giovedì 13 maggio 2021

L'anello del Monte Calisio (Monti di Trento)

Sul Calisio da Villamontagna: una  gita prediletta dai trentini che rimane tale anche oggi, dopo che "Campèl" e "Caliso" hanno chiuso.
Il Monte Calisio, con il Bondone e la Marzola, é una delle tre mete delle escursioni domenicali degli abitanti di Trento (la Vigolana, che pure si affaccia sulla conca cittadina, é molto più impegnativa).
Dal Calisio verso la Piana Rotaliana: il Fausior con sullo sfondo a sinistra il Gruppo
di Brenta e a destra le Maddalene.
Vedi le altre foto in Google Foto.

Scrive il vecchio Gigi: "Con l’amico Bruno saliamo al sobborgo di Villamontagna per poi continuare, lungo la stretta stradina che sale all’ex rifugio Campél. Dall’ultima volta che sono stato qui molto è cambiato, infatti, la stradina è completamente asfaltata fin oltre l’ex rifugio e quest’ultimo è chiuso, se non erro, dal 2012. Quando ero stato qui il Campél era aperto, quindi ne è passato di tempo! Solo la pendenza e l’esigua larghezza della strada sono inalterate.".
Per il resto vi lascio con lui, autore sia dei testi che delle foto. In quest'epoca di Coronavirus che limita gli spostamenti e deprime il morale Gigi si é sempre mantenuto sul territorio
In blu il tracciato dell'anello del Calisio, con partenza e arrivo dal Campél. Altre vecchie foto sono qui.
del Comune di Trento, ove risiede.

Quote e dislivelli (dati IGM):
Quota di partenza/arrivo: m 757 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.096
Dislivello assoluto: m 339
Dislivello cumulativo in salita: m 400 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 400 circa
Lunghezza con altitudini: km 6,5
Tempo totale netto: ore 3:00 AR
Difficoltà: E

Come arrivare: da Trento città si sale fino al sobborgo collinare di Cognola e lo si sorpassa giungendo in breve fino al bivio "della strada dei forti". Qui si evita la direzione Civezzano e si prosegue sulla sinistra attraversanto Villamontagna e salendo fino al parcheggio posto poco oltre l'ex-Rifugio Campel.

Descrizione del percorso: "lasciato il parcheggio, ci avviamo con il largo sentiero 421 che ci porta nei boschi del versante di NE del Calisio. Boschi che presentano molte testimonianze della tempesta Vaia del 2018 e la presenza, particolarmente numerosa quest’anno, dei nidi di Processionaria che infestano i Pini Neri. A far bene bisognerebbe camminare con un occhio rivolto in su, onde evitare spiacevoli incontri casuali tipo un nido che ti cade in testa, e uno in giù per non inciampare e trovarsi a studiare il sentiero fin troppo da vicino. Non essendo un camaleonte ho deciso di correre il rischio e guardare in basso dove cacciare i miei piedi.
👉Dopo breve troviamo il bivio con il sent. 403. Lasciamo la strada vecchia, il 421, per la nuova (il Calisio ha una rete di sentieri, mulattiera, stradine austroungariche ecc che vanno, vengono e s’incrociano che fa quasi venire il mal di testa). Il nuovo tracciato ci porta a percorrere i boschi che, essendo ancora spogli, lasciamo intravedere tra i rami scorci dei dintorni. Superati anche tratti in salita che mi fanno penare, mentre il Bruno, che io chiamo Capitan Fessura dato la sua magrezza (beato lui), fila via tranquillo, mettendo seriamente a rischio la nostra lunga amicizia. In effetti, lui cerca di non lasciarmi troppo indietro, quindi prima a tutta la mia riconoscenza, subito dopo qualche sacramento perché non riesco a raggiungerlo!
👉In questo modo superiamo prima la Calcàra di Campél, dopo la Costa di Campél infine arriviamo nelle belle radure della Sella di Val Mistài. Qui giunto approfitto del terreno pianeggiante per prendere fiato, compio una piccola deviazione con la perfida scusa di scattare foto così l’amico si ferma ed io mi riposo un attimo. Dalla Sella proseguiamo con il sentiero 402, che in effetti è una vera e propria strada d’arroccamento arrivando in breve a un tornante dove troviamo un bel posto panoramico sulla Val d’Adige dominata dal M. Bondone. Anche qui troviamo un paio di Stói, fanno parte delle numerose e abbondanti tracce della guerra 14/18 che hanno segnato il Calisio come tutti gli altri rilievi intorno a Trento.
👉Adoro i punti panoramici: sono abbastanza rari in questa escursione nei boschi seppur ancora spogli, sono un’ottima scusa per lunghe e riposanti fermate senza che il mio amor proprio ne risenta, si può fare delle foto decenti invece di doversi destreggiare tra le fresche frasche!
👉Riprendiamo a salire con la stradina che dopo un tratto serpeggiante ci porta sull’ampia calotta del M. Calisio anch’essa piena dei resti del Grande Macello. La cima sarebbe veramente panoramica, ma arbusti e alberi la cingono d’assedio, conquistando sempre più terreno. Anche qui, come sul vicino e più basso M. Celva, sotto i nostri piedi, il monte è scavato come l’Emmental, il famoso formaggio svizzero con i buchi (il nome, nato nel lontano 1542, deriva dalla valle dell’Emme per l’appunto, slurp!).
👉Ci fermiamo un bel po’ sulla cima poi, decidiamo di riprendere il cammino servendoci del sent. 401. Ripida discesa che in ci porta a un corto tratto attrezzato, superato il quale troviamo le gallerie di guerra che visitiamo brevemente, prima di riprendere a scendere. La ripida discesa è interrotta solo un paio di volte da brevi tratti meno ripidi poi arriviamo a un tornante. A destra un sentiero s’inoltra tra la folta vegetazione, un’evidente scorciatoia, mentre il 401 prosegue a sinistra. Vedo Bruno che consulta il suo GPS e vuole provare e scendere da quella parte, io preferirei il comodo e ampio tracciato di destra ma poi seguo l’amico. Dopo un tratto di leggera discesa improvvisamente il sentiero, ora più largo, letteralmente precipita verso il basso. Bruno riesce a scendere facendo affidamento sui suoi scarponi, al contrario io evito il tracciato troppo ripido e preferisco scendere a zig-zag usando anche gli arbusti per frenare. Quando raggiungo l’amico, che si sta guardando intorno, ecco la ferale notizia: il sentiero è sparito, voilà!
👉Ma che bel! Faccio dietrofront e inizio a salire sempre a zig e zag e attaccandomi a ogni albero, ramo e fuscello che possa servire alla bisogna. Quando raggiungo il tornante, sto sbuffando come una vaporiera, mi fermo e mi concedo una lunga bevuta poi si riparte. Questa volta scendiamo con comodo, anche se in alcuni tratti la pendenza aumenta poi, con mio sommo gaudio, arriviamo al largo e pianeggiante bivio delle Quattro Strade, a poche decine di metri dell’ex rifugio Calisio. L’edificio dell’ex rifugio è malridotto, costruito da privati nel 1970, è chiuso ormai dal lontano 1993. Sono stato più volte in questo posto, ci ero venuto anche con i miei genitori (mio padre ed io abbiamo giocato una partita a bocce), lontani ricordi di un tempo ormai passato.
👉Lasciando da parte i miei ricordi personali mi avvio con l’amico lungo la cosiddetta Strada de Mez che, larga e comoda, ci regala anche un bel punto panoramico, protetto da una ringhiera, sulla Val d’Adige.
👉Poco dopo eccoci a un bivio la strada de Mez continua a destra, mentre noi dobbiamo salire a sinistra verso la loc. Carbonaia. Bruno tira fuori di nuovo il telefono, lo guardo e gli dico di mettere via l’aggeggio altrimenti lo mordo, non lui il Gps!
👉Prendiamo quota con un tratto di salita abbastanza sostenuta che poi termina e si prosegue con comodo. Superiamo un tratto pianeggiante che un tempo doveva essere più ampio. Sulla destra c’è un piccolo e spartano baito, intorno ci sono parecchi tronchi tagliati, il posto non è male, sostiamo un momento poi riprendiamo il cammino.
👉Dal Baito superiamo una salita, poi si prosegue su terreno pianeggiante con una bella stradina che transita presso una casetta a due piani che teniamo alla nostra sinistra, poco sopra di noi. Quando gli alberi del bosco avranno di nuovo le foglie, dubito che la casetta rimanga visibile. Dopo non molto raggiungiamo il bivio con il sentiero 403A. Lasciamo la stradina e scendiamo a sinistra. Il sentiero prende a scendere e il fondo un po’ malmesso non agevola il passo, poi arriviamo nei pressi di un bivio. A sinistra si raggiunge la vicina croce del giubileo. Da qui si ha una bella vista che spazia dal M. Bondone, a destra, fino alla Marzola e al M. Celva. Scattate le debite foto torniamo sui nostri passi, continuiamo la discesa che infine ci porta a sbucare nella bella plaga della Pineta di Campél, proprio alle spalle dell’ex rifugio Campél.
Da qui, raggiungere il parcheggio è questione di un paio di minuti".

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