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lunedì 16 settembre 2024

Punta delle Redutte e Cima Paloni (Monte Baldo)

Una crestina di mezza costa che passa per due cime secondarie molto panoramiche affacciate sulla Valle dell'Adige e sui Monti Lessini.
Dalla Punta delle Redutte la vista è davvero a 360°. La fotocamera coglie lo spicchio della Piccole Dolomiti, ma l'occhio spazia dalle Dolomiti di Brenta alle Pale di San Martino, passando per i Lagorai. In primo piano le vicine cime del Baldo, con l'Altissimo, il Corno della Paura e poi i Lessini, dal Corno d'Aquilio al Castelberto e al Monte Tomba, sempre con le Piccole Dolomiti sullo sfondo.

Sembra incredibile: si distingue perfino il piccolo edificio del Bivacco Vignolet.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Un giro che raccomando per l'autunno perché c'é meno caldo (la quota é piuttosto bassa, siamo sui 1.600 metri) e c'é anche meno affollamento. Ma con il cambiamento climatico non si sa mai.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Ci muoviamo lungo un percorso che attraversa territori già situati al confine tra l'impero austro-ungarico e il Regno d’Italia. Camminiamo tra le stesse balze che ancora prima avevano già impegnato i geografi austriaci e quelli della la Repubblica di Venezia ne 1753, quando si accordarono con gli "statuti di Rovereto": la linea di confine era  scandita da una serie di cippi scolpiti aventi su un lato l'epigrafe "Tirolo-Austria" e sull'altro "Lombardo Veneto" (fino al 1866) o "Italia" (dopo il 1866). Il tratto che va dal Monte Baldo alla Valle Lagarina, che trova poi completamento col tratto sui Monti Lessini, si estende dal Monte Altissimo di Nago fini a Belluno Veronese ed è lungo circa 25 km.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.419
Quota massima raggiunta: m 1.598
Dislivello assoluto: m 179
Dislivello cumulativo in salita: m 200

martedì 25 giugno 2024

L'osteria del Ghertele ai tempi della WW1

Dopo la Strafexpedion del maggio 1916 e fino alla fine del conflitto la Val d'Assa divenne un'arteria di vitale importanza per l'Impero e davanti all'osteria del Ghertele passarono migliaia e migliaia di soldati.
L'osteria del Ghertele in una foto scattata il 20 maggio 1916, nei primi giorni della Strafexpedition, la grande offensiva austriaca che portò gli imperiali fino alla periferia di Asiago: fino al Monte Fior, al Monte Zebio e al Monte Cengio. In quei giorni l'edificio dell'osteria venne utilizzata come sede di comandi militari e successivamente fu trasformata dagli austroungarici in ospedale militare.


Dintorni del Pusterle: l'arrivo della teleferica proveniente dal-
lo spiazzo antistante all'osteria del Ghertele, dove sono anco-
ra oggi visibili i resti dei basamenti in calcestruzzo (sullo sfon-
do si vede il dirimpettaio 
monte Portule).
👉All'alba del 24 maggio 1915, un colpo di cannone italiano sparato dal soprastante forte Verena segnò lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il 15 agosto 1915 venne decisa un'offensiva italiana verso la piana del Vezzena, che costerà perdite umane molto gravi ai reggimenti delle brigate Ivrea e Treviso, e dal battaglione alpini Val Brenta.
👉Il 15 maggio del 1916 iniziò la Strafexpedition, la "Spedizione punitiva" austriaca contro l'Italia. Così il Ghertele si troverà ad ospitare i comandi austriaci e nella zona del Baitle, sempre in Val d'Assa, anche il comando dell'intero 3° Corpo d'armata Austriaco. La vicina Osteria del Termine, posta al vecchio confine Austro-italiano, dopo l'avanzata imperiale del '16 divenne importante sede di comando dell'esercito austro-ungarico (in particolare del 27º Reggimento di fanteria di Graz "König der Belgier").
👉La teleferica pesante austroungarica numero 10a tra il Ghertele ed il Pusterle aveva una portata di 500 tonnellate in 20 ore e faceva parte di un ramo del complesso sistema funiviario che partiva da Mattarello e da Levico, per arrivare a Passo Vezzena e che dopo la Strafexpedition si spinse fino al Ghertele e da lì risalì fino a Pusterle.
Alla fine della guerra la zona tornò a far parte del Regno d'Italia, la vecchia osteria a quota 1.130 riaprì e più tardi, nel 1958, divenne albergo. Oggi è ancora attiva e c'è ancora la scritta "albergo al ghertele" anche se ormai fa solo servizio di ristorante e si chiama "Ristorante Ghertele". Chi proviene da Asiago la incontra 6 km prima dell'osteria "All'antico termine", che si trova appena prima del confine italo-austriaco del 1866.


giovedì 9 maggio 2024

Sulle strade della WW1 fra il Matajur e il Kolovrat

Un week-end auto+scarponi lungo le creste della WW1 dove il tenente Erwin Rommel sfondò il 24 ottobre del 1917. Una piccola falla che si trasformò fin da subito nella disastrosa e tragica ritirata di Caporetto.
Nei  punti-chiave della rotta di Caporetto. Con partenza e arrivo da Cividale del Friuli. Kappa=Rif. Casoni Solarie sotto al Kolovrat. Emme= Rifugio Guglielmo Pelizzo al Matajur. Ci: paese di Caporetto oggi Kobarid. Esse: valico di Stupizza oggi Robic, nella Valle del Natisone, lungo la quale il grosso delle forze tedesche scese e dilagò nella pianura friulana.
L'illustrazione pubblicata dal Corriere della Sera mostra la zona dello sfondamento
austro-tedesco a Caporetto. Il Monte Matjur è quello che si vede fra le due scritte
Caporetto-IV° Corpo.  Tra il Matajur e il Kolovrat s'infiltrarono le avanguardie dello
sfondamento, sei compagnie di Sturmtruppen germaniche comandate dal giovane
tenente Erwin Rommel, la futura "volpe del deserto" della WW2.
E' un giro da fare in due giorni: prima puntando al Kolovrat (dove avvenne il primo sfondamento austriaco) e poi al Matajur (da dove Erwin Rommel dilagò verso la pianura), con brevi su e giù di collegamento fra le tante Valli del Natisone.
Il Rifugio Casoni Solarie (m 956).
👉Con partenza e arrivo da Cividale. Il tratto Cividale- Rif. Solarie è di 39 km. Dopo il pernotto al Solarie e l'escursione a piedi che transita dal Passo Zanuso (conquistato dal distaccamento dell'allora giovane tenente Erwin Rommel) al termine della giornata si prosegue in auto per strada alta verso Livek e poi al Rif. Pelizzo al Matajur, per complessivi 33 km, e lì si pernotta. Il mattino dopo si sale al Monte Matajur (300 metri di dislivello) dalla cui cima (anch'essa conquistata da Rommel) si gode un ampio panorama sulle Alpi Giulie e sulla valle dell’Isonzo a levante, sulle Dolomiti Clautane e Zoldane a ponente. Al rientro si riparte in auto scendendo a Kobarid/Caporetto, da dove si svolta a Nord per passar dal Valico di Stupizza e scendere lungo la Valle del Natisone fino a Cividale chiudendo così il cerchio.

Punti di appoggio da utilizzare:
Al Rifugio Pelizzo (m 1.320) fanno anche il Toc en Braida e il frico.
Il Rifugio Casoni Solarie (m 956) presso Passo Solarie, a fianco della strada e con parcheggio.
Il Bivacco Zanuso (m 1.116) panche, tavolo e stufa ma niente letti.
Il Rifugio Guglielmo Pelizzo (m. 1.320) al Matajur , con parcheggio.

👉Per la parte a piedi vedi la competente descrizione datane in "Il Mont Kuk e e le trincee del Kolovrat" a cura della Società Alpina delle Giulie (sezione di Trieste del CAI). Con partenza e arrivo da Passo Solarie (m 956) e dislivello complessivo di 400 metri su 9 km.


giovedì 9 febbraio 2023

L'ardita passerella aerea stesa dagli Alpini lungo la linea Castellaccio-Lagoscuro (sull'Adamello)

La passerella militare della WW1 è stata interamente ricostruita e la si attraversa percorrendo l'alpinistico "Sentiero dei Fiori" (qui le foto).
Sentiero dei Fiori
La passerella Castellaccio-Lagoscuro durante la WW1 e ai giorni nostri. Bypassava un inaffrontabile traverso di roccia, come oggi.
Sentiero dei Fiori
La nuova passerella in un momento meno nebbioso (qui è vista dall'altro lato).
L'itinerario percorre, con la sola eccezione della cima di Punta del Castellaccio, la linea confinaria, linea che venne abbandonata ad inizio ostilità.
👉All'inizio della WW1 la punta venne presa dagli austriaci il 25 maggio 1915 che vi posero un osservatorio dal quale si potevano controllare tutti i movimenti delle truppe italiane nella conca di Ponte di Legno fino a Verza. 
👉Dopo il fallimento di un tentativo di conquista da parte degli alpini italiani compiuto il 9 giugno 1915, la cima venne conquistata il 25 agosto da una
Sentiero dei Fiori
La capanna-bivacco intitolata a Faustinelli a Cima Lagoscuro in versione invernale.

pattuglia del Battaglione Valcamonica in quello che viene ricordato come il primo combattimento su ghiacciaio,
👉La posizione fu definitivamente ripresa dall'esercito italiano nell'agosto 1915. Da allora gli alpini vi realizzarono molteplici difese con avamposti, posti di osservazione e ricoveri dislocati in luoghi scoscesi e quasi inaccessibili. Le difese del Castellaccio resistettero al violento attacco austriaco del 2 maggio 1916 (Strafexpedition), quando le truppe imperiali risalirono la conca Presena fino al Gendarme dove per un giorno si alternarono combattimenti “aerei”, in conclusione favorevoli agli italiani.

mercoledì 1 febbraio 2023

Le cucine di guerra della WW1: la vigorosa zuppa di pane per i multietnici ufficiali di Cecco Beppe

Nelle cucine militari austriache si preparavano anche certe rustiche minestre di pane Brotsuppe valutate come "ottime per la truppa" (*).
brotsuppe
Rifacimento contemporaneo della Österreichisce Brotsuppe militare in uso nei re-
parti austriaci sul fronte isontino nel corso della prima guerra mondiale. 
(*) Ma io
sospetto che questa versione fosse stata solo per gli ufficiali e che non
rispecchiasse il rancio quotidiano del fantaccino al fronte.
Certo, lo sappiamo bene che le zuppe e le minestre di pane erano fra le preparazioni della cucina contadina, sempre attenta a non sprecare nulla e perciò sempre pronta a riciclare tuto, anche il pane vecchio.
👉Una filosofia del risparmio e del riuso che venne adottata anche dall'esercito austro-ungarico nelle battaglie sul fronte dell'Isonzo durante la WW1. Non si trattava di un misero "pane in brodo" perchè c'era la presenza dello strutto, dei ciccioli di maiale, di una intera salsiccia e anche di un uovo a persona.
La ricetta per la Österreichisce Brotsuppe, così come riportata nello studio bilingue "Kuharska Knjiga, una selezione di ricette di piatti tradizionali delle nazioni che hanno partecipato al fronte dell'Isonzo".

mangiare in montagna
Riciclare il pane vecchio oggi: pane di segale duro inzuppato nel brodo (quello granulare della Bauer) con erba cipollina fresca, uno spuntino superveloce sul tavolo di casa. Molto più leggera e quasi insipida rispetto a quella illustrata sopra, ma probabilmente molto più simile alla vera Brotsuppe contadina di un tempo, che era davvero un piatto povero.

domenica 4 settembre 2022

Lo shrapnel austriaco di Cima Busazza (WW1)

L'estate del 1987 si era rivelata insolitamente calda e instabile e il clima anomalo aveva sciolto le nevi che coprivano le trincee della WW1.
shrapnel
Con Marietto (entusiasta recuperante) piazzammo la tenda a metà costa di Cima Busazza e il mattino dopo salimmo fuori traccia fino alla lunga cresta sommitale, da sessant'anni sigillata sotto la neve. Che però proprio quell'estate s'era sciolta rivelando trincee e baraccamenti "congelati nel tempo". Nei riquadri una testa regolabile e un proietto di shrapnel completo, fotografati sul posto.
shrapnel
Ed eccomi qui con qualche shrapnel austriaco fra i piedi, lungo la cresta di Busazza.
Era stata la calda estate della famosa frana in Valtellina, che qui in Trentino si era fatta notare anche per gli smottamenti da Cima Dodici verso la Valsugana.
👉Fu anche l'estate che cambiò l'aspetto della Val di Genova attorno alla località "la Todesca", un posto che sta esattamente sotto la lunga cresta di Cima Busazza, quella che noi scegliemmo di esplorare.
👉Lo shrapnel è un tipo di proiettile per artiglieria che deriva il suo nome dall'inventore, il tenente britannico Henry Shrapnel, che lo mise a punto nel 1784.
shrapnel
Lo shrapnel di Cima Busazza parcheggiato accanto alle guide del Trentino di Otto-
ne Brentari (sia la parte Occidentale che quella Orientale sono disponibili in forma-
to PDF nel sito della SAT). Sta lì dopo 35 anni di onorato servizio come fermacarte.

Cima Busazza
La lunga cresta sommitale di Cima Busazza vista dalla cima del Monte Cercen (foto del 2002, quando c'era ancora un po' di neve).
👉Il proiettile dello shrapnel è cavo e riempito di sfere di piombo o di acciaio ed é munito di una carica di scoppio collegata ad una spoletta a tempo. La spoletta viene regolata in modo tale da garantirne l'esplosione prima che il proiettile impatti col suolo o col bersaglio. Con l'introduzione di specifiche spolette, lo shrapnel fu impiegato in funzione antiuomo e antiaereo.
👉Quello delle foto è uno shrapnel da 75 millimetri in dotazione all'esercito austriaco, ripulito e messo a far da fermacarte, in attesa di entrare a far parte di qualche museo.

venerdì 11 dicembre 2020

Il Sentiero dei Granatieri (Altopiano di Asiago)

Sul Monte Cengio c'è un sentiero interamente scavato nella roccia che si affaccia sulla pianura vicentina e sulla Valdastico.
E' una sorta di Via delle Bocchette a picco sulla Valdastico. E' stato scavato dai soldati italiani nel corso della prima guerra mondiale (da cui il nome). Giro già fatto alcuni anni fa (le foto sono qui). L'ho messo nella lista dei giri da fare nel dopo-Coronavirus.
Fiori di ginestrina sullo sfondo del Pria Forà.
Come arrivare:
 da Piovene Rocchette (Vicenza) si prende in direzione Asiago; dopo aver superato i 10 tornanti della SP349 del "Costo" e la "Barricata" si procede per circa 2 km fino alla località Campiello. Sulla sinistra si trova la strada asfaltata che porta al Monte Cengio.
Un primo parcheggio è situato al Piazzale Principe del Piemonte, da cui parte il sentiero panoramico che taglia orizzontalmente lo strapiombo roccioso fino al Piazzale dei Granatieri e poi alla cima.
Volendo è possibile proseguire in auto fino al Piazzale dei Granatieri, dove si trova il rifugio (privato) Al Granatiere e da qui raccordarsi all'ultimo tratto di sentiero, sempre scavato nella roccia e che prende il nome di "La Granatiera".
Da casa faccio un copia e incolla dal quotidiano on-line "il Dolomiti" del giorno 11 dicembre 2020.

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domenica 1 marzo 2020

Monte Creino, monte di guerra (cresta Bondone-Stivo)

Piccolo ma strategico sperone roccioso situato all'estremità Sud della catena Bondone-Stivo. Essendo esattamente di fronte alla prima linea italiana, che era attestata sul monte Altissimo, fu un punto chiave dello schieramento militare austriaco.
Monte Creino
La spianata coltivata della sommità del Creino termina con uno sperone roccioso (m 1.280) affacciato sul Garda. Era un punto-chiave dello schieramento militare austriaco durante la WW1.
Monte Creino
La finestrella dell'osservatorio austriaco inquadra il Monte Altissimo di Nago, occu-
pato dall'esercito italiano il primo giorno e tenuto fino al termine delle ostilità.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Un accurato lavoro di ripristino permette di leggere anche oggi, ad un secolo di distanza, l'andamento dei trinceramenti, la posizione dei punti di osservazione nonchè delle altre opere di guerra scavate nella roccia viva dall'esercito austriaco.
👉Dal Passo di Santa Barbara, dove si lascia l'auto, il Monte Creino appare come il mero prolungamento dei campi coltivati a patate e cavoli, che hanno reso famosa la Val di Gresta.
GPS Monte Creino
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Ma la spianata dissodata e coltivata culmina in una piccola gibbosità che, una volta raggiunta, si rivela essere un ardito sperone roccioso a picco sul Garda.
👉E' una comoda passeggiata turistica, semplice ma appagante per i panorami apertissimi che sa offrire e per la su marginalità rispetto ai grandi flussi del turismo di massa.
Nei giorni feriali possiamo approfittarne per fare scorta di ottima verdura, siamo infatti nella zona della Val di Gresta, riconosciuta patria del cavolo, della patata ed in genere della verdura da campo.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.173 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.288

mercoledì 15 gennaio 2020

Sul Monte Zugna dal rifugio che ha il suo nome

Breve percorso molto facile e molto panoramico, ma attenzione: nubi e foschia qui sono spesso ballerini e allora il panorama viene meno...
monte zugna
Questa è la cima del Monte Zugna. Val Lagarina a sinistra e Val d'Adige a destra. Al centro, accanto alla croce, l'osservatorio .
monte zugna
Le dime di mira all'osservatorio del Monte Zugna. Queste puntano a Sud, verso il
Pasubio, il passo di Pian delle Fugazze e il gruppo delle Piccole Dolomiti.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Il Monte Zugna è la montagna dei roveretani, così come il Bondone è la montagna dei trentini.
Sono ben 18 i chilometri di stradina asfaltata che bisogna risalire dal ponte sul Leno fino al Rifugio Monte Zugna, così come da Trento bisogna guidare per 20 chilometri per arrivare alla piana delle Viote (che è il baricentro dell'ampio gruppo del Bondone).
Dal parcheggio del rifugio il dislivello che rimane da vincere è di soli 200 metri, niente di che.
GPS Monte Zugna
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Al ritorno è d'obbligo la breve deviazione fino al monte della forcelletta che separa il Monte Zugna dai rocciosi e aspri Coni.
Sono solo dieci minuti di arioso balcone panoramico (ai tempi della WW1 era un trinceramento) lungo l'italiana mulattiera di rifornimento che da Passo Buole risaliva all'insediamento militare abbandonato dagli austriaci al momento dell'entrata in guerra, costruita per sottrarsi al tiro delle artiglierie di Cecco Beppe.

Quote e dislivelli (dati del GPS):

mercoledì 28 agosto 2019

La storica Osteria all'Antico Termine (Asiago)

Dopo il 1866, quando il Veneto passò all'Italia, proprio qui c'era il posto di confine fra il Regno d'Italia e l'Impero austroungarico.
osteria all'antico termine
Mario Rigoni Stern nell'antica osteria, in una delle sue ultime stagioni.
Siamo sugli Altipiani, fra Asiago e Vezzena, dove correva (si spostò più volte nel corso del conflitto) la prima linea.
Negli immediati nei dintorni dell'osteria combatterono tra gli altri anche Fritz Lang, Robert Musil e Fritz Weber.
👉Mario Rigoni Stern l'ha posta al centro del suo racconto di fantasia "Osteria di confine", che compare nella raccolta "Sentieri sotto la neve".
Rigoni Stern vi ambienta un convegno di spiriti, illustri, reali e letterari.
Li immagina raccolti in serrate discussioni sulla storia, sulle guerre e sulle sofferenze dei popoli.
Nel racconto, il grande vecchio fa incontrare Tönle sulla via del profugato.
osteria all'antico termine
"Le sedie di legno con il fondo di paglia verranno occupate da chi primo arriva accanto al fuoco. Potrà capitare che il feldmaresciallo barone Franz Conrad von Hötzendorf si segga sulla pietra del focolare e il contrabbandiere Tönle nella comoda sedia, che Musil rimanga in piedi appoggiato alla cornice di marmo, il generale conte Luigi Cadorna accanto a Tönle, e Barba Matìo, così, per abitudine piacevole, curi il fuoco e la sua pipetta. Parleranno della vita trascorsa, dei fatti grandi e di molte altre cose. Tutti, chi più chi meno, hanno avuto rapporti con questa Osteria di confine”. (Mario Rigoni Stern, "Sentieri sotto la neve", Einaudi, 1998.

domenica 21 luglio 2019

Puntata storica fra le basse grotte di guerra del Sasso Gambarile (nel fondovalle valsuganotto)

Da qui austriaci e italiani monitoravano le prime linee di fondovalle in quel cruciale autunno del 1917, ai tempi del "fatto di Carzano", cioè un anno dopo la Strafexpedition e appena un mese prima di Caporetto.
Sasso Gambarile
Tra i due edifici si indovina la piccola elevazione boscata che ospita le caverne di
guerra del Sasso Gambarile. Più indietro, il proibitivo orlo dell'Altipiano di Asiago.
👉Dopo qualche sospetto, i primi allarmi verso le linee austriache partirono dal vicino Monte Civerone e dalle sue fotoelettriche, i potenti fari capaci di illuminare a giorno la terra di nessuno tra i torrenti Maso e Chieppena, che andava da Carzano fino alla confluenza dei due corsi d'acqua nel fiume Brenta.
👉Di contro, grande deve essere stata invece la preoccupazione diffusasi tra  gli avamposti italiani, praticamente vis-a-vis con l'Austriaco, ormai messo in allarme.
Sasso Gambarile
Il Sasso Gambarile è una modesta elevazione (m 556 di quota) che fa parte del-
le Fratte di San Marco, uno dei tanti speroni o contrafforti che si trovano alla ba-
se della ciglione Nord dell'altipiano. Ci si arriva in meno di un'ora di cammino
dal parcheggio in località Brustolae. Dislivello circa 250 metri.
Il vecchio Gigi ha curiosato fra le caverne di guerra del Sasso Gambarile, e ne ha ricavato questa relazione:
Sasso Gambarile
Al momento del "fatto di Carzano" il Sasso Gambarile si trovava nella primissima
linea del fronte, giusto di fronte al Monte Lefre e con vista completa sul teatro del
tentativo di sfondamento notturno concertato fra il tenente austriaco Pivko e il co-
lonnello dei servizi italiani Pettorelli Lalatta
, un personaggio che due anni più tar-
di ritroveremo a Fiume implicato nel tentativo eversivo capitanato da D'Annunzio.
Vedi le altre foto in Google Foto.
"Salendo da Trento si percorre la Valsugana fino a poco dopo la stazione di Strigno, dove a dx troviamo le indicazioni per la località Oltrebrenta di Villa Agnedo. Si prosegue verso la loc. Brustolae superando l’incrocio, a destra, con la strada per l’agritur Prà dei Pezi, per poi proseguire trovando un segnavia per il Sasso Gambarile e, dopo breve, uno slargo dove parcheggiare. Si prosegue a piedi, purtroppo sull’asfalto, per svoltare poi nella prima strada a destra (località Brustolae). Si cammina ancora sull’asfalto per un tratto poi su di una curva a sinistra ecco un largo su sterrato. Proseguiamo il cammino senza problemi d’orientamento grazie ai segnavia.
Dal Sasso Gambarile
Panoramica verso i Lagorai dal belvedere del Sasso Gambarile, che si trova giusto di fronte all'osservatorio italiano del Monte Lefre. Strigno e i centri abitati attorno a Castel Ivano erano in mano italiana, così come l'abitato di Spera. Nella piana alluvionale compresa fra il torrente Maso (che scende dalla Val Calamento) e il torrente Chieppena (che scende da Bieno) correvano le primissime linee contrapposte, con le loro postazioni di sentinelle avanzate. Carzano era già in mano austriaca.
La tempesta Vaia del 2018 ha lasciato i suoi segni anche qui e i danni riportati dai boschi sono un po’ dappertutto. Arrivati a un divieto di transito per le auto, la strada prende a scendere perdendo una decina di metri di quota arrivando dove un tempo c’era un bivio senza cartelli: ora gli alberi abbattuti hanno completamente fatto sparire il ramo di sinistra risolvendo il problema alla “radice”, infatti, ora non c’è più alcun bivio e comincia una ripida salita, che dopo qualche decina di metri diminuisce la sua pendenza. Il cammino procede sempre in salita, con variazioni di pendenza, traversi, curve e qualche tornante per terminare in uno slargo con un bivio, ormai tra la vegetazione si vede s’intravede il Sasso Gambarile. Al bivio c’è un segnavia (Prà dei Pezi) a sinistra che indica un sentiero che sale mentre noi proseguiamo con un largo sentiero a destra che, in breve, ci porta nei pressi delle gallerie basse del Sasso.

martedì 30 gennaio 2018

La K.u.K. (*) Frauenheim, ossia l'imperial-regio bordello di Levico

Le prostitute a servizio della truppa combattente esercitavano al K.u.K. "Frauenheim", il bordello di Levico, ed era ovvio che fosse così: lo proclamava l'insegna stessa, bella grande e a caratteri ben leggibili, dipinta mentre il cappellano guardava da un'altra parte.
(*) k.u.k. era l'acronimo di "kaiserlich und königlich" (dal tedesco: imperiale e
regio) e era il prefisso di tutti gli enti, istituti e unità militari che facevano capo alla
amministrazione pubblica austro-ungarica dal 1867 al 1918.
Nei primi mesi della Grande Guerra dietro le linee di combattimento spuntavano i postriboli militari, con prostitute spesso ospitate su carovane che avanzavano o retrocedevano a seconda dei vari spostamenti delle truppe.
Perchè la donna del tempo non era solo custode della patria e della casa, né semplice angelo che dà sollievo e conforto. Era pure oggetto di desiderio, anche peccaminoso.
Prima della WW1 le case di tolleranza autorizzate erano solo tre: due a Trento e
una a Riva del Garda. Ma la prostituzione "irregolare" aveva una diffusione ben
più vasta, specialmente nei luoghi di soggiorno e cura estiva: Levico, Roncegno
e Riva del Garda, principalmente da parte di prostitute "regnicole", cioè provenien-
ti dal Regno d'Italia.
Ed ecco un’altra figura ricorrente nell'iconografia semi-ufficiale della Grande Guerra, la imperial-regia (K.u.K.) prostituta, costante presenza che accompagnava il soldato nella concreta e durissima quotidianità bellica.
La guerra peggiorò le condizioni di vita dei ceti popolari e la richiesta di prostitute
per le truppe crebbe vertiginosamente. Così stavolta erano le operaie a vendersi,
visti anche i bassi salari e le cattive condizioni di vita, anzichè le cameriere e lo-
candiere italiane di prima della guerra.
Le consistenti truppe di stanza a Levico si avvicendavano agli strategici presidi valsuganotti della "Festung Trient" (la "Fortezza di Trento"), in primis il forte del Piz di Levico e quello, sottostante, di Busa Verle.
Senza contare i tanti presìdi minori del Colle di Tenna e del Col delle Benne di Levico, senza contare i ricambi che andavano assicurati alle trincee avanzate della Panarotta. Gli anni della WW1 registrarono quindi un vertiginoso aumento della "domanda".
Con lo scoppio delle ostilità anche la nazionalità delle prostitute (legali o meno) subì una mutazione e alle italiane subentreranno donne che venivano dalle più disparate parti della monarchia: Boemia, Stiria, Vienna, Moravia.
Il fenomeno più significativo divenne però quello illegale, clandestino.
A Levico, che si trovava a ridosso del fronte e contemporaneamente vantava, in quanto importante centro di soggiorno, una specifica tradizione in materia, il fenomento fu più marcato che altrove.
I soldati chiamavano ironicamente Feldmaitresse, mezzane da campo, dopo che s'erano verificati anche casi di prostituzione tra le infermiere in servizio presso gli ospedali militari.
L'architetto che ha curato il restauro (è stato il primo obiettore di coscienza del Trentino, se non ricordo male: erano i tempi della Lega Obiettori di Coscienza...) ha voluto mantenere la vecchia insegna dipinta sul muro e secondo me ha fatto bene. Ricordare le cose non significa condividerle, ma piuttosto mantenerle nel tempo, offrire un elemento di giudizio in più.

lunedì 30 ottobre 2017

Piz Umbrina, un 3.000 facile facile (Gruppo del Cevedale)

Si raggiunge agevolmente da Passo Gavia. Tuttavia non va sottovalutato perchè, nonostante il global-warming l'ambiente rimane d'alta montagna per cui gli improvvisi cambiamenti del tempo possono diventare pericolosi.
Piz Umbrina Cima di Val Ombrina
La vetta del Piz Umbrina era fortemente presidiata durante la WW1 perchè si trovava proprio in prima linea. Trincee e baraccamenti sono ancora perfettamente leggibili sul terreno, e spesso perfino ancora in piedi. La foto è scatta dalla cima e guarda verso il San Matteo.
Piz Umbrina Cima di Val Ombrina
Dalla cima del Piz Umbrina verso il Corno dei Tre Signori. In basso a
dx si indovina il Bivacco Battaglione Ortles, 120 metri più in basso.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Ma per fortuna solo cento metri più in basso, lungo la cresta di salita, c'è il Bivacco Battaglione Ortles, pittoresco come sanno esserlo sono i bivacchi d'un tempo, è stato ricavato riadattando alla buona i resti di un baraccamento militare della WW1.
La sua presenza consente di spezzare in due la salita da Passo Gavia (peraltro non impegnativa, sui 750 metri) ma soprattutto ci permettere di assistere al tramonto e all'alba da un punto di osservazione privilegiato.
GPS Piz Umbrina Cima di Val Ombrina
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Dal bivacco alla cima ci sono solo 120 metri di dislivello e il passaggio fra gli ostici sfasciumi e i grossi massi è agevolato dall'ancora evidente mulattiera costruita dagli Alpini negli anni della prima guerra mondiale.
La cima del Piz Umbrina era presidiata da punti d'osservazione, trincee, reticolati e baraccamenti tutt'ora in discrete condizioni e perfettamente leggibili sul terreno.
Le due cime più vicine sono il roccioso Corno dei Tre Signori e la nevosa Punta di San Matteo ma il panorama è circolare e va

sabato 6 maggio 2017

Novità sul Pizzo di Levico (o Cima Vezzena)

Con la mania di "mettere in sicurezza" si sta mandando a pallino l'idea stessa dell'andar per monti: e allora a quando la recinzione con rete anticitrulli delle Bocchette Centrali nel Brenta?
Pizzo di Levico Cima Vezzena
Sporgendosi oltre le reti di recinzione si può ancora godere del formidabile panorama circolare garantito sia d'estate che quando c'è neve. Nella foto uno scorcio verso la Valsugana, con al centro la boscosa e articolata dorsale dell'Armentera con la lontana Cima Armentera, che le dà il nome. Sulla destra,invece, la Cima Manderiolo, praticamente un clone del Piz di Levico/Cima Vezzena.
Il nuovo belvedere panoramico a sbalzo sulla Valsugana. Discutibile, ma accettabile.
Certi piccoli sindaci di paese che si mimetizzano dietro l'anonimato di liste civiche "nè di destra nè di sinistra" hanno una vocazione maneggiona da piccoli affaristi paesani.
Pizzo di Levico Cima Vezzena
Tre scatti a caso sul delirio "sicurezza", una foglia di fico invocata dagli amministra-
tori locali per distribuire piccoli lavori a piccole ditte di piccoli affaristi locali.
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Impersonano il "partito dei sindaci" così agognato da Luciano Grisenti, il potente assessore che voleva cementificare tutto e che per questo si guadagnò in regalo dall'allora governatore Lorenzo Dellai una simbolica betoniera della Politoys.
Questi pericolosi ometti sono l'eredità diretta di quei nefasti anni. Si sono evoluti e ora parlano il linguaggio del politicamente corretto: mettere in sicurezza, valorizzare, mettere in rete, sinergie territoriali, fare rete... ma quando si muovono in montagna fanno danni.
GPS Pizzo di Levico Cima Vezzena
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La classica salita al forte scavato nella roccia del Piz di Levico da oggi in poi è destinata a impigliarsi nelle grottesche recinzioni metalliche che ne ingabbiano la sommità. Se l'affarismo travestito da delirio-sicurezza si spinge fino a mettere a rischio l'integrità delle vette alpine, allora in questi pubblici amministratori c'è davvero qualcosa di patologico...

Quota di partenza/arrivo: m 1.419 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.908
Dislivello assoluto: m 489
Dislivello cumulativo in salita: m 539
Dislivello cumulativo in discesa: m 539

lunedì 20 marzo 2017

Al Forte Rione, che sta sopra il Monte Novegno (Prealpi vicentine)

Dove la Valdastico, lasciata la pianura, vira verso Nord e punta verso il Trentino c'è un articolato anfiteatro di monti ormai non più Colli Berici ma non ancora Alpi compiute, una corona di rilievi che sembrano messi lì a protezione di Schio e di Valdagno, quel pezzo di pianura compreso fra le Piccole Dolomiti, il Pasubio e l'altopiano di Asiago.
Monte Rione sul Novegno
Guardando a Nord, oltre l'altopiano di Asiago si distinguono nettamente le cime dei Lagorai, dal Fravort-Gronlait completato dalla cresta Hoabonti-Cola fino alla moltitudine di aguzze cime dei Lagorai centrali. Altrettanto chiare appaiono le Pale di San Martino, apparentemente a portata di mano. Più in primo piano, sul plateau di Asiago, spiccano il Monte Verena (da cui partì la prima cannonata della WW1) e Cima Portule. Ancora più a destra dal profilo dell'altopiano emerge quello delle Vette Feltrine.
Monte Rione sul Novegno
Verso oriente spiccano il nodo delle Melette, con il mitico Monte Fior raccontato da
Emilio Lussu e poi il Monte Valbella, altro monte carico di storia militare.
Sono territori squassati e sconquassati dalla WW1 (la Strafexpedition austroungarica si arenò a pochi km in linea d'aria da qui, quando gli austriaci potevano già indovinare nella foschia il comando italiano di Vicenza) ma anche interessati dalla resistenza antifascista e antinazista  della WW2. Tra i colli pedemontani e gli
Monte Rione sul Novegno
Verso occidente. Dalla tettoia con panche per pc-nic annessa all'ex-forte si vedono
le lunghe e accidentate Piccole Dolomiti, che nascondono la pianura veneta e che
da qui sembrano saldate al massiccio del Pasubio (mentre invece ne sono separate
dall'intaglio del Pian delle Fugazze).
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altipiani il movimento resistenziale fu più diffuso che non nell'adiacente Trentino).
L'iniziazione resistenziale, col suo corredo di gesta goffe e antieroiche, dei Piccoli Maestri di Luigi Meneghello avvenne proprio da queste parti. Sull'Ortigara, sul Zebio, ai Castelloni di San Marco, mentre le azioni picaresche si svolsero tra i centri abitati della pianura e le prime coste dell'altipiano, e culminarono con
GPS Monte Rione
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
l'ingresso in Vicenza del giovane comandante partigiano ospitato su un carro dell'Ottava Armata britannica, un tipetto che sussurrò all'orecchio del capitano inglese "What I am? I am a fucking bandit" (e a me piace pensare che sia vero).

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.122 (parcheggio al tornante)
Quota massima raggiunta: m 1.654
Dislivello assoluto: m 528