Visualizzazione post con etichetta montagna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta montagna. Mostra tutti i post

domenica 8 marzo 2020

Emilio Comici sul Monte Maggiore di Fiume

Emilio Comici (un mito vivente, all'epoca) veniva fin qui, in questa sorta di Val Rosandra del Quarnaro, per esercitarsi. E' il Vallone di Aurania, un nome ormai caduto nell'oblio (oggi si chiama Vela Draga).
I rocciatori che frequentavano la Valle Aurania facevano base al Rifugio Duchessa
d'Aosta, dove oggi sorge la "Pansion Ucka", sul Monte Maggiore di Fiume.
(foto e testi dal sito della sezione  CAI di Fiume)
Il Vallone di Aurania è una specie di stretto canyon ricco di torri, guglie, pinnacoli e campanili sotto alla Sella di Poklon, lungo strada che collegava Fiume con Pisino/Pazin.
👉Da Fiume "...bisognava portarsi al valico di Poklon, oltrepassarlo, scendere per alcuni chilometri verso l'Istria per la strada "Giuseppina"; lasciare la strada e portarsi verso sinistra, senza traccia di sentieri, tra gli odorosi ed arsi cespugli di ginepro, fino ad affacciarsi sul ciglio del vallone per cercarvi qualche possibilità di scendere, per gole ghiaiose, nel cuore del cañon, in cui si restava quasi imprigionati dalle incombenti pareti che lo delimitavano, isolati dal resto del mondo e colpiti dalla insospettata stranezza del paesaggio costituito da una serie di torri rocciose, non visibili dalla strada, ignote ai più..."
Ancora sulla "Torre della Fessura". Il Vallone era anche noto col nome di "Valle delle Meraviglie", così come nei dintorni di Trieste c'era la Val Rosandra, la "valle incantata", che era anch'essa frequentata dal sestogradista Emilio Comici.
Il rocciatore fiumano Bruno Piva, che era un capitano marittimo di lungo corso, in arrampicata sulla torre "Garisenda" o "Candela" nel Vallone di Aurania. "Emilio Comici era per noi, prima di Val Aurania, un nome che sapeva di leggenda; un nome che, per noi, si allineava a quelli mitici di Preuss, Dülfer, Tita Piaz, per citarne solo alcuni. Dopo Valle Aurania, Emilio Comici è diventato un amico..."
Oggi la via di avvicinamento più comoda parte dall'apposito parcheggio "Park Vranjska Draga" presso l'uscita del tunnel stradale proveniente da Rijeka (che chi viene dall'Istria centrale vede come l'ingresso del tunnel per Rijeka). Ci si può limitare ad arrivare al belvedere (vidikovac) o scendere nel vallone, fino alla massicciata della ferovia Lupogliano-Arsia. Il nome odierno di questo storico sito di arrampicata è "Vela Draga", ricordarselo!

giovedì 12 luglio 2018

Il Sentiero degli Scaloni, sulle balze a monte di Dro (Valle dei Laghi)

Con partenza da Ceniga di Dro, ci si arrampica sulle Coste dell'Anglone, in destra Sarca. Ben presto il sentiero si rivela una divertente ferrata, ricca di opere fisse e di vecchi gradini scavati direttamente nel sasso.
Sentiero degli Scaloni
Il percorso inizia nei pressi di Maso Lizzone e ben presto si trasforma in una divertente ferrata servita da diverse attrezzature e ricca di scorci sulla valle del Sarca, coi paesi di Dro e Ceniga in primo piano. Per chiudere l'anello è consigliabile (una volta arrivati alla "cavra" che segna il termine della ferrata) scendere a Dro sfruttando appunto il Sentiero delle Cavre.
Sentiero degli Scaloni
Il punto terminale del percorso è segnato da una "cavra", l'incastellatura che so-
steneva il cavo della teleferica che trasportava a valle il legname da ardere.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Non c'è nulla di difficile, ma  è assolutamente da sconsigliare ai turisti privi di esperienza.
👉Il ritorno più rapido (ad anello) sfrutta il Sentiero delle Cavre, già documentato in un precedente post, al quale rimando.
Altrimenti ci si può dirigere verso Arco e poi, con lungo giro ad anello da fare in parte su strada asfaltata, tornare al parcheggio di Ceniga di Dro.
E' quello che abbiamo fatto noi (21 chilometri in tutto) ma lo sconsiglio vivamente: molto meglio chiudere ad anello con il Sentiero delle Cavre, e
GPS Sentiero degli Scaloni
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
specialmente d'estate. N.B.: la traccia GPS si limita al tratto del Sentiero degli Scaloni.

Quote e dislivelli (dati del GPS + carta tecnica provinciale):
Quota di partenza/arrivo: m 118 (parcheggio in centro a Ceniga)
Quota massima raggiunta: m 525
Dislivello assoluto: m 407
Dislivello cumulativo in salita: m 420 circa

sabato 12 novembre 2016

Rifugio Pordenone in Val Cimoliana (Friuli)

Una domenica di pioggia autunnale in Val Cimoliana, con la piccola Jimny, solo per visitare questo vecchio rifugio CAI.
Rifugio Pordenone in Val Cimoliana
Il rifugio Pordenone è il punto d'appoggio obbligato per chi vuole portarsi al Campanile di Val Montanaia. Da qui la storica guglia dolomitica che fa concorrenza al Campanile Basso viene raggiunge senza difficoltà ma con faticosa salita (circa 800 metri sino al bivacco Perugini, che si trova alla sua base in una posizione invidiabile e molto panoramica) seguendo il sentiero CAI 353. Diciamo 2 ore e mezza.
Rifugio Pordenone in Val Cimoliana
Il vecchio rifugio venne inaugurato il 25 maggio 1930. La crescente frequentazione
rese però inadeguata la piccola capanna di tronchi d'albero e quindi il CAI di Por-
denone decise di costruirne uno nuovo in muratura che venne inaugurato l'8 otto-
bre 1961. L'ultimo ampliamento venne effettuato tra il 1971 e il 1972 ed è quello
che vediamo.
Puntata fuori zona e fuori stagione nella remota Val Cimoliana, a pochi chilometri da Erto e Casso, i due paesi della ben nota strage industriale del Vajont.
Rifugio Pordenone in Val Cimoliana
Dal paese di Cimolais ai parcheggi dell'alta Val Cimoliana ci sono tredici chilometri
di stretto asfalto, strada bianca e poi quelli della pista "ghiaionata" che vengono ridi-
segnati dalla ruspa a ogni primavera.
Più che altro una scusa per portare la Jimny a fare una sgroppata e per mostrare a Loredana il paesaggio lunare e quasi canadese dell'alta valle, ai piedi degli imponenti e poco conosciuti gruppi degli Spalti di Toro-Monfalconi.
Sono posti dove è stata scritta la storia alpinistica del primo Nove-cento, ma deltutto ignoti ai turismo di massa. Sfiga o fortuna? La seconda "che hai detto".
Arrivati alla radice delle lunghe ghiaionate torrentizie che stravolgono l'alta valle, mancano solo dieci minuti da dove si lascia l'auto, e a 1.250 metri di quota, c'è il bel rifugio Pordenone, appollaiato su uno sbalzo boscoso che lo difende dalle acque.
Vale la pena di spingersi fin qui anche solo per visitarlo, con quella sua aria d'antan, retrò e tuttavia viva e ruspante che qui in Trentino è diventata ormai rara. Insomma, direi proprio che vale un viaggio.

sabato 9 aprile 2016

Artesella Sentiero Natura, un giretto del disimpegno che aiuta tutti a non pensare (in Valsugana)

Una valletta secondaria che dalla Valsugana si incunea verso l'alto-piano di Asiago. Qui aveva il suo buen retiro il più democristiano di tutti, Alcide De Gasperi, che fu "anticomunista viscerale" prima ancora che il termine venisse coniato.
Arte Sella Sentiero Natura
Oggi la Val di Sella s'è conquistata un certa notorietà come sede della mostra permanente "Arte Sella". La visita a questa originale mostra-installazione si divide in due, la prima parte è il Percorso Natura, immerso nel bosco, gratuito e descritto in questo post, che è possibile vedere in tutte le stagioni. C'è poi la parte a pagamento, con la biglietteria presso la ex-malga Costa, dove termina la strada asfaltata, sui cui periodi di apertura è bene informarsi.
Arte Sella Sentiero Natura
Non mancano le composizioni figurative, come questa "Wolves" (lupi), di Sally Mat-
thews, 2001-2013. I curatori insistono sul fatto che tutto è realizzato con materiali
vegetali, destinati a dissolversi in tempi relativamente brevi e a non lasciare traccia.
Vedi le altre foto in Google Foto.
L'uomo era conservatore, cattolico e austriacante epperò mille miglia sopra gli impuniti sacrestani che in suo nome governarono il Trentino nel dopoguerra, anni - sia detto fra parentesi - alluvionati dai soldi procurati da lui.
GPS Arte Sella Sentiero Natura
In Trentino la piccola Val di Sella è conosciuta per la lunga frequentazione che ne
fece lo statista Alcide Degasperi che qui trascorreva con la famiglia i periodi di va-
canza. Tra le escursioni possibili c'è la salita all'Eremo di San Lorenzo e alla pano-
ramica piccola Cima dell'Armentera o la più impegnativa traversata della dorsale
dell'Armentera, che separa la vallecola dalla Valsugana. Non mancano i ristoranti;
per chi non ama i posti modaioli segnalo il Ristorante Cima 12 perchè è un posto de-
cisamente fuori dal coro.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Soldi in gran parte inaspettati e piovuti dal cielo. Già, perchè tendiamo a dimenticare che la autonomia speciale del Trentino la dobbiamo esclusivamente a lui, che s'attaccò al carro sudtirolese con un notevolissimo colpo di teatro ("Nel prendere la parola... sento che tutto mi è contro, tranne la vostra personale cortesia...").
In realtà, se non ci fosse stata la Resistenza partigiana al Nord, l'Alcide (che nel periodo cruciale stava in Vaticano) non avrebbe avuto uno straccio d'argomento da gettare sul tavolo delle trattative di pace, meno che meno per il Trentino, il cui colpevole collaborazionismo, che rimane anche oggi sconosciuto ai più, era però ben noto a chi all'epoca decideva.
Storie lontane che poco interessano alla massa dei frequentatori, anche se il sentiero parte poco

martedì 5 gennaio 2016

Cima Pari, coi laghi da una parte e i ghiacci dall'altra (Alpi di Ledro)

Gran bella escursione fatta di lunghe creste erbose sospese sulle nebbie autunnali e di ariosi traversi orizzontali che bucano i boschi di faggio e tagliano le steppe autunnali.
Cima Parì
Si procede fra le onnipresenti testimonianze della WW1: alloggiamenti, trincee, fortificazioni, depositi, perchè qui passava il confine fra il Regno d'Italia e l'Impero Austroungarico e proprio qui correva la prima linea dei due schieramenti. Le creste erbose lunghe e affilate fanno corona alla Val Concei dal Monte Cadria al Corno di Pichea; sullo sfondo il bianco dei ghiacci dell'Adamello-Presanella, a destra la nebbia della Valle dei Laghi con le gobbe marroni del Paganella-Gazza.
Cima Parì
Lo scatto precedente è rivolto a Nord, questo guarda a meridione. Dalla striscia
bianca centrale, che nasconde l'acqua del Lago di Garda, spunta la lunga dorsale
del Baldo, che inizia l'Altissimo di Nago e prosegue verso Sud fino a perdersi nel-
le nebbie padane.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Camminare alti sui laghi e la pianura nel silenzio che precede l'inverno: è il fascino stagionale delle Alpi di Ledro, l'articolato gruppo prealpino che fa da cuscinetto fra le limonaie del Garda e le alte creste dell'Adamello, il paesaggi dell'ulivo da un lato e quello delle nevi perenni dall'altro.
Sono gli sfondi ideali per nostre uscite autunnali, nelle settimane che alternano le comode nottate davanti al fuoco dei bivacchi alle tranquille camminate lontane dai centri più famosi e frequentati (quei posti sempre congestionati d'estate e così tristi fuori stagione).
GPS Cima Parì
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 1.460 circa (parcheggio sotto Malga Trat)
Quota massima raggiunta: m 1.988 (Cima Parì)
Dislivello assoluto: m 528
Dislivello cumulativo in salita: m 972
Dislivello cumulativo in discesa: m 1.015
Lunghezza con altitudini: km 10,4
Tempo totale netto: ore 3:45
Difficoltà: E

martedì 24 novembre 2015

Al Rifugio Torre di Pisa (Latemar)

Questa volta troviamo un Latemar nebbioso e anche affollato, e per fortuna che siamo ormai a fine stagione...
Assieme al bivacco Mario Rigatti e al bivacco Baita Latemar è uno dei pochissimi punti di appoggio del Latemar.
Rifugio Torre di Pisa
Il Torre di Pisa era un tempo l'indispensabile punto d'appoggio per gli alpinisti che
affrontavano i dislivelli e le solitudini del Latemar. Oggi gli impianti sudtirolesi di
Obereggen e quelli trentini di Passo Feudo scaricano vagonate di turisti ed escur-
sionisti (come noi) quasi in bocca a questo simpatico rifugetto, che per ora resiste...
Vedi le altre foto in Google Foto.
Passo Feudo si raggiunge comodamente con gli impianti e così rimangono da fare solo 500 metri: ecco spiegato il grande via vai verso il Torre di Pisa, un rifugio che ha degli interni veramente microscopici, quasi lillipuziani, e la cosa che diventa ancor più evidente quando il tempo volge al brutto e la massa dei turisti/escursionisti scaricata dagli impianti si accalca alla porta, cercando di entrare...
Dispone di 20 posti letto in due camerate, con letti a castello, una doccia ed un
GPS Rifugio Torre di Pisa
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
bagno in comune. E' qui da tempo e se ha un numero di posti-letto così basso vuol proprio dire che la frequentazione è del tipo mordi e fuggi.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 2.180 (arrivo funivia)
Quota massima raggiunta: m 2.691 (pressi del Rif. Torre di Pisa)
Dislivello assoluto: m 511
Dislivello cumulativo in salita: m 517
Dislivello cumulativo in

giovedì 5 novembre 2015

I due bivacchi del Monte Cima (Lagorai)

Due bivacchi in un colpo solo. Bivaccata di fine stagione nel gruppo di Cimon Rava, dove i Lagorai digradano verso la Valsugana.
Bivacco Argentino Vanin
Un rilassante fine settimana tra colori e temperature autunnali nel gruppo di Cimon Rava, con sosta notturna al bivacco Malga Cima e, il mattino dopo, rapida puntatina al bivacco Argentino Vanin, con successivo ritorno all'auto che aspetta al Ponte delle Rudole in Val Campelle. Qui sopra: l'alta Valsugana e i Lagorai occidentali visti dal bivacco Argentino Vanin.
MonteCima
Due ottimi bivacchi che distano un'oretta l'uno dall'altro: Il bivacco Malga Cima si
trova a 1.868 metri ed è stato recentemente sottoposto a una risistemazione che lo
ha trasformato in una "Roll Royce dei bivacchi"; l'Argentino Vanin è a quota 2.150
ed è più alpinistico, ma neppure lui scherza: fontana con acqua corrente, soprat-
tutto. Ma anche una scorta di legna per le situazioni di emergenza.
Vedi le altre foto in Google foto.
Pian piano anche la selvatichezza (wilderness) dei Lagorai scivola a bordo campo. I tempi in cui l'intera catena aveva due soli bivacchi (Paolo e Nicola e Aldo Moro) sono passati da un pezzo e oggi l'escursionista evoluto non ha difficoltà a trovare numerosi altri punti di appoggio, per lo più ricavati dagli edifici delle malghe dismesse e - va detto - per lo più recuperati senza stravolgimenti, in genere nel rispetto delle forme tradizionali ed usando i materiali del posto. E' un merito che va
GPS Monte Cima
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
riconosciuto alle amministrazioni comunali: le buone pratiche vanno indicate ad esempio.
E' il caso del nuovo Bivacco Malga Cima (Comune di Samone) e del più stagionato ma sempre brillante Bivacco Argentino Vanin, entrambi abbarbicati alle pendici meridionali dei Lagorai, dove la montagna guarda dall'alto, è proprio il caso di dirlo, la trafficatissima SS 47 della Valsugana.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 1.330

venerdì 23 ottobre 2015

Il Monte Toach (nel Latemar)

Escursione fin sulla bella e panoramica vetta erbosa nel dolomitico Latemar, partendo dal Passo di Costalunga.
Monte Toach
La cima erbosa del Monte Toach vista dalla vicina Sforcela del Fontanel, posta una cinquantina di metri più in basso.
Monte Toach
Il sentiero rimonta il versante nord della Val Peniola, che scende verso Moena.
Vedi le altre foto in Google Foto.
La neve ha già spruzzato i prati alti e i turisti se ne sono andati da un pezzo. Il sentiero che sale dal Costalunga fino a questa cima erbosa è perfettamente silenzioso e altrettanto deserto. Situazione perfetta per un'incursione di mezza stagione nei gruppi più blasonati delle Dolomiti, specialmente se si è scelta una meta poco conosciuta.
GPS Monte Toach
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Il Monte Toach si trova sopra il passo, dove il Latemar digrada
verso la Val di Fassa e i campanili di dolomia lasciano il posto alle praterie alpine. Verso oriente si domina d'infilata la Val di Fassa con i suoi gruppi dolomitici, girandosi lo sguardo cade sull'interno dell'anfiteatro del Latemar cogliendone un profilo del tutto inconsueto.
Il sentiero non presenta difficoltà tecniche ma essendo a tratti esposto su pendii assai ripidi non va affrontato da chi soffre di vertigini. Il tratto sotto la Sforcela del Fontanel è ripido e faticoso.

lunedì 12 ottobre 2015

L'Alta Via del Tabacco nel Canale di Brenta (Valsugana)

L'epopea del tabacco ha lasciato strisce e strisce di terrazzamenti sostenuti da muri a secco fatti a mano, tirati su dal lavoro di generazioni.
Alta Via del Tabacco
L'economia del Canale di Brenta (la stretta della Valsugana che dalla pianura di Bassano porta a Primolano) dipendeva fin dal medioevo dal commercio del legname segato nei boschi di Asiago e Primiero che veniva avviato alla Repubblica di Venezia. Non solo legname da opera e da fuoco, ma anche carbone, prodotti caseari, lana e pelli. Nacquero segherie, filatoi, folli, magli, macine, mulini, cartiere ma quando il commercio del legname conobbe un lento declino nel corso del Seicento, allora acquistò importanza la coltivazione del tabacco. A partire dal 1763 la Serenissima riconobbe alla Destra Brenta l'esclusiva nella coltivazione del tabacco e i privilegi furono conservati dal successivo dominio austriaco. I privilegi cessarono nel 1866 con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia e la coltivazione del "Nostrano del Brenta" con cui si confezionavano i celebri sigari Toscani divenne sempre meno remunerativa.
Alta Via del Tabacco
Il regime di monopolio comminava rigorosi e intransigenti controlli da parte delle
autorità e la monocoltura portava a notevoli dipendenze verso l’esterno per quanto
riguardava i beni di prima necessità. Il ricordo di questa secolare coltivazione spe-
cializzata si è conservato nei terrazzamenti che ritmano i ripidi versanti fino a 500
metri di quota, piccoli fazzoletti di terra sostenuti dalle masiére, muretti a secco
costruiti senza ricorrere a calce, malta o altri leganti.
Vedi le altre foto in Google Foto.

Siamo nel Canale di Brenta, nel breve tratto che unisce Valstagna a Costa, passando sopra Sasso Stefani. E' la terza ed ultima tappa di un'alta via che scorre a mezza costa in destra Brenta, dove la Valsugana sbocca nella pianura bassanese.
L'escursione si muove sulle tracce dei vecchi "trodi" (i sentieri interpoderali) che collegavano gli antichi nuclei abitati e le loro coltivazioni a terrazzi.
Un consiglio: se ci si appoggia alla ferrovia della Valsugana il percorso può essere agevolmente chiuso ad anello, 
GPS Alta Via del Tabacco
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
evitando di tornare a piedi. In questo modo si guadagna tempo, il che non guasta nelle giornate autunnali, le più adatte a queste camminate di bassa quota, quando ormai il buio sopraggiunge presto.
Il fiume fino ai quattro-cinquecento metri di quota. Ne rimane poco, la gran parte è stata mangiata dalla vegetazione selvatica che tutto nasconde a chi dalla trafficatissima SS 47 della Valsugana butta lo sguardo sull'altro versante della valle.

martedì 15 settembre 2015

Bivacco Heilbronner (Val Senales)

Questa piccola costruzione in pietra si trova allo Taschljöchl/Giogo di Tasca, lungo l'antica via di transito fra Val Venosta e la Val Senales.
Giogo di Tasca Taschenjöchl
Dal Giogo di Tasca lo sguardo si apre verso Nord sulle Ötztaler Alpen, dominate dai 3.738 metri della Weisskugel/Palla Bianca (qui fra le nuvole). Il percorso seguito dai coloni che si inerpicarono per la vallata di Silandro per stabilire nuovi insediamenti permanenti nell'alta Val Senales passava da qui. Molti di questi masi sono tutt'ora abitati ed attivi.
Bivacco Heilbronner
La selletta di quota 2.794 dove sorgeva il rifugio Heilbronner Hütte e dove
oggi è situato l'omonimo bivacco, una piccola costruzione in pietra
con due soli posti letto.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Siamo sull'antica pista tracciata dai coloni baiuvari e poi seguita per secoli fino all'Ottocento.
Eh già, la colonizzazione di questa lunga e aspra Val Senales avvenne proprio attraverso questo transito alto poichè l'accesso da Naturno era impedito dalla pericolosa forra rocciosa guardata da Castel Juvale.
I primi coloni di Kurzras/Maso Corto e dintorni giunsero da Silandro passando da qui, e questa era pure la via seguita dalle greggi di pecore nella loro transumanza annuale
GPS bivacco Heilbronner
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
verso i vasti pascoli situati in territorio austriaco.
👉Il passaggio rimase più frequentato di oggi anche in un passato meno remoto, quello del turismo esplorativo e alpinistico di fine Ottocento, quando qui venne costruito un rifugio alpino i cui ruderi sono tutt'ora visibili nel piccolo slargo prospiciente il bivacco.
E fino all'apertura della strada di fondovalle passavano da qui anche i morti di Maso Corto per la sepoltura a Covelano. Se le

lunedì 7 settembre 2015

Sul Piz Lat, la cima dei tre confini (Val Venosta)

E' quel monte tondeggiante che compare in tutte le cartoline, alle spalle del famoso campanile che emerge dalle acque del lago.
Piz Lat Dreiherrenspitze PizLad
Il Lago di Resia con al centro il Piz Lat. Sullo sfondo le vette imbiancate della Svizzera.
Piz Lat Dreiherrenspitze PizLad
La lunga cresta sommitale del monte. Al centro il Piz Lat. Il crestone cade verticale
sull'Engadina svizzera. L'Austra rimane sulla destra, più defilata.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Dopo l'apertura della strada per la Reschener Alm/Malga di Resia il crestone del Piz Lat è diventato una meta facilmente raggiungibile, il giro completo delle sue tre cime con ritorno ad anello all'auto non richiede più di 4 ore.
GPS Piz Lat Dreiherrenspitze PizLad
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Sulla sua mole bonacciona convergono i confini di tre paesi: Svizzera, Austria, Italia e anche quelli di due regioni, l'Engadina dei Grigioni, e l'alta Venosta dei Sudtirolesi, e di due religioni (cattolici tirolesi e protestanti svizzeri), di almeno due parlate (quella romancia e quella tirolese).
👉Nei dintorni é nota col nome romancio di Piz Lad o Piz Lat o con quello tedesco di Dreiherrenspitze (punta dei tre signori).
La cima é a perpendicolo sulla Engadina. Di qua l'Italia, di là la Svizzera, mentre l'Austria si allarga dietro l'angolo, appena sulla destra. Il cippo tri-confinale si trova lungo il crinale nord, in località Dreiländereck o anche Dreiländerstein, alias Cippo dei Tre Confini, a quota 2.188.
Tre scatti fatti con la Nikon 8400, una "bridge" abbastanza compatta, nell'ottobre del 2005. In quell'autunno il fondovalle era ancora sgombro da neve, che invece già si accumulava in quota.


Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 2.007 (Reschner Alm)
Quota massima raggiunta: m 2.008 (2a cima del Piz Lat)
Dislivello assoluto: m 793
Dislivello cumulativo in salita: m 834
Dislivello cumulativo in discesa: m 817
Lunghezza con altitudini: km 9,2
Tempo totale netto: 4:00
Difficoltà: EE

Descrizione del percorso: dal parcheggio (m 2.007) si segue il sentiero AVS 5 fino alla croce di quota 2.325 posta fra i prati. Dalla crocesi imbocca la mulattiera ex-militare che prende quota gradatamente. Giunti al bivio di quota 2.450 circa bisogna fare attenzione a non imboccare per sbaglio l'invitante mulattiera che porta al Cippo dei Tre Confini (a meno che non si voglia inserire la breve deviazione con andata e ritorno). Si prosegue invece per il ramo che sale più ripido.La pendenza aumenta nel finale, sotto la grande croce di quota 2.782 (attenzione: ilPiz Lat si trova appena più avanti, a quota 2.808, lungo il crestone sommitale, e non è visibile a chi sale dalla malga) Il crestone del Piz Lat si percorre senza difficoltà ma ponendo attenzione a non affacciarsi troppo sullo scosceso versante svizzero. Qualche attenzione in più, per l'esposizione e la presenza di fastidioso ghiaino, va posta nella discesa dalla linea di cresta alle prime distese prative. Per il resto il ritorno alla malga è intuitivo e facile.

Come arrivare: dal paese di Resia si seguono le indicazioni per la Val di Roia. Dopo la stazione a valle degli impianti si prosegue in salita su strada stretta finchè sulla destra si stacca una stradina (indicazioni) per la Reschener Alm/MalgaResia. La strada bianca (aperta al traffico ma non segnata in Google Maps) termina al parcheggio della malga, che dispone anche di un posto di ristoro.

lunedì 24 agosto 2015

Sul Picco Ivigna da Falzeben (Merano)

E' un'escursione assai varia: bosco, strada bianca, sentiero, roccette, ferratina e (anche) un canapone in stile Cervino.
Picco Ivigna Ifinger
La conca di Merano è contornata da una corona di montagne rocciose; ce ne sono due che meritano di essere salite almeno una volta nella vita: la Mutspitz/Monte Muta e l'Ifinger/Picco Ivigna.Oggi tocca (per la quarta volta, mi pare) al Picco Ivigna, che si erge sopra l'altopiano che ha legato il suo nome al rustico "trattore naturale" dei masi, il cavallo avelignese.

Picco Ivigna Ifinger
Lo sfasciume di vetta. In basso il "canapone" che consente di risalire senza proble-
mi un piastrone roccioso altrimenti riservato ai rocciatori puri.
Vedi le altre foto in Google Foto.
La via più comoda sarebbe prendere la Funivia di Merano 2000 e sbarcare direttamente a quota 2.000, ma la prima
corsa è alle 9 (i turisti si alzano tardi) e allora salgo in macchina fino al grande parcheggio di Falzeben, a 1.609 metri. Risalgo i 400 metri aggiuntivi nella calma e nel silenzio (ma la pagherò al ritorno, con un affollamento "da Rimini"!).
GPS GPX Picco Ivigna Ifinger
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
La nebbia mi accompagna dall'inizio alla fine ma la salita è così bella e varia che la cosa finisce col passare in secondo piano.
Vedo che dall'ultima volta sono stati aggiunti diversi nuovi tratti di cordino, inoltre la catena che aiutava uno sbifidissimo salto quasi verticale è stata sostituita da una comodissima grossa fune sintetica che mi ricorda il canapone del camino sotto il bivacco Carrel, sulla via del Leone al Cervino (non c'è più, l'intero camino è franato). Faccio appena in tempo a pensare che sono davvero passati molti anni e sono arrivato in cima. Nebbia fitta,

sabato 15 agosto 2015

Sul Monte Pavione (Vette Feltrine)

Lunga e impegnativa escursione nel mare verde delle praterie alte punteggiate dai colori sgargianti dei fiori di montagna.
Monte Pavione
Al centro spicca l'insellatura di quota 2.218, che separa il Monte Pavione (a sx) dal Col di Luna (a dx). La foto è stata presa dal lungo e fioritissimo spallone del Col di Luna.
L'ondulato tappeto verde delle Vette Feltrine è punteggiato di fiori dei più diversi
colori e per gli insetti è una festa.
Vedi le altre foto in Google Foto.
In estate alcune mete in montagna sono prese d'assedio, altre invece rimangono silenziose e solitarie, come il gruppo delle Vette Feltrine, che separa il bellunese feltrino dal trentino Primiero.
Viste dal versante trentino hanno il caratteristico inconfondibile aspetto di una serie di panettoni erbosi, e la loro l'aria bonaria induce a sottovalutarle.
E' vero, salendo dal Passo Croce d'Aune, il lato più abbordabile e
Monte Pavione
Per salire dal Passo Croce d'Aune al Rif. Dal Piaz si segue il percorso che veniva
usato dai partigiani della Brigata Gramsci. In foto la spianata dove era dislocato il
Battaglione "Zancanaro" composto da circa 400 uomini in parte mobilitati in mon-
tagna e in parte alle loro case.
meno alpinistico, non si incontrano difficoltà tecniche, neanche quando si percorre il lungo sentierino di cresta, ma per raggiungerle bisogna scarpinare parecchio.
L'avvicinamento è lungo e il dislivello parecchio ma quando, superato il rifugio Dal Piaz, si imbocca la pista di cresta che si fa strada fra le praterie in piena fioritura, e sembra di navigare in un mare d'erba colorata,si capisce che ne è valsa la pena.
GPS Monte Pavione
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Raggiunto il Passo delle Vette Grandi, si sale e si scende restando sempre sul filo di cresta, lungo un bel sentierino che percorre la lunga cresta erbosa delle Vette Grandi dominando la sottostante conca con la malga omonima; sempre nel verde ci si cala fino ai 2.050 metri della Sella delle Cavallade, e infine si rimonta lo stupendo spallone che costituisce il Col di Luna.
Finalmente si raggiunge la selletta di quota 2.218, che separa questa cima "lunare" dal Monte Pavione,
rimane solo l’ultimo ripido strappo che precede la nostra meta, a quota 2.335.
Quando siamo in alto, tra l'ampia Val Belluna (con Feltre e il Piave) e la gran

mercoledì 12 agosto 2015

Cos'hanno fatto al Lago di Carezza!

Ormai è lì per fare da sfondo al cemento e al cellophane, cemento e finti Schüttelbrot imbustati nella plastica.
Lago di Carezza
Il format di Durnwaldner ha copiato quello di Berlusconi con la sola differenza
che qui il danno è ancora più evidente, un plateale sberleffo al buon gusto. Queste
cose non accadono in automatico: si fanno con regolari permesssi firmati dai sin-
daci, in questo caso quello di Nova Levante, Markus Dejori (SVP).
Cos'è rimasto ormai del Lago di Carezza? Il leggendario lago dolomitico ti guarda sbiadito da una gigantografia che lo ritrae sullo sfondo del Latemar e se cita sè stesso c'è il suo motivo, dall'arena in vetrocemento stile autostrada il lago infatti non si vede, qui il divorzio fra marketing e realtà è completo. I turisti si aggirano coi depliant in mano cercando qualcosa che non c'è, una signora nel parcheggio abbassa il finestrino e chiede: "Ma il lago dove rimane?".
Cemento a vista, sottopassi metro- politani, spaesamento. Sembra la Malpensa ma siamo in Sudtirolo. La piccola patria, quella del radicamento e della Heimat, non c'è più.

domenica 9 agosto 2015

I due rami del Neuwaal di Silandro (Val Venosta)

Escursione ad anello che percorre i due rami del Neuwaal sul Sonnenberg/Montesole di Silandro.
Neuwaal a Silandro
Entrambi i canali prendono l'acqua dalla Schlandranertal/Valle di Silandro e la trasportano, con un percorso di quattro chilometri, fin sul Sonnenberg di Silandro, nei pressi del minuscolo centro abitato di Talatsch. Le vasche di irrigazione alimentate dai due canali si trovano a 1.640 e a 1.650 metri di quota, l'una sulla verticale dell'altra, entrambe sopra il piccolo centro abitato di Talatsch, che fino a pochi anni fa disponeva di una scuola elementare. Cento metri più in alto il maso Forra Hof era il punto d'arrivo d'un ulteriore ramo della rete di Waale alimentati dallo stesso torrente: il Forra Waal partiva dai pressi della sega idraulica di quota 1.804 (diventerà la meta di una prossima uscita?).
Neuwaal a Silandro
Alcuni dei suggestivi scorci che abbondano lungo i due Waale. L'escursione si è
prolungata fino alla Schlanderer Alm, una vera malga molto rustica.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Escursione molto suggestiva (e interessante) lungo i due rami del Neuwaal che, a dispetto del nome, sono molto antichi e fra i meglio conservati della Venosta; in molti tratti le soluzioni costruttive sono quelle di una volta, l'acqua scorre ancora per lunghi tratti nelle canalette scavate nei tronchi d'albero e in alcuni punti il Waal è sospeso alla roccia con puntelli e tiranti di ferro.
Il sentiero di manutenzione corre per lo più a fianco del canale ma molto spesso è esposto su "salti"
GPS Neuwaal a Silandro
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
suggestivi che metteranno in difficoltà chi soffre di vertigini. Alcuni brevi passaggi che rimontano o aggirano qualche impraticabile risalto di roccia vanno affrontati con piglio e attenzione. Insomma, non è, come gli altri Waal, una passeggiata.
Entrambi i rami portavano l'acqua dalla Schlandrauntal alle coltivazioni dei numerosi masi insediati sui pendii del solatio Sonneberg/Montesole, sopra
Silandro. Facevano parte di un complesso sistema di rogge alimentate dall'acqua del Rio Silandro ma si snodavano a quote diverse.

domenica 2 agosto 2015

Al rifugio Passo di Vizze (e all'austriaca Lavitz Alm)

Facile camminata alla testata della Val di Vizze, con sconfinamento in Austria, passando da un rifugio segnato dalla Seconda Guerra Mondiale e dal terrorismo sudtirolese degli anni Sessanta.
Passo di Vizze Pfitscherjoch
Arrivando dal versante austriaco il rifugio Pfitscherjoch-Haus/RIf. Passo di Vizze appare ingannevolmente minuscolo, come se il tempo fosse tornato al 1888, quando entrò in servizio. Negli anni del terrorismo separatista il rifugio fu oggetto di un grave attentato del BAS (Befreiungsausschuss Südtirol): nel maggio del 1966 esplose una carica che era stata attaccata alla porta del rifugio; la parte in legno dell'edificio venne interamente distrutta e l'agente della Guardia di Finanza Bruno Bolognesi rimase ucciso
Rifugio Passo di Vizze Pfitscherjoch Haus
Oggi, dopo due guerre mondiali e gli anni del terrorismo, il rifugio è tornato alla
sua vocazione originaria, appena sopra quel valico che è stato una grande via di
comunicazione per l'accesso alla Zillertal. Il sito del gestore mantiene aggiornate
le informazioni sui periodi di apertura e sugli orari del bus-navetta che collega il
paese di Stein/Sasso con lo Pfitscher Joch/Passo di Vizze.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Lo Pfitscherjoch/Passo di Vizze (m 2.250) è un valico alpino situato nelle Alpi Aurine (Zillertaler Alpen) proprio al confine con l'Austria. Qui, su un rialzo di qualche metro, a quota 2.276, l'oste Alois Rainer di St. Jakob/San Giacomo di Vizze inaugurò nel 1888 il primo rifugio alpino privato del Sudtirolo.
Era completamente in legno e nel 1897, visto il successo, venne aggiunto un secondo corpo, stavolta in pietra.
👉Gli anni difficili del rifugio ebbero inizio con l'annessione al Regno d'Italia con
GPS Passo di Vizze Pfitscherjoch
Il tracciato in Google Earth.
l'occupazione dell'edificio in pietra da parte dei militari italiani. La successiva riapertura del rifugio interessò solo la parte in legno.
Alla fine degli anni Trenta Mussolini realizzò nelle immediate vicinanze un fortino del Vallo Alpino e subito dopo arrivarono gli anni della Seconda Guerra Mondiale, quando venne in parte requisito dall'esercito italiano. E' una situazione che proseguì per tutti gli anni Cinquanta, con la presenza in rifugio dei militari della Guardia
di Finanza, che ne adibivano i locali ad ufficio di confine e doganale.
Quando gli irredentisti sudtirolesi diedero inizio alla famosa campagna di attentati degli anni

domenica 26 luglio 2015

Rotwand e Göller See ad Aldino

Rilassante e varia passeggiatina nei boschi dell'altipiano di Aldein/Aldino, mentre tutto intorno impazza la giostra dei vacanzieri.
Rotwand e Göller See
L'ombra del bosco ci ripara dal sole rovente mentre raggiungiamo le due mete della giornata, molto diverse fra loro: il belvedere naturale della Rotwand/Parete Rossa e il laghetto Göller See. Si trovano a breve distanza l'una dall'altro e vi si arriva senza fatica solcando il bosco ondulato dell'altipiano di Aldein/Aldino, disteso ai piedi del Corno Bianco, un migliaio di metri sopra le ordinate coltivazioni della Unterland/Bassa Atesina (quel tratto della Val d'Adige tra Bolzano e Salorno).
Rotwand e Göller See
La Rotwand (parete rossa) è un belvedere naturale, un balcone di porfido rosso
che si affaccia sulla Bassa Atesina con un salto di quasi mille di metri. Ci tro-
viamo di fronte alla lunga dorsale del Monte Roen. Al centro della valle è visi-
bile l'elevazione dei Rosszähne con i ruderi di Castel Leuchtenburg. In fondo a
sinistra la stretta di Salorno con dietro il Bondone e la Paganella.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Le mete minori si appoggiano sulla reputazione di cui godono fra quelli del posto, che poi l'hanno passata a conoscenti ed amici.
Grazie a "radio scarpa" i tranquilli boschi di Aldino sono frequentati da una discreta schiera di persone che qui vengono a cercare passeggiate facili adatte anche a famigliole e anziani, e un'atmosfera appartata e tranquilla.
Soprattutto nei giorni feriali, quest'angolo dell'altipiano rimane un rifugio sicuro da
GPS Rotwand e Göller See
La traccia GPS in Google Earth.
ogni calca, strepito, bruttura.
Si parte e si arriva dalla vecchia locanda Pigleider Hof, la ruspante trattoria-albergo messa in piedi dalla mitica Hilde, che oggi ha 93 anni e che l'ha aperta nel lontano 1976.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 1.130 (parcheggio)
Quota minima raggiunta: m 1.070 (Rotwand)
Dislivello assoluto: m -60
Dislivello cumulativo in salita: m 120
Dislivello cumulativo in