.
Diverse decapitazioni furono eseguite in Piazza del Duomo.

domenica 5 maggio 2013

Col della Palazzina (Lagorai)

E' un modesto rilievo di 2.150 metri sopra Passo Cinque Croci in Val Campelle, nei Lagorai centrali.
Sul Col della Palazzina con il Montalon sullo sfondo. A dx la Cima delle Stellune.
Si trova ad ovest del più noto Col di S. Giovanni (m 2.251) ed in genere viene raggiunto nel corso di escursioni ad anello che transitano appunto dal Passo di Cinque Croci.
Il sentiero che da Malga Conseria scende al ponte omonimo.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Questa volta Gigi e Bruno sono saliti e discesi dal versante meridionale, passando da Malga Valsorda Prima. Al ritorno hanno deviato per Malga Conseria, tanto per cambiare un po'. Testo e foto sono di Gigi.
escursioni_invernali
Da Trento si raggiunge e si supera Borgo Valsugana, continuando fino al vicino paese di Castelnuovo dove, seguendo le indicazioni per il rif. Cruccolo si passa per Scurelle per poi inerpicarsi nella Val Campelle. Si percorre tutta la valle, lasciandosi alle spalle anche le ultime costruzioni della loc. Tedon e il grande rif. Carlettini, arrivando così al parcheggio situato presso il Ponte di Consèria.
Scarica traccia GPS da Every Trail.
Dal Ponte si segue la comoda strada forestale che sale nei boschi, fino a sbucare prima nei pascoli e dopo breve alla Malga Valsorda prima. Dietro la Malga si vede il Col della Palazzina mentre sulla sinistra c’è la mole della Cima delle Buse e del M. Montalón e la bella piramide della Cima delle Stellune.
Dopo l’ovvia sosta alla malga si continua la salita seguendo le tracce di precedenti escursionisti altrimenti andando in direzione del Col della Palazzina per poi deviare a sinistra compiendo un largo giro