domenica 28 settembre 2014

Sulla Cima di San Cassiano dalla Val Sarentino

Una cima bifida di solito associata alla coppia rifugio-chiesetta di Lazfons perchè chi sale dalla Valle d'Isarco vede spuntare la Kassianspitze proprio alle spalle del rifugio.
Kassianspitze Cima di San Cassiano
Raggiungere la Cima di San Cassiano dal lato della Val Sarentino è molto facile ed anche rilassante perchè consente di evitare l'affollamento del percorso più tradizionale che, la raggiunge dalla Val d'Isarco via Chiusa, Lazfons e Croce di Lazfons.
Kassianspitze Cima di San Cassiano
Appena uscita dalla stazione a monte della cabinovia Pichlberg si ha già  un'idea
della vastità dei panorami che ci aspettano. In foto la vista che si apre verso ovest,
con i Sarentini in primo piano, l'Ortler-Cevedele, l'Orecchio di Lepre, la Croda di
Cengles, il Picco Ivigna e il Tribulaun sullo sfondo.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
In realtà le cime sono due, la occidentale Samspitze (m 2.563) e la orientale Kassianspitze (m 2.581) più ad oriente. Sono molto vicine fra loro e sono separate da una selletta.
Noi le abbiamo visitate entrambe arrivando però dalla Val Sarentino, con un ampio giro che le raggiunge da nord, dopo una bella camminata che si snoda sempre con vista aperta a livello delle malghe.
Arrivati in vista del rifugio e della vicina chiesetta abbandoniamo il sentiero principale e saliamo
Kassianspitze Cima di San Cassiano
Scarica la traccia GPS.
direttamente alla forcella che divide la Kassianspitze (m 2.581) dalla sua gemella occidentale Samspitze (m 2.563). Il sentiero è evidente e ben tracciato.
Le saliamo entrambe e poi,  visto che il tempo non promette bene, rinunciamo a scendere al rifugio e prendiamo decisamente la via del ritorno.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 2.150 (Pichlberghütte)
Quota massima raggiunta: m 2.581
(Kassianspitze/Cima di San Cassiano)

sabato 13 settembre 2014

Malga Caserine di Dentro (Val Campelle)

malga caserine di dentro
Malga Caserine di Dentro (che è anche agritur) si trova in alta Val Campelle, cioé
nei Lagorai sul lato della Valsugana.
Ogni sabato a Strigno (Valsugana) c'è un mercatino contadino. Si svolge nel piazzale della chiesa ed è piccolo piccolo, ma è proprio lì che mi sono imbattuto in un banchetto di formaggi di malga piuttosto interessante.
ricotta
La ricotta vaccina fresca (in alto) e quella affumicata prodotta a Malga Caserine.
Comprando qualcosa ho scoperto che arrivavano da una delle tante malghe dei Lagorai, una di quelle ancora in attività.
Sono tornato a casa con poìna (ricotta), ricotta affumicata, tosella e una caciotta fresca "primo sale".
👉Riguardo a Malga Caserine, ho scoperto anche alcune cosette interessanti. Mentre in città si fa un gran parlare di "neorurali" e "ritorno alle origini" in questi paesi tagliati fuori dai grandi flussi c'è chi mantiene ben saldi i piedi per terra, non prende a calci il passato ma ne fa quasi una leva per sostenersi in un'esistenza dignitosa, anche in questi anni di crisi. Alle abilità tramandate aggiunge il plus di una cultura universitaria.
👉Il malgaro è un allevatore e malgaro di Samone, il paese all'imboccatura della 
caciotta e tosella
Una caciotta "primo sale" e fette di tosella di Malga Caserine di Dentro.
valle. Chi l'aiuta si è laureata a Padova; nel 2007 ha fatto uno studio di caso su 
Malga Montalon, l'anno dopo Malga Caserine. Poi, nel 2009 ha iniziato la sua collaborazione con Malga Caserine, dapprima come semplice tuttofare. Ora sa fare il formaggio.
I paesani che diventano cittadini del mondo?
👉Nel frattempo, purtroppo, quella che era stata il suo campo-scuola, la non lontana Malga Montalon, si è avviata ad un declino che al momento sembra inarrestabile. Peccato, perchè negli anni in cui era gestita dal "prof"  Oswald Tonner era diventata un caso conosciuto non solo dagli addetti ai lavori ma anche dalla stampa quotidiana e blogger.
In ogni caso il "prof" sembra aver ben seminato, qui in Lagorai...
malga caserine di dentro
Malga Caserine di Dentro si raggiunge agevolmente in pochi minuti a piedi dai parcheggi di Ponte Conseria, in alta Val Campelle. Nel Web la si trova anche sotto la voce "Malga Casarina di Dentro" o "Malga Casarina" o ancora "Malga Caserina di Dentro" ma é sempre lei. La cartografia IGM 1:25.000 la riporta come "Malga Caserine di Dentro".


lunedì 8 settembre 2014

L'Altipiano di Emilio Lussu

Tra i monti di Asiago con il suo libro più famoso nello zaino. Alla ricerca dei luoghi, un secolo dopo i fatti.
Il libro di Lussu copre i dodici mesi che vanno dal giugno 1916 al giugno 1917. Le
vicende narrate si svolgono tra Monte Fior e Monte Zebio, due rilievi che distano
fra loro non più di 8 chilometri. I due teatri sono oggi visitabili con percorsi del tut-
to facili, ciascuno dei quali richiede, comprendendo anche i lunghi avvicinamenti
automobilistici, una giornata.
Vedi l'escursione sui luoghi di Monte Fior.
Mentre si celebra, con qualche stanchezza forse dovuta all'eclissi dei finanziamenti europei, il centenario della Grande Guerra, mi prende la voglia di vederli, quei posti...
Sempre nell'estate del 1916 il reparto di Emilio Lussu, inseguendo i reparti austro-
austroungarici in ripiegamento,  si spostò a ridosso del Monte Zebio. Qui avven-
nero gli episodi più assurdi raccontati da Lussu. Era la guerra come la intendeva
il generale Cadorna, gli ordini assurdi, le fucilazioni della truppa, l'irresponsabili-
tà dei comandi, gli ammutinamenti spontanei, gli assalti suicidi che portavano ai
massacri di massa.
Vedi l'escursione sui luoghi di Monte Zebio.
👉Sull'altipiano il sardo Emilio Lusso ci arrivò nel giugno del '16, mandato lì come "carne d'arresto" (sacrificabile, quindi) per bloccare l'avanzata della Strafexpedition, la spedizione punitiva scatenata dagli austroungarici per regolare i conti dopo il voltafaccia che ci aveva visti dapprima temporeggiare per un anno e poi passare disinvoltamente da uno schieramento all'altro, da alleati a nemici. 
👉Lussu sopravvisse alle trincee senza mai sottrarsi al suo dovere e partecipò  a due fra le battaglie più cruente del fronte alpino. Fu il testimone disincantato della guerra antieroica combattuta dalle classi subalterne.
Le sue descrizioni delle miserie del fronte sono crude, hanno lasciato una traccia profonda nella letteratura e nella storia, dove fanno da contraltare ai resoconti ufficiali, spesso infarciti di retorica militarista. Dopo un anno il suo reparto fu spostato su un altro altipiano, quello della Bainsizza.
👉Cinquant'anni più tardi il resoconto di Lussu ispirò una pellicola cinematografica destinata (anch'essa) a lasciare una traccia indelebile; si tratta del film "Uomini Contro" del regista Francesco Rosi.
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Vedi i luoghi di Emilio Lussu in una mappa più grande.
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Emio Lussu, sardo di idee liberlasocialiste,
laureato in legge, interventista, ufficiale di
complemento, pluridecorato, reduce, fonda-
tore del Partito Sardo d’Azione, deputato,
aventiniano, antifascista, confinato, evaso,
esule, antifranchista nella guerra civile
spagnola, membro di Giustizia e Libertà,
attivo nella Resistenza romana, senatore e
ministro, scrittore.
Questo riassunto per capitoli del libro di Emilio Lussu è tratto dal sito trucheck.it.
Gli episodi di guerra raccontati sono realmente accaduti all’autore Emilio Lussu nel periodo che va da fine maggio 1916 al luglio 1917.

Capitolo 1°: il primo capitolo del libro inizia con la descrizione da parte dell’autore della “vita da guerra”: grandi cerimonie, grandi discorsi da parte di chi è agli alti livelli dell’esercito, ovvero da chi non vive strettamente le condizioni pietose delle trincee. Finalmente i soldati vanno in licenza per alcuni mesi ad Aiello, dove vengono ospitati con grande entusiasmo dagli abitanti e dal sindaco, che afferma, stupidamente, che la guerra è bella e che la morte non deve destare preoccupazioni, perché è bello morire per la patria. Davanti a queste affermazioni i soldati gelano… . A discorso finito il sindaco offre da bere ai militari, che così riescono a sciogliere le tensioni accumulate nel momento precedente. 
Capitolo 2°: il riposo ad Aiello non dura neanche una settimana: gli austriaci stavano attaccando l’Altipiano di Asiago, perciò la brigata doveva lasciare la guerra di posizione combattuta al Carso ( descritta come una zona squallida, senz’acqua, senz’erba, sempre uguale solo con la variante di qualche buco), e dirigersi, marciando, verso l’Altipiano, dove sicuramente la situazione sarebbe stata di guerra di contrattacco, manovre e strategie. A questa idea i soldati sprizzano gioia da ogni poro: in montagna nei
momenti di riposo ci si sarebbe potuti sdraiare al sole e rilassarsi, se si fossero adottate delle giuste strategie non ci sarebbero stati morti, solo prigionieri.
Mentre i soldati marciavano sulla strada per raggiungere l’Altipiano, furono divisi da una altra marcia sulla stessa strada: quella dei profughi. Infine, dopo la marcia dei profughi, i soldati ricominciano a cantare con allegria, e il colonnello felice di questo gli regala 20 lire, con le quali i soldati si comprando del cognac e del tabacco per fare festa.
Capitolo 3°: quando i militari arrivano sull’Altipiano si accorgono di un grande disordine sui confini, non è bene chiaro dove siano le truppe italiane e quelle austriache. L’unica cosa certa è che gli austriaci traversata la val d’Assa, e conquistato Asiago, andavano (a ventaglio) verso Gallio.
Un giorno Lussu e il suo plotone salgono a Stoccaredo, per prendere collegamento con qualche reparto dell’esercito che sicuramente ha più informazioni sul nemico di loro. Nel tornare alle linee il plotone si perde e si scontra con un altro esercito, che li attacca. Loro la scampano e catturano un soldato che poi si scoprirà essere dell’esercito italiano.
Capitolo 4°: Montefior attaccato:molti morti e feriti. Il nemico era sul punto più alto e così controllava tutto e all’occorrenza mitragliava. Gli italiani erano malmessi, niente artiglieria e interi battaglioni scomparsi. Per difendersi prendono posizione a Monte Spill, di fronte a Monte Fior, per evitare che gli austriaci potessero forzare le pozioni italiane e avanzare su Monte Fior.
Capitolo 5°: verso mezzanotte il battaglione riceve l’ordine di rimanere aggrappati con le unghie e con i denti al terreno (frase che rispecchia la situazione reale dei soldati). I soldati nn facevano altro che bere alcool e fumare (unica alternativa per resistere). Gli austriaci continuavano ad effettuare attacchi improvvisi. In guerra Lussu perdeva la cognizione del tempo (“sembravano le 10.00 ed erano le 17.00”).
Capitolo 6°: gli austriaci attaccavano in massa a battaglioni affiancati, e dopo convinti che il bombardamento avesse distrutto le linee italiane, avanzavano sicuri. Gli italiani resistettero per un po’, anche con delle sagaci strategie, ma infine gli austriaci ebbero la meglio conquistando la pianura Veneta (Venezia!)
Capitolo 7°: giunge un nuovo generale comandante della divisione, il tenente generale Leone. Esso compie un giro di ricognizione delle trincee, e per irresponsabilità (o forse pazzia…come sospetta Lussu) rischia di rimanere ferito, e fa ferire un altro uomo. Così tutti i soldati lo prendono in antipatia.
Capitolo 8°: Leone aveva escogitato un piano d’attacco, ma prima di attuarlo essi erano stati costretti a sospendere l’azione su Monte Fior, così l’abbandonarono come avevano fatto gli italiani, e essi se lo ripresero. Leone ancora una volta da dimostrazione della sua instabilità mentale ordinando di fucilare un suo soldato per un futile motivo.
Capitolo 9°: ancora uno scontro tra italiani e nemici (questa volta erano bosniaci). Da tutte e due le parti ci furono de morti, il caporale italiano tra questi, anche se i due capitani mostravano allegria per aver catturato un soldato nemico ferito.
Capitolo 10°: La linea di resistenza nemica si andava sempre più definendo. I soldati mostrano segni di preoccupazione: essi non sanno a cosa vanno incontro. Gli italiani attaccarono cercando l’improvvisata, ma furono scoperti dagli austriaci che si difesero bene. In ogni caso il generale era soddisfatto: egli aveva voluto solamente obbligare il nemico a segnare le sue posizioni e a svelare le sue forze. Ora il nemico era fermo e trincerato: indietreggiando di alcuni km si erano assicurati di non poter essere accerchiato; inoltre inizia da qui la fase di battaglie di masse.
Capitolo 11°: dopo la prima battaglia le compagnie si ritrovarono dimezzate, e molti ufficiali erano morti. Il sogno di manovre e di vittorie svaniva, così la guerra di pozione ricominciava. Dopo alcuni giorni di calma (per il risanamento delle truppe), si programmava già un prossimo assalto con l’utilizzo di tubi di gelatina per distruggere i reticolati di filo spinato.
Capitolo 12°: il giorno dopo l’esplosione dei tubi gli italiani attaccarono, ma gli austriaci mitragliarono le prime ondate, e il battaglione non arrivò neppure alle trincee. Così nessuno si offre più per far saltare i tubi, “zio Francesco” è l’unico, ma alla fine muore. Carriera promosso tenente colonnello voleva far allargare i buchi con le pinze, ma l’azione provocava troppi morti. 
Capitolo 13°: nuovi assalti e nuovi fallimenti. Ci fu qualche giorno di tregua per rafforzare le trincee. I soldati preoccupati si interrogano sui giorni seguenti. Di sera arriva la corvè con cioccolato e cognac: presagio dell’assalto del giorno dopo.
Capitolo 14°: nuova azione, ma questa volta gli italiani possiedono grossi pezzi d’artiglieria e tiratori, ma purtroppo non riescono a vincere: decidono di avanzare con le corazze farina ma tutti i volontari cadono morti senza neanche arrivare ai reticolati nemici.
Capitolo 15°: il battaglione attacca, ma senza successo. Ad assalto finito e nascosti fra i cespugli e gli abeti i soldati trascorrono la notte, e tornati alle linee furono onorati dal generale per loro diligenza. Lussu e un altro soldato (il proff. di greco) si confidano le reciproche paure.
Capitolo 16°: lungo periodo di riposo senza assalti: in questo periodo Lussu e gli altri soldati oziano e chiacchierano. Un generale si espone troppo in una feritoia e viene ucciso.
Capitolo 17°: a metà agosto si ricomincia a parlare d’azione. I battaglioni erano stati ricostruiti e l’azione riesce solo parzialmente. Dal comando del 2°battaglione 399° si propone una medaglia d’argento al comando del 399° fanteria.
Capitolo 18°: seguirono giorni di calma, ma il comandante di divisione spronò i soldati a non desiderare il riposo: secondo lui non c’è riposo all’infuori della vittoria e la morte. Qui Lussu viene promosso tenente comandante titolare di compagnia. Il generale Leone rischia di venire ucciso perché portato da Ottolenghi alla feritoia n.14 (molto pericolosa).
Capitolo 19°: altro periodo di calma senza assalti.il cannoncino nemico continua a sparare ma gli italiani non capiscono dove sia nascosto. Lussu e il caporale si trovano a poca distanza dal nemico (un unico ufficiale) ma per umanità non riescono a sparargli: egli da solo e indifeso non era un nemico…ma un uomo come loro(sarebbe così considerato da Lussu un assassinio). Il giorno dopo il battaglione di rincalzo gli diede il cambio.
Capitolo 20°: per molti mesi ci fu calma e la brigata andò in licenza. Finalmente ricevettero biancheria e abiti nuovi e si rimisero a nuovo. Quando tornarono il generale Leone non c’era più, e si rimisero a nuovo. Quando tornarono il generale Leone non c’era più, fu mandato altrove, e giunse il generale Piccolomini (molto teorico e poco pratico) che visitò tutte le trincee.
Capitolo 21°: in novembre la neve è già molto alta, e crea seri problemi alle trincee. Si parla di azioni prossime. Il comando del battaglione manda in linea il soldato Marrasi, punito per aver cercato più volte di disertare la vita di trincea.il giorno dopo riesce a fuggire e va dal nemico: appena arrivato viene ucciso.
Capitolo 22°: con il sopravvenire dell’inverno, erano iniziati i turni di licenza. Ma la 9° e la compagnia di Lussu rimase sulle linee per il timore di un attacco a Natale, ma i soldati non ne sapevano niente, anche se una larga distribuzione di cognac e cioccolato avevano destato qualche sospetto. con sollievo di tutti non successe niente.
Capitolo 23°: finalmente anche Avellini e Lussu partirono in licenza e tornarono a casa. Lussu trovò il padre molto invecchiato e demoralizzato, mentre la madre era molto forte e coraggiosa.
Al momento della partenza però la madre rivelò bruscamente i suoi veri stati d’animo. Tornati all’Altipiano l’azione dei ponti e delle scale si preparava. Infine, dopo uno scambio di idee tra ufficiali, decisero di bruciare buona parte dei ponti e delle scale.
Capitolo 24°: i soldati erano molto stanchi e depressi, così alla prima occasione, ovvero la preparazione dell’attacco, ci furono i primi ribellioni da parte di sldati che stanchi esigevano riposo.
Capitolo 25°: prima delle 10 l’ordine fu ristabilito, dopodichè Lussu, Avellini, Ottolenghi e altri ufficiali discutono su come punire i manifestanti e dare l’esempio agli altri.interrotti dal generale Melchiorri decidono di andare a dormire e di aspettare il verdetto del corpo d’armata.
Capitolo 26°: con l’arrivo della primavera il reggimento risalì nelle trincee. Ottolenghi e altri soldati capirono che altre azioni d’attacco erano prossime, così per scamparle organizzò una piccola rivoluzione, che si concluse a loro favore. Lussù anche se consapevole fece finta di niente.
Capitolo 27°: finalmente venne la calma, e fu concesso un riposo di otto giorni, nei quali Avellini viene riconosciuto distinto ufficiale di carriera mentre Lussù è occupato mentalmente dai questioni amorose.
Capitolo 28°: la mina che non esplose nel giorno di natale, esplose invece l’8 giugno 1917. così gli austriaci attaccarono causando gravi perdite a tutti i battaglioni. Il maggiore per ripristinare l’ordine decise di decimare alcune compagnie ma fortunatamente prima di uccidere tutti i soldati fu lui stesso ucciso dal capitano Fiorelli, che la sera stessa comunque si autodenunciò, e venne arrestato.
Lo stesso giorno ci fu l’attacco ai nemici: gli italiani dimezzati furono costretti al ripiegamento.
Capitolo 29°: questo è un capitolo di grande tristezza: sia il capitano Avellini che Ottolenghi, rimanendo gravemente feriti, lasciano solo Lussù che così vive un momento di grande sconforto.
Avellini prima di morire prega Lussu di consegnare le lettere che egli aveva scritto alla sua amata; questo momento si rivela drammatico per entrambi.
Capitolo 30°: momento di riposo concesso alla brigata dopo molto tempo. Il tanto sognato riposo fu vissuto dai soldati come una lunga festa, non solo per il riposo stesso, ma per la sensazione comune a tutti della fine della guerra; questo sentimento positivo fu sotterrato dalla telefonata del capitano aiutante maggiore che annunciava la “nuova” azione in Bainsizza.
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sabato 6 settembre 2014

Dalla Leiteralm a Tirolo e a Merano

Inconsueta camminata che percorre l'aerea "Hans Frieden Felsenweg" fino ai Masi della Muta, scende a Tirolo e poi, prendendo la passeggiata Tappeiner, arriva direttamente in piazza del Duomo a Merano.
Cielo coperto e foschia non aiutano, ma il panorama sulla curva che l'Adige compie quando lascia la Val Venosta e si dirige verso Bolzano è veramente grandioso. Dopo questo tratto, il resto è tutto in discesa. Passando dai rinomati Masi della Muta si scende a Tirolo paese e poi alla passeggiata Tappeiner, che si abbandona giusto sopra il Duomo per sbarcare tra i portici di Merano (con doveroso pellegrinaggio alla sopravvissuta Rothaler Weinstube).
Il tratto più esposto e insidioso della "Hans Frieden Felsenweg" è breve e molto
suggestivo. La foto, che lo mostra con la Val Venosta sullo sfondo, lascia intra-
vedere la catena che funge da corrimano e permette l'assicurazione.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
La conca di Merano è una miniera di escursioni facili e remunerative.
Il breve percorso che collega i Masi della Muta con la Leiteralm e che si chiama "Hans Frieden Felsenweg" è molto aereo, panoramico, breve e facile, del tutto privo di difficoltà alpinistiche tranne una: l'esposizione.
Scarica la traccia GPS.
Il sentiero è infatti riservato a chi non soffre di vertigini, l'esposizione è notevole e i più incerti farebbero bene a munirsi di un imbrago da ferrata. Per il resto, è totalmente privo di difficoltà e anche breve.
Noi l'abbiamo percorso (salendo in seggiovia+bidonvia da Lagundo fino alla Leiteralm) dal lato leggermente in salita, con l'idea discendere poi a piedi a Tirolo e Merano, e devo dire che si è trattato di un gran bell'antipasto.
La discesa sul terrazzamento che ospita il paese di Tirolo ricalca a tratti gli antichi sentieri che i contadini percorrevano a piedi e quindi è piuttosto ripida, ma mai esposta o realmente difficile.
Infine, per scendere da Tirolo alla Tappeiner Promenade e quindi portarsi nel centro di Merano,

giovedì 4 settembre 2014

Bivacco Totoga

E' inutile cercarlo sulle cartine. Con questo nome non compare.
Il "Bivacco Forestale San Giovanni Gualberto" si sviluppa su due piani costruiti
in legno e poggiati sulle parti in pietra di un edificio di proprietà del Comune
di Canal San Bovo che viene usato dalle guardie forestali. Si trova nel bosco a
quota 1.565 e a circa 2 ore dal Passo della Gobbera, lungo la via solitamente
seguita per salire alla cima del Monte Totoga.
A piano terra ci sono il camino, le panche e un tavolo. Per raggiungere il reparto
notte bisogna arrampicarsi sulla scala a pioli che dall'esterno sale al ballatoio;
una porta si apre su un locale ampio, basso e finestrato del tutto privo di arredi.
Perciò oltre al sacco a pelo serve anche il materassino.
E' un vero bivacco, di quelli nudi e crudi, e forse proprio per questo è così poco frequentato.
C'è tutto quello che serve per passare la notte in montagna, ma niente di più.
E così chi viene qui per altri scopi alza i tacchi e torna a valle prima che faccia buio.
Nei bivacchi dotati di camino o fornasèla ma privi d'acqua non ci sono mai
stoviglie semplicemente perchè non è possibile lavarle. Però ci si può
arrangiare benissimo con la pellicola di alluminio. Le varianti, come si vede,
di solito ruotano attorno a soluzioni poco vegetariane, proprio come capita
in quei bivacchi che invece l'acqua ce l'hanno (in questo è a poca distanza).
👉Ce ne vorrebbero di più di posti così. Essenziali e funzionali, molto utili agli escursionisti ma poco indulgenti con quanti cercano in quota gli stili della riviera romagnola, doccia compresa.
Certo, se fuori ci fosse una fontana con l'acqua sarebbe perfetto... ma non bisogna dimenticare (secondo me) che specialmente alle basse quote (ed è il nostro caso) le comodità andrebbero ridotte al minimo, diciamo che "niente materassi e coperte" potrebbe a volte costituire una specie di assicurazione contro bifolchi e vandali.
Che sia ora cambiare rotta rispetto allo stile inaugurato dal ciclista Francesco Moser quando qui in Trentino era Assessore al Turismo e spingeva per azzerare la differenza fra il rifugio di montagna e albergo di fondovalle?
Un po' di semplicità non guasterebbe...