venerdì 17 maggio 2024

Il rosso coltellino svizzero dovrà perdere la lama?

Per evitare che possa essere considerato un'arma da taglio verranno prodotti modelli senza lama: è il paradosso del politicamente corretto.
Questo è il coltellino rosso che più si avvicina alle versioni originarie (quelle in dotazione all'esercito elvetico fra il 1891 e il 1897). E' la copia della versione destinata agli ufficiali, che aveva anche un cavatappi poichè il vino in bottiglia non veniva distribuito alla truppa.
Uno degli schemi progettuali del modello 1897, quello destinato agli ufficiali. Nella
sua versione definitiva comparve anche un piccola lama secondaria, più piccola.
Il primo modello di coltellino svizzero fu creato da Karl Elsener I, titolare di un’azienda di strumenti chirurgici svizzera, che lo produsse per i soldati svizzeri nel 1891, più di 130 anni fa. 👉Aveva in dotazione un coltellino, un cacciavite-levatappi per tappi-corona, un alesatore-nettapipe per rifinire o ripulire i fori e un apriscatole destinato alle lattine di cibi industriali.
Prima del coltellino prodotto da Karl Elsener l'esercito elvetico aveva avuto in dota-
zione il “Modell 1890” prodotto dalla Wester & Co., una compagnia tedesca di So-
lingen, la città famosa per l'acciaio da coltelleria.
👉Un secondo modello, per gli ufficiali, venne prodotto nel 1897 con l’aggiunta di un cavatappi e di una seconda lama, più piccola.
Nel 1909 l’azienda produttrice fu chiamata Victoria, in memoria della madre di Elsener morta da poco; nel 1921 aggiunse poi il suffisso “inox” in riferimento all’acciaio usato nei coltellini. La fornitura all’esercito fu garantita anche dall'azienda del coltellinaio Theodore Wenger. Sembra che tra le due società, Victorinox e Wenger, non ci sia mai stata una vera rivalità, quanto piuttosto un’amichevole concorrenza, anche perché l’esercito ha sempre voluto dividere equamente gli ordini. Nel 2005 la ditta di Wenger è stata acquisita dalla Victorinox.
Il coltellino svizzero "per ufficiali" a confronto con un classico temperino Opinel nel numero 6 (che ha una lama di 7 centimetri).

lunedì 13 maggio 2024

Il Grand Hotel Toblach, costruito a servizio della potente "Ferrovia Meridionale" austroungarica

Fu ideato e realizzato per attrarre viaggiatori sul ramo pusterese della Südbahn (la Ferrovia Meridionale austriaca) seguendo il modello "ferrovia + turismo d'elite" in uso nella belle époque austroungarica.
L'aspetto curato dell'edificio del Grand Hotel Dobbiaco oggi. E' uno dei pochi ad essere stato risparmiato dalle modifiche cafonal intervenute negli anni. In questo può essere considerato il corrispondente "cittadino" del Rifugio Genova nel gruppo delle Odle.
Le foto sono di Giancarlo Pulitanò (Canon 5D mark III con obiet-
tivo zoom 24-70@28mm; ISO 100, f/8, 1/125).
Ha fatto la storia di Dobbiaco e del turismo in Val Pusteria, come altri grandi alberghi di lusso in gran voga negli anni ruggenti di quella fine-inizio secolo allegra e spensierata durante i quali si bollivano in pentola i cataclismi geopolitici del Secolo Breve.
👉Nel 1871 la Società delle Ferrovie Meridionali austriaca, la cosiddetta Südbahn, inaugurò una sua linea ferroviaria attraverso la Val Pusteria (la rete della Südbahn nacque sulla direttrice Vienna-Trieste ma si articolò in numerose diramazioni, tra cui la Kufstein-Brennero-Trento). Tra i finanziatori annoverava la famiglia Rotschild, il che spiega la larghezza dei mezzi impiegati.
👉Tuttavia, la fruizione della linea risultò essere scarsa, cosicché si decise di darle slancio costruendo dei grandi alberghi lungo la linea. Il Grand Hotel Dobbiaco fu progettato dall'architetto della società ferroviaria, Wilhelm Ritter von Flattich, e edificato tra il 1877 e il 1878 nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria di Dobbiaco.
👉Dal 1999 l'ampia e articolata struttura funge da centro culturale e ostello della gioventù.

giovedì 9 maggio 2024

Sulle strade della WW1 fra il Matajur e il Kolovrat

Un week-end auto+scarponi lungo le creste della WW1 dove il tenente Erwin Rommel sfondò il 24 ottobre del 1917. Una piccola falla che si trasformò fin da subito nella disastrosa e tragica ritirata di Caporetto.
Nei  punti-chiave della rotta di Caporetto. Con partenza e arrivo da Cividale del Friuli. Kappa=Rif. Casoni Solarie sotto al Kolovrat. Emme= Rifugio Guglielmo Pelizzo al Matajur. Ci: paese di Caporetto oggi Kobarid. Esse: valico di Stupizza oggi Robic, nella Valle del Natisone, lungo la quale il grosso delle forze tedesche scese e dilagò nella pianura friulana.
L'illustrazione pubblicata dal Corriere della Sera mostra la zona dello sfondamento
austro-tedesco a Caporetto. Il Monte Matjur è quello che si vede fra le due scritte
Caporetto-IV° Corpo.  Tra il Matajur e il Kolovrat s'infiltrarono le avanguardie dello
sfondamento, sei compagnie di Sturmtruppen germaniche comandate dal giovane
tenente Erwin Rommel, la futura "volpe del deserto" della WW2.
E' un giro da fare in due giorni: prima puntando al Kolovrat (dove avvenne il primo sfondamento austriaco) e poi al Matajur (da dove Erwin Rommel dilagò verso la pianura), con brevi su e giù di collegamento fra le tante Valli del Natisone.
Il Rifugio Casoni Solarie (m 956).
👉Con partenza e arrivo da Cividale. Il tratto Cividale- Rif. Solarie è di 39 km. Dopo il pernotto al Solarie e l'escursione a piedi che transita dal Passo Zanuso (conquistato dal distaccamento dell'allora giovane tenente Erwin Rommel) al termine della giornata si prosegue in auto per strada alta verso Livek e poi al Rif. Pelizzo al Matajur, per complessivi 33 km, e lì si pernotta. Il mattino dopo si sale al Monte Matajur (300 metri di dislivello) dalla cui cima (anch'essa conquistata da Rommel) si gode un ampio panorama sulle Alpi Giulie e sulla valle dell’Isonzo a levante, sulle Dolomiti Clautane e Zoldane a ponente. Al rientro si riparte in auto scendendo a Kobarid/Caporetto, da dove si svolta a Nord per passar dal Valico di Stupizza e scendere lungo la Valle del Natisone fino a Cividale chiudendo così il cerchio.

Punti di appoggio da utilizzare:
Al Rifugio Pelizzo (m 1.320) fanno anche il Toc en Braida e il frico.
Il Rifugio Casoni Solarie (m 956) presso Passo Solarie, a fianco della strada e con parcheggio.
Il Bivacco Zanuso (m 1.116) panche, tavolo e stufa ma niente letti.
Il Rifugio Guglielmo Pelizzo (m. 1.320) al Matajur , con parcheggio.

👉Per la parte a piedi vedi la competente descrizione datane in "Il Mont Kuk e e le trincee del Kolovrat" a cura della Società Alpina delle Giulie (sezione di Trieste del CAI). Con partenza e arrivo da Passo Solarie (m 956) e dislivello complessivo di 400 metri su 9 km.


domenica 5 maggio 2024

La passeggiata di Sant'Osvaldo a primavera

La primavera e l'autunno sono la morte sua, per questione di gradi e di colori. E' molto vicina al centro storico e alla stazione: si arriva a piedi.
Le Promenaden sono le passeggiate urbane, uno dei più bei lasciti della belle époque austroungarica. Una elegante mezza via fra il parco pubblico, la curiosità botanica, l'arredo urbano.

La cornice metallica punta sull'hotel Reichrieglerhof, che è stato una meta della co-
smopolita borghesia austroungarica e che negli anni della belle époque veniva rag-
giunto anche da una funicolare urbana. Era posto lungo la Guntschna Promenade.
Le due Promenaden possono anche essere concatenate fra loro da un percorso più
impegnativo ma comunque fattibile in giornata, come descritto qui.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Merano ne ha molte di più, sia in centro che sui pendii della prima periferia urbana. Bolzano ne esibisce solamente tre: la centrale passeggiata Lungotalvera, la Guntschna Promenade/Passeggiata del Guncina e questa  Skt. Oswald Promenade/Passeggiata di Sant'Osvaldo, ognuna ben caratterizzata e diversa dalle altre due.
Attraversando il centro storico si incontrano tra le altre cose i chioschi dei salumi,
i vecchi "banchi del pesce" in pietra, il Cavallino Bianco, la Ca' de Bezzi e la bir-
Provenendo a piedi dalla stazione ferroviaria, ho scelto di raggiungere la passeggiata salendo dalla bretella mediana, e di percorrere il tratto pianeggiante che guarda verso la Val Sarentino per ridiscendere in città nei pressi del ponte sul torrente Talvera. Il ritorno alla stazione è avvenuto percorrendo la terza Promenade bolzanina: la Wassermauer Promenade cioè  la Passeggiata Lungotalvera.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Il percorso GPS comincia con il tratto più scenografico (ma anche più ripido), quello che inizia dall'imbocco centrale della Sant'Osvaldo e con una bretella  sale in fretta (100 metri di dislivello circa) alla Sant'Osvaldo, prosegue in piano e poi scende in città nei pressi di Castel Sant'Antonio.
👉Si ritorna poi nel bel mezzo del centro storico utilizzando la bella passeggiata lungofiume chiamata Lungotalvera.
👉Se si vuole percorrere la Sant'Osvaldo nella sua interezza bisogna portarsi in auto nei pressi dell'Hotel Eberle e partire da lì. Volendo può anche diventare oggetto di una più impegnativa concatenazione con l'altra Promenade in quota,  la Passeggiata del Guncina.
Come tutte le Promenaden, anche la Passeggiata di Sant'Osvaldo è ben dotata di panchine, che si susseguono con regolarità ogni centinaio mdi metri, il suo tracciato è largo, ben tenuto ed ha un fondo regolare percorribile anche con i passeggini.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza: m 273

mercoledì 1 maggio 2024

Filetti di pesce globalista con i piselli e la polenta

E' davvero economica la tilapia, quel pesce plebeo figlio dei mari tropicali (cotto al cartoccio nel forno elettrico a 180° per 30 minuti).
tilapia e piselli
E' un pesce considerato plebeo ma é di sicura buona riuscita e qui é accompagnato da polenta taragna e dai "bisi" (che a Venezia da secoli venivano mescolati coi "risi" arrivati dal lontano oriente, che hanno dato vita al famoso risi e bisi).
Il gatto Milo studia il piatto della tilapia accompagnata da polenta e piselli.
E' un pesce che proviene dalle acque tropicali (sia dolci che salate) e che sicuramente fa inarcare qualche sopracciglio, comunque costa poco e si trova in tutti i supermercati.
La carne di tilapia è poco grassa, ha un sapore delicato ed é versatile: si adatta bene sia alla cottura arrosto che a quella alla griglia o al vapore.
👉Uscita dal freezer e cotta in cartoccio al forno per 30' a 180°, è finita nel piatto con dei piselli passati in padella in un soffritto di carote, sedano e cipolla e con qualche fetta di polenta taragna.

venerdì 26 aprile 2024

"Ai tre garofani", la più antica trattoria di Trento

La trattoria "Ai Tre Garofani" di Via Mazzini è stata attiva per più di sette secoli e sempre con lo stesso nome (ma ha chiuso nel 2020).
L'ingresso alla vigilia della chiusura, avvenuta nel 2020. Quella porta racchiude un pezzo importante della storia cittadina, visto che era in attività fin dal lontanissimo 1275. Ma la trattoria è nota perchè la frequentava Mussolini durante i suo soggiorno trentino, quando viveva in un modesto appartamento al primo tornante di Via della Cervara, dietro al Castello del Buonconsiglio.
Mussolini rimase a Trento per quasi tutto l’anno 1909, fino alla sua espul-
sione decretata dalle autorità austriache; qui è ritratto alla barra confinaria
di Borghetto, mentre saluta i compagni (notare la tabella che segnalava lo
ingresso nei territori della monarchia, presente a tutti i posti di confine).
E' stata in assoluto una delle trattorie più longeve della città, avendo aperto nel lontanissimo 1275 quando debuttò come locanda (trattoria+alloggio). Citata ancora nel '400 per la sicurezza dei suoi alloggi e per gli spazi dedicati al ricovero dei cavalli, quando carrozze e stallieri sostavano in città, nei viaggi tra nord e sud delle Alpi. Masnade di viandanti, a quei tempi, ma anche congreghe di cospiratori, borghesi e prelati. Senza mai perdere il suo imprinting vivace e popolaresco.
La trattoria "Ai tre garofani" poco prima della definitiva chiusura.
👉Ma è nota soprattutto perchè vi si recava quotidianamente Benito Mussolino, chiamato in città nel febbraio del 1909 da Cesare Battisti, che lo impiegò come giornalista nel giornale dei socialisti trentini "Il popolo" e che lo nominò anche responsabile della segreteria del lavoro del PSI locale. Nonostante la giovane età (26 anni da poco compiuti) aveva già alle spalle una certa attività di pubblicista. Aveva già collaborato nel 1902 con “L’Avvenire del lavoratore” di Losanna, alla direzione del periodico “La Lima” di Oneglia, alla collaborazione a “Pagine Libere” di Angelo Oliviero Olivetti e al “Pensiero romagnolo” di Gaudenzi.
👉Nel 1947 il ristorante fu acquistato e valorizzato dalla famiglia Linardi e nell'anno duemila Giovanna Linardi l’ha ereditato dal padre e lanciato assieme al marito Niko. l’Antica Locanda “Ai Tre Garofoni” crebbe fino a diventare un buon ristorante segnalato già dal 2004 con due forchette nella guida Michelin. Ha chiuso nel 2020 dopo una plurisecolare carriera nella storia della città. Oggi questa storica trattoria è stata sostituita da un B&B.

domenica 21 aprile 2024

Sul Dosso di Sant'Agata, il terzo dente di Trento

Però arrivandoci da dietro, cioè partendo da Roncogno, in Valsugana.
E' il "terzo dente" dei tre a cui la città deve il suo nome romano. Il primo è il Doss Trento, il secondo è il Dosso di San Rocco, il terzo è il Dosso di Sant’Agata. In basso a sx la gobba verde del Dosso di San Rocco. Sullo sfondo il Bondone imbiancato di neve primaverile.
La chiesetta di Sant'Agata si trova sulla cima del colle e la sua facciata guarda ver-
so Sud. Sulla destra si intravvede il Monte Celva, che separa Trento dalla Valsuga-
na. Una via di comunicazione oggi desueta e percorribile solo con auto adatte.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Per "conquistare" la chiesetta che sta sulla sua cima c'è una semplice e breve passeggiata di quelle adatte a tutti, un mini-trek urbano alla riscoperta della storia cittadina, ma con un approccio "da revèrs", dal lato rovescio.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Per salire sul Dosso di Sant’Agata si va in auto o in autobus la località di Oltrecastello (Povo), da dove si prosegue a piedi seguendo il breve sentiero che porta in cima.
👉Questa volta invece, venendo dalla Valsugana e per dribblare il traffico cittadino, ho scelto di arrivarci da dietro, partendo dal borgo valsuganotto di Roncogno tra Pergine e il Passo del Cimirlo, raggiungendo poi da lì Oltrecastello. Il Passo del Cimirlo si trova tra la Marzola e il Monte Celva e divide la conca di Trento (a meridione) dalla Valsugana perginese (a settentrione). La stradina locale da percorrere si snoda in mezzo ai boschi ed è meglio farla con una macchina piccola e alta da terra perchè è una strada stretta e piena di curve strette, in parta bianca e in parte lastricata con rotondi sassi di fiume, con qualche rampetta davvero ripida. Ma che ha il pregio della tranquillità.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 491