lunedì 29 giugno 2015

Il vecchio albergo del Touring Club all'Alpe di Siusi

Raso al suolo per compiacere i nuovi proprietari, che intendevano triplicarne la volumetria e spostarlo in zona aperta alle auto, è stato un punto di riferimento per generazioni di frequentatori dell'Alpe.
Rifugio del Touring all'Alpe di Siusi
Negli anni del boom gli edifici ad una falda andavano di gran moda nel Bel
Paese. Si imponevano sulla spinta del modernismo che accompagnava l'ot-
timismo del dopoguerra. Vennero su in montagna (ricordo il primo albergo
a Resia, in riva al famoso lago artificiale appena realizzato) ma anche lungo
le strade (i distributori dell'Agip di Enrico Mattei, col "cane a sei zampe").
Furono gli anni migliori per il Touring Club e il suo anomalo albergo sull'Alpe,
seguiranno gli anni del declino, conclusi con l'acquisto da parte di un privato
che ne fece merce di scambio in una vicenda di speculazione edilizia che pro-
dotto una colata di cemento e cattivo gusto in località Compatsch.
Ai tempi d'oro il sodalizio si proponeva di svolgere una funzione pionieristica nello sviluppo turistico del Bel Paese tanto che nel 1926 aveva aperto un proprio "Albergo Touring", il primo, a Milano.
Quello sull'Alpe di Siusi arriverà molto più tardi: il TCI acquista dall'Ente Nazionale per le Tre Venezie (*) il rifugio Alpe di Siusi in data 25 giugno 1956. Erano gli anni ottimisti della motorizzazione di massa e del boom economico. Cambiò nome più volte: "Casa per ferie Alpe di Siusi", "Rifugio Alpe di Siusi", "Albergo del Touring Club Italiano", "Scilar 2145" e infine (Guida Rossa del 2005) "Dialer Seiser 2145".
Rifugio Dialer
Sorgeva appena a nord del Passo Duron, tra i prati dell'Alpe, a quota 2.145 e
aveva assunto il nome di "Albergo del Touring Club Italiano", ma per qualsia-
siasti frequentatori era semplicemente "il rifugio del Touring". Le vecchie Guide
Rosse del TCI informavano l'albergo "ove il Sodalizio organizza le vacanze per
i propri soci [è] perfettamente attrezzato, con terrazze panoramiche, aperto
d'estatee in alcuni periodi invernali con servizio di alberghetto". La cartografia
Touring lo riportava negli anni Ottanta sotto il nome di "Rifugio Alpe di Siusi
(T.C.I.) - Seiseralpen Haus".
Successivamente si chiamerà Albergo Dialer poi, intorno al 2000, il TCI ha venduto la struttura a dei "locali lungimiranti".
Hanno tenuto aperto qualche anno e poi l'idea: perchè non triplicare la cubatura e spostarsi in zona automobili? In nome dell'ambiente, certo, e con i finanziamenti pubblici, ovvio.
La cubatura plana precisamente in località Compatsch nei pressi dell'arrivo della nuova telecabina presentata come la genialata  in grado di "levare le auto dall'Alpe". Detto fatto, in due anni hanno tirato su quel mostro e a luglio 2010 le ruspe hanno raso al suolo un pezzo di storia dell'Alpe di Siusi: il Dialer è stato abbattuto per nascondere la speculazione edilizia in salsa verde: abbattere qualche baita abusiva e un albergo decotto per stornare l'attenzione dalla colata di cemento. E così lo slogan ambientalista ("toglieremo le auto dall'Alpe") si è trasformato nel biglietto da visita della speculazione edilizia.
(*) Con la legge del 31 marzo 1955 furono riattivate e finanziate con 5 miliardi di lire le facoltà di esproprio dell’”Ente per le Tre Venezie” creato in epoca fascista per la “conquista del territorio” in Sudtirolo.

giovedì 25 giugno 2015

Anello di Cima Nassere (ma non dovrebbe chiamarsi Croz de Conseria?)

Giro dei baiti attorno al nodo Consèria-Nàssere, nei Lagorai (con in più il bivacco annesso alla Malga Nàssere).
Conseria Nassere
Le cartine individuano la cima centrale come Cima Nassere (qui, a titolo esemplificativo, la mappa digitale 4Land) ma nella tavoletta dell'Istituto Geografico Militare, che in quanto cartografia ufficiale dello Stato fa testo, la cima centrale è segnata come Croz de Conseria. La pur ottima guida "Lagorai Cima d'Asta" di Mario Corradini segnala a pag 424 che "alcune carte topografiche la segnano con il nome di cima Nassere" però la cartina a pagina 192-193 ripete pedissequamente l'errore delle cartine Kompass, 4Land (e altre ancora).
Malga Nassere
Il bivacco Malga Nassere è situato a 1.760 metri di quota ed è ricavato dai locali
della casera di Malga Nassere. Per dormire c'è un tavolato (no materassi no co-
perte) in grado di ospitare una decina di persone). A piano terra ampio locale con
tavoli e panche, angolo camino e fornasela. In ingresso ampia scorta di legna e
all'aperto fontana con acqua corrente.
Nell'alta Val Campelle il toponimo "Consèria" compare almeno cinque volte: Ponte Conseria, Malga Conseria, Alpe Conseria, Croz de Conseria, Monte Conseria.
👉La quota più elevata del monte che monopolizza la zona misura 2.253 metri, le due più basse sono alte l'una 2.156 e 2.248 l'altra e sono poste rispettivamente a Nord-ovest e a Sud-est dell'elevazione maggiore.
Baito Lastei
Il ricovero Baito Lastei è situato a 2.020 metri di quota. Niente letti o tavolati e
nemmeno acqua. Però è dotato di una piccola stufa.
Ci sarebbe allora da aspettarsi che la punta più elevata si chiamasse Conseria, in armonia col fatto che si tratta della cima più elevata del piccolo monte tricuspidato.
In effetti, è proprio quello che fa la cartografia ufficiale dello Stato (tavoletta IGM 1:25.000), che
lascia senza nome le due quote minori.
Ma se guardiamo le cartine escursionistiche scopriamo che che le viene attribuito il nome della malga sottostante: Nàssere.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 1.480 (parcheggio)
Baito Lastei Scagni
Il ricovero Baito Lastei-Scagni è situato a quota 2.080 metri ed è conosciuto
anche come Baito dei Scagni. Il piccolo rustico non ha posti letto ma solo due
panche e un ripiano che funziona da tavolo. Non ha acqua potabile ma si può
arrangiarsi con quella dei rigagnoli della conchetta erbosa che ospita il baito.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Quota massima raggiunta: m 2.200
Dislivello assoluto: m 720
Dislivello cumulativo in salita: m 1.055
Dislivello cumulativo in discesa:m 1.025
Lunghezza con altitudini: km 14,6
Tempo totale netto: 4:45
Difficoltà: EE

Baito Cengello
Il ricovero Baito Cengello si trova in riva al Laghetto di Cengello ad una quota
di 1.985 metri. Anche qui niente posti letto ma solo tavolo e panche. C'è però una
piccola stufa. Per l'acqua bisogna arrangiarsi con quella del lago.
Descrizione del percorso: dal parcheggio di ponte Conseria (m 1.480) si segue la stradina per l'agritur Malga Caserine (cartelli) ma la si abbandona quasi subito seguendo la forestale che più oltre (m 1.740) , tabella) si trasforma in sentiero che rimonta i prati sulla sinistra. Giunti a Malga Nassere (m 1.760) si prosegue in salita fino a quota 2.065 (Busa del Lago) dove si trova il Lago di
GPS Cima Nassere
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Nassere. Bisogna ora seguire il sentiero che lo aggira sul lato meridionale fino ad arrivare a un bivio (m 2.105, tabelle) dove si cala in decisa discesa per ilsentiero SAT 360-1 verso destra per visitare il Baito Lastei (m 2.020). Ritornati in salita al bivio si prosegue lungo il SAT 360-1 fino a un bivio dove si trascura il ramo che sale a destra verso la Forcelle delle Buse Todesche per imboccare la traccia sulla sinistra che volta in direzione del Baito Cengello (m 1.985). Dal baito si prosegue nel bosco con andamento pianeggiante fino a giungere in vista dei prati di Malga Conseria e a confluire nel sentiero SAT 326 proveniente da Passo Cinque Croci. Superata Malga Conseria (m 1.823) si cala infine ai parcheggi di Ponte Conseria (m 1.480) seguendo sempre il sentiero SAT 326.

Come arrivare: dalla Valsugana la Val Campelle si raggiunge partendo dal paese di Strigno (bisogna seguire le indicazioni per Spera o per "Rifugio Crucolo". L'asfalto termina a Ponte Conseria (ampi parcheggi, pedaggi nei periodi di punta, informarsi).

domenica 21 giugno 2015

Effetto Unesco a Passo Sella

Altro che "patrimonio dell'umanità": nell'era Unesco gli impianti e i metri cubi si diffondono senza freni.
Passo Sella
La frenesia degli impiantisti non s'è fermata nemmeno davanti alla famosa "città
dei sassi" che ha fatto sognare generazioni di bambini e adulti e già che c'era ha
sostituito lo storico rifuigio Passo Sella con un anonimo resort. Alessandro Gogna
parla di "analfabetismo paesaggistico" ma in realtà è ancora peggio perchè si
tratta puramente e semplicemente di affarismo politico. Succede nel Comune
di Selva di Val Gardena, sindaco Peter Mussner (SVP).
In passato le notizie finivano in prima pagina, oggi non più: la speculazione ha imparato che inaugurazioni e conferenze stampa sono controproducenti e gli ambientalisti preferiscono le dispute tipo orso-sì orso-no.
Il partito degli affari brinda tranquillamente al chiuso e spende solo qualche briciola in fotoritocco per brillantare i depliant locali, tanto oramai al marketing territoriale provvede direttamente la fondazione Dolomiti Unesco; ci mette la faccia gratis, non bisogna nemmeno chiedere (e ancora una volta sono soldi pubblici). 

mercoledì 17 giugno 2015

Effetto Unesco a Passo Gardena

Prosegue allegramente la distruzione del paesaggio dolomitico. La fiera s'è accelerata dopo la comparsa in scena di Dolomiti Unesco.
Passo Gardena
La scalata degli impiantisti alle vette dolomitiche continua silenziosamente sotto
gli occhi di tutti, senza "inutili" clamori giornalistici, nel silenzio assordante della
fondazione Dolomiti Unesco e del suo presidente Pichler Rolle. Comune di Selva
di Val Gardena, sindaco Peter Mussner (SVP).
Stanno terminando i lavori al nuovo ecomostro dello sci sopra Passo Gardena: sempre più in alto, sempre più grossi, sempre più strafottenti.
Una sostituzione del paesaggio alpino col cemento che Dolomiti Unesco sembra trovare del tutto "naturale", visto che tace.
L'arrivo di un presidente sudtirolese aveva fatto inizialmente ben sperare, ma ora è chiaro che non è diverso dal predecessore veneto, uno che aveva detto: "il nostro obiettivo deve essere quello di portare il maggior numero di turisti più in alto possibile".

sabato 13 giugno 2015

Da St. Martin a Laces, tutto in discesa (Val Venosta)

Questa è un'escursione inversa, tutta in giù, dove si scende sempre, senza (quasi) mai prendere quota.
St. Martin im Kofel
Il sentiero odierno ricalca l'antico collegamento che univa i masi del Sonnenberg nel tratto che va da Latsch/Laces a Goldrain/Coldrano. Percorrendolo oggi si incontrano i masi Kaser, Pardatsch, Niederhaus, Egg, Vorra, Laggar (ruderi), Zuckbichl (ruderi), Patsch (oggi baita della Forestale). Nella foto i tre masi più vicini a St.Martin im Kofel, ancora in attività e collegati da stradina di servizio: Pardatsch Hof, Egghof e Vorra Hof.
Latschanderwaalweg
Il sentierino del Latschanderwaalweg ci riporta al parcheggio della stazione
a valle e ci evita due chilometri sull'asfalto della strada statale.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Si svolge tutta sul versante solatio del Sonnenberg, nel tratto sopra Latsc/Laces; parte dalla stazione a monte della funivia di St. Martin im Kofel e arriva alla sua stazione a valle.
GPS St. Martin im Kofel
Il percorso in Google Earth.
Il lungo anello che ci riporta all'auto inizia con un panoramico traverso in quota, un'alta via tra i prati falciabili dei masi e termina seguendo il Latschanderwaalweg, il Waal di fondovalle che scorre parallelo all'Adige e che porta ancora oggi l'acqua irrigua da Tiss (periferia di Goldrain/Coldrano) a Kastelbell/Castelbello.
La lunga camminata nel sole, iniziata con un cornicione a perpendicolo sulla Val Venosta, si è conclusa mille metri più in basso tra l'ombra e le fronde del Waal che ci ripara dal caldo del fondovalle.
Ieri è infatti arrivato il gran caldo estivo, che ci ha spinto a prendercela fin troppo comoda.
Quando ci avviciniamo al fondovalle è pomeriggio avanzato, siamo abbrustoliti dal sole e le temperature viaggiano ormai attorno ai 30 gradi. L'acqua del Waal è fresca, un toccasana per i piedi scaldati dagli scarponi.

lunedì 8 giugno 2015

Epistemologia del bivacco

Fondamenti e metodi del pernotto nelle terre alte: nozioni essenziali per non passare la notte ostiando e per svegliarsi felici.
bivacchi alpini
Bivacchi alpinistici o asciutti: bivacco "Alla Madonnina" sulla Vigolana, bivacco
"Ettore Castiglioni" sul Crozzon di Brenta, bivacco "Mario Rigatti" nel Latemar
e bivacco "Dino Marinelli" al Cimon di Bolentina (Val di Sole). Scarni, essenzia-
li e senz'acqua, quindi due volte "asciutti". Quelli del tipo "Apollonio" sono sem-
pre dotati di materassi e coperte.
Su una scala altimetrica distribuita da monte a valle possiamo distinguere cinque tipologie di bivacco:
bivacchi alpinistici (senz'acqua nè legna, spazi ristretti, letti a castello, tipo Apollonio);
bivacchi asciutti (ancora no acqua, ma con l'aggiunta di tavolo e panche);
bivacchi comodi o completi (compare una fontana esterna e anche un punto-fuoco per scaldarsi);
bivacchi alpini
Bivacchi completi, cioè con acqua, e da simposio o gozzoviglio, con tutto quello
che serve e spesso anche di più: bivacco "Malga Valletta Alta" (Lagorai), bivac-
co "Argentino Vanin" (Lagorai-Valsugana), bivacco "Forestale San Giovanni
Gualberto" (Primiero-Vanoi), bivacco "Malga Fornasa Alta" (Lagorai).
bivacchi da simposio (non solo posti-letto per la notte, tavolo con panche e fontana all'esterno, ma anche stoviglie e, soprattutto, cucina a legna e, magari, anche un caminetto aggiuntivo);
bivacchi esagerati (estensione "urbanoide" della tipologia da simposio: impianto fotovoltaico, acqua interna, pavimento piastrellato, servizi igienici, in qualche caso addirittura doccia...).
bivacco Gabler
Oltre ai bivacchi veri e propri, vanno considerati anche i ripari o ricoveri, utili punti
di appoggio in caso di temporali improvvisi. Il loro aspetto è spesso ingannevol-
mente attrattivo e sulle loro dotazioni vanno assunte informazioni precise e aggior-
nate per non andare incontro a spiacevoli sorprese...
 Ci sono poi i bivacchi sfigati o rustici (a rigore "ricoveri" di emergenza buoni solo a riparare dalla pioggia e non "dormibili" perchè privi di cuccette).

Per motivi di nitore concettuale andrebbero esclusi dalla classificazione; sebbene il loro utilizzo non sia in linea di principio da raccomandare, dabbenaggine, faciloneria e disinformazione possono infatti costringere a servirsene. Andrebbero a rigore esclusi in quanto alludono a situazioni certo non volute o consapevolmente perseguite e vengono qui citati solo per una comprensibile esigenza di completezza formale.
Da questa schematica tassonomia va peraltro tassativamente escluso il pernotto in auto (tipologia assai diffusa, in realtà) per una serie di motivi che il lettore avrà la compiacenza di trovare evidenti e sui quali non vale dunque la pena di soffermarsi oltre.
Naturalmente con l'avanzare dell'età questa scala pentenaria tende a focalizzarsi sulle situazioni più confortevoli o meno disagiate, che normalmente si collocano in fasce altimetriche favorevoli all'anziano, alle sue capacità e ai suoi capricci.
Il girovago di lungo corso sviluppa, sovente a sue spese, la capacità di incrociare le dotazioni dei cinque gradi del bivacco (alpinistico, asciutto, completo, da simposio, esagerato) con le dotazioni (materassino, saccopelo, cibarie e bevande) da portare con sé. La sapiente bilanciatura del peso dello zaino comincia con la classificazione del bivacco individuato come luogo di sosta per la notte.