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lunedì 1 settembre 2025

Al belvedere Enzbirch dal maso Högger Hof

Una panchina sospesa a picco sopra Laives e la Bassa Atesina. Dove c'era un antico Steinzeitsiedung, un insediamento dell'età della pietra.
Ci si arriva dai boschi del Breitenberg/Monte Largo,  sull'altipiano di Deutschnhofen/Nova Ponente.
Quattro esperimenti col teleobiettivo 5x del Google Pixel 9Pro (equivale ad un 110
millimetri nel formato pellicola: puntando verso la Paganella (con Cima Roccapiana
e il Corno di Tres); la valle dell'Adige tra Bolzano e Merano; zoom sulla coppia Cor-
no Bianco
-Corno Nero e infine dettaglio su mas
o Göller, lungo il sentiero che sale
da Bronzolo alla Rotwand/Parete Rossa e al lago Göller See di Aldino. L'Enzbirch è
stato anche uno Steinzeitsiedung, un insediamento dell'età della pietra).
Vedi le altre foto in Google Foto.
E' una facile passeggiata su forestale, carrareccia e sentiero che si snoda sull'altipiano di Nova Ponente, i cui panorami ariosi godono di un doppio affaccio: sui vasti pascoli dell'altipiano di Aldino-Pietralba e il Gruppo di Latemar alla partenza, sulla vallata dell'Adige da Laives a Merano dall'aereo belvedere Enzbirch (sulla verticale di Laives) alla panchina-belvedere.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.361 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.369
Quota minima raggiunta: m 1.218
Dislivello assoluto: m 8
Dislivello cumulativo in salita: m 200 circa
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.

Dislivello cumulativo in discesa: m 200 circa
Lunghezza con altitudini: km 3,9
Tempo totale netto: ore 1:30 AR
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. Gli ultimi metri prima della panchina richiedono assenza di vertigini e fermezza di piede perchè sono in una sassara che si affaccia sul vuoto. Questo impedisce di classificare il percorso come turistico (T). Fare attenzione.

Come arrivare: dal centro di Deutschonfen/Nova Ponente bisogna seguire le indicazioni turistiche (segnaletica marrone) per il maso Hoegger Hof, che si raggiunge dopo 4 chilometri di stradina asfaltata (ristoro, parcheggio). Vedi anche l'apposito pulsante "Ottieni indicazioni" in Wikiloc.

venerdì 1 dicembre 2023

Al Rifugio Nuvolau dalla vicina Forcella Nuvolau

Una elementare ma ultra-panoramica andata e ritorno da Forcella Nuvolau, una camminata che risale una semplice lastronata di roccia, del tutto priva di difficoltà tecniche (abbinabile con il giro dell'Averau).
rifugio nuvolao
Il panorama é unico e non può essere descritto a parole. Non é solo a 360° ma anche al centro di un ambiente dolomitico che si estende lungo tutti i 360°. Sullo sfondo al centro il doppio torrione del vicino Averau, da dove viene il sentiero di salita. Subito sulla sinistra la cresta rocciosa del Settsass con sulla sx i prati alti che portano al Col di Lana (con dietro il massiccio del Sella). 
Forcella Nuvolau con Rifugio Averau e il roccione del Nuvolao sullo sfondo.
Vedi le altre foto in Google Foto.
La contropartita é che nella stagione estiva é molto affollato. Gli escursionisti ci arrivano dalla ferrata della Ra Gusela, i turisti da Forcella Nuvolao (ci si sale in seggiovia). Due umanità diverse, a partire dall'abbigliamento e dall'attrezzatura: casco e imbrago contro scarpe da ginnastica.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.

👉Dalla sua postazione a lato della porta del rifugio un giovane banditore di luganeghe che urla "sausage" ci fa sapere che nel suo "dream" c'é di aprire uno street-food nel centro di Manhattan. Io assorbo l'impatto e ascolto perché la curiosità vince l'istinto. Con mio fratello restiamo lì almeno una mezz'ora, sforzandoci di registrare con la testa quello che la macchina fotografica non riesce a far entrare nell'inquadratura...
Ci si fa largo in una folla di individui mondializzati che non si salutano e non comunicano fra loro. A 20 centimetri l'uno dall'altro trovi la Sora Cesira, il tartarugato palestrato, il tronista compiaciuto, la famigliola

domenica 15 ottobre 2023

L'anello alto dell'Averau (Dolomiti ampezzane)

Questo "giro alto" attorno ai due rocccioni dell'Averau inizia e termina a Forcella Nuvolau (IGM 2.436) senza calare troppo verso le Cinque Torri. E' anche tranquillo vista la zona, davvero assai frequentata.
Il doppio roccione dell'Averau con alla base il Rif. Averau. Sulla sx la sagoma scura del Col di Lana e quella chiara del Setsass, con sullo sfondo il massiccio del Sella che culmina con il Piz Boé. Subito dopo la insellatura di Passo Gardena le punte frastagliate dei Piz da Cir. Questa è la vista verso Ovest, in un panorama che è aperto su tutti i 360° dell'orizzonte. Abbinabile alla salita al Rif. Nuvolau.
Guardando verso il gruppo delle Tofane, con la Rozes in primo piano. Sullo sfondo
il lungo profilo frastagliato del Monte Cristallo e sul davanti la turisticizzata zona
delle Cinque Torri con la larga e polverosa pista dei camion in clamorosa evidenza.
Vedi le altre foto in Google Foto.
L'anello alto l'ho pensato per dribblare i grossi flussi, ma è un tracciato che richiede qualche attenzione all'orientamento, specie se lo si percorre in senso antiorario, quando si incoccia nei tratti dove il vecchio sentiero CAI 440 é stato semi abbandonato e, nei suoi tratti più bassi, semplicemente sotterrato dalla larga e polverosa pista sterrata dei camion che fanno la spola verso l'alberghetto in quota chiamato ufficialmente "rifugio" e che occupa interamente la Forcella Nuvolau.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Ma questo senso di percorrenza é secondo me resta il più raccomandabile se si parte la mattina presto. Per scattare qualche foto in più siamo voluti salire al roccione panoramico che sta sotto l'attacco della via ferrata. Digressione che ha il  pregio di evitare il traffico della pista camionabile per la zona delle Cinque Torri. 
👉In giornata si può tranquillamente accoppiare alla salita al vicino Rifugio Nuvolau, facilmente raggiungibile, sempre dalla Forcella Nuvolau. In tal caso il dislivello positivo delle due escursioni concatenate (cioé la somma dei vari trattini in salita) sale da 200 e rotti a 350 metri. Una breve concatenazione che va fatta almeno una volta nella vita.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 2.415 (presso Forcella Nuvolao)
Quota massima raggiunta: m 2.450 (roccione panoramico)
Quota minima raggiunta: m 2.266
Dislivello assoluto: m 35
Dislivello cumulativo in salita: m 216
Dislivello cumulativo in discesa: m 204
Lunghezza con altitudini: km 3,3
Tempo totale netto: ore 1:30
Difficoltà: T/E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento (che pure sul terreno esiste, specie nella parte iniziale) e rende così superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: Forcella Nuvolau può essere raggiunta in quattro modi. A piedi salendo dal sottostante Rifugio Cinque Torri (lato Passo Falzarego); a piedi dal Passo di Giau lungo sentiero battuto; a Piedi dal sottostante Rifugio Fedare (lato Passo Giau) tramite stradina bianca e sentiero segnato; oppure ancora dal Rifugio Fedare utilizzando la seggiovia biposto in funzione nella stagione estiva (vedi orari nel Web).

lunedì 9 ottobre 2023

Il "Caffè vino e liquoria Garibaldi" ad Alleghe

Fu aperto come raffinato caffè del più bel turismo dolomitico, quando vino e liquori venivano consumati senza ostentazione.
L'ingresso al Caffè Garibaldi nella piazza di Agordo, nella lunga Valle del Cordevole, il fiume alimentato da Pelmo e Marmolada. Una valle dolomitica chiamata anche "Canale d'Agordo" che subito calamitò l'attenzione del turismo esplorativo europeo dell'Ottocento.
L'interno del locale, tutto in legno ma con le piastrelle in graniglia "alla veneziana".
Oggi è un bar di nicchia frequentato dai vecchi agordini di una volta e anche dalle nuove leve, diciamo alternative.
Il Caffè Garibaldi si affaccia sulla piazza centrale di Alleghe e ci parla della raffinata
eleganza che prese piede dentro le valli alpine negli anni della belle époque.
Una vecchia insegna ne dichiara la vocazione primigenia, alcuni tavolini tranquilli accanto a quelli con  velleità glamour del bar vicino. Quando entri i clienti ti guardano attenti, come se ti dovessi meritare di potervi entrare. Una vera istituzione.
Questo localino storico si affaccia sulla piazza di Agordo e sembra uscito da una capsula del tempo! Arredo informale, zero fronzoli, bellissimi i semplici posti a sedere esterni. Ci si sente a casa in questa osteria old-style, un'ambientazione che equivale ad un viaggio nel tempo.
👉Girato l'angolo ci si trova di fronte alla storica sezione agordina del CAI, oggi chiusa e affittata perché incapace  di sostenersi da sola. Sopra le vetrine rimane la scritta "Club Alpino Italiano". Quasi un emblema per la depressione in cui sembra agonizzare l'intero Canale di Agordo.
👉Dopo aver fatto un giro nell'ampia piazza e attorno alla Chiesa Arcidiaconale di Santa Maria Nascente, anche il visitatore affrettato farebbe bene a fermarsi un attimo in questo locale.

mercoledì 2 marzo 2022

Sulla via per le Gallie: l'altura di Castelfelder

Un compatto blocco di porfido che affiorava dalla piatta e paludosa vallata atesina a Ora. Da sempre ambito e abitato, presidiato e difeso...
castelfelder
La foto é presa dal vicino borgo di Pinzon e guarda verso Merano. Nascosto fra Castelfelder e i Denti di Cavallo scorre l'Adige. Visibilissima la coppia Ifinger/Picco Ivigna e Hirzer/Punta Cervina, sopra Merano e, dall'altra, la massiccia protuberanza del Macaion.


Sull'antica via per le Gallie, l'altura di Castelfelder oggi, vista dai vigneti di Pinzon.
Posto paludoso ma strategico questo bivio dove chi andava per le Gallie doveva decidersi: seguire il corso del fiume Adige e poi su per il Brennero o prendere la via di Caldaro e Maia (l'antica Merano) e poi su per la Venosta?
👉Gli ultimi ruderi sopravvissuti al passare dei secoli, delle dominazioni e dell'incuria risalgono all'epoca bizantina, quando l'impero romano era già diviso in due e la sua parte orientale combatteva i barbari che calavano nello stivale.

Oggi é un'isola di tranquillità fuori dal tempo dove le maestre d'asilo abituano i pic-
coli a non temere il bosco e i roccioni di porfido.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 301 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 396
Quota minima raggiunta: m 271
Dislivello assoluto: m 95
Dislivello cumulativo in salita: m 220 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 220 circa
Lunghezza con altitudini: km 3,053
Tempo totale netto: ore 1:30
Difficoltà: T
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. 

Come arrivare: lo spiazzo dove lasciare l'auto si trova lungo la strada statale che da Ora porta in Val di Fiemme. Si raggiunge tramite galleria abbandonando la strada statale del Brennero subito prima do Ora e seguendo le indicazioni per Cavalese. Lo spiazzo i trova immediatamente prima di un tornante sinistroso, in corrispondenza di un campo da calcio, le cui strutture si intravvedono arrivando in auto.

mercoledì 7 ottobre 2020

Sul Settsass dal Passo di Valparola (Dolomiti)

Rispetto ai giganti dolomitici che lo circondano da ogni lato, il Settsass è una cima poco appariscente e in generale trascurata. Ma la sua posizione ne fa un punto panoramico con pochi uguali.
monte settsass
Salendo al Settsass: vista all'indietro verso il gruppo di Sella e l'altipiano del Puez-Gardenaccia (con la cresta dei Cir), separati dalla sella del Passo Gardena. E' solo uno spicchio del panorama circolare che offrirà la cima.


Lungo il sentiero CAI 24, nella parte centrale del percorso.
Vedi le altre foto in Google Foto.

Ed è un vero peccato che questa meta non riceva le attenzioni che merita perchè in realtà regala una camminata varia, in ambiente prativo nel settore inferiore, boscoso e raccolto al centro, roccioso ma senza difficoltà nella frazione sommitale. Con qualche perdita di quota.
👉Nota: l'altezza del Settsass restituita dal GPS è stata di 2.501 metri a fronte della quota ufficiale riportata sulla cartografia ufficiale IGM, che è di 2..571 metri.

Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 2.145 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 2.501
Dislivello assoluto: m 356
Dislivello cumulativo in salita: m 700 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 700 circa
Lunghezza con altitudini: km 13
Tempo totale netto: ore 6:00 AR
Difficoltà: E-EE

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. 

Come arrivare: si arriva al Passo di Valparola dalla Val Badia abbandonandola presso La Villa per seguire la strada che supera S.Cassiano e Armentarola giungendo infine il passo. Si può inoltre accedere al Passo di Valparola arrivandosi in breve dal Passo Falzarego sempre su strada asfaltata comoda e ben tenuta.
Da sx a dex e dall'alto in basso: la Croda di Santa Croce con le Alpi di confine sullo sfondo; Conturines, Fanes e Lagazuoi, Col di Lana e Civetta, Marmolada, massiccio del Sella, Passo Gardena con Piz da Cir e altipiano Puez-Gardenaccia.


martedì 1 settembre 2020

Il facile anello del bivacco Sossoi (Latemar)

E' conosciuto e cartografato con nomi diversi: Baito di Val Sossoi, Bivacco Sossoi, Baito Sosoi, Baito de Val Sossoi. Ma é sempre lui.
monte agnello
Le praterie alpine del Latemar fiemmese sono punteggiate da baiti agricoli risistemati e attrezzati a punto di sosta secondo un modello che si ripete ed è particolarmente accattivante perchè è funzionale e suggestivo al contempo: l'interno dei baiti La Bassa (a sx), Armentagiola (al centro) e Sossoi (a dx) sono infatti assai simili, tanto che tendo a confonderli.
monte agnello
Verso il Corno Bianco e la Pala di Santa, col Latemar a dx e le mughere del Doss
dei Branchi a sx. Il Corno Bianco segna il confine fra la piattaforma porfirica atesi-
na e le rocce calcaree delle Dolomiti, ed è molto ma molto panoramico.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Ma se il toponimo resta incerto, l'etimo sembra chiaro: dialettale su base veneta, il termine sossoi, indica sia il guanciale di maiale tagliato a cubetti e fatto cuocere in pentola (diciamo, a spanne, la pancetta a cubetti della Coop) che i più antichi e tradizionali ciccioli di maiale, residuo ultimo della complessa lavorazione che seguiva l'uccisione del maiale nei mesi invernali.
GPS Bivacco Sossoi
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Di sicuro si tratta di un termine evocativo, che incoraggia le bivaccate omeriche e sostanziose.
👉E' un giro ad anello che si sviluppa lungo le pendici prative e boscose del Monte Agnello, e tocca tre dei numerosi baiti disseminati lungo le sue praterie: il baito La Bassa, il baito Armentagiola e il baito Sossoi (ma ce ne sono parecchi altri).
Il giro inizia e termina alla stazione a monte della seggiovia Monte Agnello ed ha dislivelli davvero molto contenuti.
E' già stato descritto in un post precedente, come giro da fare "in epoca Coronavirus".
👉Dotazioni del bivacco: acqua corrente in fontana esterna, legna, fornasela, materassi, stoviglie, tavoli e panche. Niente coperte nè cuscini.

venerdì 27 marzo 2020

Il "Rifugio Capanna Cervino" a Passo Rolle

La Capanna Cervino nacque negli anni Trenta su impulso di Alfredo Paluselli, un pioniere del turismo locale che voleva “la scuola di sci”.
La Capanna Cervino negli anni Trenta. Il nome fu scelto in onore del Cimon della
Pala, soprannominato il “Cervino delle Dolomiti”.
Guida Alpina e conoscitore delle Dolomiti, Alfredo Paluselli individuò il luogo dove mettere in piedi la sua scuola, la prima nelle Dolomiti, e predispose nel suo laboratorio da falegname di Ziano di Fiemme i pezzi che avrebbero dato vita alla Capanna Cervino.
Era un tipo innovativo anche nella tecnica costruttiva della sua "capanna", che divenne uno dei primi esempi di edificio prefabbricato.
Alfredo Paluselli ideò e realizzò nel 1931 la Capanna Cervino.
👉Iniziò ad offrire ai suoi ospiti i primi "pacchetti vacanze" comprensivi di lezione di sci, vitto ed alloggio, trasporto da Paneveggio a Passo Rolle con vetture private istituendo una sorta di servizio navetta, dopo aver progettato e realizzato due piste da sci che da Passo Rolle attraverso la foresta dei violini, arrivavano a Paneveggio dove potevano riposare presso l'albergo preso in gestione dallo stesso Alfredo, per poi risalire a Passo Rolle.
I clienti soprattutto stranieri (tedeschi ed inglesi) erano sempre di più.
👉Arrivarono poi gli anni della guerra e del dopoguerra dove il turismo era solo un lontano ricordo.
capanna cervino
Nel 1946, dopo la guerra, Alfredo Paluselli fu costretto a vendere la Capanna Cervino al Sig. Dagostin di Cavalese, un commerciante di legname che la diede in gestione al fratello di Alfredo, Giovanni Pauselli il quale riuscì nel tempo a riscattarne la proprietà ed a gestirla fino agli anni '90. Nel 1996 la Capanna Cervino è stata acquistata dalla famiglia Mich di Predazzo. (testo e foto in bianco-nero dal sito della Capanna Cervino). Si trova poco sotto la più nota Baita Segantini.

mercoledì 20 novembre 2019

La Baita Segantini a Passo Rolle

Costruita nel 1935-36 da Alfredo Paluselli, è stata chiamata così in onore del pittore trentino, e fu la abitazione dell'alpinista Paluselli fino al 1969. Poi il mondo cominciò a cambiare sempre più in fretta.
baita segantini
Panorama sulla Baita Segantini con il Castellazzo a sinistra e il Monte Mulaz sulla destra.
Baita Segantini
Il laghetto artificiale scavato "a pala e picòn" da Paluselli, con la baita, il Monte
Mulaz e la Cima dei Bureloni sullo sfondo.
"Paluselli era stato un giramondo, ma poi iniziò la professione di guida alpina in Val di Fassa, sul Catinaccio.
Dopo anni di lavoro sulle montagne fassane, era riuscito ad accumulare circa 30.000 lire, una somma importante che gli dava la possibilità finalmente di avvicinarsi professionalmente e con l'anima a quella montagna particolare che sembrava costantemente richiamarlo.
Cominciò con la costruzione della "Capanna Cervino" e la fondazione della prima scuola di sci delle Dolomiti, la "Leonardo da Vinci".
Poi avviò la costruzione di Baita Segantini, poco più in alto della "Capanna Cervino", con travi secolari ricavate da un vecchio fienile.
Prima però Paluselli dovette aprire con badile e piccone la strada per salire fin là e proprio di fronte alla nuova costruzione,  creò poi anche un piccolo
baita segantini
Nel suo aspetto attuale (2019). Alfredo vi "visse in solitudine per trentacinque anni,
nel contatto estremo con la natura, a volte terribile, a volte eccelsa. Superò in per-
fetta soitudine anche l’inverno del 1950/’51 quando a Baita Segantini caddero ven-
tisette metri di neve"
.
laghetto in modo che le immagini delle montagne e della baita si sdoppiassero nel suo riflesso.
"Mio nonno Alfredo Paluselli, dopo aver viaggiato per il mondo, vide in Passo Rolle tutta la bellezza possibile e a questo luogo dedicò la sua esistenza. Qui creò la prima scuola di sci delle Dolomiti, il primo skilift del Trentino e seguendo l’ispirazione creò uno dei luoghi di montagna più fotografati in assoluto: "Baita Segantini". Nella foto d'epoca (sembra una cartolina): da sx sullo sfondo: i Bureloni, Cima Vezzana e il Cimon della Pala.
Nel 1936 Baita Segantini era in piedi e lui decise di viverci per sempre. Non lasciava praticamente mai la baita, se non per ascese in montagna, e durante le brevi assenze lasciava sempre la porta aperta ed un biglietto per gli eventuali avventori: "Siate onesti, bevete e pagate".
Come alpinista effettuò numerose prime ascensioni, anche di notevole difficoltà. Leggendaria anche la sua ultima ascesa sulla montagna che più di tutte amava e siccome le cose troppo normali non facevano per lui, la effettuò in pantofole, nell'estate del 1952. Era il saluto ultimo, la stretta di mano finale fra l'uomo e la montagna, tra un viaggiatore che parlava quattro lingue ma che scelse di vivere da eremita per trentacinque anni a 2200 metri, nella baita creata appositamente per poter godere ogni giorno della bellezza di quelle cime." (da un articolo scritto dal nipote dell'alpinista per la rivista "Aquile", luglio 2014)

sabato 26 ottobre 2019

Al Lago delle Selle nei Monzoni (Val di Fassa)

Una tranquilla escursione fra le cime e i paesaggi dolomitici della Val di Fassa.
Lago delle Selle
La conca sotto quota 2.700 con la pozza del Lago delle Selle. Sullo sfondo l'imponente Cima Uomo.
Rifugio Taramelli
Il rifugio Torquato Taramelli sullo sfondo di Punta Vallaccia.
Vedi le altre foto in Google Foto.
E poco importa se ormai il laghetto alpino è quasi scomparso, ridotto a poco più di una pozza: i panorami e la tranquillità valgono la scarpinata.
Senza tener conto del fatto che si transita davanti allo storico rifugio "Torquato Taramelli ai Monzoni" che costituisce a suo modo una meta a sè stante, visto che si tratta di un raro esempio di "rifugio a cubo" sopravvissuto in forma praticamente immutata dal 1904 ad oggi.
GPS Lago delle Selle
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Dal 1961 la gestione viene affidata alla SUSAT, che è la Sezione Universitaria della SAT.
Raggiungerlo dalla Val di Fiemme-Fassa è facile.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.423 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 2.282
Dislivello assoluto: m 859
Dislivello cumulativo in salita: m 1.000 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 1.000 circa
Lunghezza con altitudini: km 13,3

martedì 30 luglio 2019

Il "Miralago" di Calaita, un appartato belvedere lacustre che si affaccia sulle Pale di San Martino

Il vecchio "Albergo Ristorante Miralago-Calaita" continua a fare bella mostra di sè in riva al laghetto, e sono anni portati bene, molto bene...
Lago Calaita
Il Lago Calaita con il Cimon della Pala sullo sfondo. Sulla destra si distingue il
dentone roccioso di Cima Rosetta.
Calaita
Arredamento tradizionale, con stufe a olle e caminetti distribuiti nei punti strategici, perchè qui l'inverno picchia e le mezze stagioni non fanno sconti. Il menù non riserva sorprese, niente presunti chef, tutto è come deve essere, niente di più.
Ci si può arrivare sia d'estate che d'inverno, del resto la montagna andrebbe vissuta in tutte le sue quattro stagioni.
👉Oggi ci appare come il fedele custode di una idea di montagna che sa vivere di turismo ma che è in grado di farlo senza rinunciare al buon gusto e al fascino delle tradizioni locali, senza svendere la propria identità sull'altare dell'estetica globalizzata. Ci si può salire in auto da Canal San Bovo, nel Vanoi.
👉Ma è più bello salirci dalle baite Dismoni, 300 metri più in basso, sul versante di Fiera di Primiero.
Calaita
L'angolo bar, naturalmente fornito come dev'essere in questi posti. Pochi Aperol spritz, ma molta varietà in tutto il resto.
Dismoni
Dalle baite in località Dismoni la vista si apre sulle Pale meridionali: la Cima della Madonna e quella di Ball sono nascoste dalle nuvole, a favore della Cima della Stanga e del Cimerlo. Da queste baite un sentiero nel bosco sale al Lago di Calaita (nel riquadro). Siamo trecento metri più in basso e fuori dal casino, in una zona trascurata dai più.

venerdì 10 agosto 2018

Il grande anello del Rascesa (Val Gardena)

Ampio giro ad anello sulle pendici meridionali del monte Raschötz (Rascesa in italiano e Rescesa in ladino), con partenza dalla stazione a monte della funicolare di Ortisei, passaggio in quota dalla cresta sommitale fino all'Ausserraschötz (m. 2.281), con poi un lungo ritorno a valle attraverso antichi percorsi e sentieri poco o nulla frequentati.
Rascesa
Cinquanta metri più in basso, sulla sinistra, si snoda la lunga teoria di turisti saliti con la funicolare. Ma l'aerea, facile e superpanoramica cresta del Rascesa è completamente deserta. A sinistra la bastionata dell'altipiano dello Sciliar, a destra le dolci ondulazioni dell'altipiano del Renon.
Rascesa
Dalla cresta del Rascesa verso Nord: l'intaglio della Val d'Isarco con le cime della
cresta di confine austriaca.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Per il ritorno a valle abbiamo scelto un percorso molto ampio e altrettanto vario, che si compie fra mulattiere lastricate usate un tempo per portare le vacche all'alpeggio, boschi silenziosi, stradelle forestali, prati panoramici.
Non mancano gli strappi in contropendenza, quello più impegnativo (il Katzenleiten, passaggio del gatto) aggira uno sperone porfirico ed è attrezzato con cordini metallici, scale in legno e balaustre antivertigine.
Per la discesa a Ortisei ci si avvale infine della lunga e ripida mulattiera
GPS Rascesa
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
lastricata usata un tempo per trasferire le mandrie all'alpeggio.
L'affollamento delle praterie sommitali l'abbiamo by-passato scegliendo di percorrere il Rascesa interamente in cresta, godendo così del doppio affaccio verso Nord e verso Sud, un bel traverso orizzontale nelle praterie stupende e deserte.
Se si eccettua l'incrocio presso la cappella alpina di Heiligkreuz (dove abbiamo intersecato il flusso turistico) in tutta la giornata non abbiamo incontrato anima viva.
Unica eccezione i quattro turisti tedeschi che si rifocillavano al ristoro del maso Ramitzler Schweige, che comunque provenivano da altre zone e che sono rapidamente scomparsi alla vista.
formaggio grigio
A proposito: alla Ramitzler Schweige - frequentata per lo più dai locali a fine settimana - hanno anche il Graukäse (formaggio grigio) e servono pure i canederli di grano saraceno con insalata di cavolo cappuccio (insomma: no makaroni, no spacheti, no proseko...).
Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza: m 2.130 (stazione a monte della funicolare)
Quota di arrivo m 1.240 (parcheggio a Ortisei)
Quota massima raggiunta: m 2.258
Dislivello assoluto: m 128
Dislivello cumulativo in salita: m 600 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 1.050 circa
Lunghezza con altitudini: km 17,4
Tempo totale netto: ore 5:30
Difficoltà: EE

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. Il ritorno a valle avviene in discesa ma le contropendenze si accumulano e a fine giornata assommano a ben 700 metri. Attenzione: senza traccia GPS l'orientamento dopo la Ramitzler Schweige è problematico.

Come arrivare: si risale la Val Gardena sino al suo capoluogo, St. Ulrich/Ortisei. Si cerca posto in uno dei parcheggi a pagamento all'interno del paese. Bisogna mettere in conto 12 Euro a giornata.

venerdì 30 marzo 2018

Un bar piacione a Fiera di Primiero

Posti così, con le loro corna di alce al posto di quelle di cervo, sono l'equivalente turistico del politically correct alla Francesco Rutelli. Qui non c'è nulla di autentico e la percezione sostituisce la realtà. Non convince tutti, epperò va alla grande...
localini dolomitici
Non convince tutti ma nessuno lo trova ributtante. Nessuno se lo sposa ma nessuno lo ripudia. Nelle classifiche Rai e Mediateset vincerebbe a mani basse, in quanto rassicurante "piacione". Perchè, in fondo, che i messaggi siano autentici o finti conta assai poco. Per dire: Francesco Rutelli cominciò come radicale divorzista e abortista (1980) e finì cattolico osservante sposato in chiesa nel 2009, ma sempre anxious to please, ansioso di piacere.

giovedì 30 novembre 2017

Le Dolomiti viste da Venezia

Le riprende il veneziano Marco Contessa, che perfora la foschia grazie alla bora e annulla le distanze col teleobiettivo.
dolomiti da venezia
Non credo che questo scatto novembrino sia un "fake", cioè un fotomontaggio o
qualcosa di simile. Sembra effettivamente una fortunata combinazione di un buon
teleobiettivo e una rara giortnata di aria tersa.
Scatti ripresi con un potente teleobiettivo dal Lido, a mano libera e, come ci tiene a precisare l'autore, senza alcun filtro o post produzione.
La nitidezza è dovuta a condizioni meteo eccezionali.
La foto è stata scattata appena dopo che il vento ha spazzato via le polveri sottili portando temperature un po' più rigide ma, in compenso, poca umidità.
Un mix che ha permesso di perforare la foschia che solitamente copre la pianura e nasconde il profilo dell'arco alpino.
I dietrologi complottisti le trovano così perfette da sollevare qualche dubbio: meteo eccezionale o Photoshop?
Le Dolomiti viste da Venezia
Basta ritagliare una porzione del file ed ecco che l'inquadratura trasmigra in uno spazio tutto suo, sfuggente e indefinibile perchè precariamente sospeso tra la realtà e l'immaginazione. E allora vediamo: come si chiama la vetta centrale, quella che sovrasta il campanile di San Marco (la cui lanterna sarebbe peraltro un ottimo punto d'osservazione)?



le alpi viste dalla laguna veneziana
Questa invece è mia. L'ho scattata dopo un temporale estivo dalla laguna di Pellestrina, tra Chioggia e Venezia, con un semplice obiettivo da 35 mm (a metà strada tra il "normale" e il "grandangolo"). Anche così si distingue l'andamento generale dei monti dell'entroterra. Che gran peccato non avere avuto un buon tele nello zaino!
Il monte Civietta sullo sfondo del campanile di San Marco (foto dal Web): il fenomeno si chiama "stravedamento".

venerdì 10 novembre 2017

L'anello delle Tre Cime di Lavaredo

Superclassica escursione attorno al più archetipico dei gruppi dolomitici. Esteticamente ineccepibile, lungo questa "calamita universale" si può trovare di tutto, dalle comitive di turisti ai rocciatori estremi.
Tre Cime di Lavaredo Drei Zinnen
Rose, Gary e Carlo sulle balze di fronte al Rifugio Auronzo (al centro, ai piedi della Ovest di Lavaredo). Il rifugio è pieno, ma basta allontanarsi di poco per trovare il deserto e fare qualche buon scatto nella luce del tramonto. D'estate sarebbe un delirio, ma adesso, ai primi di ottobre, si sta bene. D'accordo, il Lavaredo e soprattutto lo storico Locatelli sono già chiusi, ma è uno scotto che paghiamo volentieri. D'estate perfino la via normale alla Cima Grande è affollata come un'autostrada.
Tre Cime di Lavaredo Drei Zinnen
Il mattino dopo, a Forcella Passaporto. Ancora Rose, Gary e Carlo prima che il
serpente umano, seppur nella sua contratta dimensione autunnale, si risvegli.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Il serpentone umano si snoda lungo i larghi e comodi tracciati del turismo globalizzato.
Cammina sulla storia del Novecento e la calpesta per lo più "a sua insaputa".
GPS Tre Cime di Lavaredo Drei Zinnen
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Nomi come Paul Grohmann, Paul Preuss,  Hans Dülfer, Emilio Comici, Riccardo Cassin non dicono loro nulla. Ancor meno sanno di Sepp Innerkofler e delle vicende che sconvolsero le comunità montane negli anni della prima guerra mondiale.
Col telefonino in mano stanno camminando proprio sulle mulattiere d'allora (sempre a loro insaputa, è ovvio, e francamente non so che dire... se andiamo in Cina e capitiamo a Nanchino, quanti di noi sanno qualcosa dello "stupro di Nanchino"? Forse nessuno, o forse uno su cento, e sono ottimista...).
Facendo base agli enormi parcheggi in quota del rifugio Auronzo (una specie di condominio in quota che fa arricciare il naso ai più sensibili) l'anello di Lavaredo risulta davvero elementare e accessibile a tutti.

giovedì 3 agosto 2017

L'anello del Sassolungo, un percorso classico in Dolomiti

L'ovovia che porta alla Forcella del Sassolungo è guasta. Arrivarci a piedi ci porta via un'ora, in realtà meno del previsto, specialmente in questa giornata calda e afosa.
anello del Sassolungo
Si parte e si arriva dai parcheggi di Paso Sella, Si toccando ben tre punti d'appoggio: il Toni Demettz alla Forcella del Sassolungo, il Vicenza/Langkofelhütte al centro del gruppo Sassolungo-Sassopiattoe l'Emilio Comici tra i prati vicino alla "città dei sassi". Nella foto la discesa al Vicenza, con l'Alpe di Siusi a far da sfondo.
anello del Sassolungo
I Denti di Terrarossa, lo Sciliar con Punta Santner, i prati dell'Alpe di Siusi con
all'estrema destra la Bullaccia.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Il guasto ci costringe a riflettere sul significato letterale del leit-motiv "salire in montagna", qualcosa che tendiamo a a non assimilare, abituati come siamo ad abbandonarci a qualche cable-way che diamo per scontata...
anello del Sassolungo
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
L'auto l'abbiamo lasciata ai nuovi, vastissimi parcheggi costruiti proprio mentre i media fingono di discutere della chiusura alle auto dei passi dolomitici. Grossi parcheggi non ancora terminati. Basta mollare 5 Euro e tutti sono a posto con la coscienza e col borsellino, noi compresi. Pago e sento Humphrey Bogart ripetere: "E' la stampa, bellezza".
Comunque, dal "Toni Demetz" in poi si scende. Prima fino al Rifugio Vicenza, sempre bello e suggestivo, poi ancora un poco, fino a prendere l'anello che - chiudendosi su sè stesso - ci porterà prima al ristorante (che se la tira) ex-rifugio Emilio Comici e poi, attraverso la celebrata "città dei sassi", fino all'auto, della quale non riusciamo proprio a fare a meno, alla faccia del