Visualizzazione post con etichetta Brenta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Brenta. Mostra tutti i post

giovedì 7 aprile 2022

A fine inverno nella modesta Val Lomasona, nel remoto Bleggio trentino (Alpi Ledrensi)

Nella quiete della lontana Val Lomasona, in quel del Bleggio: silente, umile e risparmiata dal clamore del turismo mordi e fuggi.
lomasona nel bleggio
La Val Lomasona é l'estrema propaggine dell'altopiano del Lomaso, incuneata com'è fra le pareti verticali del Monte Brento da un lato e del Monte Misone dall'altro. Una terra di mezzo tra gli olivi mediterranei del Garda e le valli Giudicarie, ormai alpine.
In passato le case del Bleggio si distinguevano per i tetti in paglia. Da queste parti
proviene la ciuìga, l'insaccato di maiale imbastardito con le rape (cucina povera).
E' una valletta stretta, poco soleggiata, fredda e priva di insediamenti abitativi; mantiene però intatto il proprio carattere di valle contadina, un carattere favorito dall'andamento pianeggiante e dovuto al plurisecolare lavoro di disboscamento e di messa a pascolo e coltivo degli spiazzi che la punteggiano.
La Val Lomasana vista dal Prà Vespana, a 800 m. di quota, col Brenta sullo sfondo.
Vedi le altre foto in Google Foto.
👉E' a tutti gli effetti il prolungamento "montagnino" della vasta plaga del Bleggio, altopiano di spazi aperti e di borghi agricoli, di grosse abitazioni contadine, edifici a più piani ricchi di finestre e poggiate sugli avvolti di vasti fienili, magazzini e stalle, risalenti a quando molta terra significava necessità di molte braccia, perché la meccanizzazione era ancora di là da venire.
👉Il Bleggio è l'unica vasta plaga ad economia agricola sopravvissuta in Trentino, dopo il dilagare della tripla monocultura della mela, del vino e del turismo. Il Bleggio termina qui, al fondo di questa valle chiusa e isolata e un po' dimessa, ma proprio per questo rimasta miracolosamente incolume.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
La valle inizia a Vigo Lomaso e risale fino al Passo Tovo (1079 m); è lunga circa 6 km. Sul lato orientale sale dolcemente fino alla cresta del monte Biaina (1449 m) mentre ad ovest si alza la ripida parete del Monte Misone.
Lasciati alle spalle i campi del Lomaso, c'è tutto il tempo per lasciare che il fracasso del turismo si spenga, prima di arrivare con l'auto a Malga Lomasona.
👉Il percorso inizia dalla Malga Lomasona, dove si può lasciare la l'auto, e si snoda nel fondovalle piatto e pianeggiante per prendere poi quota salendo ai prati alti destinati alla fienagione estiva, meta della nostra uscita odierna. Centocinquanta metri più in alto c'è il passo che mette in comunicazione il Bleggio con

martedì 23 novembre 2021

L'eredità dei Masé, salumai venuti dalla Rendena

La saga famigliare dei Masé, i salumai rendenesi che raggiunsero il successo a Trieste e a Bolzano.
Un camion dei Masè nella Trieste della belle époque, dove conobbero il successo per avervi introdotto il "cotto di Praga", un prosciutto boemo affumicato che a Trieste conobbe una seconda giovinezza nella sua versione tagliata a mano e servita calda.
La bottega dei Masé nella centrale Via Ghega di Trieste nei loro anni ruggenti, quan-
do facevano tendenza con il loro "cotto". Oggi lo si trova nelle boutique trendy e mo-
daiole, oppure nelle sopravvissute osterie popolari, spesso schifate dai radical-chic. 

In valle gli inverni dell'Ottocento erano sinonimo di "emigrazione stagionale". Nei mesi freddi Giacomo Masé (1844-97) lasciava la cura della stalla alla moglie Maria e con i suoi fratelli partiva, nel giorno di Santa Lucia, per il Mantovano dove si fermavano fino a primavera per lavorare come salumieri.
👉Dopo aver chiuso lo storico negozio di Via Goethe a Bolzano e lo stabilimento triestino di San Dorligo della Valle, anche il vecchio negozio di Strembo é sparito. Ora in valle c'é un capannone con due appendici in finto rustico da immaginario urbano. Ma i prodotti sono buoni.
Il nesso con la memoria storica dei Masé si trova nel nuovo insediamento lungo la SS di Rendena a Borzago di Spiazzo Rendena, dove sono riuniti lo stabilimento di produzione (marchio "Brenta Salumi"), il ristorante e il punto vendita "La Bottega del Frà" che é ospitato in un edificio finto-rustico spacciato per "uno splendido maso di montagna". La freccia indica la direzione per Tione e Trento.
Oltre che a Trieste, i Masè avevano un loro negozio anche a Fiume, oggi Rijeka: "Che abbondanza nelle salumerie dei Masè e nel negozio di Moravecz in Corso, che aggiungeva anche il profumo del suo caffè tostato che la gente veniva a comperare anche da Oltreponte. Le pasticcerie piene anch’esse di allettanti effluvi di profumi di pastecreme, krafen e torte Dobosz." (Giulio Scala, "Ricordi fiumani di Giulio Scala")

lunedì 19 luglio 2021

Giro del Lago di Tovel (la mattina, prima delle 9)

Se ci si toglie dai piedi prima delle 9:30 si evitano sia l'affollamento che il caldo, che persino quassù si sta facendo sentire...
E' in fondo all'omonima valle che da Tuenno penetra nel cuore del Gruppo di Brenta, e rimane una piccola perla da "idillio alpino" anche oggi, dopo che ha perso la sua peculiare unicità: diventare di colore rosso nei mesi estivi.
 Una cartolina degli anni in cui il lago diventava rosso e cioé prima del 1964.
Vedi le foto di questo giro in Google Foto.
Oppure quelle di un giro precedente.
Inoltre, lasciando i parcheggi prima di quell'ora, non si paga nulla, il che non é male visto che altrimenti sono 10 Euro.
Diciamo che il turismo di massa é pigro e ne paga il fio, ma comunque sono fatti suoi. Ora che lo sappiamo, partiremo un paio d'ora prima. Fa anche più fresco, il che non guasta.
👉Questo breve giro ha sempre il suo fascino, anche se i tempi del "lago rosso" sono scomparsi anche dalla memoria della APT locale, che infatti non ne fa menzione: dovrebbero ammettere di aver mandato a puttane un fatto unico, la meraviglia del lago che si colorava di rosso e a quanto pare non se la sentono proprio.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.189 (parcheggio NB: d'estate traffico regolamentato!)
Quota massima raggiunta: m 1.210
Dislivello assoluto: m 21
Lunghezza con altitudini: km 4,7
Tempo totale netto: ore 1:30
Difficoltà: T

Descrizione del percorso: non c'è nulla da descrivere, si parte e si arriva dallo stesso punto, il parcheggio.

Come arrivare: da Tuenno (sponda destra della Val di Non) si imbocca la stradina a transito regolamentato che porta fino ai parcheggi (informarsi!).

mercoledì 27 giugno 2018

Alle malghe di Molveno dai Fortini di Napoleone

Breve escursione sopra il Lago di Molveno, alle pendici del Croz della Selvata, nel Gruppo di Brenta.
malga ceda di andalo e malga ceda di villa banale
La malga Ceda di Andalo (a sinistra) ha svolto per molti anni la funzione di punto di appoggio e rifugio escursionistico; attualmente è presidiata dal custode, ma chiusa al pubblico perchè in attesa di riqualificazione. A destra vediamo l'edificio, da poco rimesso a nuovo, della vicinissima malga Ceda di Villa Banale. I due edifici, entrambi vicinissimi a Molveno, cadono però sotto i confini di comuni censuari differenti.
coel dell'inglese
Poco prima del tornante panoramico da dove, a proprio rischio e pericolo, ci si può
calare re fino al "Coel dell'Inglese", da dove trasmetteva la radioclandestina al-
leata
 gestita dai partigiani locali.
Vedi le altre foto in Google Photo.
E' una facile passeggiata adatta a tutti che si snoda su strada forestale e che sbuca sull'ampio pianoro erboso che ospita le due malghe Ceda: la malga Ceda di Villa Banale e la malga Ceda di Andalo, già "Rifugio Malga Andalo" attualmente in attesa di riqualificazione.
Il pianoro è ameno, tranquillo e defilato, con bella vista dal basso verso le prime ardite cime del Brenta.
GPS malghe di molveno
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Nella salita lungo la forestale ci siamo attardati nella ricerca del "Coel dell'Inglese" (da "còvelo", ossia piccolo riparo sotto roccia aggettante) che nelle ultime fasi della WW2 ospitò la trasmittente clandestina gestita dai partigiani di Bolzano e Molveno, da dove si trasmettevano informazioni ai comandi alleati circa i movimenti dei convogli nazisti lungo la ferrovia del Brennero.
E così, complice il ritardo, la stanchezza e il maltempo, abbiamo optato per un rapido rientro a valle lungo il percorso d'andata.
Il giro più remunerativo sarebbe stato quello con rientro ad anello a Molveno dalla parte "sentiero Donini", che costituirà la meta di una prossima gita.

mercoledì 16 agosto 2017

Cima Loverdina (Gruppo di Brenta)

Giro tra i due bivacchi di Termon, con dormita in cuccetta e salita alla panoramica Cima Loverdina. Una due giorni nel sottogruppo della Campa.
Cima Loverdina
L'articolato sottogruppo della Campa guarda da un lato sulla Val di Non e dall'altro sulla Val di Tovel. Fa parte di quel Brenta periferico, snobbato dai turisti ma ben conosciuto e frequentato dagli abitanti del posto, che continuano, da secoli, a tenere in ordine pascoli, malghe, stalloni, casere e ricoveri, alcuni dei quali sono oggi bivacchi alpini.
Cima Loverdina
Da Cima Loverdina verso Cima degli Inferni e il Brenta centrale.
Vedi le altre foto in Google Photo.


La salita dal parcheggio di Malga Arza fino a Malga Loverdina (dove c'è il bivacco in cui abbiamo dormito) avviene nel bosco ed è priva di difficoltà.
Osservando Cima Loverdina da Malga Termoncello si intuisce la via di salita, che si snoda sul fianco nord che si avvale di successivi passaggi nei mughi. Sul terreno il sentiero - sempre evidente - si rivela ripido e faticoso, ma capace di condurci fino in vetta senza difficoltà tecniche e senza problemi di orientamento.
GPS Cima Loverdina
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Il panorama è vasto: in basso si vedono il Lago di Tovel e la stessa Malga Termoncello, senza contare una grandiosa vista sulla Val di Non. Impressionanti i dirupi e i ripidi ghiaioni della Val Strangola, e guardando verso il Passo degli Inferni si scorgono la possente Cima Borcola e le altre cime ed elevazioni del sottogruppo della Campa, turisticamente marginale ma di grande bellezza.
Il rientro avviene transitando da Malga Loverdina, la cui casera è stata

mercoledì 12 aprile 2017

Sul Monte Brento da San Giovanni al Monte (Basso Sarca)

Roccioso e proibitivo se visto dalla Valle dei Laghi, boscoso e facile se affrontato dal Lomaso. 
Monte Brento
Ecco la vista verso le Giudicarie. In primo piano le coltivazioni del Lomaso e del Bleggio, chiuse da Cima Sera e dal Passo Duron. Tra le nevi dell'Adamello-Presanella spiccano le due piramidi del Carè Alto (al centro) e della Presanella (più a destra). A destra il gruppo delle Dolomiti di Brenta.
Monte Brento
Il sentiero che dal Brento porta fino al punto d'involo. Dietro il Monte Casale e
la Paganella.
Vedi le altre foto in Google Photo.
La sua parete orientale è un impressionante muro verticale di roccia, famosa fra i climbers e i base-jumpers.
Noi, però, ci arriviamo molto più modestamente da dietro, con una semplice passeggiata tra i boschi del versante occidentale.
Dallo spiazzo di vetta la vista è circolare.
Si trova nella Catena del Casale o Dain Grande, tra le Giudicarie e il Basso Sarca e la ripartizione SOIUSA lo considera appartenente ad una propaggine delle Dolomiti di Brenta.
GPS Monte Brento
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Nota: ad oggi (marzo 2017) certe cartografie basate su dati OpenStreetMap confondono il Monte Brento (m 1.545) con la quota 1.508 posta 800 metri più a N-NE.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.125 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.589
Dislivello assoluto: m 467
Dislivello cumulativo in salita: m 537

sabato 7 gennaio 2017

I tre bivacchi del Pian dela Nana (Brenta)

Chi percorre il Pian dela Nana in direzione del Brenta centrale si imbatte non in uno, ma in ben tre bivacchi. E tutto ancor prima di affrontare la salita sassosa che porta al Sasso Rosso...
bivacchi del pian dele nana
L'anfiteatro del Pian dela Nana visto da Malga Tassulla. La lunga cresta settentrionale del gruppo di Brenta è nascosta dalla corona a ferro di cavallo con al centro il Sasso Rosso. La spianata è dominata dal panettone erboso del Monte Peller (a destra, fuori campo).

bivacchi del pian dele nana
Il bivacco "Guido Pinamonti" è ricavato in una sezione dello stallone di Malga Tassulla. Il bivacco "Baita Nana" si trova poco oltre il Pinamonti ed è più recente dell'ultimo dei tre, il quale è segnato nella cartina 4Land come "Malga Nana" ma nelle tavolette IGM risulta essere "Baito Nana", come del resto nella Kompass. Un bel casino... Ai tre bivacchi andrebbe poi aggiunto (ma solo nei mesi invernali) il locale invernale del vicino rifugio Peller, posto in un bel locale separato interamente in legno che prende il nome di "Bivacco Iuffmann".
Vedi le altre foto in Google Foto.
GPS bivacchi del pian dele nana
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Il vasto pianoro erboso del Pian dela Nana si trova sopra Cles, quattro chilometri di pianeggianti pascoli da malga posti all'estremità Nord della lunga catena dolomitica del Brenta.
Puntando verso le alture che chiudono a ferro di cavallo la piana si incontrano, nell'ordine: il
bivacco Guido Pinamonti (ricavato nello stallone di Malga Tassulla), il bivacco Baita Nana e il bivacco Malga Nana, tutti a breve distanza l'uno dall'altro.
bivacco Guido Pinamonti a Malga Tassulla
Bivacco "Guido Pinamonti" a Malga Tassulla (m 2.090). Acqua corrente interna, stu-
fa a legna, stoviglie, tavolo con panche, sei posti letto con materassi e coperte. D'in-
verno le lampadine elettriche restano spente.
Gli ultimi due sono senz'acqua, è vero, ma in caso di sovraffollamento estivo possono tornare davvero utili.
👉D'inverno i tre bivacchi possono diventare la meta di una facile ciaspolata in un'ambiente grandioso e di sicuro poco battuto.
bivacco Baita Nana
Bivacco "Baita Nana" (m 2.072). Stufa a legna con tavolo e panche. Niente acqua.
Diversi posti letto su tavolato ma niente materassi nè coperte. Veranda esterna con
due tavoli e panche al coperto.
Attenzione però: con neve abbondante non si potrà arrivare in auto fino al parcheggio dei Laghi Durigiati, ma bisognerà mettere in conto qualche chilometro di camminata in più, a seconda delle condizioni della
strada che sale da Cles.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.900 (parcheggio sotto il rifugio Peller).
Quota massima raggiunta: m 2.126
Dislivello assoluto: m 226
bivacco Malga Nana
Bivacco "Malga Nana" (m 2.107). Stufa a legna con tavolo e panche. Niente acqua
ma ci sono diverse stoviglie, per lavarle ci sono le taniche in plastica con cui si fa
rifornimento all'abbeveratoio situato nel vicino avvallamento. Quattro posti letto
su tavolato con materassi e coperte.
Dislivello cumulativo in salita: m 452
Dislivello cumulativo in discesa: m 444
Lunghezza con altitudini: km 9,6
Tempo totale netto: ore 2:45 AR
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. 

Come arrivare: dal Cles ci si dirige alla trattoria "Al Bersaglio" da dove inizia la lunga e stretta strada, inizialmente asfaltata che porta fino al parcheggio in quota posto subito sotto il rifugio Peller. La sua percorribilità varia con l'innevamento. Meglio inverni secchi come questo si riesce ad arrivare sino al parcheggio; più neve c'è e prima bisogna fermarsi per proseguire a piedi.

martedì 30 agosto 2016

Finalmente sul Turrion Basso! (Brenta)

Questo isolato sperone roccioso accende la fantasia di chi risale la Val Flavona puntando al Brenta centrale: sembra tratto da una tavola di Galeppini, l'insuperato illustratore di Tex Willer.
Turrion Basso
Dopo anni di rinvii, finalmente ho ficcato il naso su questa evocativa cima di roccia stratificata, un ferro da stiro appoggiato sulle verdi praterie dell'alta Val S.Maria Flavona, proprio al centro delle Dolomiti di Brenta. Cambia aspetto a seconda del lato da cui ci si avvicina: a volte prua rocciosa, a volte sperone, a volte ardito torrione, a volte lama di coltello. Sempre troppo vicina per i larghi giri nel Brenta e sempre troppo lontana per le rapide uscite vicino a casa. E oggi, finalmente...
Turrion Basso
E' un affilato montozzo che si erge isolato nelle vaste praterie comprese tra il Gro-
stè, Malga Flavona e il Passo della Gaiarda. Si sale dalla parete Ovest, quella rivol-
ta verso il Grostè (al mattino è in ombra).
Vedi le altre foto in Google Photo.
La sua modesta altezza non ha mai suscitato l'attenzione degli alpinisti, anche perchè lo scenario dolomitico che lo circonda è veramente imponente.
L'escursionista ha una sola chance: il canalino che collega il vasto ghiaione accumulatosi alla base della lunga e verticale facciata Ovest con il pianoro di vetta. E' la parete che guarda verso il passo del Grostè, quella  meno scenografica.
Ed è appunto da lì che "saliamo".
GPS Turrion Basso
Per rimontare il ghiaione è consigliabile scegliere un percorso abbastanza diretto,
come il ramo più in alto della traccia arancione, che noi, invece, abbiamo percorso
scendendo.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Abbiamo infatti scelto la via più breve e facile: la stazione a monte della funivia è più o meno alla stessa quota del Turrion e i 600 metri di saliscendi che s'accumulano lungo il percorso sono perlopiù su comodo sentiero.
Solo il ghiaione "rompe": sassi troppo piccoli per sostenerti ma troppo grossi per piantarci il piede. In pratica, un continuo gioco di equilibrio finchè non s'arriva all'imbuto roccioso che dopo qualche metro di facile roccia sbuca sul vasto pianoro sommitale: un tavolato piatto che s'inclina in salita verso Sud, dove - a 2.384 metri - c'è l'ometto di vetta.

mercoledì 20 gennaio 2016

Il giro del Lago di Tovel (Val di Non)

Questo anello attorno all'ormai ex Lago Rosso è adatto a tutti. Un omaggio al lago che nonostante tutto rimane (fra i "pari grado" di queste parti) il meno rovinato.
Lago di Tovel
Gli anni del leggendario glenodinium sanguineum (in realtà si trattava della Tovellia Sanguinea, ma poco importa), il microorganismo che d'estate colorava di rosso le sue acque, sono ormai lontani. Dal 1964 il fenomeno non si è più ripetuto e forse è stato meglio così; chissà a quale pressione mediatica e commerciale sarebbe stato sottoposto! Invece tutto sommato il più noto specchio d'acqua del Trentino è riuscito a farla franca, non è stato cancellato da un'alluvio-ne di cemento e marketing come invece è accaduto al "cuginetto" sudtirolese, il Lago di Carezza, devastato assieme ai suoi dintorni dalla speculazione in grande stile sostenuta dall'ente pubblico.
Lago di Tovel
Il giro del lago si può fare anche d'inverno, basta munirsi di ciaspole o ramponcelli.
Qui in un'inquadratura estiva, presa nei giorni di ferragosto, la mattina presto.
Vedi le altre foto in Google Foto.

Nonostante l'assalto degli anni Sessanta, lo sfascio dei Settanta, le polemiche degli Ottanta e l'assedio dei Novanta, nonostante la strada asfaltata e regolamentata, le nuove strade "di servizio", le sculturine new-age, fantasy e in stile cartoon, i tre ristorantini tre in metri duecento, nonostante le tristi citazioni bio-bau, il traliccio zincato "son qua che controllo l'ambiente per te".
Insomma, nonostante tutte le mediocrità e i cedimenti, siamo comunque un buon miglio sopra
GPS Lago di Tovel
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
l'esaltata indecenza dei sudtirolesi trend&brand, gente capace di concepire e realizzare l'ecomostro di Carezza (per restare in tema di laghi) e che ha spianato colla ruspa interi centri storici della tanto esaltata Heimat.
Per questo mi sento di raccomandare la breve escursione circolare che si snoda lungo sue le rive. Una dritta: arrivando la mattina presto ci si risparmia l'affollamento estivo di chi in montagna si alza tardi e si ammucchia

domenica 5 aprile 2015

Al simpatico laghetto di Nembia (Molveno) da Ranzo (Valle dei Laghi)

Fino al laghetto di Nembia e poi a quello di Molveno, con ritorno dal sentiero di San Vili, passando dal piccolo nucleo abitato di Deggia.
lago di nembia
Il ritorno si svolge lungo un tratto del percorso chiamato "sentiero di San Vili," così battezzato dopo la sua riscoperta degli anni Ottanta. Il tracciato deve il suo nome al vescovo e martire del cristianesimo trentino San Vigilio di Trento. Il vescovo era in realtà un esattore delle imposte e finì ucciso dai rendenesi, dopo che i suoi inviati in anaunia erano stati bruciati vivi dai nonesi.  Non sappiamo come sia morto Vigilio: un tardo racconto, che parla di martirio, non convince gli studiosi. Non si conoscono i dettagli della sua morte: una leggenda narra che venne ucciso a zoccolate in Val Rendena; altre versioni dicono che la sua lapidazione prese il via da una zoccolata datagli da una donna.
lago di nembia
Tra i due laghi si estende, defilata e invisibile dalla strada statale, un suggestivo
mondo minore fatto di vecchi coltivi punteggiati da casette addossate a grossi
massi erratici.
Vedi altre foto in Picasa Web Album.
Tra il Lago di Toblino e quello di Molveno corrono, alti sulle pendici del Monte Gazza, antichi tratturi e sentieri di collegamento fra il Banale e Trento, che si muovono sempre in quota e fanno parte di una più ampia rete di antichi collegamenti locali.
Per questi antichi transiti ci si muoveva a piedi su lunghe distanze, senza mai perdere quota e sempre per la via più breve. I collegamenti pedonali dalle Giudicarie a Trento si tenevano
lago di nembia
Il percorso in Google Earth.
alla larga dal fondovalle: niente Gola del Limarò e niente Lago di Toblino. Lungo questi passaggi alti aleggia un'atmosfera distesa e antica, ricca di presenze umane oggi attentamente recuperate.
👉L'unico sfregio (ormai semplice curiosità storica e "memento" per gli amministratori "lungimiranti") è il tracciato di una strada progettata negli Settanta, e bloccata in extremis, che avrebbe dovuto collegare il piccolo paese di Ranzo con Molveno e che avrebbe spostato il traffico turistico e commerciale dal fondovalle alle
terre alte (ma che bella pensata!).

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 820 (parcheggio)

venerdì 31 ottobre 2014

Le Bocchette Centrali in 16:9

E' il tratto più famoso e più fotografato (e anche il più facile) della Via delle Bocchette.
Bocchette Centrali
Il più lungo dei tratti orizzontali che caratterizzano questa ferrata anomala. Il percorso non è tutta "calma piatta", c'è anche qualche perdita di quota e qualche breve risalita. Percorrendola dal Pedrotti all'Alimonta le cose cambiano di poco. A parte l'apertura della nuova "bretella" Ferrata Spellini fra il Sentiero Orsi e la Bocca dei Armi, le cose sono rimaste come le descriveva la bella infografica dei Fratelli Pedrotti, come le aveva descritte Gigi nella sua guida del 2002 e come vengono descritte nella scheda del sito www.vieferrate.it, che è del 2006. Dimenticavo: Girovagandoblog riassume i motivi che ne farebbero "la ferrata più bella del mondo".
Bocchette Centrali
Dalla Bocchetta del Campanile Basso: solo il massiccio della Presanella emerge
dal materasso di nuvole.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Quando mi chiudo alle spalle la porta del rifugio, la spianata rocciosa dell'Alimonta è ancora in ombra; un branco di camosci mi guarda passare, la rampa che porta alla bocchetta è indurita dal freddo della notte, il ferro della scala d'attacco è di ghiaccio e si attacca alle mani. Ma quando il sole si affaccia dall'ultimo gradino, il freddo evapora assieme alla brina.
GPS Bocchette Centrali
Il tracciato in Google Earth.
👉Non c'è che dire, l'inizio è molto scenografico, con quel tratto in piano che segna lo strapiombo verticale come fosse il cornicione di un grattacielo.
Il passaggio è espostissimo ma in realtà poco pericoloso e ancor meno impegnativo, ci si potrebbe camminare con le mani in tasca.
Sono posti che fanno molta impressione a chi li vede in fotografia ma che a percorrerli risultano semplicemente belli, ci si sente liberi e leggeri, è sempre sorprendente questo muoversi con grande tranquillità dentro pareti assolutamente verticali.
Il senso di sicurezza non deve spingerci a trascurare le procedure di sicurezza nell'uso del doppio moschettone: inciampare qui sarebbe fatale!

martedì 24 dicembre 2013

Zigzagando tra neve e sassi (al Grostè sotto Natale)

L'idea era quella di arrivare a Cima Roma, vetta secondaria che gode di una buona reputazione fra gli scialpinisti. escursioni_invernali
altipiano del Grostè
Dal centro dell'altipiano del Grostè: vista d'infilata sull 'intera catena settentrio-
nale del gruppo  di Brenta, dalla Pietra Grande al Pian de la Nana, con il solco
della Val di Tovel sulla destra e l'alta Val di Non sullo sfondo.
D'estate, invece, viene bellamente ignorata a causa della soverchiante concorrenza esercitata dal sentiero Benini, un tratto della Via delle Bocchette che la domina dall'alto.
ciaspolare nel Brenta
Da sinistra: Cima Falkner, Campanile dei Camosci e Cima Grostè. La coppia di
intagli fra le tre cime sono le due bocchette dei Camosci che si incontrano lungo
il Sentiero Benini, uno dei tanti rami della Via delle Bocchette. Osservato da den-
tro l'altipiano appare molto meno piatto che dal Passo del Grostè. Con la pru-
denza che l'età porta con sè siamo rientrati alla base ancora col sole in cielo e
ci siamo subito imbarcati. Siamo così riusciti a dribblare la fila di euforici russi
che sono ormai la ciambella di salvataggio della nostra industria dello sci.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Ma, sin dallo sbarco dalla cabinovia del Passo del Grostè, ho sgamato che non era giornata.
La neve, poca e sventata, aveva sì una bella portanza ma per il resto lasciava molto a desiderare.
Ammucchiata dal vento dove non serviva, mancava del tutto sulle piattonate carsiche irte di spigoli taglienti ben note a chi frequenta il Grostè.
Si avanzava al rallentatore, com-piendo grandi e piccole "esse" per evitare i tratti più insidiosi di roccia affiorante.
Niente traccia battuta, e quindi si andava ad occhio, scovando i pochi ometti di sassi che spuntavano dalla neve.
Anche la cartografia del GPS si è rivelata inutile: non riportava il sentiero e quindi sapere che "voi siete qui" in mezzo al nulla...
Ritardo dopo ritardo il su e giù per l'arido altipiano ci ha portati dapprima a quota 2.605 e poi a quota 2.600, dove c'è anche una croce di vetta; lì ci siamo decisi - secondo me molto saggiamente - a ripiegare.

martedì 29 ottobre 2013

Il Peller d'autunno (dal bivacco Iuffmann)

Chiuso il rifugio e passato il casino estivo, il piccolo bivacco in legno che affianca il rifugio Peller da il meglio di sè.
Croce del Peller
Dalla cima del Monte Peller: vista sul Pian della Nana.
Pur essendo una costruzione separata, fa le funzioni di locale invernale.
Facciamo base lì (il parcheggio auto è a dieci minuti) e ci dedichiamo ad una cena fin troppo elaborata mentre il pomeriggio diventa sera.
Al mattino Bruno ed io saliamo al Peller, Gigi e Paolo si dedicano, con calma, alla preparazione del pranzo.
locale invernale del rifugio Peller
Il bivacco Iuffmann, completamente in legno, è dotato di stufa a legna.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
La notte non ha portato ghiaccio, la poca neve è bagnata e in complesso il salto boscoso e roccioso che porta sul cupolone sommitale non ci fa penare. Siamo su in fretta, il panorama cambia e sembra di essere veramente in inverno, ma la brezza non è gelida e anche qui la neve è molle. In fondo, è ancora autunno.
Prima della globalizzane e della deregulation dei voli aerei il cielo era quasi sempre pulito, anche lungo le rotte principali; oggi le strisciate bianche lasciate dai voli low-cost sono particolarmente numerose.
Il tracciato in Google Earth.
Sotto di noi un suggestivo materasso di nuvole.
Molto bella la vista d'infilata sul Pian della Nana, sembra una ripresa dall'elicottero.
Il ritorno è ad anello, passando dalla Croce del Peller.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 1.990 circa (Biv. Iuffmann)
Quota massima: m 2.320 (Monte

lunedì 21 maggio 2012

D'inverno al Rifugio Peller, nel Gruppo di Brenta

D'estate è troppo frequentato, ma d'inverno può diventare una meta interessante perchè dispone di un locale invernale separato, chiamato Bivacco Iuffmann, tutto in legno, nuovo e confortevole.
Le foto sono state scattate a febbraio.
La lunghezza del percorso varia con la consistenza del manto nevoso. Questa volta Gigi ha lasciato l'auto a 1.580 metri e gliene sono così rimasti solo 400.
I panorami sono giustamente famosi e si aprono sull'alta Val di Non e sui retrostanti Monti Sarentini, per non dire delle Dolomiti verso oriente.
👉La zona è battuta dall'orso. Meglio non farsi sorprendere a girellare la sera con un panino al prosciutto in mano! Il bivacco è molto ben dotato; c'è la stufa a legna e i sette posti letto sono completi di materassi, coperte e anche cuscini.

Descrizione del percorso:                                                                                                
(di Gigi Faggiani)

Salito in auto da Cles sono arrivato fin dove ho potuto con l’auto, a q. 1.587, quindi ho proseguito a piedi. Senza troppi problemi ho raggiunto i 1.700 in loc. Fontana Maora. Da qui in poi la neve si è fatta profonda, con una crosta ghiacciata che però non reggeva il mio dolce peso, si fa per dire, così ho dovuto procedere con la neve al ginocchio; avendo avuto la bella idea di non portarmi le ciaspole! 
Il cammino così è divenuto molto faticoso ma infine il bel locale invernale del rifugio Pèller, l’agognata metà, mi ha accolto con tutto il suo confort. Si tratta di un piccolo locale a piano terra con stufa, panche, tavola, credenza e qualche stoviglia, mentre nel soppalco ci sono ben sette posti letto con materassi, coperte e cuscini. Insomma un bivacco a cinque stelle! 
La faticosa marcia nella neve alta, chiamiamola pure Via Crucis, è stata però ripagata dalla meravigliosa solitudine e dal silenzio (a parte la rumorosissima, ma per fortuna breve, apparizione di un elicottero) e dalle numerose tracce trovate lungo il mio percorso. Quelle dell’orso sono state una scoperta emozionante. Mollato subito lo zaino ho scattato diverse foto, quindi ho preso le misure : cm 30 di lunghezza per cm 21 di larghezza nella parte più ampia, per un passo (calcolato da tallone a tallone) di circa 1,48. Naturalmente, essendo tracce non troppo fresche, vanno ridimensionate di qualche centimetro giacché la neve sciogliendosi e ghiacciandosi tende ad aumentare le misure. In ogni modo anche il signor Orso doveva aver fatto la sua bella fatica, infatti, ha seguito la sterrata per un buon tratto prima di deviare. 
Il giorno dopo, tornando a valle, ho avuto la bella sorpresa di trovare Comare Volpe, indaffarata a seguire le tracce olfattive che il suo buon fiuto le segnalava. Per mia fortuna ero controvento e stavo uscendo dal bosco in terreno aperto, ciò ha impedito alla furbona d’individuarmi. Così ho potuto liberarmi dello zaino e avanzare, strisciando sulla neve, quel tanto da appoggiare la fotocamera a un sasso e scattare con lo zoom ben stabile. Recuperato lo zaino sono uscito lentamente all’aperto per fermarmi subito dopo. Ci siamo guardati un bel po’, entrambi immobili, poi l’incanto si è rotto e la signora si è allontanata, con calma e dignitosa eleganza d’incedere. Il passaggio dell’elicottero e soprattutto le, fin troppo abbondanti, piste di motoslitte mi hanno ricordato quanto queste ultime siano una pratica deleteria. Pratica vietata ma non controllata per cui … i signorini in motoslitta non trovano di meglio che scorazzare, con i loro mezzi puzzolenti e fracassoni, disturbando la fauna proprio nella stagione in cui questa ha più problemi di sopravvivenza. L’ignoranza di questi giovanotti non abbisogna di ulteriori commenti!

domenica 24 luglio 2011

Sentiero Benini (Via delle Bocchette)

Mi sembra che questo sia il tratto più recente della Via delle Bocchette perchè è stato inaugurato nel 1972. Comunque rimane una "classicissima" che volevamo concatenare con le Bocchette Alte e le Bocchette Centrali. Ma il maltempo non ci ha dato tregua. escursioni_estive

In breve: per chi come noi proviene dal Passo del Grostè (Funivia da Passo Campo Carlomagno) inizia a quota 2.600 dove è posta una targa in bronzo.
Lo schema dei sentieri attorno al Rifugio Tuckett.
Dapprima gira attorno alla Cima del Grostè fino alla Bocchetta Bassa dei dei Camosci (m 2.784), poi prosegue lungo una cengia a tratti molto stretta, ma ben attrezzata e facile.
 Poi prosegue attraverso i pendii orientali del Campanile dei Camosci e della Cima Falkner (punto più alto a 2.910 metri). Si perde quota per cento metri circa aiutandosi con corde metalliche per giungere su una cengia detritica che conduce a un punto molto panoramico con vista dalla VaI Perse fino alla vetta della Cima Brenta.
 Prosegue infine sul lato orientale della cresta fino alla Vedretta di Vallsinella Superiore che si attraversa fino al suo termine.
Da qui, seguendo il sentiero attrezzato Bruno Dallagiacoma (n° 315), si raggiunge il rifugio Tuckett passando a destra del Castelletto Superiore (m 2.700) e quindi calando per roccette abbondantemente attrezzate con corde fisse.