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domenica 15 gennaio 2023

La montagna che piace agli archistar di città

Quello che hanno già fatto è il loro biglietto da visita, ed è più che sufficiente. Non serve altro, grazie.
arkitettura di montagna
Sembrano ignorare che la gente viene fin quassù proprio perchè ci sono le case in legno con i gerani alle finestre. Sempre smaniosi di "lasciare il segno", paiono convinti che quanti non apprezzano la loro estetica cittadina siano degli incolti ignoranti, ottusi e passatisti. A proposito: il cilindro in alto a sinistra è il Bivacco Gervasutti, nel gruppo del Monte Bianco.


lunedì 7 novembre 2022

La neo-lingua in azione a Punta Helbronner

Gli squadristi del paesaggio parlano quella neo-lingua che tanto piace ai vipparoli del politicamente corretto. Anche a 3.446 metri di quota.
brutture di montagna
Marzo 2022: "Da oggi è possibile non solo ammirare uno dei panorami più mozzafiato del mondo dalla cima dello Skyway Monte Bianco ma anche sorseggiare un caffè, e non solo, seduti al tavolo del bar più alto d’Italia, green e completamente trasparente."
brutture di montagna
Ed eccoli in azione nel fondovalle, lungo il Waalweg di Marlengo.
La neo-lingua sorprende per il suo rovesciamento dei significati e pare ispirarsi al "1984" di Orwell. Nella neo-lingua la stazione "appare come un fiore raro cresciuto nel ghiaccio e, all’interno, le pareti rivestite di larice valdostano trasmettono una sensazione di calda prossimità, vicinanza, contatto permanente col paesaggio delle nevi perenni" e gli affaristi sono presentati come "due realtà accomunate dalla medesima visione etica: entrambe credono che la bellezza vada promossa nell’assoluto rispetto dell’ambiente in cui essa si esprime e che, anzi, l’ambiente debba essere lasciato libero di raccontarsi attraverso la sua propria energia."

mercoledì 19 ottobre 2022

La Montagna dei Balocchi del delirio sudtirolese

Da qualche anno il Sudtirolo/Alto Adige s'è perso in un suo delirio urbanistico; é la colorata sfrontatezza della Montagna dei Balocchi.
brutture di montagna
La rottamazione della tutela del paesaggio procede indisturbata, mano a mano che i ghiacciai si sciolgono, la neve è sempre più poca e i rifugi alpini si trasformano in alberghi. E' la Montagna dei Balocchi, il parco giochi degli adulti (nella foto vediamo l'Hotel Hubertus, in Val Pusteria, la valle di Louis Durnwaldner, lo "sdoganatore" dell'assalto al paesaggio che ha tradotto in tedesco il berlusconismo).

venerdì 11 febbraio 2022

Il villaggio operaio di Campione del Garda (Alpi Ledrensi)

O meglio, ciò che ne resta, dopo la disgraziata speculazione edilizia. Un goffo tentativo di gentrification malamente abortito...
campione del garda
Prima della disgraziata speculazione immobiliare. Le scritte in giallo sono quelle immaginate dai promotori... Da Campione parte un ardito sentiero in roccia che si dirama verso il Santuario di Montecastello, i soprastanti borghi del Tignale ed anche fino a Tremosine.
campione del garda
Rendering del progetto speculativo. I vecchi edifici sono stati abbattuti senza moti-
vo ed oggi restano solo i rottami.
A fine ‘800, quando Campione era raggiungibile quasi solo via lago (non c’era ancora la strada statale Gardesana Occidentale) l'industriale milanese Giacomo Feltrinelli nel 1896 creò qui quasi dal nulla un grosso cotonificio, rilevato in seguito da un industriale del tessile, Vittorio Olcese.
👉Si trattava di un insediamento integrato dove gli stabilimenti industriale, alimentati da una propria centrale idroelettrica, erano affiancati da un villaggio operaio destinato ai dipendenti completo di tutto, dalla scuola alla chiesa, come si usava allora negli ambienti più illuminati dell'imprenditoria capitalistica.
I capannoni del cotonificio sono stati interamente rasi al suolo. Il sindaco di Tremosi-
ne é stato condannato per abuso edilizio. Il degrado avanza.
👉Il paese nacque quindi un moderno villaggio operaio abitato dalle famiglie delle maestranze del nuovo stabilimento ed era completo di piazza, negozio, bar, chiesa, trattoria, eccetera.
I resti dei capannoni industriali del cotonificio. L'insediamento avrebbe meritato di es-
sere tutelato come patrimonio storico di archeologia industriale, come Crespi d'Adda.
👉Il cotonificio venne chiuso definitivamente nel 1981 e da allora il paese è rimasto così com’era, in attesa che la nuova proprietà desse il via al faraonico e fallimentare progetto immobiliare: "(85.000 metri cubi destinati a residenziale, a commerciale 21.000, direzionale 3.500, beauty farm 15.000, produttivo 3.000, turistico ricettivo 27.000, oltre ad attrezzature per 5.000 metri e alberghiero in appartamenti, per 5.500 metri cubi. Il porto sorgerà nella zona sud - per 150 posti barca - e il centro velico a nord. Nel complesso, l’operazione porterà a 166.000 metri cubi, corrispondenti a 55.000 metri quadri. A Campione sorgeranno 340 nuove unità abitative, divise in tre comparti, che andranno ad aggiungersi alle 70 esistenti. I parcheggi saranno 1.450 quasi tutti interrati)".
👉Ora restano i rottami edilizi della disgraziata speculazione, e un senso generale di squallore e di perdita.

giovedì 29 ottobre 2020

La cima del Monte Tomba (Lessini)

Non si trattano così le montagne. Eh no, non ci sono scusanti per una accozzaglia di rottami e cemento come quella che incrosta il cocuzzolo erboso del Monte Tomba. Nei Lessini veronesi, a quota 1.766.
E' stata un'azione proseguita negli anni e condotta, diciamo così, "all'interno di un unico disegno criminoso". Con il beneplacito delle diverse amministrazioni che si sono date il cambio nel comune di Bosco Chiesanuova (Verona).
E nel web si trovano quasi solamente immagini edulcorate. Persino Torquato Accetto (*), il fariseo tanto amato da Francesco Cossiga, avrebbe qualche difficoltà nel cercare una scusa buona a giustificare lo jato fra le foto pubblicate nel web e la realtà sul terreno, qui sulla cima del Monte Tomba e del suo antico rifugio dell'anteguerra.
(*) "Della dissimulazione onesta": è il titolo di un saggio morale scritto da Torquato Accetto. Meditando sull'ipocrisia della società del suo tempo, l'autore si interroga su quale possa essere la risposta dell'uomo intellettualmente onesto.


venerdì 15 febbraio 2019

L'architettura della globalizzazione

Linee sghembe e spigoli taglienti, superfici piatte e levigate. Vetro, metallo e plastica, materiali compositi di fattura industriale. Sempre e tutto in nome del "bio" e del "km zero". E tutto non riciclabile.
ponte di ghiaccio
Il nuovo rifugio Edelrauthütte. Le asticelle di legno nascondono una struttura fatta
di cemento e coibentazioni industriali: una vera bomba ecologica, quando verrà il
momento di metterci mano, e un incubo per chi dovrà curarne la manutenzione. 
Sono in Val Pusteria ma mi basta chiudere gli occhi. Potrei anche essere alla stazione di servizio di Gargazzone, lungo la Me-Bo.
Oppure nel punto-ristoro di un centro commerciale o ancora dentro qualche terminal aeroportuale.
👉C'è odore di pasticceria precotta, tutto è lindo e pulito, igienizzato, sterilizzato e vagamente ansiogeno. Il personale si muove efficiente, distante e robotizzato, tra il rumore della cassa, lo sbuffo della macchina del caffè e la techno di sottofondo, di bassa fattura per non pagare la SIAE.
Il sottopasso costruito al Lago di Carezza è uguale a quelli realizzati nelle periferie urbane. Ma qual'è quello di Carezza? Potremmo essere in qualsiasi non-luogo della sterminata periferia padana o sotto qualsiasi città della globalizzazione planetaria.



monterosahütte
Il Monterosahütte col Cervino sullo sfondo. In questi posti schizzati c'è anche l'idea malata che le
acque nere (sì, i rifiuti organici che concimavano i pascoli alti) facciano male e allora ecco l'impianto
ipertecnologico di "depurazione delle acque". Sapone di Marsiglia e detergenti biodegradabili? Non
sia mai, renderebbero inutile il techno-impianto che fa tanto radical-chic e è magari pagato dall'UE.
All'Edelrautütte faccio per entrare ma vengo respinto da un muro compatto di rumore: l'eco, il frastuono e il rimbombo sono lì a dirmi che l'archistar ha cannato l'acustica, sembra di entrare dentro un woofer in distorsione. Del resto il soffitto della zona bar sarà alto sei metri...
👉No, posti così non bisogna aiutarli nemmeno coi pochi spiccioli di una birra. Seduto a bordo sentiero, strappo la linguetta della lattina. Me la sono portata fin qui dal fondovalle, subodorando il gran bidone di questi patinati posti new-age.
Il primo sorso si mischia al frusciare del vento e ai richiami dei gracchi dal becco giallo che manovrano per restare fermi nell'aria, in attesa di una briciola. Eh sì, molto meglio così: fuori dal bio-bau tutto ritorna più interessante...

domenica 13 gennaio 2019

Il cafonal è sbarcato in Val Ridanna

C'è uno sfibrato edonismo che unifica lo stivale da Sud a Nord, e il "Sudtirolo felix" non ne è indenne: colpisce anche in Val Ridanna...
brutture di montagna
Senza la firma del sindaco questi postacci non si aprono. Ma se il
sindaco si è fatto eleggere proprio per questo? Succede, anche nel
paradiso turistico sudtirolese, che il Partito degli Affari domini e di-
sponga anche nelle amministrazioni comunali, cioè sul territorio.
Ecco un posto fatto a misura dei turisti cresciuti nel disastro neuroedilizio delle periferie cittadine.
Sono proprio loro i clienti ideali, assuefatti ad un universo urbano dove una rotonda provvista di "ulivo della pace" sembra normale, come normale pare lo  spartitraffico seminato a prato inglese, dove cresce una vite con tanto di cartello: "vite".
Il vero futuro degli anni ottanta, iniziati con Craxi e maturati con Berlusconi, è questo presente, con i bimbi di quel tempo ormai divenuti adulti e portatori di una voracità consumista ottusa e frettolosa.
E' indubbio: ai millenials divenuti adulti queste cose piacciono: per loro "it sounds good", ci sono abituati fin dall'infanzia visto che il cafonal li ha cullati fin da bambini.
E' però altrettanto indubbio che ai padri tocca ammettere di non essere anime belle e innocenti.
Dovremmo domandarci in cosa sia consistita la nostra complicità perchè, diciamocelo, siamo stati un po' tutti complici di questo delirio neuroedilizio che dopo aver divorato la Val Padana risale a spron battuto le vallate alpine con tutto il suo carico di squallore "eco-compatibile".

venerdì 2 ottobre 2015

Degrado e speculazione a Passo Sella (scene da una catastrofe in atto)

Nella terra di nessuno fra Gardena e Fassa, le Dolomiti vengono massacrate da due sindachetti (Selva di Val Gardena sul versante sudtirolese e Canazei su quello trentino) concentratissimi sulla firma di licenze edilizie che moltiplicano metri cubi e degrado.
Chi li paga? Lo storico Passo Sella è sempre più preda dei fanatici della betoniera
impegnati nell'assalto al paesaggio dolomitico. Un attacco favorito dal logo di Do-
lomiti Unesco, un'idea infelice che sta facendo da mosca cocchiera all'assalto al
patrimonio ambientale. In prima fila fra i soggetti ambientalmente pericolosi siedo-
no i due ineffabili sindaci, ultimi rappresentanti di una genìa saldamente impiantata
nella parte meno nobile delle genti di montagna. A rappresentare Canazei abbiamo
un tal Silvano Parmesani (che si nasconde dietro l'effetto mimetico della lista civica
"Aria Neva") mentre per Selva di Val Gardena c'è ora un tal Rolando Demetz, mi-
metizzato dietro l'imbarazzante "Lista de Zitadins".
Il passo è in mano a una speculazione predatoria di vecchia data ora affiancata dal marketing di Dolomiti Unesco, soldi pubblici che concorrono a distruggere il paesaggio, risorsa di cui vivono i fortunati indigeni abituati a vivere lavorando tre mesi all'anno.
Il risultato è un turismo di bassa lega, un mordi e fuggi di motociclisti fracassoni, pulmann di pensionati che fotografano da bordo senza nemmeno scendere, venditori di Würstel e paccottiglia, signore coi tacchi alti, ciclisti stravolti e concentrati sul computer-trip, decapottabili con l'autoradio a tutto volume. Il posto riacquista un minimo di dignità solo quando piove.

mercoledì 12 agosto 2015

Cos'hanno fatto al Lago di Carezza!

Ormai è lì per fare da sfondo al cemento e al cellophane, cemento e finti Schüttelbrot imbustati nella plastica.
Lago di Carezza
Il format di Durnwaldner ha copiato quello di Berlusconi con la sola differenza
che qui il danno è ancora più evidente, un plateale sberleffo al buon gusto. Queste
cose non accadono in automatico: si fanno con regolari permesssi firmati dai sin-
daci, in questo caso quello di Nova Levante, Markus Dejori (SVP).
Cos'è rimasto ormai del Lago di Carezza? Il leggendario lago dolomitico ti guarda sbiadito da una gigantografia che lo ritrae sullo sfondo del Latemar e se cita sè stesso c'è il suo motivo, dall'arena in vetrocemento stile autostrada il lago infatti non si vede, qui il divorzio fra marketing e realtà è completo. I turisti si aggirano coi depliant in mano cercando qualcosa che non c'è, una signora nel parcheggio abbassa il finestrino e chiede: "Ma il lago dove rimane?".
Cemento a vista, sottopassi metro- politani, spaesamento. Sembra la Malpensa ma siamo in Sudtirolo. La piccola patria, quella del radicamento e della Heimat, non c'è più.

domenica 21 giugno 2015

Effetto Unesco a Passo Sella

Altro che "patrimonio dell'umanità": nell'era Unesco gli impianti e i metri cubi si diffondono senza freni.
Passo Sella
La frenesia degli impiantisti non s'è fermata nemmeno davanti alla famosa "città
dei sassi" che ha fatto sognare generazioni di bambini e adulti e già che c'era ha
sostituito lo storico rifuigio Passo Sella con un anonimo resort. Alessandro Gogna
parla di "analfabetismo paesaggistico" ma in realtà è ancora peggio perchè si
tratta puramente e semplicemente di affarismo politico. Succede nel Comune
di Selva di Val Gardena, sindaco Peter Mussner (SVP).
In passato le notizie finivano in prima pagina, oggi non più: la speculazione ha imparato che inaugurazioni e conferenze stampa sono controproducenti e gli ambientalisti preferiscono le dispute tipo orso-sì orso-no.
Il partito degli affari brinda tranquillamente al chiuso e spende solo qualche briciola in fotoritocco per brillantare i depliant locali, tanto oramai al marketing territoriale provvede direttamente la fondazione Dolomiti Unesco; ci mette la faccia gratis, non bisogna nemmeno chiedere (e ancora una volta sono soldi pubblici). 

mercoledì 17 giugno 2015

Effetto Unesco a Passo Gardena

Prosegue allegramente la distruzione del paesaggio dolomitico. La fiera s'è accelerata dopo la comparsa in scena di Dolomiti Unesco.
Passo Gardena
La scalata degli impiantisti alle vette dolomitiche continua silenziosamente sotto
gli occhi di tutti, senza "inutili" clamori giornalistici, nel silenzio assordante della
fondazione Dolomiti Unesco e del suo presidente Pichler Rolle. Comune di Selva
di Val Gardena, sindaco Peter Mussner (SVP).
Stanno terminando i lavori al nuovo ecomostro dello sci sopra Passo Gardena: sempre più in alto, sempre più grossi, sempre più strafottenti.
Una sostituzione del paesaggio alpino col cemento che Dolomiti Unesco sembra trovare del tutto "naturale", visto che tace.
L'arrivo di un presidente sudtirolese aveva fatto inizialmente ben sperare, ma ora è chiaro che non è diverso dal predecessore veneto, uno che aveva detto: "il nostro obiettivo deve essere quello di portare il maggior numero di turisti più in alto possibile".

giovedì 9 aprile 2015

Naturno, il peggio dell'Alto Adige

In Sudtirolo il ventennio berlusconiano ha picchiato duro, ha sfregiato in profondità paesaggio e luoghi, ha lasciato ematomi difficili da riassorbire.
brutture di montagna
La spinta iniziale all'affarismo e al cupio dissolvi di un'identità storica è partita dalla
sede comunale, insomma proprio da chi avrebbe dovuto avere cura del paese.
Praticamente non è rimasto nulla, la crosta edilizia si è così gonfiata che per riuscire
a vedere il castello di Nautrno bisogna spingersi alla (brutta) periferia del paese.
Tra i posti più saccagnati c'è sicuramente Naturno. Il centro del burgraviato venostano ha tagliato i ponti con sè stesso e si è trasformato in un lindo, ordinato e asettico incubo cementizio senza identità e senz'anima.
Nel centro storico gli edifici sopravvissuti sono forse tre, un antico albergo e due abitazioni; il resto è stato spazzato via dal cemento armato, metri cubi di periferia urbana presi e spostati quassù, in nome della modernità e della "crescita".

lunedì 2 febbraio 2015

Rock Climbing Hall

Acciaio e fibrocemento nel paese degli Ayatollah.
Lavorando di Photoshop e di Autocad anche 'o scarrafo è bello a mamma soja.
La pochezza dell'architettura globalizzata non conosce frontiere: dalle nostre
Dolomiti ai monti dell'Iran il disprezzo per il quadro ambientale, per il paesaggio,
per i materiali e le forme del luogo è l'esperanto degli architetti in cerca di notorietà
(e di complicità nelle amministrazioni locali).
Non si tratterebbe di una palestra ma di una "esperienza di arrampicata nel villaggio di Polur, popolare campo base degli alpinisti di tutto il mondo, per la scalata del Monte Damavand, la vetta più alta in Iran". Nel consueto linguaggio dell'architetto-narciso l'autore sostiene che "questa roccia artificiale realizzata con una struttura tubolare d’acciaio, ricoperta da pannelli bianchi di fibrocemento, si mimetizza bene nel paesaggio di montagna innevata". Secondo lui questo "frastagliato e sfaccettato frammento poligonale di montagna" stabilirebbe "un forte legame tra gli amanti scalatori e il paesaggio circostante".

sabato 26 luglio 2014

La triste storia di Maso Corto in Val Senales

Sci estivo: una storia fatta di cortezza di vedute, contiguità politiche, saccheggio ambientale e, in fondo, poca dignità.
Maso Corto Kurzras
L'ideatore e protagonista dello sfascio dell'alta valle viene ancora oggi incensato
nei siti ufficiali,  dove con spudoratezza si insiste che «Maso Corto è comunque
rimasto il paese piccolo di una volta». Un rigo più in basso, però, ci si vanta dei
«negozi, ristoranti, pizzerie, discoteca e pub, divertimenti serali, scuola di sci,
noleggio sci, ecc.». E' poi inquietante, cos'altro dire, che all'incredibile Gurschler
sia stato addirittura eretto un monumento.
Qui più che altrove etica ed estetica sono legate a filo doppio: a una pessima estetica corrisponde un'etica discutibile, e viceversa.
Un a brutta vicenda che s'è conclusa con il suicidio del geniale autore dello sfascio (dopo ripetuti fallimenti).
E' questo il triste caso di Kurzras (Maso Corto), ex-amena località alla testata della Val Senales, a quota  metri 2.011, oggi irrimediabilmente compromessa dalle prodezze edilizie dello sci (estivo).
Una vicenda che non sembra aver insegnato nulla, visto che il partito degli affari continua a considerarlo un santo.
Il sito turistico ufficiale della Val Senales lascia di sasso: «Gran merito va all’intraprendente proprietario del maso Kurz, Leo Gurschler che iniziò la costruzione della Funivia Ghiacciai della Val Senales che venne inaugurata il 12 luglio 1975».
Le immagini a corredo sono al limite del raggiro e non possono essere passate sotto silenzio.
Dopo lo tsunami di lire, euro e metri cubi, l'intera zona avrebbe bisogno di un risanamento radicale e sor-prende che gli amministratori locali sperino di cavarsela con Photoshop. Dal 2013 lo sci estivo in Val Senales ha chiuso i battenti.
Maso Corto Kurzras
Era il più grande maso della Val Senales, 1.326 ettari, un'enormità. Le speculazioni del giovane Leo Gurschler, tra l'altro, portarono alla perdita del maso di famiglia, una grande e prestigiosa costruzione oggi soffocata dall'anarchia urbanistica del posto, una vera babilonia di stili e metri cubi. L'uomo ha lasciato dietro di se' una scia di rovine difficilmente sanabile. A fare da contraltare alla brutta storia di Maso Corto, ci sono fortunatamente le storie riuscite dei tanti masi alti che in Sudtirolo sono sopravvissuti (e bene) anche senza lo sci alpino.

giovedì 9 gennaio 2014

Il modello Gervasutti, che va dove lo porta il cuore...

Concepita dagli agitati della modernità e messa in orbita dai giornalisti ammalati di scoop, questa tossina mediatica è atterrata nella Russia malavitosa di Eltsin e Putin.
architettura di montagna cafonal
Avevano cominciato con il bivacco Gervasutti (Monte Bianco) ma ora sembrano
aver trovato un partner più consono e meno problematico del nostro CAI nella
"nuova Russia" ambigua e schiamazzante che si impone con soldi e metodi di
dubbia origine (qui in Trentino sono emersi col caso "Cermis III" a Cavalese).
L'estetica a volte esprime una vocazione che porta in sè il proprio destino (mi vien da dire).
E quest'affare trasmette la sensazione di estraneità di un potere transfrontaliero che si riconosce e si scambia pacche sulle spalle alla faccia di tutto il resto.
Le tessere di questo giocattolo modulare finiscono così al loro posto: sono cadute lungo la via normale all'Elbrus, in mezzo al ghiacciaio del versante meridionale, a 3.912 metri di quota sotto le due vette gemelle, a 5.650 metri sul livello del mare.

domenica 1 dicembre 2013

Location dell'horror: rottami dello sci a Tremalzo

Tra i rottami che lo stordimento sciistico s'è lasciato alle spalle c'è anche questo: lo skihotel di Tremalzo.
speculazione edilizia
Immagini dal sito vergessene-orte.blogspot. A destra in basso
la locandina che pubblicizzava il luogo, destinata agli stranieri.
Era già brutto ai suoi tempi, come ricordano (e postano) i turisti tedeschi che c'erano stati da giovani nel 1980 e che oggi si aggirano smarriti fra rottami, detriti e frammenti.
Dopo la chiusura, avvenuta nel 1997, il po-staccio non è stato abbattuto e l'area non è stata risanata (come è stato fatto altrove).
L'ecomostro di Passo del Tremalzo è ancora lì a fare bella mostra di sè.
Nel frattempo il cambiamento climatico s'è fatto veloce e lo sci estivo sui ghiacciai è in crisi, ma qui da noi c'è sempre qualche assessore, o sindaco, o ex-sindaco ora assessore che vuole sempre nuove piste alle quote più basse.

martedì 26 novembre 2013

Liberarsi dai rottami

Certe scoperte arrivano inaspettate, come fulmini a ciel sereno.
brutture della speculazione
Sbarcando a Firenze dopo molto tempo la domanda sorge spontanea: "Ohibò,
dov'è finita l'orrenda pensilina?". Costruita con la scusa di Italia 90 (campiona-
ti di calcio) la pensilina,  tirata sù con soldi pubblici dai rampanti di allora, si era
via via trasformata da sfregio  urbanistico ad attrattore del degrado e luogo di
spaccio. Nel 2010 l'amministrazione comunale ha finalmente deciso di abbat-
terla. Dunque, volendo, i rottami si possono abbattere e portar via...
Liberarsi dal ciarpame edilizio del craxismo/berlusconismo è possibile.
Confinare nel dimenticatoio gli inventori del condono edilizio, della politica appaltata agli affari, dell'urbanistica debole fatta di conoscenze e tangenti, dell'estetica del trend&brand purificherebbe l'aria che si respira, dalle città alle stazioni sciistiche ...
Oggi gli spazi attorno alla stazione di Santa Maria Novella hanno ripreso il loro
aspetto di un tempo e sono anche diventati decisamente più vivibili.
Mettere queste tossine in frigo, smettere il culto del pensiero unico del mercato e della frenesia urbana sarebbe anche una bella spugnata sui cognomi ingombranti, sempre ansiosi di essere coinvolti e compromessi, come quel Cristiano Toraldo di Francia che firmò lo stupro della stazione di Firenze, un gioiello architettonico che il mondo intero ammira e ci invidia.
Quassù da noi gli esempi che invocano un trattamento analogo non mancano, anche in Sudtirolo, dove il ventennio di Durnwaldner ha scaricato tonnellate di cemento un po' dappertutto, vellicando gli esibizionismi di piccoli architetti e geometri di provincia.
Non sarebbe ora di abbattere qual-cosa anche qui, nelle "terre alte"?


lunedì 30 settembre 2013

Un'insopportabile sfregio a Passo Gardena

Mentre continua la polemica auto-sì-auto-no, la betoniera prosegue il suo lavoro nelle Dolomiti del marketing Unesco.
sfregi ambientali
La nuova colata di cemento impone prepotentemente la sua presenza sul cocuzzolo più alto e irride al manifesto che promuove la chiusura ai motori (semel in anno, per carità) dei quattro passi più famosi delle Dolomiti. Siamo poi sicuri
che queste cose oltre a speculatori, sindaci e altri centri di spesa di denaro pubblico piacciano agli anche agli sciatori?


lunedì 1 luglio 2013

"Padania Classics"

I nostri i vicini di casa meritano attenzione perchè si dilettano in giochi autodistruttivi che possono diventare pericolosi per tutti.
speculazione edilizia
La serie completa di "Padania Classics" (tutte immagini vere).
Fra le loro più pericolose aspirazioni, infatti, c'è quella di esportare il modello padano anche tra le montagne.
 "Padania Classics" è una raccolta di fotografie che esplorano i paesaggi dell'ex Lombardo-Veneto. L'autore, Filippo Minelli, ha anche dato vita a una istruttiva raccolta di scatti in Facebook e viene qui intervistato da "L'Inkiesta".
L'iniziativa si ispira al libro di Eugenio Turri "La megalopoli padana", del quale sembra costituire l'appendice iconografica. Le immagini hanno in comune "un filo conduttore stilistico, basato sull’assurdo e sullo stupro del paesaggio e del territorio in funzione dell’impresa, senza nessuna mediazione".

giovedì 4 aprile 2013

Son le pale, bellezza!

Giuro che non ho inventato niente, è tutto vero. Opera d'uno sconosciuto talento della comunicazione pubblicitaria. Solo colpa di qualche schnaps di troppo? Magari!
Una delle due pale eoliche
costruite sui pendii della
Malser Heide di Malles,
nell'alta Val Venosta.
«Lei insinua che tanta eleganza, unita a potenza così sfrontata, eserciti sulla sua femminilità un’inaspettata seduzione: bello, piantato al suolo come un guerriero che affronta i titani, che da dietro la cortina di muraglia continentale, irrompono nelle valli del sole. Ha qualcosa di sottilmente erotico, il vento, che ora accarezza le campanule e i crochi, per dopo spazzare le nubi, facendo rovinare i seracchi di neve in rombi sinistri lungo le costole dei monti. L’uomo raramente comprende quanto travolgente possa essere l’alternarsi di furia e dolcezza, l’imprevedibilità del suo mutare e l’odore antico di questo gioco d’amore. Ma le donne, che già per destino sono più succubi al ritmo dei pleniluni, allo scivolare delle maree, sanno distinguere la rozza presunzione dalla sensibilità della forza vera. Perché resistere a tanto saper fare?»
(citazione tratta dal sito www.suedtirol.info)