venerdì 14 marzo 2025

Un piccolo tagliere con Würstel, Gurken e ricotta

La ricotta al posto dello Speck e dei formaggi di malga, con i cetriolini agrodolci e i Würstel viennesi a tenere alto il vessillo della tradizione.
Una merenda al tagliere con i Würstel al posto dello Speck e con la ricotta al posto dei formaggi di malga. Nella lingua tedesca la parola ricotta non esiste e ciò che più le somiglia è il Quark, un formaggio fresco molto cremoso, del tutto sconosciuto qui da noi.
Con una spolverata di pepe nero concentrata sulla ricotta.
La parola "ricotta" non esiste in tedesco, e  dunque un tagliere senza lo Speck o altri salumi da taglio fa fatica ad essere inscritto nella tradizione tedesca anche se vede la presenza dei Gurken, i cetriolini in agrodolce. Il prodotto più affine alla ricotta è infatti il Quark, un prodotto del ciclo del latte molto diffuso al Nord ma del tutto ignoto alle terre latine.
👉Non solo i tedeschi ma anche gli anglo-sassoni non hanno la ricotta; però chiamano "cottage cheese" ( formaggio del contadino) un formaggio morbido che ricavano lavorando il siero del latte, cioè quel che resta nel calderone dopo aver prelevato la più ricca massa di caseina solidificata: il formaggio vero e proprio. Sembra la nostra ricotta...

domenica 9 marzo 2025

La Trinkhalle sulla Winterpromenade di Merano

Oggi si chiama "Cafè Wandelhalle" ed è nato nel 1891 come chiosco termale in testa al lungo gazebo che affianca la Winterpromenade.
In fondo alla Wandelhalle nacque un padiglione per le bevande legate alle cure termali, riservato alla mescita di siero di latte (ciò che resta nel pentolone dopo aver fatto il formaggio), di kumis (latte di giumenta fermentato), di succo d’uva e di acque minerali.
In questo antico Café rivive la romantica stagione dell'Impero Asburgico. Il "Cafè
Wandelhalle" prende il nome dal lungo gazebo, ampliato e ristrutturato nel 1891 e
lungo ben 90 metri e largo 4 metri, costruito nel 1891. 
Nella seconda metà dell’Ottocento, quando a Merano iniziavano a fiorire le attività di cura termale, furono ideate anche le prime infrastrutture pensate per il nuovo pubblico facoltoso che veniva a "passare le acque".
👉In fondo al lungo foyer realizzato dalla ditta Griedel di Vienna con strutture prefabbricate in ferro laminato e in legno c'era questa Trinkhalle, una "sala del bere" dove gli ospiti delle terme sorseggiavano le varie bevande terapeutiche prescritte a chi "passava le acque", cioè trascorreva un periodo nella città di moda, dove vedere ed essere visti era un buon motivo in più per esserci.

giovedì 6 marzo 2025

Minestra di crauti rossi, patate, cipolle, pomodori

E' rossa come il borsch, la zuppa standard di tutto l'est-europa. Ma qui c'è il Rotkraut (il cavolo cappuccio rosso) al posto della barbabietola.
A dispetto del colore rosso la parentela più prossima è però quella con la jota carnica e slovena piuttosto che quella con la zuppa delle pianure danubiane e russe: come la jota, infatti, è una minestra a base di crauti e non di barbabietola.


Prima si fanno bollire in acqua le verdure e solo a cottura quasi ultimata si aggiun-
gono i Rotkraut, i crauti rossi. Anzichè salare io metto nell'acqua un cucchiaino di
salsa Maggi e tre di Brodo Bauer. Abbassare il fuoco e sobbollire per amalgamare
maglio i sapori.
E' una minestra di verdure con i crauti rossi, che sono le barbabietole o rape rosse, che compaiono nel boršč.

Nota sul boršč: le diverse versioni del boršč dell'est-europa variano principalmente per il modo in cui vengono cucinate le barbabietole. Barbabietole che possono essere preparate in diversi modi: cotte al vapore, al forno o bollite, prima di aggiungerle alla zuppa.
Oltre alle barbabietole rosse, che ne costituiscono la base, nella preparazione del boršč possono entrare numerosi ingredienti supplementari, diversi a seconda delle molteplici tradizioni locali. Tra questi, piuttosto comuni sono i fagioli, il cavolo, le carote, i cetrioli, le patate, le cipolle, i pomodori, i funghi. Tradizionalmente il boršč viene servito ben caldo ed è generalmente guarnito con la panna acida.
Qui un classico boršč  ucraino o russo con l'aggiunta di panna acida, ingrediente che qui da noi è quasi sconosciuto.

mercoledì 26 febbraio 2025

Le tre stazioni della "vaca nonesa" a Trento

La prima fu inaugurata nel 1909 e si trovava davanti a Torre Verde.
La stazione di Piazza Silvio Pellico fu la prima, nel 1909. Il buffet in legno e vetro ospitava un bar-ristorante. In questa foto del 1911-12 a destra si vede anche una parte del cinema teatro Maffei, inaugurato nel 1911 (dopo il 1945 divenne "Cinema Italia"). Sullo sfondo la cima di Torre Verde. Il capolinea urbano fu spostato in Piazza Centa nel 1964 e poi ancora vicino alla stazione FS nel 1995.
In questa foto del 1910 manca il ristorante buffet e manca anche il cinema Maffei.
Dietro la stazione si vede la casa Rossi-Alimonta, l'unica tutt'oggi in piedi.
Eravamo in piena belle époque. Non solo la stazione vera e propria ma anche l'adiacente buffet erano di un'eleganza ricercata.
👉Entrare nel ristorante adiacente alla storica stazione del tram negli anni che precedettero la prima guerra mondiale era come varcare la soglia di un mondo di raffinatezza. Circondati da boiserie in legno pregiato e accolti da tavolini imbanditi con candide tovaglie, i viaggiatori si muovevano in un'atmosfera che evocava l'eleganza dell'epoca. (Grazie al post FB di Maurizio Rossi.)
Le stazioni della FETM (Ferrovia Elettrica Trento-Malè) come si sono succedute negli anni. La cartografia è una tavoletta dell'IGM risalente agli anni Sessanta, che tuttavia riporta ancora il tracciato di inizio secolo, con la stazione di testa in Piazza Silvio Pellico. In giallo le date degli spostamenti, in verde il tracciato originario.


giovedì 20 febbraio 2025

Dicembre in Valsugana, sul monte e in fondovalle

In quota la neve è più alta, ma anche nel fondovalle l'erba è coperta dal bianco. E dopo la sosta per la notte sfila dietro casa l'ultimo gregge che dai Lagorai è sceso in transumanza per  svernare nella pianura veneta.
L'ultimo gregge del 2024 si prepara a lasciare l'accampamento dietro casa, ancora qualche tappa e le pecore trascorreranno l'inverno al caldo in qualche capannone veneto. Dietro ai furgoni dei pastori anche le cime più basse dei Lagorai sono coperte di neve e sul versante del Monte Toraro si intravvedono due bivacchi escursionistici: "Malga Cima" (a sx) e "Argentino Vanin" (a dx).


Ogni anno i passaggi in fondovalle si fanno più stretti e più difficoltosi, tra nuove strade, nuove costruzioni, nuovi divieti. La transumanza fatica, ma per ora tiene botta anche in Valsugana.

lunedì 17 febbraio 2025

Gin, ginepro e genepì d'Aosta sono forse parenti?

La pianta del ginepro e il liquore gin sì che sono imparentati. Ma il genepì valdostano non c'entra nulla, è solo un caso di  false friends.
Bacche di ginepro non ancora mature. Nel gin britannico la loro presenza é obbligatoria per legge perché ne determina l'aroma, il profumo e il gusto. Invece il genepì fa parte della tribù dell'assenzio e viene dalla macerazione in alcool dell'artemisia nella sua variante Artemisia Glacialis, che è la varietà montana dell'artemisia.


Le bacche del ginepro hanno un ciclo di maturazione biennale che sembra risentire
del clima, tanto che sembra più facile imbattersi in bacche mature sulle isole adriati-
che piuttosto che nelle praterie alpine.
Il gin inglese è incolore e si ottiene distillando una fermentazione di patate e/o cereali e di molte e diverse erbe e bacche in proporzioni e numero che variano da zona a zona.
👉Il gin vede sempre la presenza della bacca del ginepro, che ne caratterizza sia il il profumo che il gusto. Il nome del distillato deriva infatti proprio dalla pianta del ginepro. Nota storica: all'inizio del Settecento una parte del salario degli operai inglesi veniva corrisposta in gin.

domenica 9 febbraio 2025

I rossi ceci al pomodoro da fare in casa, d'inverno

Vanno preparati senza fretta. Diciamo la sera prima per il giorno dopo.
I tempi di ammollo e di cottura richiedono un po' di pazienza ma restituiscono dei ceci morbidi, pronti per "prendere" l'aromatico sugo rosso di pomodoro con una semplice ripassata in padella.
I ceci in rosso accompagnati da una frittata d'uova oppure con le cipolline in agrodolce.
E' una delle tante zuppe rosse di legumi, ma stavolta a base di soli ceci.
Come fare: mettere in ammollo i ceci in acqua fredda, la sera prima per il giorno dopo. Il giorno dopo vanno lessati in pentola a pressione, abbondando sui tempi (mezz'ora o anche più) e poi ripassati in teglia.
👉Nel tegame del ripasso si preparerà un soffritto in olio, con carote, cipolla e sedano sminuzzati. Aggiungere i ceci lessati (o mezzo-lessati) e anche un bicchiere della loro acqua di cottura. Strizzarci sopra mezzo tubo di concentrato di pomodoro. Insaporire con un cucchiaino di Brodo Bauer e due foglie di alloro. Mescolare. Nient'altro. Coperchio, fuoco basso e almeno un'oretta di cottura lenta.
Per accompagnarli c'è solo da scegliere. Per esempio: ceci in rosso con le cipolline agrodolci, oppure con una semplice frittata di uova. Dopo l'ammollo in acqua si possono cuocere anche in brodo per poi mangiarli come una minestra, oppure affiancare ad un più tosto zampone e purè con i ceci al posto delle lenticchie.