venerdì 1 aprile 2022

Lo storico "Manualetto di istruzioni scientifiche per alpinisti" del CAI trattava anche di fotografia

Per molti anni il sodalizio alpino (come il Touring Club Italiano) svolse anche una sua funzione pedagogica, quasi di alfabetizzazione di massa.
manuale CAI
Nell'ottobre del 2021 è uscita una ristampa anastatica della prima edizione. La mie didascalie si riferiscono alla terza edizione, quella del 1971 (nella foto) ma le ristampe del manualetto continuarono almeno fino al 1982. C'era anche un interessante capitolo dedicato alla fotografia (erano gli anni della pellicola in formato 35 mm, il classico 24x36 delle Leica e delle Reflex, oggi chiamato "full frame").
"In montagna, lo scatto di una foto richiede soprattutto tempestività, e la sua essen-
za sarà quanto mai «documentaria», ovvero priva di preparazione". Il capitolo de-
dicato alla fotografia era scritto da Mario Fantin, membro della spedizione italiana
che conquistò il K2 nel 1954 e che spezza una lancia a favore del formato 24x36.
"Il momento critico per un alpinista non è quello dello «scatto» di una o più foto
(può bastare una sola mano) ma quello in cui egli deve cambiare il rotolo. [...] uti-
lizzare macchine con minimo ingombro... [che] ...a differenza dell'apparecchio 6x6,
può essere portato appeso al collo, con cinghia corta, al di sopra del petto, in posi-
zione protetta, non ingombrante e sempre pronta ad un rapidissimo impiego."

Con i criteri odierni verrebbe considerato un "manualone", viste le sue 400 e passa pagine distribuite in xx sezioni e xx capitoli che spaziano fra topografia, meteorologia, idrografia, glaciologia, morfologia terrestre, speleologia, botanica e zoologia, etnologia e folclore, paleontologia, antropologia e culture di montagna, dialettologia e toponomastica, fisiologia umana di alta quota. Senza dimenticare la fotografia (siamo nell'era d'oro del 35 millimetri, il formato Leica che oggi chiamiamo "full frame".
👉Il "Manualetto di istruzioni scientifiche per alpinisti" fu pubblicato la prima volta nel 1934 ed è stato tra i più apprezzati battistrada di quella lunga serie di manuali che nel corso degli anni hanno dato lustro alla editoria del CAI.
"...in moltissimi apparecchi del piccolo formato è possibile estrarre l'obiettivo, eseguire la messa a fuoco (con o senza telemetro), scattare l'immagine, ed avanzare la pellicola, con l'impiego di una sola mano." Mario Fantin mi fa tornare alla mente la Minox 35, la tascabile degli anni Ottanta, quando il 24x36 veniva ancora "piccolo formato" in contrapposizione al 6x6 e al 6x9 ed alle "lastre".


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