lunedì 30 dicembre 2013

Il bello dei bivacchi

Il bivacco, un riparo piacevole e rilassante che induce a grattarsi e a riflettere, a sgranocchiare e a guardarsi attorno. Senza televisione.
mangiare in bivacco
Qui il tempo non è rincorso da nessuno, ci si può dedicare con calma al rito
antico del pane e salame e anche a qualche, diciamo pure così, variazione...
Niente mezzibusti che urlano notizie, niente partite di calcio con cronisti agitati che ti spiegano quello che stai vedendo, niente pubblicità che suggerisce "potevamo spendere di più".
👉Assenti anche certi optional che affliggono troppi rifugi. Niente gelati al melone, mousse alla crema, piatti quadrati, profitterol e tiramisù, grappa alla fragola, spumantino, caffettino, bombardino.
E molti sono attrezzati per cucinare senza freezer e microonde.

sabato 28 dicembre 2013

Con lo specchio sovietico in Valsugana e alle Canarie

Lo stagionato catadiottrico MTO 500, che risale agli anni Sessanta, continua ad essere apprezzato dagli astrofili.
obiettivo a specchio MTO500
La luna ripresa con il vecchio l'MTO 500 (1/80di secondo).
Massimo viene dalla Valsugana ma da tredici anni vive nell'isola De La Palma (alle Canarie) dove lavora come astronomo e ottico per il Telescopio Nazionale Galileo (www.tng.iac.es).
Anche lui è un estimatore del vecchio teleobiettivo a specchio MTO 500 e gentilmente mi ha mandato qualche scatto fatto con lo stesso obiettivo.
Da lui ho avuto la conferma di una mia impressione e cioè che questo vecchio vetro di fabbricazione sovietica continui a difendersi bene anche oggi (tanto che pensa di procurarsi anche l'MTO 1000).
Ha anche aggiunto una immagine dall'atmosfera molto natalizia, che vediamo qui sotto, fatta con uno zoom Canon, molto più bello di quello con la luna crescente di novembre vista attraverso l'MTO 500 dal poggiolo di casa.
telescopio nazionale galileo
Venere, Luna, Via Lattea e meteora riprese sul mare delle Canarie con lo zoom 24-105mm F/4 montato su Canon EOS 6D.

giovedì 26 dicembre 2013

Natale di pioggia battente, ottimo per riordinare le foto...

Sei scatti dai giri e giretti di questa estate 2013.
In senso orario: rododendro sul Monte Tauro, campanula barbata bianca a Malga Fane,  nontiscordardimè nel gruppo delle Maddalene, cardo nei Lagorai, genziana di Koch ancora nelle Maddalene, raponzolo delle rocce al Ponte dell'Orco in Valsugana.

martedì 24 dicembre 2013

Zigzagando tra neve e sassi (al Grostè sotto Natale)

L'idea era quella di arrivare a Cima Roma, vetta secondaria che gode di una buona reputazione fra gli scialpinisti. escursioni_invernali
altipiano del Grostè
Dal centro dell'altipiano del Grostè: vista d'infilata sull 'intera catena settentrio-
nale del gruppo  di Brenta, dalla Pietra Grande al Pian de la Nana, con il solco
della Val di Tovel sulla destra e l'alta Val di Non sullo sfondo.
D'estate, invece, viene bellamente ignorata a causa della soverchiante concorrenza esercitata dal sentiero Benini, un tratto della Via delle Bocchette che la domina dall'alto.
ciaspolare nel Brenta
Da sinistra: Cima Falkner, Campanile dei Camosci e Cima Grostè. La coppia di
intagli fra le tre cime sono le due bocchette dei Camosci che si incontrano lungo
il Sentiero Benini, uno dei tanti rami della Via delle Bocchette. Osservato da den-
tro l'altipiano appare molto meno piatto che dal Passo del Grostè. Con la pru-
denza che l'età porta con sè siamo rientrati alla base ancora col sole in cielo e
ci siamo subito imbarcati. Siamo così riusciti a dribblare la fila di euforici russi
che sono ormai la ciambella di salvataggio della nostra industria dello sci.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Ma, sin dallo sbarco dalla cabinovia del Passo del Grostè, ho sgamato che non era giornata.
La neve, poca e sventata, aveva sì una bella portanza ma per il resto lasciava molto a desiderare.
Ammucchiata dal vento dove non serviva, mancava del tutto sulle piattonate carsiche irte di spigoli taglienti ben note a chi frequenta il Grostè.
Si avanzava al rallentatore, com-piendo grandi e piccole "esse" per evitare i tratti più insidiosi di roccia affiorante.
Niente traccia battuta, e quindi si andava ad occhio, scovando i pochi ometti di sassi che spuntavano dalla neve.
Anche la cartografia del GPS si è rivelata inutile: non riportava il sentiero e quindi sapere che "voi siete qui" in mezzo al nulla...
Ritardo dopo ritardo il su e giù per l'arido altipiano ci ha portati dapprima a quota 2.605 e poi a quota 2.600, dove c'è anche una croce di vetta; lì ci siamo decisi - secondo me molto saggiamente - a ripiegare.

domenica 22 dicembre 2013

Proteggere gli obiettivi intercambiabili

Gli obiettivi arrivano in contenitori flosci che vanno bene per casa,
fotografare in montagna
ma non altrettanto bene in montagna, dove finiscono sbatacchiati nello zaino, pressati fra tante altre cose, esposti a cadute e urti.
Da tempo adopero questi cilindri imbottiti della Lowe (che fa zaini e borse fotografiche). Sono leggeri ma molto robusti, imbottiti con un dito di gommapiuma ed ottimamente rifiniti.
Costicchiano, ma fanno bene il loro mestiere. Ce n'è di varie misure, fino al grosso teleobiettivo.

sabato 21 dicembre 2013

Strenne natalizie: "Untrodden peaks and unfrequented valleys"

Tradotto col titolo "Vette inviolate e valli sconosciute" è un classico di quel turismo esplorativo, per lo più britannico, che fece da battistrada alla scoperta alpinistica delle Dolomiti.
Vette inviolate e valli sconosciute
La libreria Campedel di Belluno vende via web l'edizio-
ne anastatica italiana curata da Nuovi Sentieri Ed. Così
bello che lo ripropongo (insomma, è un evergreeen).
Tracce di passaggio lasciate nella seconda metà dell'Ottocento ma che mantengono intatto il loro valore.
Non si tratta di semplici relazioni o descrizioni tecniche, baedeker dolomitici, ma di letteratura di viaggio e d'esplorazione.
👉Non ancora turisti ma viaggiatori apripista, colti e informati esponenti dell'elite del loro paese che, all'epoca, era ancora The British Empire e manteneva uno sguardo affilato sulle cose del mondo.
In tutto ciò le donne ebbero una parte non secondaria. Nel caso di Amelia Edwards, poi, ella non fu solo comprimaria (come le mogli di Churchil e Gilbert) ma protagonista assoluta. Non solo scrittrice ma organizzatrice sul campo e tutto il resto.
👉Per i bibliofili appassionati e cultori dell'oggetto metto qui il link alla versione anastatica inglese di Google Books, completa di pregevole copertina che riprende, su sfondo rosso, il disegno che introduceva il cap. VIII° - a Caprile e rappresenta il Sasso di Ronch.
Se invece si preferisce navigare in una versione più agile ma altrettanto completa, dove i dati sono più a portata di mouse, ecco il link alla pagina della Penn Libraries dell'universita della Pennsylvania (USA).

lunedì 16 dicembre 2013

Sul Monte Canfedin (al posto della Paganella)

Questa prima camminata invernale fra la Paganella e il Monte Gazza l'abbiamo fatta per "ritrovare il panorama perduto".
La veduta verso il Brenta dalla cima della Paganella è ora disturbata dalla presenza invadente delle piste da sci, con relativi annessi e connessi. Per riassaporare la magia dei vecchi scatti dei fratelli Pedrotti ci siamo dovuti spostare poco lontano, fra il Passo di Sant'Antonio e il Passo di San Giacomo, sul Monte Canfedin (m 2.039), che è anche dotato di un suo osservatorio.
Dalla cima del Canfedin verso la martoriata Paganella.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Il panorama in questione è quello immortalato dai celebri  scatti dei fotografi Frateli Pedrotti di Trento, scatti che fissavano il profilo del Gruppo di Brenta e che sono diventati giustamente famosi come "biglietto da visita" del gruppo.
Oggi è disturbato (io direi impedito) da cemento, plastica, piloni, antenne, rottami edilizi, cibi precotti e finte baite, grappette alla fragola e musichette, più tutto il resto che impesta ciò che resta di Cima Paganella dopo l'assalto dello sci.
Scarica la traccia GPS da Every Trail.
E' diventato un postaccio, vera bestemmia pesaggistica e ambientale targata "cinque comuni": Zambana, Fai della Paganella, Andalo, Molveno e Terlago sono le amministrazioni locali che condividono la responsabilità dello sfascio che ha mandato a pallino il "biglietto da visita".
Sempre pronti a litigare e a farsi le scarpe l'un l'altro per una lira, ma sempre d'accordo quando si tratta di massacrare e svendere l'ambiente.
Pensieri negativi, mentre saliamo da Andalo su un impianto pagato con soldi pubblici, pensieri che mi sforzo

giovedì 12 dicembre 2013

La Alpi viste dal campanile di San Marco

Chissà che tempo faceva il 21 agosto del 1609 quando Galileo Galilei s'arrampicò fino alla cella campanaria per fare una dimostrazione del suo cannocchiale.
Guardando a nord dalla cella campanaria, intorno a mezzogiorno. Dalla foschia emergono solamente i maggiori  gruppi montuosi che fanno corona alla laguna veneziana e al suo  immediato entroterra: i monti di Asiago, i Lagorai, il Cimonega e le Pale di San Martino, le Dolomiti Bellunesi e il Gruppo del Col Nudo nell'Alpago (in senso orario).
Se solo si abbassa un poco lo sguardo il panorama cambia e diventa questo...
Me lo sono domandato in questa fredda mattina decembrina. Se fosse stata una giornata serena, avrebbe sicuramente avvistato la lunga serie di cime che spiccavano lungo il lontano e dentellato arco alpino.
👉Il grande scienziato non sarebbe stato certo in grado di riconoscerle e nominarle (l'illuminismo e l'esplorazione scientifica dei monti erano ancora di là da venire).
👉In ogni caso il suo sguardo si é probabilmente soffermato sul profilo misterioso dei monti che chiudevano la pianura verso settentrione.
Zoom sui monti dell'Alpago e Cansiglio, che sono quelli più vicini a Venezia. L'individuazioni delle cime è oggi fortemente agevolata da programmi che utilizzano modelli matematici del profilo del suolo, come l'ottimo e gratuito Panoramen Erzeugen.








lunedì 9 dicembre 2013

I crauti con il cuscus. Si può davvero? La prova.

E' un accostamento azzardato, che però ha dato ottimi risultati. 
cous cous
Crauti e luganeghe con cuscus di verdure e pollo.
Il couscous non ha evidenziato forme di rigetto verso la luganega, nè i crauti si sono mostrati ostili nei confronti delle verdure del piatto africano.
👉Il couscous è preparato su una base di peperoni freschi, straccetti di pollo e salsa di pomodoro: in questo non c'é niente di speciale. I crauti sono quelli della famosa Val di Gresta e le luganeghe fresche sono quelle confezionate da una premiata macelleria trentina.
La preparazione è davvero elementare e non richiede particolari istruzioni, solo la raccomandazione di non dimenticare di aggiungere qualche foglia di alloro e qualche bacca di ginepro ai crauti. E' piuttosto l'accostamento dopo la cottura a fare la differenza e a riconciliare la carne di maiale col piatto africano.



venerdì 6 dicembre 2013

Il Ponte dell'Orco in Valsugana

Il grande ponte naturale è una struttura spettacolare, un arco perfetto completamente staccato dalla parete del monte.
ponte di roccia
Questo posto avrebbe i numeri, ma mantiene un profilo basso, da "amatori".
Quanto a dimensioni non scherza proprio: i suoi 60 metri di luce lo piazzano davanti al ponte di Mostar (29 metri di luce) e anche al ponte di Rialto a Venezia (28 metri). Nem-meno il ponte degli Alpini a Bassano del Grappa (58 metri) riesce a superarlo.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Questo fenomeno carsico senza intervento dell'uomo batte anche il Ponte di Veja nei Lessini (50 metri), tanto per restare vicini a casa, e anche il celeberrimo e blasonato Owachomo Bridge (55 metri, stato dello Utah, USA, roba da Tex Willer).
👉Nel dettaglio le misure sono notevoli: lunghezza calpestabile 72 metri, larghezza circa 4 metri, spessore 12 metri che si riducono a 4 sulla cima, con una luce di almeno 60 metri e un'altezza dal suolo di 50 metri.
Il percorso visto in Google Earth.
La volta rocciosa si è formata per erosione e crolli successivi di parti di un profondo covolòn (grotta carsica aperta verso l'esterno), crolli imputabili ai fenomeni carsici che interessano la roccia calcarea del monte Lefre (m 1.385).
👉Attenzione: percorrere il sentierino che corre sul dorso del ponte, che non ha protezioni, è molto pericoloso: basta uno scivolone o un inciampo e si vola di sotto per 50 metri!
👉Consiglio: siccome il percorso è brevissimo e non impegnativo, una deviazione di cinque minuti fino alla chiesetta di San Vendemiano, con la sua vista su Castel Ivano e la piana di Borgo, ci stà tutta, sia all'andata che al ritorno.

domenica 1 dicembre 2013

Location dell'horror: rottami dello sci a Tremalzo

Tra i rottami che lo stordimento sciistico s'è lasciato alle spalle c'è anche questo: lo skihotel di Tremalzo.
speculazione edilizia
Immagini dal sito vergessene-orte.blogspot. A destra in basso
la locandina che pubblicizzava il luogo, destinata agli stranieri.
Era già brutto ai suoi tempi, come ricordano (e postano) i turisti tedeschi che c'erano stati da giovani nel 1980 e che oggi si aggirano smarriti fra rottami, detriti e frammenti.
Dopo la chiusura, avvenuta nel 1997, il po-staccio non è stato abbattuto e l'area non è stata risanata (come è stato fatto altrove).
L'ecomostro di Passo del Tremalzo è ancora lì a fare bella mostra di sè.
Nel frattempo il cambiamento climatico s'è fatto veloce e lo sci estivo sui ghiacciai è in crisi, ma qui da noi c'è sempre qualche assessore, o sindaco, o ex-sindaco ora assessore che vuole sempre nuove piste alle quote più basse.