sabato 29 giugno 2013

Cima Sera (proprio sopra Tione)

Cima appartata e poco conosciuta, frequentata per lo più dai locali e che non delude in quanto a panorami.
Le Malghe Stabio, che si incontrano a quota 1.450 appena usciti da bosco.
L'altopiano del Bleggio che diventa visibile una volta raggiunta la selletta
Spiazzola a quota 1.570 circa.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Si parte dal Passo Durone, un va-lico secondario che mette in comu-nicazione la conca di Tione con l'altopiano del Bleggio.
Già dai pascoli delle Malghe Stabio c'è un'ottima visuale sulle nevi dell'Adamello-Carè Alto e della Presanella e si sale con ampia vista sulle coltivazioni dell'altopiano del Bleggio cui fanno da sfondo le elevazioni della catena Bondone-Stivo. Dalla cima la vista si apre sulle Alpi di Ledro, sul Gruppo di Brenta e la conca di Tione.
Il percorso è privo di difficoltà e quindi adatto a tutti, ma occorre ricordare che dal passo alla cima (m 1.909) ci sono 900 metri abbondanti di dislivello.
Sia il testo che le foto sono di Gigi.
escursioni_estive
Scarica traccia GPS da Every Trail.
Dal Bleggio si sale al Passo Durón e, poco prima di raggiungere il valico, a sinistra troviamo il Bar/Ristorante Durón e un piccolo parcheggio siamo a quota 985. Passiamo a fianco del locale pubblico, subito dopo proseguiamo su sterrato, e appena giunti nel bosco troviamo un bivio. A destra la strada sterrata prosegue e la ritroveremo poco prima delle Malghe Stàbio. Noi saliamo a sinistra e, fatti pochi metri, arriviamo a un tornante sinistrorso: da qui diparte una forestale che imbocchiamo, siamo a circa 1.000 metri di quota. Saliti di non molto, troviamo la prima di una serie di tabelle che informano su vari argomenti, in questo caso il tema

venerdì 28 giugno 2013

Se il grandangolo fa i capricci

Non tutti amano i grandangolari spinti perchè tendono a "cancellare" le cime  riducendole ad alture insignificanti.
Lo scatto originale con le due travi "panciute" e anche sottoesposte, come
pure l'edificio sulla sinistra (Malga Colo, Lagorai - 18 mm equivalente).
In compenso permettono di abbracciare l'intera scena quando lo spazio non abbonda, e questo vale sia quando si inquadra un monte "un po' troppo vicino" sia quando si vuole "ambientare" un rifugio, una malga o persino un fiore mettendolo in primo piano senza però perdere il paesaggio circostante.
Schiarite le ombre e raddrizzate le travi, ma la neve sullo stallone è bruciata.
Bisogna però fare i conti con la distorsione a barilotto (molto evidente nel caso di edifici, perchè contengono linee rette) ed anche con l'esposizione: più ampia è la scena e più si rischia di avere luci bruciate e ombre chiuse.
Con un programma di fotoritocco si può ovviare ad entrambe le cose, ma si paga sempre qualche prezzo...
Rimediare alla distorsione è stato facile ma schiarire le travi inlegno e della stalla a sinistra ha compromesso il contrasto e bruciato le alte luci...

giovedì 27 giugno 2013

Sui monti di Pregasina (Lago di Garda)

Pregàsina è un paesino dell'Alto Garda a breve distanza da Riva, appollaiato a quota 525 sulle pendici dei monti che dominano la sponda occidentale del lago.
Il lago e Limone del Garda visti dal Passo Rocchetta.
Andando a Cima Nara: vista sull'alto Garda e la Valle dei Laghi.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Questo giro ad anello tocca il Monte Guil (m 1.322), la Cima della Nara (m 1.376) e la Cima Bal (m 1.260). Partenza ed arrivo da Pregàsina.
E' una proposta inconsueta, un giro forse troppo lungo per una sgambata di primavera, ma quando sui monti "veri" c'è ancora un sacco di neve a fine maggio, allora l'unica soluzione è spostarsi più a sud. Le propaggini delle Alpi di Ledro possono andare bene, insomma fanno alla bisogna, come dice Gigi, autore sia del testo che delle foto.
escursioni_estive
Scarica la traccia GPS da Every Trail.
Da Riva del Garda si seguono le indicazioni per la Val di Ledro che, con un giro ozioso, ci portano all’imbocco della Valle mediante una lunga galleria. Al primo bivio, poco dopo la fine del tunnel, svoltiamo a sinistra e saliamo a Pregàsine, con una strada che diventa stretta e tortuosa. Appena entrati in paese, dopo una secca curva a sinistra troviamo l’indicazione per svoltare ancora a sinistra, raggiungendo così un comodo e vicino parcheggio, proprio sotto la chiesa del paese dedicata a S. Giorgio.
Lasciata l’auto, saliamo alla chiesa per lasciarla alle spalle e proseguire verso le ultime case di Pregàsine. Dopo una curva troviamo un bivio: a destra il sent. 422 sale, ripidissimo, verso la Bocca di Lè da dove scen-deremo al ritorno, mentre noi con-tinuiamo dritti seguendo il sentiero 422b.
La strada, ora sterrata, prende

sabato 22 giugno 2013

Una ventata d'aria fresca per Dolomiti Unesco?

Dopo gli anni della scandalosa e imbarazzante presidenza veneta, la fondazione Dolomiti Unesco passa alle cure del Sudtirolo, nella persona di un importante politico SVP.
marketing Dolomiti
I nove siti dolomitici riconosciuti ufficialmente dall'Unesco.
Elmar Pichler Rolle (la cui stella dentro il partito di raccolta è in fase calante, ma in questa sede non conta) difficilmente potrà fare peg-gio dell'imbarazzante personaggio che l'ha preceduto, uno che circa il traffico sui passi dolomitici diceva: l'obiettivo deve essere quello di portare più in alto possibile il mag-gior numero di auto possibile.
Naturalmente tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare ma, come nota anche il blog bolzanino "Terre Alte", le prime dichiarazioni di Pichler Rolle fanno ben sperare.
Sembra un cambio di passo, speriamo che duri.

mercoledì 19 giugno 2013

Al Roccolo del Sauch

Un tempo i piccoli volatili erano parte integrante della dieta ed i roccoli non erano una rarità.
Il doppio roccolo visto dalla forestale che porta al vicino Rif. Sauch.
I roccoli servivano per la cattura degli uccelli di passo. Si trattava di costruzioni vegetali con i rami abil-mente intrecciati e potati per dare forma alla trappola in cui volatili venivano attirati.
Veniva così creata una galleria pe-donabile con pianta a ferro di ca-vallo e con al centro uno spiazzo erboso.
Il roccolo visto dall'interno di uno dei due "tondi".
Vedi le altre foto in Google Foto.
Dopo che un gran numero di volatili si era posato nello spiazzo, dal ca-sello veniva agitato lo spauracchio, preceduto dal fischio dell’uccella-tore.
La fuga in senso orizzontale portava gli uccelli dritti verso una rete pres-soché invisibile tesa tra le nume-rose arcate della galleria vegetale.
Il roccolo è costituito da tre parti fondamentali:
● il casello: torretta in cui staziona l’uccellatore; situata nella parte più alta del roccolo e completamente nascosta dalla vegetazione;
Il tracciato in Google Earth.
● il tondo: piccolo prato rivolto verso valle su cui si trovano piante potate in forme rotondeggianti da cui spuntano i secchi, rami privi di foglie su cui veniva posti i richiami;
● il colonnato con pergola: circonda il roccolo ed è formato da piante (abeti e faggi) potate in modo ca-ratteristico tra cui erano nascoste le reti di cattura; a ferro di cavallo.
Il roccolo del Sauch è composto da piante di faggio e abete rosso po-tate con cura in modo da creare una galleria a ferro di cavallo, una specie di pergolato forato da una serie di archi. Più precisamente le gallerie sono due: si tratta infatti di un doppio roccolo, con due torrette destinate a due uccellatori.

venerdì 14 giugno 2013

Le erbe aromatiche dell'orto (quelle più rustiche)

Dopo il colpo di coda dell'inverno, le fredde piogge primaverili e la mancanza di sole l'orticello di casa è in pessime condizioni.
erba cipollina menta salvia
Pomodori e insalate sono striminziti e molto, molto indietro. Piacevole sorpresa invece per le erbe aromatiche: molto resistenti al ghiaccio invernale sono state inaspettatamente queste tre, tutte piantate a terra: l'erba cipollina, la menta e la salvia. Tutte e tre sono felicemente riuscite a sopravvivere anche alle piogge continue che hanno infradiciato il terreno per mesi.

timo origano prezzemolo
E inoltre, ma ospitate in vasi che ho interrato a ridosso di un muretto, sono riuscite a sopravvivere al freddo dell'inverno e al marcio di questa primavera anche altre tre: il timo, l'origano e il prezzemolo.

martedì 11 giugno 2013

Marlinger Waalweg (da Tell a Marlengo)

Questa passeggiata lungo il primo tratto del Marlinger Waalweg inizia a Tell-Töl e termina alla stazione ferroviaria di Marlengo-Marling.
Marlinger Waalweg
Nel sito www.sentieridautore.it c'è una scheda molto ricca di informazioni
generali sui Waale sudtirolesi  e notizie specifiche sul Waal di Marlengo.
E' un percorso facile e panoramico che si svolge in piano, sempre a fianco del canale d'acqua (il Waal, appunto). Lo si abbandona solo al momento di scendere alla stazione ferroviaria prendendo un sentiero ripido, ma adatto a tutti, che in venti minuti porta alla linda stazioncina. A proposito: com'è che qui i treni e le stazioni sono in ordine, puliti e del tutto privi di graffiti?
L'Adige entra nella conca di Merano. Il Waal si snoda appena sopra il
fondovalle con vista verso la cittadina di Merano e la collina di Tirolo.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Il giretto è durato un'ora e mezzo; ci sarebbe stato tutto il tempo per ar-rivare fino a Lana, dove il lungo Marlinger Waal termina, e da lì tornare al parcheggio di Tell con i bus della rete urbana di Merano.
Il percorso visto in Google Earth.
Però, visto che questa è la prima gita dopo l'intervento alla spalla che mi ha tenuto fermo per mesi, ho preferito non strafare.
E così per tornare a Tell abbiamo preso la ferrovia della Venosta, cosa che in realtà preferisco.
Conto di completare il Waal con il tratto che porta a Lana in autunno, tempo di uva e di vendemmia...
Come arrivare: passata Merano e anche Foresta-Forst (dove c'è la fabbrica di birra) si prosegue per qualche chilometro fino all'impianto idroelettrico di Tell, dove si lascia l'auto. Il sentiero inizia proprio dal parcheggio. escursioni_estive
Come tornare: scesi dal Waal alla stazioncina di Marlengo si prende il treno per Malles e si scende a Tell-Töl, che è la prima fermata. Il parcheggio dista mezzo chilometro.
Lo si percorre seguendo la pista ciclabile che scende a Merano.

sabato 8 giugno 2013

L'HDR nei telefonini

Il metodo High Dynamic Range (HDR) riesce  a recuperare i bianchi bruciati e a schiarire le ombre troppo chiuse (ma va usato con cura).
hdr telefonini
Entrambi gli scatti sono stati fatti con uno smartphone Samsung  Galaxy S3.
Quello a sinistra senza HDR, quello a destra con la funzione HDR inserita.
Il risultato è che anche la parte di pensilina al sole rimane  leggibile men-
tre il display con gli orari dei treni su sfondo nero è stato schiarito. 
L'HDR ripete per via informatica quello che il fotografio Ansel Adams chiamava "sviluppo zonale". In pra-tica sottoespone le zone troppo illu-minate e sovraespone le ombre troppo scure. Noi dilettanti tendiamo ad esagerare, ottenendo così scene surreali dalle tinte ultrasature e l'aspetto congelato.
Ho scoperto per caso che alcuni te-lefonini hanno la funzione HDR  e che i progettisti non hanno esage-rato con gli "effetti speciali" sicchè il risultato finale non è deturpante. Una piacevole sorpresa, direi.

giovedì 6 giugno 2013

Le "fortezze dolomitiche" del rev. Sanger-Davies

Lo schizzo proviene da un piccolo volume, illustrato dall'autore, pubblicato in Inghilterra nel 1894.
La copia anastatica del volume originale si
 può consultare nel  sito www.archive.org.
L'autore è il reverendo J. Sanger-Davies, del Queen’s College di Oxford e membro dell'Alpine Club britannico.
Di piacevole lettura, riferisce delle sue ascensioni estive "of the Croda di Lago, the Little and Great Zinnen, the Cinque Torri, the Fünffingerspitze, and the Langkofel".
In qualche maniera ho tradotto dall'inglese la parte che ri-guarda il passaggio-chiave sulla Cima Piccola di Lavaredo (la Kleine Zinne, in tedesco).
«Sulla "Little Zinne traverse", la sporgenza mi era sembrata lunga 100 metri all'andata e 50 metri al ritorno. Verso l'alto la parete era leggermente sporgente e, in effetti, protegge-va lo stretto passaggio orizzontale. Il precipizio oltre il bordo era assolutamente verticale, di circa 2.000 metri.
Della larghezza sono più che certo, in media andava dai nove ai quindici pollici. Questo, naturalmente, sarebbe sei pollici in più di quanto servirebbe ad uno scalatore, se ci fosse stato qualche appiglio.
Ma non c'era assolutamente nessun sicuro appiglio da un capo all'altro. Gli agenti atmosferici avevano consumato le sporgenze che erano generalmente piatte e anche concave, con le superfici lisce e arrotondate.
In due punti la roccia strapiombante scendeva così in basso

domenica 2 giugno 2013

Al Rif. Potz Mauer da Cembra

Dopo esserci arrivati da Pochi di Salorno, ecco qualche foto invernale della stessa meta raggiunta però dal versante cembrano.
Tramonto invernale al Lago Santo di Cembra, punto di partenza e arrivo.
Vista sulla Val d'Adige verso il Monte Roèn. e la Bassa Atesina.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Il simpatico rifugio si trova lungo il Sentiero Europeo n. 5, che dal Lago di Costanza porta a Venezia. Fino agli anni Cinquanta il passaggio pedonale da Cembra a Salorno era molto battuto; numerosi erano i cembrani che lo percorrevano per scendere alla stazione ferroviaria e, col treno, andare a lavorare a Bol-zano. Non mancavano i matrimoni combinati fra i due paesi.
Se si risale ancora più indietro nel tempo, si nota che i due versanti del monte erano ancora più integrati tra loro.
Il percorso che li univa rivestì anche un rilievo militare durante le campa-gne napoleoniche del 1797 quando sia a Salorno (Val d'Adige) che a Piazzo (Val di Cembra) si tennero battaglie fra i francesi e gli imperiali.
Il tracciato in Google Earth.
Oggi, invece, le due realtà sono più separate e lontane che mai, il confine fra le due provincie autonome è una vera linea separatrice e gli escursionisti sono i soli frequentatori di queste antiche vie pedonali.
Il facile percorso inizia dal parcheggio del Lago Santo, raggiungibile per strada asfaltata da Cembra.
Il panorama sulla Val d'Adige è aperto solo per breve tratto dopo la località Zise.
Le perdite di quota portano, tra an-data e ritorno, il dislivello cumulativo a ben 900 metri, cosa poco intuibile considerando il solo guadagno dal parcheggio (m 1.208) al rifugio (m 1.292).  Relazione e foto sono di Gigi.