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mercoledì 30 luglio 2025

L'avventura lagunare di Corto Maltese, con il fascismo sullo sfondo: "Favola di Venezia"

"Favola di Venezia" è una delle più famose novelle di Hugo Pratt ed è ambientata nel 1921, in una Venezia ormai infiltrata dal fascismo.
Tra i protagonisti silenziosi della Venezia elusiva disegnata da Pratt ci sono i gatti, felini urbani apolidi e individualisti, proprio come il misterioso marinaio Corto Maltese. E poi c'è un Gabriele D'Annunzio appena sloggiato da Fiume che irrompe sulla scena...
I gatti protagonisti anche sulla copertina di "Favola di Venezia".
Nel 1921 D'Annunzio era tornato nella "Casetta Rossa" dopo l'impresa di Fiume, mentre il nascente fascismo cittadino frequentava un certo bar del centro, appena dietro San Marco...
Su questo sfondo Hugo Pratt colloca una delle più celebri avventure di Corto Maltese. La storia, che si snoda a Venezia tra il 10 e il 25 aprile del 1921, si dipana tra esoterismo, massoneria e mistero lungo il sottile confine tra sogno e realtà. 
L'arrivo degli squadristi interrompe la conversazione tra Corto e Faliero...
👉La trama ha inizio con Corto Maltese che, inseguito da alcuni uomini armati sui tetti di Venezia, precipita da un lucernario proprio nel bel mezzo di una riunione di una loggia massonica. Soccorso dai "fratelli muratori", viene presto accompagnato all'uscita, non essendo un iniziato. Fuori dal palazzo, Corto fa la conoscenza di Bepi Faliero, un massone veneziano incuriosito dalla sua insolita intrusione. Corto rivela a Faliero di essere a Venezia alla ricerca della leggendaria "Clavicola di Salomone", uno smeraldo magico con incisioni misteriose. La conversazione viene interrotta dall'arrivo di un gruppo di fascisti, capeggiati dall'arrogante Stevani, ma l'intervento di Gabriele D'Annunzio evita che la situazione degeneri in una rissa.
👉La ricerca della "Clavicola" porta Corto a immergersi in un vortice di incontri con personaggi stravaganti: massoni eccentrici, avventurieri inusuali, filosofe enigmatiche e, ovviamente, i boriosi fascisti dell'epoca. Il marinaio si trova coinvolto in una serie di eventi misteriosi e pericolosi, rischiando più volte la vita e venendo persino accusato di tentato omicidio. Nel corso della sua indagine, Corto apprende la storia del talismano, che, passando di mano in mano nel corso dei secoli, è nascosto in una corte segreta di Venezia. La città lagunare, con le sue calli, i suoi canali e i suoi segreti, diventa un personaggio a sé stante, un labirinto dove la realtà si mescola al fantastico sempre in bilico sul confine labile tra ciò che è reale e ciò che è
... ma l'intervento di D'Annunzio evita che la situazione degeneri in una rissa.
 onirico. Corto Maltese si ritrova a interrogarsi se la "Clavicola" sia un oggetto tangibile oppure se non sia altro che "la materia stessa di cui sono fatti i sogni".
👉"Favola di Venezia" è un omaggio di Hugo Pratt alla città che amava, un'avventura che esplora temi come l'esoterismo, la politica dell'epoca (con un interessante sguardo sull'ascesa del fascismo e i suoi legami con l'esoterismo) e la costante ricerca di Corto Maltese di un significato in un mondo complesso e affascinante.
👉Tuttavia la trama è punteggiata di impliciti riferimenti autobiografici, che sfuggono ad una lettura immediata e che rimandano alle radici fasciste dei PrattSulla composizione sociale della città vedi anche qui.

mercoledì 16 luglio 2025

Claudia Particella, l'amante del Cardinale

Questo romanzo giovanile di Benito Mussolini fu pubblicato a puntate come fumettone d'appendice su "Il popolo", il quotidiano dei socialisti trentini fondato e diretto da Cesare Battisti (e ne risollevò le vendite).
Fece scandalo perché la trama si basava su fatti realmente accaduti ma da sempre tenuti nascosti dal sonnacchioso e clericale establishment trentino. Subito dopo giunse un altro suo scritto al vetriolo: "Il Trentino veduto da un socialista".

Per farsi un'idea della scrittura mussoliniana, Google Libri mette a disposizione la
anteprima gratuita di alcune pagine. Vedi anche nel PDF uno studio del Disertori.
Il giovane Mussolini scoperchiò la pentola ricostruendo la scandalosa vicenda del rapporto tra il principe-vescovo Emanuele Madruzzo e una tale Claudia Particella, figlia di un suo consigliere, nel Trentino secentesco.
👉Emanuele era stato il più discusso dei Madruzzo sia per la sua fuga durante la pestilenza del 1630, sia per la sua storia con la Particella.
👉L'establishment locale mal digerì il fatto che il fumettone andasse a ruba, ma il capo dei socialisti trentini Cesare Battisti lo accolse invece come una manna dal cielo, perché risollevò le stanche vendite del quotidiano da lui diretto.
La rivista mensile "Historia" rievocò il fumettone trentino di Mussolini (pubblicato nel 1910) con un ampio servizio nel suo numero di agosto del 1968.

martedì 24 settembre 2024

"Everest alba di sangue", un giallo himalayano

In una ambientazione ricca di riferimenti e di personaggi realmente esistiti, la vicenda ruota attorno al ritrovamento del corpo di Georg Mallory, scomparso con Andrew Irving durante il tentativo inglese all'Everest del 1924. Ma c'è anche un manipolo di scalatori nazisti...
Dan Simmons, "Everest. Alba di sangue", Fabbri Editori, 2013,
Edizione del Kindle.
...comandati da un alpinista germanico, che scompare nello stesso luogo assieme ad un lord inglese solo un paio di giorni dopo. Avvincente e abilmente "sceneggiato" dall'autore Dan Simmons.

Una schematica mappa che illustra la posizione dell'Everest, che
fa parte della catena dell'Himalaya (mentre il K2 fa parte della ca-
tena del Karakorum).
Ecco l'incipit di questo romanzo giallo di insolita ambientazione: "...e la notizia spicca sulla prima pagina di un quotidiano inglese di tre giorni prima che qualcuno, nella piccola locanda di Breuil, ha usato per incartare i nostri panini con roastbeef e rafano. Senza saperlo, ho portato nello zaino questa notizia – che avrebbe presto gravato sui nostri cuori come un macigno – fino alla cima del Cervino, insieme a un otre di vino, due bottiglie d’acqua, tre arance, una trentina di metri di corda e un grosso salame."

Ed ecco un sunto della trama: 
 George Mallory e il suo compagno di scalata Andrew Irvine scomparvero sulla cresta nord-orientale del monte Everest all'inizio di giugno del 1924. Un paio di giorni dopo, un altro inglese, Lord Percival Bromley, non ufficialmente parte della spedizione di Mallory, scomparve dallo stesso luogo insieme a un alpinista tedesco. Richard Deacon Davis, "il diacono" per chi lo conosce, è sulla cima del Cervino quando sente la notizia. Amico della famiglia Bromley, il diacono aveva accompagnato Mallory nelle due precedenti spedizioni all'Everest. Con il sostegno finanziario della famiglia Bromley, Deacon e i suoi amici, la guida francese di Chamonix Jean-Claude Clairoux e l'americano Jacob Perry, organizzano una spedizione segreta sulla montagna nel 1925, apparentemente per trovare il corpo di Percival Bromley e riportarlo in Inghilterra, ma anche per tentare un assalto in stile alpino alla montagna. Quando i loro accampamenti più bassi vengono attaccati da quello che sembra essere il mitico yeti , il diacono e la sua squadra si ritrovano intrappolati sulla montagna, con l'alta quota che si fa sentire più a lungo rimangono sopra i 26.000 piedi. Affrontando un nemico sconosciuto ma mortale sotto e una morte quasi certa sopra, il diacono e i suoi amici si ritrovano in una corsa contro il tempo che non solo garantirà la loro sopravvivenza, ma determinerà il futuro volto dell'Europa.

lunedì 5 agosto 2024

Scritti imbarazzanti: "Il Trentino veduto da un socialista" (eh sì: l'autore era Benito Mussolini)

Sui trascorsi trentini del giovane Mussolini si sa quasi tutto e molto é stato scritto (anche da lui stesso). E fra quanto lui stesso ha prodotto c'è anche questo "Il Trentino veduto da un socialista" (uscito nel 1911).
mussolini a trento
Dopo la sua espulsione dall'Impero Austroungarico del 1909, Mussolini tornò a Trento il 31 agosto 1935 come duce del fascismo (qui al suo arrivo al mausoleo di Cesare Battisti sul Doss Trento). Il fascismo si diede molto da fare per "pompare" la dimensione irredentista di Battisti tentando di appropriarsi della sua memoria storica e glissava sui trascorsi socialisti del "Duce" in Trentino.
mussolini a trento
"Qui il clericalismo non è adulterato o mascherato dalla religione o da vernici modernistiche: è
genuino. [...] 
La scuola quando non è diretta da un prete, è sempre dipendente dalla sacrestia."

(Benito Mussolini, "Il Trentino veduto da un Socialista", pag. 47-49)
Lo ha scritto durante il suo periodo di permanenza a Trento, come giovane e focoso giornalista del giornale di Cesare Battisti e come funzionario del Partito Socialista Italiano (Battisti lo aveva nominato segretario alle questioni del lavoro). Mussolini venne espulso dal Trentino nel 1909 e questo suo testo é qui nella edizione fiorentina del 1911.
👉E' lo stesso uomo che solo 10 anni dopo darà vita al movimento fascista e instaurerà la dittatura in Italia: e questa cosa, anche se ha dell'incredibile, non è una fake news: Vien da dire che il trasformismo alligna gagliardo nel Bel Paese "dove fioriscono i limoni" e che i trasformisti vengono sempre accolti a braccia aperte nel nuovo campo...

Sempre per la serie "scritti imbarazzanti": la lettera di Cesare Battisti a Benito Mussolini, quando
il futuro Duce aveva da poco lasciato il Partito Socialista Italiano, era diventato interventista ed
aveva appena aperto il suo giornale "Il popolo d'Italia".
"A Trento si respira ancora l'aria del Concilio. All' ingresso della città sta il grande palazzo del Vaticano trentino, cogli uffici di due banche, di due giornali, di una libreria. Il quotidiano supera in tiratura tutti gli altri del Trentino — la tipografìa dispone di tre linotype e di una rotativa. Il giornale è passivo, poiché delle 7000 copie molte son distribuite gratis. Cosi dicasi del settimanale che tira ben 14.000 copie. Ma i passivi della stampa e della propaganda sono compensati dall'attivo delle banche cattoliche, mischiate a tutte le speculazioni capitalistiche italiane e austriache." (Benito Mussolini, "Il Trentino veduto da un Socialista", edizioni La Rinascita del Libro, Firenze, 1911, pag. 48)

venerdì 31 maggio 2024

La "moglie trentina" di Mussolini, che lui fece internare a Pergine e poi a Venezia, dove morì

L'ignobile trattamento inflitto dal Duce a Ida Dalser, prima internata nel manicomio di Pergine e poi fatta morire in quello di Venezia.
L'isola di San Servolo a Venezia, che all'epoca ospitava un manicomio. "Mussolini in realtà aveva ammesso di avere avuto una relazione con la Dalser, riconobbe pure di essere il padre del bambino e si offrì di provvedere al suo mantenimento versando alla madre la somma di lire 200 mensili (non poco, per quel tempo)." Ma la Dalser rifiutò...     [dal libro di M. Zeni "La moglie di Mussolini"]
 Marco Zeni "La moglie di Mussolini" Trento, Effe e Erre, 2005.
Il tutto avvenne con la collaborazione attiva degli ineffabili parenti trentini di Sopramonte - sempre disponibili con i potenti - che si diedero da fare prima per spedire in Cina il figlio Benitino e poi per riservare a Benitino la stessa sorte della madre.
👉La povera Ida Irene Dalser (Trento, 25 agosto 1880 – Venezia, 3 dicembre 1937) è stata una delle compagne di Benito Mussolini. Spremuta come un limone e buttata via come un cencio dal Duce del fascismo, che per silenziarla si avvalse della collaborazione attiva dei di lei parenti trentini... una storia ignobile terminata con l'assassinio per procura del figliolo Benitino, morto anche lui dopo essere stato sotterrato in un manicomio (morì nel 1942, cinque anni dopo la madre).
Ida Dalser, morta nel manicomio di Venezia nel 1937, e di suo figlio Benito nito Al-
bino, morto nel manicomio di Mombello (Milano) nel 1942.
👉Figlia del borgomastro di Sopramonte  Albino Dalser (Trento era allora provincia austriaca), Ida si diplomò a Parigi come estetista e aprì un salone di bellezza a Milano. Qui conobbe Mussolini nel 1913, quando lui era direttore dell’"Avanti!", organo ufficiale del Partito Socialista Italiano. Il 16 novembre 1915 Ida diede alla luce un bambino, cui impose i nomi dell’amante e padre. Mussolini lo riconosce come suo figlio naturale in una dichiarazione firmata dinnanzi al notaio Buffoli di Monza, l’8 aprile 1916. Ma Mussolini nel frattempo si era già “accasato” con la ragazza di Predappio, Rachele Guidi, dalla quale, nel 1910, aveva avuto la prima figlia, Edda. E, appena un mese dopo la nascita del piccolo Benito Albino, Mussolini sposò con rito civile, all’ospedale di Treviglio (dov’era ricoverato per le ferite riportate al fronte, durante la Grande Guerra), proprio Rachele, che da quel momento si trasferì a vivere con lui e con la piccola Edda a Milano, in via Castelmorrone.
Il sunto della incredibile storia, quando la farsa non si era ancora volta in tragedia.
👉Poiché l’atto di nozze tra Mussolini e la Dalser non è mai stato trovato, bisogna ricorrere alle testimonianze. Nel suo libro, Marco Zeni scrive che un prete di Sopramonte, don Luigi Pedrolli, avrebbe confessato, negli anni Cinquanta, ad Antonio Zieger, bibliotecario del Comune di Trento, che l’annotazione dell’atto di matrimonio, nella parrocchia di Sopramonte, a margine dell’atto di nascita di Ida Dalser, sarebbe stata «strappata nel 1925 da gente interessata». E' automatico dedurne che il Papa e la Chiesa intera, nel 1925, si sarebbero resi complici di un sacrilegio, poiché è impossibile che un parroco non informi i superiori di una simile iniziativa coinvolgente, tra l’altro, il capo del governo in carica. Si dà però il caso che Ida Dalser non sia mai stata sposata con Benito Mussolini, come risulta dalla sentenza pronunciata dal Tribunale di Milano, presidente Giovanni Maria Antonioli, giudici Vincenzo Porro e Luigi Serra, nella causa promossa il 19 maggio 1916 da Ida Dalser, proprietaria di un salone di bellezza, contro Benito Mussolini, giornalista, per essere stata «sedotta e resa madre con promessa di matrimonio non mantenuta».
I tre protagonisti della triste vicenda. Nel fotomontaggio non compaiono i "collabo-
ratori di Sopramonte, parenti della Dalser, tipo il Podestà di Sopramonte.
👉Durante il processo Mussolini ammise di avere avuto una relazione con la Dalser, riconobbe di essere il padre del bambino e si offrì di provvedere al suo mantenimento versando alla madre la somma di lire 200 mensili (non poco, per quel tempo). Il tribunale accolse la proposta. In precedenza, e precisamente il 2 maggio 1914, Ida Dalser, sempre assistita dal suo avvocato, aveva promosso analoga causa nei confronti del professor Giuseppe Brambilla, altro frequentatore del suo salone di bellezza, chiedendogli un risarcimento di lire 100mila «per

mercoledì 11 maggio 2022

Lungo le vene d'acqua venostane...

La guida ai Waale della Val Venosta di Gianni Bodini rimane a tutt'oggi un riferimento indispensabile...
waale venosta
Il libro di Gianni Bodini poggiato sullo sfondo di un Waal venostano (si tratta  del Neuwaal che corre sopra il conoide di Silandro).
L'indice del libro. L'opera di Bodini tratta i canali d'acqua della Val Venosta e quindi i dintorni di
Merano non godono di una trattazione completa. Per le info sui Waale del Burgraviato vedi qui.

Ed é per questo che richiamo l'attenzione sulla sua esistenza.
E' un vero peccato che sia ormai fuori catalogo, ma vale la pena di cercarlo nelle biblioteche pubbliche.
E' completato da un glossario della terminologia legata al mondo dei Waale, da una interessante bibliografia e - last but not least - da un corposo indice analitico. Insomma é un libro che nel suo piccolo non rinuncia a quella dotazione scientifica di base che un tempo era considerata indispensabile per ogni scritto capace di sollevarsi sopra la mera cronaca diaristica.
👉Anche il semplice esame del suo indice é utile perché sa fornire più di uno spunto per individuare nel Web qualche utile suggerimento per indirizzare la ricerca del percorso da fare.
👉Senza dimenticare che anche in questo stesso Blog non mancano i post che documentano escursioni lungo i canali d'acqua della Val Venosta, con qualche sconfinamento nei dintorni immediati della Città di Merano, da Lana a Scena.

venerdì 1 aprile 2022

Lo storico "Manualetto di istruzioni scientifiche per alpinisti" del CAI trattava anche di fotografia

Per molti anni il sodalizio alpino (come il Touring Club Italiano) svolse anche una sua funzione pedagogica, quasi di alfabetizzazione di massa.
manuale CAI
Nell'ottobre del 2021 è uscita una ristampa anastatica della prima edizione. La mie didascalie si riferiscono alla terza edizione, quella del 1971 (nella foto) ma le ristampe del manualetto continuarono almeno fino al 1982. C'era anche un interessante capitolo dedicato alla fotografia (erano gli anni della pellicola in formato 35 mm, il classico 24x36 delle Leica e delle Reflex, oggi chiamato "full frame").
"In montagna, lo scatto di una foto richiede soprattutto tempestività, e la sua essen-
za sarà quanto mai «documentaria», ovvero priva di preparazione". Il capitolo de-
dicato alla fotografia era scritto da Mario Fantin, membro della spedizione italiana
che conquistò il K2 nel 1954 e che spezza una lancia a favore del formato 24x36.
"Il momento critico per un alpinista non è quello dello «scatto» di una o più foto
(può bastare una sola mano) ma quello in cui egli deve cambiare il rotolo. [...] uti-
lizzare macchine con minimo ingombro... [che] ...a differenza dell'apparecchio 6x6,
può essere portato appeso al collo, con cinghia corta, al di sopra del petto, in posi-
zione protetta, non ingombrante e sempre pronta ad un rapidissimo impiego."

Con i criteri odierni verrebbe considerato un "manualone", viste le sue 400 e passa pagine distribuite in xx sezioni e xx capitoli che spaziano fra topografia, meteorologia, idrografia, glaciologia, morfologia terrestre, speleologia, botanica e zoologia, etnologia e folclore, paleontologia, antropologia e culture di montagna, dialettologia e toponomastica, fisiologia umana di alta quota. Senza dimenticare la fotografia (siamo nell'era d'oro del 35 millimetri, il formato Leica che oggi chiamiamo "full frame".
👉Il "Manualetto di istruzioni scientifiche per alpinisti" fu pubblicato la prima volta nel 1934 ed è stato tra i più apprezzati battistrada di quella lunga serie di manuali che nel corso degli anni hanno dato lustro alla editoria del CAI.
"...in moltissimi apparecchi del piccolo formato è possibile estrarre l'obiettivo, eseguire la messa a fuoco (con o senza telemetro), scattare l'immagine, ed avanzare la pellicola, con l'impiego di una sola mano." Mario Fantin mi fa tornare alla mente la Minox 35, la tascabile degli anni Ottanta, quando il 24x36 veniva ancora "piccolo formato" in contrapposizione al 6x6 e al 6x9 ed alle "lastre".


lunedì 14 marzo 2022

Come cucinare il lupo "con la guerra alla porta"

Semiserio e frizzante manuale per adattare la cucina alla pressione dei tempi avversi (scritto nel 1942 ma solo da poco tradotto in italiano).
cucinare il lupo
«Il lupo era fuori dalla porta e finché il profumo del burro e del vino rosso non ebbero riempito la stanza, sentivo esalare il suo alito pungente dal buco della serratura" (Mary F. K. Fisher, "Come cucinare il lupo", Neri Pozza Editore, Vicenza, 2014, pag. 143).
«Perché si tagliano le estremità dell'arrosto?». «Non so, l'ho visto sempre fare da mia
madre». La ragazza, indomita, ripropose il quesito alla nonna che rispose: «Avevo u-
na padella troppo corta, e così lo tagliavo.»
Mary Frances Fisher, meglio conosciuta come M. F. K. Fisher (1908-1990) scrisse questo instant-book nel 1942, in piena WW2, mentre ristrettezze e privazioni si erano allargate fino ad interessare le tavole e le cucine delle famiglie: bisognava convivere con la tessera annonaria, l'oscuramento e le altre miserie della guerra.
👉Il «lupo» del titolo non è la fame nera, ma piuttosto l'assillo delle preoccupazioni e delle ristrettezze che la guerra aveva spinto fin dentro le abitazioni della gente comune: gas razionato, poca carne, poco zucchero, niente liquori.
👉E' stato scritto in forma di ricettario e dunque il cibo é il perno del libro ma vi si parla anche di privazioni, penurie e di tutto ciò che concerne l’avere “il lupo fuori dalla porta”.
👉Nel 1942 le ricette di Mary Fisher volevano aiutare a preparare piatti gustosi pur con ingredienti scarsi o di ripiego, facendo anche ricorso al riciclo.
Ripubblicato negli anni, "Come cucinare il lupo" si é via via trasformato in un classico della letteratura di nicchia americana ed é stato recentemente pubblicato in italiano nelle edizioni Neri Pozza.

giovedì 24 febbraio 2022

"Le Alpi italiane" di Douglas Freshfield

La SAT, nel centenario della fondazione (1872-1972), tradusse e stampò la parte dell’opera che riguarda i monti trentini, anche perché Freshfield era stato socio onorario del sodalizio alpinistico trentino.
In cordata all'Alphubel, una montagna del massiccio del Mischabel, nel Canton Vallese (Svizzera) con il Cervino all'estrema sinistra. Qui un estratto riguardante l'ascensione della Presanella, in formato Pdf. Quando era appena diciannovenne pubblicò il resoconto della sua discesa a piedi dalla Svizzera a Trento.
La copertina del volume edito dalla SAT nel 1972. Douglas Freshfield, "Le
Alpi italiane - schizzi delle montagne del Trentino", SAT, Trento, 1972
Uomo di grande cultura, raffinato scrittore, poeta, topografo, membro dell’Alpine Club dal 1864 (quando aveva 19 anni) di cui fu anche Presidente dal 1893 al 1895, presidente della Royal Geographical Society, ed infine editore dell’Alpine Journal dal 1872 al 1880.
Personalità eclettica e debordante, in primo luogo come montanaro dall’incredibile fiuto per le nuove vie, Douglas Freshfield, fu esploratore-viaggiatore ed anche alpinista di punta. 
👉Lasciò un lungo elenco di prime ascensioni e ripetizioni, molte delle quali condotte con il maestro ed amico Francis Fox Tuckett. 👉Restò comunque un amante della montagna lenta e contemplativa: "La mia ambizione più alta non è mai stata quella di trascorrere le intere giornate in faticosi esercizi che sviluppavano i muscoli. Nessun altro momento alpinistico invece era da me più apprezzato di quello in cui potevo godermi il panorama, mentre ad altri toccava aprire la via".
La sua attività febbrile e poliedrica durò un quarantennio, dal 1865 al 1905.
Il frontespizio dell'edizione originale in lingua inglese, che è liberamente consultabile
nel sito openlibrary.org.

Douglas Freshfiel, "Italian Alps - sketches in the mountains of Ticino, Lombardy,
the Trentino and Venetia",  Longmans, Green and Co., London, 1875
👉I personaggi britannici che come lui calavano alla scoperta delle nostre valli erano riconoscibili: nobili o comunque ricchi, perfetti gentiluomini, colti, curiosi, tenaci, dotati di capacità tecniche e fisiche sorprendenti per gente che proveniva dai salotti bene. Sapevano adattarsi senza lamentele alla mancanza di comfort che avvertivano negli alloggi di fondovalle e ancor più nelle malghe e nelle baite. Le loro ascensioni avvenivano in abbigliamento da riunione al Club e, nella fatica dell’azione, parevano trovare una compensazione alla noia, allo spleen mondano di un ceto cresciuto nell'abbondanza.

martedì 23 febbraio 2021

La polvere del mondo - due svizzeri in Topolino da Ginevra a Kabul nel 1953

Per la serie viaggi immaginati e mai realizzati qui c'é il resoconto di due che l'hanno fatto per davvero, e quando l'asfalto era uno sconosciuto.
La Fiat 500 B utilizzata dai due svizzeri era mossa da un piccolo 4 cilindri di 570 centimetri cubi raffreddato ad acqua che sviluppava solo 16,5 cavalli-vapore, sufficienti per spingerla a 95 km/h. In prima marcia e a pieno carico poteva superare pendenze del 22%. Era di colore nero, proprio come come questa. Erano ancora gli anni del dopoguerra e di Paolo Conte con la sua "La Topolino amaranto".
Nicolas Bouvier, "La polvere del mondo", Feltrinelli, 2020.
E' uno dei pochi libri di viaggio on the road che se la batte alla pari con il magistrale "Tempo di regali" dell'inglese Patrick Fermor, il quale aveva percorso a piedi l'Europa degli anni '30 da Londra ad Istambul e ne aveva ricavato una trilogia di memorie di rara bellezza.
👉Nicolas e Thierry, invece, si mossero nei primi '50 lungo le piste balcaniche, anatoliche e asiatiche a bordo di una Fiat Topolino, talvolta guasta ma sempre all'altezza della sfida. Il magistrale resoconto si interrompe al Passo Khyber, dove finisce l'Afghanistan e si entra in territorio indo-pachistano.

"Solo un grande libro può farvi venire voglia di andare fino a Prilep, in Macedonia, un buco polveroso dove non si ferma quasi nessun turista, perso tra alture brulle e minareti, con un fiumiciattolo torbido, bancarelle di peperoni e rivendite di burek." (Paolo Rumiz)

"Mezzo secolo dopo [...] l’itinerario della Topolino di Bouvier è poi diventato una sanguinosa, progressiva strada di sangue: guerre nel Kossovo, in Iraq, in Afghanistan, fondamentalismi in Iran e in Pakistan." (intro di M.T. Giaveri)

sabato 20 febbraio 2021

La Libreria Transalpina

La "Transalpina Editrice" di Trieste si occupa di editoria e cartografia di montagna. E vende anche on-line, che di questi tempi non guasta...
E questo è l'indirizzo della Libreria Transalpina, che ha in catalogo anche opere di case editrici difficilmente reperibili altrove.

martedì 5 gennaio 2021

Thoreau e Supertramp: due miti dell'eroe in fuga che non reggono al fact-checking...

La verifica dei fatti é impietosa con il mito del ribelle in fuga dal mondo. Nessuno di loro è resistito a lungo, e il Chris "Supertramp" di "Into the wild", ci ha anche lasciato le penne.
Intendiamoci: sono comunque due letture interessanti e anche istruttive. Da "Walden, la vita nei boschi" di Thoreau al più contemporaneo "Into the Wild" dello scrittore di montagna Jon Krakauer, i due libri si sono saldamente impiantati nell'immaginario collettivo di quanti si sentono in fuga da un mondo che considerano estraneo e dal quale non si aspettano nulla.
L'elicottero imbraga e porta via il vecchio bus dove visse
i suoi ultimi giorni Chris "Supertramp", il protagonista di
"Into the wild" (il vero nome era Christopher McCandless).
👉La capanna di Thoreau a Walden adesso è un museo, come la cabin di Jack London a Dawson City, con i biglietti d’ingresso, le cartoline, le visite guidate. "Walden, la vita nei boschi" ha avuto un grande successo nella controcultura statunitense. In particolare presso la Beat Generation: Allen Ginsberg, Jack Kerouac e Gary Snyder sono solo alcuni tra gli scrittori che si rifanno espressamente a Thoreau.
👉Il vecchio autobus di Chris invece è stato portato via da un elicottero, forse per evitare che qualcun altro si faccia male.
"Questa risalita verso la sorgente è terminata con due giorni di cammino nella tundra d’Alaska, tra fango, acquitrini, guadi e sciami di zanzare, fino all’autobus riadattato a bivacco in cui Chris McCandless visse e morì nell’estate del 1992. È appunto la storia raccontata in Into the Wild, che tanto mi ha ispirato. Trovo indimenticabile l’immagine dell’elicottero militare che si porta via il Magic Bus imbragato." (Paolo Cognetti).


domenica 27 dicembre 2020

Perché rileggere "In Patagonia" di Bruce Chatwin

Quello che sembrava un libro di viaggio, é in realtà "una formidabile galleria di antenati in fuga" (*). E' una rassegna di disadattati di incerta
In Patagonia
Scritto nel 1977 e da rileggere assieme a "Patagonia Express. Appunti dal sud del
mondo" di Luis Sepùlveda, recentemente scomparso per Coronavirus,.
provenienza, irregolari che scappano verso la estremità del mondo, in fuga dagli sceriffi, dai fallimenti e dalle batoste, fiaschi, jatture, debacle personali e delusioni cocenti.
"Storie slegate, certo. Ma ciascuna di esse è un romanzo in sedicesimo. La circumnavigazione mondiale di Magellano e quella di Darwin sul brigantino Beagle, la vecchia pista di Arroyo Pescado, la ricerca della pelle del milodonte, il rifugio del bandito Butch Cassidy, la leggenda della Città di Cibola piena d’oro e pietre preziose, la grotta di Last Hope Sound, la storia dell’indio Jemmy Button: da ognuna di queste storie Chatwin avrebbe potuto trarre un libro" (*).
Il libro è dunque soprattutto una raccolta di vite irregolari di tipi originali, spiantati, storti, nomadi, esiliati o comunque in fuga dal loro mondo, gente che ha trovato nel viaggio una via di fuga verso un rifugio possibile.

(*) ho rubato queste parole da un
articolo di Paolo Rumiz.

domenica 6 settembre 2020

"Tralummescuro" ovvero i ricordi in chiaro scuro di Guccini: c'eran gli strìggoli a far gli schiocchi...

La silene è un’erba spontanea imparentata col dio Sileno, educatore e compagno di Bacco, famoso per il ventre rigonfio che rimanda al calice panciuto e globoso di questa stessa piantina commestibile.
I diari dello scooter: Tra lume e scuro
Francesco Guccini, "Tralummescuro", Giunti Editore, 2019. Anche in E-book, per fortuna.
La silene con i suoi fiorellini bianchi o rosa dol calice a palloncino che da bambino stringevi fra i diti per farli scoppiare.
"Si facevano certe insalate con la straìggola, come con gli striccapugn-gni,(tarassaco) che poi crescono e diventano piscialètto, ma questi, prima di mangiarli, devi farli lessare, poi passarli nell’acqua fredda, se no sono duri. [...] gli strìggoli, raccolti giovani,  venivano bolliti e poi aggiunti alle frittate, ma l’uso è scomparso nell’ultimo dopoguerra. I bambini strappavano i calici poi, chiudendo le dita in modo da formare una piccola camera d’aria, li rompevano con forza per farli schioccare sul dorso della mano o sulla fronte." ("Tralummescuro", pag. 195)
silene
La Silene è una pianta erbacea del genere Rumex, detta in italiano romice, acetosa o lapazio. Di sapore brusco, veniva consumata in primavera nelle insalate. La foto è scadente ma autentica, presa lungo gli strapiombi prima della ex-cava di onice sul Monte Agnello, andando a far luganeghe alla piastra su i cerchi della fornasela di un bivacco fuori mano (siamo nei mesi del Coronavirus). 

giovedì 16 luglio 2020

Gestore per caso: storia vera di un naufrago approdato per caso a Capanna Penia

Il naufrago che diventa "Sentinella delle Dolomiti": non è un romanzo ambientato in montagna, ma una storia di vita. Poteva essere una debacle definitiva quella di Carlo, lavapiatti mezzo bevuto e sempre in fuga dalla vita, giunto ormai al giro di boa degli anni...
Carlo Budel, "La Sentinella delle Dolomiti", Ediciclo Edi-
tore, 2019, anche in E-book
....ma la montagna a volte può salvare le persone anzichè ucciderle, una semplice  verità che Carlo, divenuto quasi per caso gestore dell'estrema "Capanna Penia" sulla cima della Marmolada, ha assimilato nel profondo.
👉Da tre anni gestore per caso di un impegnativo rifugio che sembra la capanna di Scott (l'esploratore polare che perse la corsa al Polo Sud) Carlo apprende il mestiere in questa baracca rivestita in lamiera in cima alla Marmolada, appollaiata ai 3.343 metri della Regina delle Dolomiti, su Punta Penia.
👉Carlo Budel, approdato qui ormai quarantacinquenne, è un tipo sui generis: uno che non è stato guida alpina e neppure fa parte delle famiglie storiche degli albergatori del posto: un profilo del tutto eccentrico rispetto a quello del rifugista-standard.
👉La sua, infatti, non è stata una vita standard, piuttosto un sentiero sdruccioloso che ha portato un uomo qualunque, già stritolato dalle periferie, e dai fondovalle, a costruirsi una sua propria identità personale, meta consapevolmente perseguita e finalmente raggiunta, positiva, ottimista e aperta alla vita.
Qui la bassa "Capanna Penia" in un mio scatto del 1996. Il rivestimento in lamiera, l'isolamento e il freddo intenso me l'hanno sempre fatta associare alla "Capanna Scott" in Antartide (nel box), al cui interno le condizioni di vita forse non erano state troppo diverse.



venerdì 24 aprile 2020

Ribelli di confine

Letture da 25 aprile. Appuntiamoci questo titolo...
Edito da: Fondazione Museo storico del Trentino Via Torre d'Augusto 41, Trento.
Il titolo completo di questa raccolta di contributi dovuta alla "Fondazione Museo Storico del Trentino" è "Ribelli di confine: la Resistenza in Trentino".
E' una raccolta di contributi su uomini ed episodi della Resistenza trentina, che si svolse nel difficile teatro difficile dell'Alpenvorland, la "zona di operazioni" che dopo l'8 settembre del 43 rispondeva direttamente ad Hitler.
Il libro è esaurito ma é facile trovarlo in prestito in una delle numerose biblioteche pubbliche.
👉 In attesa della riapertura possiamo leggere nel web il libro di uno dei co-autori, Giuseppe Sittoni: "Uomini e fatti del Gherlenda".
👉Se invece abbiamo voglia di una colonna sonora, potrebbe andare bene "La Fabbrica", un vecchio brano degli "Stormy Six" che la prende un po' alla lontana, dagli scioperi operai del marzo 1943, in effetti il primo vero campanello d'allarme per i nazisti e i loro tirapiedi repubblichini...

martedì 16 aprile 2019

Una libreria di montagna on-line

Una libreria di montagna tutta on-line, dove si trova di tutto.
Si trova all'indirizzo www.escursionista.it ed è anche molto ben fornita.


lunedì 10 dicembre 2018

"Il Tirolo dal Glockner all'Ortles e dal Lago di Garda al Lago di Costanza"

August Lewald, "Tyrol, von Glockner zum Orteles, und vom Garda zum Bodensee",
 Il Sommolago, Arco (TN), 1995, pag. 87. [traduzione dall'originale del 1835 della
sola parte riguardante il Tirolo italiano] .
Descrive il Trentino di inizio Ottocento e lo fa con gli occhi di un viaggiatore della buona borghesia prussiana.
Il testo completo è parecchio più ampio; l'estratto che ci interessa (e di cui vediamo la copertina qui a fianco) si limita alla terza e alla quarta sezione dell'opera originale, cioè  a quelle parti che riguardano il territorio trentino.
E' stato pubblicato dalla rivista d'arte, storia e cultura dell'Alto Garda “Il Sommolago”, diversi anni or sono, rivista che ne ha pure curato la traduzione in lingua italiana.
L'estratto si limita alle parti che riguardano la città di Trento, Rovereto e la Val Lagarina, l'Alto Garda con Riva ed Arco, la Valsugana, la Vale di Non e la Val di Sole, e finisce così col coprire l'intero territorio della nostra provincia.
Il fascicoletto (di sole 87 pagine) è probabilmente reperibile soltanto nelle biblioteche pubbliche ma se ci si accontenta della versione tedesca, ma integrale, che copre anche gli attuali territori del Tirolo austriaco e del Sudtirolo atesino, esiste la preziosa copia anastatica scansionata da Google Books, che é liberamente consultabile in rete.

martedì 27 novembre 2018

"Resto qui", storia romanzata del campanile che emerge dal lago di Resia

resto qui
Il titolo evoca il termine Dableiber, usato in Sudtirolo per indicare coloro che, al tempo
delle "opzioni" concordate fra Hitler e Mussolini, rifiutarono di trasferirsi in Germania.
Marco Balzano, "Resto qui", Giulio Einaudi Editore, Milano, 2016
La disgraziata epopea del villaggio di Graun im Vinschgau/Curon Venosta, cancellato da una "grande opera".
Il romanzo racconta l'impatto devastante del fascismo (prima) e del lago artificiale (poi) sulla piccola comunità di Graun in Vinschgau, al confine fra Sudtirolo e Austria.
Pochi piccoli contadini di montagna molto cattolici, tradizionalisti e conservatori, del tutto disarmati e inermi di fronte alle pressioni del mondo esterno.
👉Lo schizzo storico di Marco Balzano ruota attorno alla vicenda famigliare di Trina, giovane critica e ribelle ma la figura più interessante è per me quella del  reverendo Alfred Rieper, figura storica realmente esistita, che fu ostile al fascismo e al nazismo e che poi, nel dopoguerra, animò la sfortunata opposizione dei suoi paesani ai progetti idroelettrici della Montecatini.
👉Don Alfred Rieper è stato parroco di Graun im Vinschgau per ben 50 anni, dal 1939 al 1996, anno della sua morte. Era nato a Vandoies, in Val Pusteria, nel 1913.

lunedì 8 ottobre 2018

"Un lord sulle Dolomiti"

E' un libro sulla figura del conte di Lovelace, che fu cliente di lusso di Michele Bettega e Bortolo Zagonel sulle Pale di San Martino (e non solo) tra la fine dell'800 e l'inizio del 900.
un lord sulle dolomiti
Ralph Gordon Milbanke King (1839 – 1906), noto anche come Conte di Lovelace, fu tra gli ultimi protagonisti della pionierismo alpinistico nelle Alpi.
Il personaggio, eccentrico e snob quanto basta, si accompagnò spesso alle celebri guide primierotte Michele Bettega e Bortolo Zagonel e faceva parte dell'elite britannica dell'epoca. Era nipote di George Byron e la madre, Ada Byron è ancor oggi ricordata per i suoi studi pionieristici sui computer.
Il Conte frequentò figure di spicco di quel periodo leggendario, tra cui l'incredibile Gertrude Bell. Fu un lord antimperialista, che dal suo seggio parlamentare difendeva la libertà del Sudan e sosteneva l'autogoverno dell'Irlanda, un esponente di quel bel mondo popolato da borghesi e nobili benestanti, colti, cosmopoliti e in aperta polemica col perbenismo vittoriano in cui erano cresciuti.
Fabrizio Torchio, "Un Lord sulle Dolomiti", a cura della
Società degli Alpinisti Tridentini, Trento 2009, pagg. 159.