giovedì 27 febbraio 2014

Pizzo Alto (Lagorai)

Escursione di inizio inverno nei Lagorai meridionali, in fondo alla Val dei Mocheni.
Le montagne dell'alta Val dei Mocheni osservate dal Pizzo Alto. Sullo sfondo si intravedono le creste delle Dolomiti fassane.
Salendo al Pizzo Alto: l'ampio panorama  che si apre verso occidente. In primo
piano il profilo boscoso del Dosso di Costalta, altra meta facile e panoramica.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Foto, quote e testi sono di Gigi, che c'è stato prima di Natale. Io ci ho messo solo la vista del tracciato ricalcato su una cartina e poi incollato in Google Earth. Gli lascio la parola.
Il tracciato in Google Earth.
In sintesi si tratta di un’escursione abbastanza semplice, un po’ faticosa perché quasi tutta con buona pendenza, che conduce a una cima con un bel panorama. Tutto dipende ovviamente dalle condizioni del manto nevoso, in caso di presenza di neve dura i ramponcini sono essenziali nell’ultimo tratto. Nel caso di condizioni particolarmente sfavorevoli con presenza di ghiaccio se non avete con voi ramponi da ghiacciaio lasciate andare. Il Pizzo Alto sarà ancora lì, meglio ritornare che non tornare mai più! Buon cammino e Buon Natale!

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 1.400
Quota massima raggiunta: m 2.264 (Pizzo Alto)
Dislivello assoluto: + 864 m
Parcheggio-Pizzo Alto: 2:45 ore
Pizzo Alto-Parcheggio: 2:00 ore
Tempo totale netto: 4:45 ore AR

lunedì 24 febbraio 2014

La giardiniera della Betta (come prepararla)

Per i miei standard, questa preparazione estiva è stata un po' troppo lunga (e anche un tantino complicata), eppure ora...
Terminata la preparazione delle sei verdure si può iniziare con la cottura del li-
quido di governo (in alto a destra) per passare poi all'aggiunta in tre tappe del-
le verdure facendo bene attenzione ai tempi. In basso la pentola dopo l'aggiunta
di fagiolini, sedano e carote (che vanno cotti per 10 minuti).
...che siamo ancora a metà del guado perchè la fine dell'inverno non si intravvede, mi ripeto che questo investimento estivo meritava.
Ma vediamo le tappe.
Dopo l'aggiunta di cipolle e cavolfiore cuocere per 8 minuti e poi aggiungere i pe-
peroni e cuocere per altri 5 minuti. Se serve, prolungare il finale per altri 5 minuti.
Per prima cosa, naturalmente, bisogna procurarsi gli ingredienti, e in questo caso mancavano le cipolline (domenica e negozi chiusi) che perciò sono state sostituite da cipolle bianche tagliate a pezzi).
👉Terminati pulitura e taglio delle verdure ci si deve assicurare di avere a portata di mano un timer, poi si può iniziare mettendo in una pentola aceto, zucchero, sale, olio, capperi, acciughe, concentrato di pomodoro, chiodi di garofano, noce moscata e pepe (per le quantità, vedi la ricetta).
Questo liquido di governo va cotto per 5 minuti dopodichè si passa all'aggiunta delle verdure secondo quest'ordine:
La giardiniera della Betta può essere consumata da sola, come antipasto, ma
riesce bene anche come accompagnamento a piatti di carne (nella foto di
destra fa squadra con l'ajvar).
al suono del timer si aggiungono i fagiolini, il sedano e le carote e si lascia cuocere per 10 minuti;
 a tempo scaduto aggiungere i cavolfiori e le cipolle e cuocere per altri 8 minuti;
 alla fine, ed è l'ultima tappa, si aggiungono i peperoni e si lascia cuocere per altri 5 minuti.
Eventualmente si allunga la cottura per altri cinque minuti. Invasare quando lo "zuppone" è ancora caldo.
In ogni caso è meglio lasciar passare qualche settimana prima del consumo.

giovedì 20 febbraio 2014

La neve al tempo della crisi

Dopo le modeste nevicate di fondovalle il Comune di Trento non è riuscito a trovare spalatori per ripulire piazze e marciapiedi, e questo proprio mentre i media ci informano che la disoccupazione giovanile "ha toccato livelli da record".
Dei miei anni da studente a Milano ricordo la trepidazione con cui dall'appartamento di ringhiera dietro al Pirellone spiavamo l'inizio di una nevicata, soprattutto se si preannunciava abbondante.
Il perchè è presto detto. In quattro salti eravamo alla stazione centrale dove l'arruolamento era automatico: bastava la carta di identità.
Ti davano una pala e ti affidavano a un caposquadra. Ad alcuni veniva invece consegnato un lungo scalpello metallico e questi erano i più fortunati; dovevano scrostare i meccanismi degli scambi ferroviari bloccati dal ghiaccio. Facile, leggero e ben pagato. E infatti c'era la coda. Ognuno si regolava da sè, quando era stanco mollava, era pagato un tot all'ora, in contanti.
Eravamo quasi tutti giovani, molti studenti e qualche operaio in cerca di straordinari, ma c'erano anche diversi esponenti di una variegata umanità urbana composta da gente restia all'integrazione e magari in opposition, oppure decisamente drop-out, come certi incredibili border-line che sembravano presi di peso da un testo di Jannacci, roba da Porta Cica o Viale Forlanini.
C'erano anche gli abitanti della notte, barboni ancora in forze, giocatori d'azzardo ancora in giacca, cravatta e mocassini da città e senza guanti. Del tutto assenti erano le donne, anche se eravamo in pieno movimento femminista, mah!
Anche qui a Trento il Comune affidava agli spalatori occasionali il compito di completare la pulizia di piazze e marciapiedi, ma in questo 2014 per l'"even-toeccezionale" che tanto ha impegna-to media&newmedia nessuno s'è presentato.
Contemporaneamente, vedo che a Milano il reclutamento continua anche negli anni della crisi (oggi vale 9,37 Euro l'ora di giorno e 11,25 Euro di notte).
Ok, una giornata di 8 ore di lavoro come spalatore viene pagata 75€ che salgono a 90€ in caso di ore notturne.
E invece qui a Trento nessuno si presenta. Cosa vorrà mai dire? E insomma: perchè?

martedì 18 febbraio 2014

In valle questo è stato un inverno di grandi piogge...

...che in quota hanno portato metri di neve. La grande nevicata del 1985 (invece) aveva portato i fiocchi anche in piena città...
Oggi il web sa tenere traccia anche degli inverni più lontani da noi e in questo
sembra certo meglio della televisione, che viceversa sempre più sembra un
luogo senza memoria e concentrato solo su sè stesso, roba tipo Facebook.
In quel lontano gennaio trentino gli spalatori avevano accumulato nella storica Piazza del Duomo tanta di quella neve che la fontana del Nettuno non si vedeva più.
La straordinaria nevicata del 1985 fu tale da provocare nei vecchi un soprassalto di memoria, l'inverno di guerra del 1916/17, così nevoso, estremo e tragico da provocare da solo forse più vittime dell'austro-ungarica Strafexpedition.
Chissà mai se i recenti dieci metri sui passi alpini sono anch'essi destinati a lasciare un segno negli anni a venire, nel meteo e nella memoria collettiva delle genti di montagna.

domenica 16 febbraio 2014

I biscottini natalizi, fatti in casa

Preparati per le feste natalizie e poi conservati  nelle scatole di latta.
biscotti di natale
Le varianti sono infinite: impastati col burro, ricoperti di cioccolato, al miele, con le nocciole, con la marmellata, con le mandorle, con le noci, con l'uvetta, con la cioccolata, con i semi di papavero, con le granelle colorate, alla vaniglia, al marzapane, alla cannella, e anche glassati come la Sachertorte. I biscotti si accompagnavano ad un'altra usanza natalizia: i Lebkuchen.
biscotti di natale
Le stelle di Natale erano quei biscotti a sei punte col buco in mezzo, fatti apposta
essere appesi all'albero (qui in versione senza buco).
"Ai tempi" c'erano anche quelli decorati con i semi di papavero perchè coltivare il papavero era un antico vezzo dei masi sudtirolesi.
👉Tutti avevano qualche pianta di papavero nell'orto di casa, assieme alla Kamila (camomilla) e poi li usavano entrambi come tranquillanti per i bambini renitenti alla culla (roba da telefono azzurro?).
👉Tra i nomi con cui sono conosciuti nelle Alpi tedescofone abbiamo fra gli altri: Guetzli, Güetzi, Guetzli, Plätzchen, Chrömli, Platzerl, Brötle, Bredla, Loible, Gutsle, Guatsle...
biscotti di natale
C'è un sito svizzero dove si può curiosare all'interno di un vasto repertorio di Weinachten Guetzli (biscotti di Natale) ma mi sembra che mia cognata, 23 tipi se non erro, non sia da meno, anzi (per non parlare della qualità). E ogni anno sono diversi.

mercoledì 12 febbraio 2014

Schöneck e Stoanerne Mandln (Monti Sarentini)

Questi ometti di pietra sono diventati un fatto virale, la loro visibilità in rete surclassa molte cime che per ambiente e panorama sono senz'altro messe meglio.

La vista verso la conca di Merano è preclusa ma rimangono visibili le cime de
l'Ifinger/Picco Ivigna e quella del bifido Verdinser Spitze/Laste di Verdins.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Mai visti così tanti come qui, su questo rilievo dei Monti Sarentini, in un'area che nel superdotato Sudtirolo è destinata al ruolo di Cenerentola.
Detto in dialetto tedesco, Stoanerne Mandln, il nome suona misterioso e le difficoltà di pronuncia scivolano in secondo piano.
Il percorso in Google Earth.
L'azienda turistica incoraggia le favole a buon mercato e parla di "covo segreto di streghe dove venivano praticati riti satanici e stregonerie" per poi chiedersi, in perfetto stile Giacobbo (ma anche Kolosimo) "sono sem-plicemente degli antichi parafulmini oppure dietro ogni leggenda si nasconde sempre un fondo di verità? L'atmosfera mistica e miste-riosamente magica rende anche il panorama fantastico". E come no!
Comunque, Gigi e Paolo si sono limitati a mandarmi le foto. Nel pubblicarle, penso al per niente virale Dosso di Costalta, pure lui dotato di ometti in pietra e mi dico che, sì, perfino nel marketing turistico, bisogna riconoscere che sopra Salorno sono sempre "un zacco avvanti", anche nel raccontar frottole.

domenica 9 febbraio 2014

Trentino Outdoor o Outdoors? (a proposito di telefonini, apps e nomi)

L'importanza della "s". Ah, il fascino dell'inglese!
Trentino Outdoor permette di scegliere fra i tre modi  della cartografia Google 
(mappa, satellite e rilievo) e anche fra tre modi di Open Street Map (street, ci-
clabili, sentieri). L'immagina mostra la modalità "rete sentieri escursionistici".
Purtroppo si può usare solo dove c'è campo telefonico perchè utilizza la con-
nessione dati, e questo è un grave handicap per chi va in montagna.
Naturalmente siamo sempre tutti contenti quando nuove apps e nuove mappe fanno la loro comparsa, ci mancherebbe altro! Però forse un pelo di attenzione in più sui nomi non guasterebbe. Per esempio:
Trentino Outdoor è un'applicazione Android che si scarica da Google Play.
Trentino Outdoors è un' appli-cazione Apple che si scarica da iTunes.
La cartografia gratuita è quella di webMapp, liberamente consultabile nel web.
Ma per scaricarla nel telefono Apple e usarla off-line si pagano 3,99 Euro. I
sentieri della SAT sono numerati, la base-dati è "in progress" e ora comprende
anche i rifugi SAT; a quanto pare più avanti si arricchirà di ulteriori dati carto-
grafici. Attualmente è in corso una raccolta di fondi a sostegno del progetto,
un'interessante esempio di micro-crowdfunding, una specie di micro-credito
nel web che trovo meritevole di sostegno. E per quanto riguarda il mondo
Android? Secondo l'autore la mappa in sè si può usare anche in dispositivi
Android,  cosa che renderebbe proprio interessante. Vedrò a breve,
Due prodotti diversi ma con nomi sovrapponibili, un po' come il Parmigiano (di Parma) e il Parmesan (di New York).
Dov'è il confine? E pensare che (al di là del diverso sistema operativo) si tratta di due oggetti che hanno campi di utilizzazione radicalmente diversi, insomma sono proprio "cose" diverse.
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Trentino senza la esse è gratuita ma funziona solo on-line. Non consente di caricare una traccia GPS (nè di registrarla) e obbliga a scegliere fra le schede del data-base interno; nel complesso direi che si tratta di un'applicazione da APT territoriale, che lavora su un proprio database preregistrato di escursioni. In più, attenzione, non funziona off-line: bisogna sempre essere collegati ad internet. Chi usa il GPS sa che questo significa dipendenza dal campo telefonico e consumo ulteriore di bat-teria (senza parlare del piano tariffario).
Trentino con la esse per fun-zionare off-line chiede 3,99 Euro. E' possibile registrare il percorso e durante la registrazione della traccia si possono anche acquisire foto e mar-catori (come accade nel mondo Android con Every Trail, per capirsi). E' anche supportata la funzione (davvero fondamentale) che importa tracciati e punti di interesse in formato *.gpx e *.kml.

mercoledì 5 febbraio 2014

Nella neve al forte del Pizzo di Levico

Incastonato nella roccia viva della vetta, si sviluppava su tre piani e disponeva anche di una piccola piazza d'armi ricavata nel lato rivolto alla Valsugana.
L'osservatorio del forte Spitz Verle garantiva una vista davvero strategica. Dalla cupola in calcestruzzo, dov'era situato il punto di osservazione, l'asse strategico della Valsugana era visibile dai Lagorai fino allo sbocco nella pianura veneta.
In vista della cima.  La croce divetta si trova sulla cupola del vecchio forte.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Per la sua posizione a nido d'aquila si era guadagnato il nomignolo di "occhio degli altipiani", anche perchè svolgeva la funzione di osservatorio e in quanto tale contribuiva al coordinamento delle artiglierie austroungariche dislocate nei forti delle Vezzene, di Luserna e di Lavarone, altipiani che si trovavano proprio lungo il confine con il Regno d'Italia.
Scarica la traccia GPS da Every Trail.
Da quassù lo sguardo spaziava sulle prime linee italiane: il Portule, Cima Verena, eccetera e inoltre, alle spalle, sulla corona di cime fortificate che circondava Trento. Senza contare che i tre canali strategici della Valsugana, della Val d'Assa e della Val d'Astico erano perfettamente visibili, come del resto gli scacchieri più lontani, dall'Adamello alle Pale di San Martino.
L'armamento non andava più in là dei semplici nidi di mitragliatrici (tre, mi pare) perchè il forte sempli-cemente "non poteva" essere preso, se non nell'ipotesi di una rotta disastrosa con ritirata strategica verso nord, cosa che infatti non accadde (anche se gli austroungarici persero ugualmente