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giovedì 14 novembre 2024

Il canyon del Buso Vecio sull'Altopiano di Asiago

Si trova sul fondo dell'alta Val Frenzela, quella della Grande Guerra narrata da Emilio Lussu che fu poi trasposta nel film "Uomini contro".
In certi punti raggiunge appena il metro di larghezza, ci si passa solo a piedi e in fila indiana. Nemmeno un mulo someggiato ci passava. Per bypassarlo i soldati avevano ricavato nella roccia una stradina di arroccamento di pochi metri appena, ma che bastava.
Il canyon si trova proprio sotto il piccolo santuario noto come “Madonna del Buso"
nel tratto in cui le acque del torrente Frenzela hanno scavato le pareti di roccia. Il
cielo è tagliato dal viadotto stradale per Stoccareddo, 70 metri sopra il torrente.
Per raggiungere l'inizio del canyon basta scendere la scalinata a destra del santuario. Ci vogliono solo pochi gradini e forse 5 minuti, per arrivare sul greto del torrente.
Scesi sul greto si prosegue in salita sul letto asciutto (mentre poco più a valle, so-
pra la testa, a più di 70 metri di altezza, incombe il moderno viadotto che collega
le frazioni di Ronchi e Stoccareddo di Gallio.

👉La vita della Val Frenzela si è  sempre svolta più in basso, tentando di evitare le rocce flagellate dalle piene che scendevano a Valstagna sul Brenta.
👉Siccome il canyon è una strettoia quasi impercorribile, anche i soldati della WW1 lo vincevano zigzagando su una stretta strada bianca che lasciava il greto poco prima del canyon e vinceva il gradino fino alla Madonna del Buso (pochissimi metri, in realtà, ma decisivi).

L'ingresso al canyon si trova sotto al ponticello che porta alla Madonna del Buso.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Quote e dislivelli (dati stimati, il GPS impazzisce dentro il canyon):
Quota di partenza/arrivo: m 850 (parcheggio)
Quota minima raggiunta: m 810 (al termine della breve digressione lungo il greto)
Dislivello assoluto: m -40 circa
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Lunghezza: km 1 circa AR
Tempo totale netto: ore 0:45 circa.
Difficoltà: T

Descrizione del percorso: il breve tracciato è interamente ricoperto di ciotoli tondeggianti e instabile, per giunta rimescolati dall'ultima piena. Meglio coprire le caviglie con scarponcini a collo alto che indossare scarpe da ginnastica. Se piove bisogna assolutamente tenersi alla larga: piene improvvise e non segnalate, quindi non scendere le scalette di accesso al greto. Le acque trasportano anche sassi, che non sono liquidi, ovviamente, ma mortali.

Come arrivare: all’uscita da Gallio (andando verso Enego/Foza) si giunge alla contrada Campanella, sulla destra seguire le indicazioni per Stoccareddo. Dopo aver fatto 3 tornanti girate alla prima strada a destra. Posteggiate la macchina vicino alla chiesetta della Madonna del Buso, che si trova sotto il viadotto per Stoccareddo.

Una valle per molte vie: la Val Frenzela è stata nel tempo tante cose diverse, via della lana, via del legno, via dei contrabbandieri, via dei soldati e degli sfollati.
👉Fino agli inizi del 1900, la valle fungeva da Via della Lana e veniva percorsa dalle greggi di pianura e dell’Altopiano per le transumanze in
autunno e primavera.
👉A partire dalla fine del XIV secolo

lunedì 18 settembre 2023

Il giro delle 4 malghe di Val Formica (Altipiani)

E' una facile camminata fra le malghe sotto Porta Manazzo e Cima Portule, nei monti sospesi fra Asiago e Valsugana. Si passa anche da Malga Dosso di Sotto, amata da Mario Rigoni Stern e Ermanno Olmi.
La casara di Malga Dosso di Sotto: il regista Ermanno Olmi (quello de "L'albero degli zoccoli") qui girò il film “Torneranno i prati”. Malga Dosso di Sotto offre anche ospitalità, come si vede dalle panche stile birreria. Il posto era amato da Mario Rigoni Stern.
L'ultima delle quattro malghe toccate dell'escursione é Malga Porta Manazzo, che
é appena sotto il valico di Porta Manazzo, la comunicazione fra l'altopiano dei Set-
te Comuni e la Valsugana. Il panorama da Porta Manazzo verso la piccola Val di
Sella con la sua catena boscosa dell'Armentera e la sua omonima cima che la se-
para dalla solco della Valsugana, con la lunga catena dei Lagorai sullo sfondo.
Vedi le altre foto in Google Foto.
A ben vedere tra la partenza e il punto più alto raggiunto ci sono meno di 150 metri di dislivello e inoltre praticamente si procede sempre in semi-piano, rimanendo quasi sempre sopra il limite degli alberi cosicché lo sguardo può spaziare liberamente.
👉Siamo immersi nel paesaggio degli altipiani, che verso meridione lascia il posto al massiccio del Pasubio e ai lontani profili rocciosi delle Piccole Dolomiti.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Senza contare che dopo aver toccato l'ultima malga una brevissima digressione ci porta ad una vera chicca: il belvedere di Porta Manazzo, l'antico transito e passaggio fra la Valsugana di mezzo e l'Altopiano di Asiago. Da questa erbosa forcella di montagna ci si affaccia come da un balcone verso la lunghissima e articolata catena dei Lagorai, ossia quei quaranta chilometri di porfido selvaggio che si estendono dalla Panarotta di Levico Terme fino a Passo Rolle, dove lasciano il posto alla dolomia delle Pale di San Martino. La più ampia area wilderness del Trentino.
Lasciata l'auto al parcheggione fatto per gli sciatori e una volta dribblato l'ex Rifugio Val Formica, si può riaprire lo sguardo su quanto ci circonda.
Le quattro malghe toccate dall'escursione. Malga Larici di Sotto (peraltro vicina) la
ho esclusa dal giro perché mi sembra più legata alle escursioni verso Cima Portule.
In totale si toccano ben quattro malghe durante il giro, ma solo le prime due sono ancora attive.
👉La Malga Laste di Manazzo si incontra per prima ed é quella che ha mantenuta più intatta la vocazione originaria, tanto che mette in vendita in loco i suoi formaggi e (udite! udite!) esibisce anche una rustica porcilaia, come ogni malga degna di questo nome dovrebbe in realtà avere visto che i maiali sono ghiotti degli scarti che restano dopo la lavorazione dei formaggi e del burro (scarti di siero e latticello) ma che quasi nessuna ormai si preoccupa di avere, anche per questioni di burocrazia sanitaria.
👉La Malga Dosso di Sotto si trova appena più sotto e comunque sempre molto vicina. Qui in estate è possibile acquistare direttamente i prodotti della malga: in vendita troverete il formaggio Asiago fresco e stagionato (mezzano, vecchio e stravecchio), ma anche ricotta e burro.
👉Le altre due (Malga Dosso di Sopra e Malga di Porta Manazzo) sono semplicemente chiuse e sprangate.
Il giro delle 4 malghe inizia dopo aver parcheggiato l'auto nel piazzalone annesso all'ex Rifugio Val Formica oggi gentrizzato e travestito da "Rifugio Val Formica Luxury Resort"; ormai anche qui i pannelli fotovoltaici sono passati di moda e oggi i maneggioni succhiano soldi pubblici con lo slogan "riqualificazioni dell'esistente".

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.650 
Quota massima raggiunta: m 1.773
Dislivello assoluto: m 123
Dislivello cumulativo in salita: m 180
Dislivello cumulativo in discesa: m 180
Lunghezza con altitudini: km 6,9
Tempo totale netto: ore 2:00 AR
Difficoltà: T/E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: la strada di montagna che sale fino al "Rifugio Val Formica" si stacca in destra senso di marcia dalla statale che da Asiago porta al Pazzo Vezzena. E' asfaltata. Vedi anche l'apposito pulsante "ottieni indicazioni" in Wikiloc.

giovedì 7 settembre 2023

Il ristorante Albergo al Ghertele (ex Gärtele) nella Val d'Assa, sull'altopiano di Asiago

La sua é una posizione strategica, sulla strada che da Roana porta al Passo Vezzena. Tirato su a bordo strada per intercettare i viaggiatori, gli stranieri, i militari e gli stagionali del va-e-vieni con l'Austria.
La facciata del Ghertele, in un pomeriggio estivo. Il nome viene dalla trasposizione italiana del diminutivo tedesco Gärtele (orticello).
Peccato che sia aperto solo nei fine settimana. Il Ghertele é un locale storico che
nel suo aspetto attuale risale al 1958, quando riaprì come albergo e ristorante. In
precedenza aveva svolto servizio di osteria. Durante la WW1 era stata invece tra-
sformata in ospedale militare austriaco.
E' il vecchio Gärtele (diminutivo di Garten, giardino) ed oggi ci sembra un posto fuori dal tempo, é gestito a livello familiare e con semplicità; la sala é piccola, raccolta, con pochi posti e l'atmosfera é quella dei paesi di montagna.
L'arredo rustico non é "studiato" ma solo vissuto. Del riscaldamento si occupano la stufa a legna in ghisa e ceramica e il caminetto.
La cucina é quella tradizionale: primi al sugo di capriolo o funghi, canederli, griglia-
te di carne e 
luganeghe, secondi di capriolo e cervo, formaggio alla piastra e taglieri
di salumi con formaggi di malga dell'altopiano, patate al fornopolenta, cotechino,
verdure cotte, dolci preparati in casa. Come nel corso della WW1, probabilmente.
👉Nel 1905 così scriveva un viaggiatore inglese che arrivava dal Trentino: "Comunque sia, avevo appena attraversato la frontiera con l'Italia, ed ero entrato nella cupa Val d'Assa,  che mi sono imbattuto in un nome inconfondibilmente tedesco, una locanda chiamata Ghertele. Non solo era tedesco, ma in particolare Schwäbisch (*); per dire Gärtele un "piccolo giardino", come sa ogni contadino in Würtemberg Baden o nella Svizzera tedesca.
E difatti, la moglie del locandiere era a zappare in un campo di patate, ed era il solo terreno coltivato per chilometri in ogni direzione.
Inoltre, come mi sono seduto per un pò nella locanda, la gente di casa mi parlò in un dialetto chiamato Cimbro,
Questo dettaglio di una cartolina del 1950 fa capire perchè l'osteria si chiama Gher-
tele (dal diminutivo tedesco Gärtele, orticello).

ma che certamente conteneva una grande quantità di Schwäbisch."
(William Denison McCrackan, "The Fair Land Tyrol") - (*) Lo Schwäbisch è un dialetto Alemanno della famiglia Hochdeutsch, la parlata sveva che prende il nome dalle "terre alte tedesche".

Ai tempi della Prima Guerra Mondiale (WW1).
Tra l'Adige e il Brenta si trovano a fronteggiarsi uno schieramento di quasi un milione di uomini, 400.000 austriaci e 600.000 italiani
👉All'alba del 24 maggio 1915, un colpo di cannone sparato dal soprastante forte Verena segna lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il 15 agosto 1915 venne decisa un'offensiva italiana verso la piana del Vezzena, che costerà perdite umane molto gravi ai reggimenti delle brigate Ivrea e Treviso, e dal battaglione alpini Val Brenta.
👉Il 15 maggio del 1916 inizia la Strafexpedition, la "Spedizione punitiva" che gli austriaci scatenano contro l'Italia. Così il Ghertele si troverà ad ospitare i comandi austriaci nella primavera del 1917, e nella zona del Baitle (Val d'Assa) il comando dell'intero 3° Corpo d'armata Austriaco.
In zona verrà costruita una segheria per l'enorme richiesta di legname per la costruzione dei baraccamenti, un ospedale e un annesso cimitero di guerra.
Per tutta la durata del conflitto la zona del Ghertele ospiterà migliaia e migliaia di soldati provenienti da ogni zona dell'impero Austro-Ungarico, che passavano qualche giorno nelle retrovie, nelle baracche, tra un attacco ed un'altro.
Alla fine della guerra, i profughi tornati sull'Altopiano, hanno trovato tutto distrutto, le montagne scenario degli aspri combattimenti erano diventate la culla dove riposano le povere spoglie di giovani soldati, le retrovie abbandonate assomigliavano ad immense discariche.
Le prime abitazioni sono state costruite con il legname dei baraccamenti di guerra, riutilizzato debitamente, visto che i 3 anni di guerra hanno quasi completamente distrutto anche i boschi, oltre che i paesi.
A Roana, verrà costruita una prima chiesetta nel 1920 circa, smontata debitamente dalla località di Campo Gallina, dove era stata costruita da un gruppo di soldati ungheresi durante il conflitto, e rimontata nella piazza del paese.

La sua storia del secondo dopoguerra (WW2).
"Era il lontano 1 maggio del 1958, quando Vellar Enzo e Zovi Edda per la prima volta aprono le porte dell'Albergo al Ghertele.
Dopo la dura ritirata di Russia e un anno di campo di prigionia, dopo diversi anni da recuperante e lavoro come operaio, Enzo decide di gestire il Ghertele.
Quelle zone le conoscevano bene entrambi, scandagliate con i primi cerca-mine americani arrivati sull'Altopiano, ci venivano per raccogliere il ferro e poi rivenderlo, una volta a settimana, al camioncino che arrivava e portava il prezioso materiale in pianura, alle fonderie che lo riutilizzavano.
Erano altri tempi allora, l'inverno si andava in paese di tanto in tanto, con il cavallo e la slitta. Allora gli inverni, a detta di chi li ha vissuti, erano rigidi e interminabili, e le primavere scandite dal rumore del ruscello che corre nel fondovalle.
Oggi sono cambiate molte cose, ma Onorio e Lorella aiutati dai figli gestiscono il locale con la stessa cura che veniva riposta allora dai genitori." (dal sito web del ristorante)

domenica 29 maggio 2022

Solo per amatori: Baito dei Vanesi, in Valsugana

Refrattario a qualsiasi tendenza trendy o vipparola, è frequentato e mantenuto dai giovanotti del posto, che lo trattano bene, come merita.
Il simpatico baito dei Vanesi (vanèza=piccolo appezzamento di terra) prende il nome dalle località prative situate appena più in basso. Pare incredibile che il boom di traffico legato a "Arte Sella" imperversi a solo 2 chilometri in linea d'aria da qui. Due mondi separati.
Salendo al baito: vista l'esposizione a Nord, anche nelle giornate afose  lo sguardo
riesce a bucare la foschia. Qui i Lagorai dal Fravort al Monte Ciste, con al centro il
profondo intaglio della Val Calamento, che sale verso il Passo Manghen.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Insomma, pare che da queste parti ci sia chi si sente responsabile del territorio che abita e che giustamente si preoccupa di mantenerlo in ordine.
👉Non è un bivacco, ma un punto di appoggio, un ricovero che all'interno dispone di un tavolo con panche e una fornasela (più un caffettiera e una teiera) e all'esterno di un ampio spiazzo dotato di tavolo e panche nonchè di un punto-fuoco in muratura con griglia per il barbecue. Per la legna è bene portarsi dietro un segaccio o una piccola accetta (siamo in mezzo al bosco) o un sacchetto di carbonella. Insomma, c'è tutto quello che serve ma niente di superfluo.
E poi, tornati a casa: piatto da tagliere a base di risi e bisi coi ovi smalzadi (già col-
laudato nei mesi del Coronavirus). Conservato in frigo e integrato con lo 
Speck e
con i 
Gurken per fronteggiare queste prime ondate di afoso caldo estivo.
👉Da qui il panorama é pulito anche in una estiva giornata afosa; è un punto di osservazione rivolto a Nord, verso il versante più fortunato della Valsugana, quello esposta al sole, sole che qui a mezzogiorno ci sta alle spalle e non dà fastidio. E infine: chi in montagna cerca pace e tranquillità, qui troverà quel che cerca.
👉Essendo sul versante "a rovescio", quello esposto a Nord, viene massacrato dal gelo e dall'escursione termica per almeno nove mesi su dodici. Ma d'estate il trovarsi "a rovescio" aiuta, eccome se aiuta!
👉Nei suoi dintorni le pendenze e i dislivelli sono da infarto: ci troviamo
Durante la WW1 si trovò in prima linea (sul lato austriaco) vicino al Monte Civerone
che con i suoi riflettori austriaci, fu tra i protagonisti della 
"notte di Carzano".
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
sugli strapiombi che da Cima Dodici precipitano verticalmente fin su Borgo Valsugana e questo baito é uno dei pochi posti raggiungibili a piedi senza schiattare.
👉Lasciata l'auto presso il cartello di divieto ci si muove sempre su strada forestale, a volte "bianca" a volte cementata per qualche rampa, in una faggeta che la mattina è sempre all'ombra.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 710 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 874
Dislivello assoluto: m 164

martedì 9 novembre 2021

Spitz Tonezza e Forte Campomolon (Altipiani)

Sono due escursioni distinte, la prima più breve e la seconda un poco più impegnativa, ma comunque fattibilissime in una sola giornata...
Dalla cima del Monte Campomolon verso il Trentino: a sinistra il Carè Alto e il Gruppo dell'Adamello, al centro le tre cime del Monte Bondone, sulla destra Cima Presanella (lo zoom comprime le distanze). E' quello che gli ufficiali italiani vedevano  dai loro binocoli.
Sempre da Monte Campomolon, ma con il grandangolo.
🚩Lo Spitz Tonezza (m 1.694) é uno sperone roccioso che precipita sulla Valdastico. E' molto panoramico e  se lo si affronta alle spalle, cioé dalla parte degli altipiani, é facilmente raggiungibile con un breve e facile percorso dal Passo della Vena di Sopra (m 1.545).
Salendo al Forte Campomolon: vista retrospettiva sullo Spitz Tonezza (già fatto al-
tre volte in passato e rifatto in mattinata, quando c'era la nebbia).
🚩A poca distanza in linea d'aria, il Forte di Campomolon (m 1.853) sta sulla cima omonima e qui viene affrontato da Est, partendo dal parcheggio di quota 1.550 posto all'ingresso Est della galleria stradale. La parte ripida si affronta all'inizio, in omaggio ai sacri principi dell'escursionismo. Il ritorno, più lungo, più comodo e sempre in leggerissima discesa, deve però fare i conti con gli ultimi 3,5 chilometri, che sono su asfalto.

Quote, distanze e tempi dei due percorsi sono riportati separatamente qui in basso.

Quote e dislivelli per lo Spitz Tonezza (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.495 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.636
Quota minima raggiunta: m 1.484
Le due escursioni possono essere agevolmente fatte in giornata.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Dislivello assoluto: m 141
Dislivello cumulativo in salita: m 250 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 250 circa
Lunghezza con altitudini: km 2,7
Tempo totale netto: ore 1:00 AR
Difficoltà: E

Quote e dislivelli per il Forte Campomolon (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.528 (parcheggio alla galleria)
Quota massima raggiunta: m 1.843
Dislivello assoluto: m 315
Dislivello cumulativo in salita: m 550 circa
Scarica la traccia GPS per il Forte Campomolon oppure per lo Spitz Tonezza.

giovedì 17 dicembre 2020

Fra i sentieri di malga a Passo Vezzena

Cercando i vecchi sentieri: un anello fra le malghe del formaggio Vezzena, con partenza dalla chiesetta di guerra dedicata a Santa Zita.
passo vezzena
I pascoli di Passo Vezzena visti da Malga Sassi. Sullo sfondo la Vigolana e, oltre la piana della Viote del Bondone, le nevi del Carè Alto, nel gruppo dell'Adamello.
malga basson di sotto
Malga Basson di Sotto vista da Malga Sassi.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Il pick-up ha cambiato la geografia degli spostamenti da malga a malga.
Prima i malgari si muovevano a piedi, ora solo in macchina, il che ha rottamato gli antichi sentieri.
I vecchi sentieri erano tracciati con sapienza, seguivano il percorso più breve e meno faticoso.
Molti di loro compaiono ancora sulle cartine per escursionisti, anche se in realtà il disuso e l'incuria li ha lasciti in balia delle erbacce e dei cespugli, che se li sono mangiati.
GPS passo vezzena
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Durante questo breve giro fra le malghe che stanno fra il Pizzo di Levico e la (ricostruita) chiesetta di Santa Zita non ne abbiamo trovato neppure uno, anche quando secondo il GPS ci stavamo camminando esattamente sopra (a proposito: le cartografie basate su dati OpenStreetMap si sono rivelate essere le più aggiornate).
Anche diverse malghe non sono più in attività, trasformate in sede di un Circolo Anziani o riservate a gruppi di cacciatori, o semplicemente abbandonate, e così il cerchio sembra chiudersi.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 1.412 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.602
Dislivello assoluto: m 190
Dislivello cumulativo in salita: m 280 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m m 280 circa
Lunghezza con altitudini: km 6,6
Tempo totale netto: ore 1:30
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. 

Come arrivare: dalla Valsugana la strada più breve per arrivare a Passo Vezzena è la Strada Provinciale 133, una stradina di montagna stretta ma asfaltata che collega Caldonazzo a Monterovere, dove confluisce sulla Strada Statale 349, che collega Trento con la provincia vicentina, attraverso l'Altopiano dei Sette Comuni. Prendendo a sinistra, si prosegue fino a Passo Vezzena. Proseguendo per qualche centinaio di metri si nota sulla sinistra la sagoma della Chiesetta di Santa Zita, con bandiere e parcheggio auto.

mercoledì 28 agosto 2019

La storica Osteria all'Antico Termine (Asiago)

Dopo il 1866, quando il Veneto passò all'Italia, proprio qui c'era il posto di confine fra il Regno d'Italia e l'Impero austroungarico.
osteria all'antico termine
Mario Rigoni Stern nell'antica osteria, in una delle sue ultime stagioni.
Siamo sugli Altipiani, fra Asiago e Vezzena, dove correva (si spostò più volte nel corso del conflitto) la prima linea.
Negli immediati nei dintorni dell'osteria combatterono tra gli altri anche Fritz Lang, Robert Musil e Fritz Weber.
👉Mario Rigoni Stern l'ha posta al centro del suo racconto di fantasia "Osteria di confine", che compare nella raccolta "Sentieri sotto la neve".
Rigoni Stern vi ambienta un convegno di spiriti, illustri, reali e letterari.
Li immagina raccolti in serrate discussioni sulla storia, sulle guerre e sulle sofferenze dei popoli.
Nel racconto, il grande vecchio fa incontrare Tönle sulla via del profugato.
osteria all'antico termine
"Le sedie di legno con il fondo di paglia verranno occupate da chi primo arriva accanto al fuoco. Potrà capitare che il feldmaresciallo barone Franz Conrad von Hötzendorf si segga sulla pietra del focolare e il contrabbandiere Tönle nella comoda sedia, che Musil rimanga in piedi appoggiato alla cornice di marmo, il generale conte Luigi Cadorna accanto a Tönle, e Barba Matìo, così, per abitudine piacevole, curi il fuoco e la sua pipetta. Parleranno della vita trascorsa, dei fatti grandi e di molte altre cose. Tutti, chi più chi meno, hanno avuto rapporti con questa Osteria di confine”. (Mario Rigoni Stern, "Sentieri sotto la neve", Einaudi, 1998.

domenica 21 luglio 2019

Puntata storica fra le basse grotte di guerra del Sasso Gambarile (nel fondovalle valsuganotto)

Da qui austriaci e italiani monitoravano le prime linee di fondovalle in quel cruciale autunno del 1917, ai tempi del "fatto di Carzano", cioè un anno dopo la Strafexpedition e appena un mese prima di Caporetto.
Sasso Gambarile
Tra i due edifici si indovina la piccola elevazione boscata che ospita le caverne di
guerra del Sasso Gambarile. Più indietro, il proibitivo orlo dell'Altipiano di Asiago.
👉Dopo qualche sospetto, i primi allarmi verso le linee austriache partirono dal vicino Monte Civerone e dalle sue fotoelettriche, i potenti fari capaci di illuminare a giorno la terra di nessuno tra i torrenti Maso e Chieppena, che andava da Carzano fino alla confluenza dei due corsi d'acqua nel fiume Brenta.
👉Di contro, grande deve essere stata invece la preoccupazione diffusasi tra  gli avamposti italiani, praticamente vis-a-vis con l'Austriaco, ormai messo in allarme.
Sasso Gambarile
Il Sasso Gambarile è una modesta elevazione (m 556 di quota) che fa parte del-
le Fratte di San Marco, uno dei tanti speroni o contrafforti che si trovano alla ba-
se della ciglione Nord dell'altipiano. Ci si arriva in meno di un'ora di cammino
dal parcheggio in località Brustolae. Dislivello circa 250 metri.
Il vecchio Gigi ha curiosato fra le caverne di guerra del Sasso Gambarile, e ne ha ricavato questa relazione:
Sasso Gambarile
Al momento del "fatto di Carzano" il Sasso Gambarile si trovava nella primissima
linea del fronte, giusto di fronte al Monte Lefre e con vista completa sul teatro del
tentativo di sfondamento notturno concertato fra il tenente austriaco Pivko e il co-
lonnello dei servizi italiani Pettorelli Lalatta
, un personaggio che due anni più tar-
di ritroveremo a Fiume implicato nel tentativo eversivo capitanato da D'Annunzio.
Vedi le altre foto in Google Foto.
"Salendo da Trento si percorre la Valsugana fino a poco dopo la stazione di Strigno, dove a dx troviamo le indicazioni per la località Oltrebrenta di Villa Agnedo. Si prosegue verso la loc. Brustolae superando l’incrocio, a destra, con la strada per l’agritur Prà dei Pezi, per poi proseguire trovando un segnavia per il Sasso Gambarile e, dopo breve, uno slargo dove parcheggiare. Si prosegue a piedi, purtroppo sull’asfalto, per svoltare poi nella prima strada a destra (località Brustolae). Si cammina ancora sull’asfalto per un tratto poi su di una curva a sinistra ecco un largo su sterrato. Proseguiamo il cammino senza problemi d’orientamento grazie ai segnavia.
Dal Sasso Gambarile
Panoramica verso i Lagorai dal belvedere del Sasso Gambarile, che si trova giusto di fronte all'osservatorio italiano del Monte Lefre. Strigno e i centri abitati attorno a Castel Ivano erano in mano italiana, così come l'abitato di Spera. Nella piana alluvionale compresa fra il torrente Maso (che scende dalla Val Calamento) e il torrente Chieppena (che scende da Bieno) correvano le primissime linee contrapposte, con le loro postazioni di sentinelle avanzate. Carzano era già in mano austriaca.
La tempesta Vaia del 2018 ha lasciato i suoi segni anche qui e i danni riportati dai boschi sono un po’ dappertutto. Arrivati a un divieto di transito per le auto, la strada prende a scendere perdendo una decina di metri di quota arrivando dove un tempo c’era un bivio senza cartelli: ora gli alberi abbattuti hanno completamente fatto sparire il ramo di sinistra risolvendo il problema alla “radice”, infatti, ora non c’è più alcun bivio e comincia una ripida salita, che dopo qualche decina di metri diminuisce la sua pendenza. Il cammino procede sempre in salita, con variazioni di pendenza, traversi, curve e qualche tornante per terminare in uno slargo con un bivio, ormai tra la vegetazione si vede s’intravede il Sasso Gambarile. Al bivio c’è un segnavia (Prà dei Pezi) a sinistra che indica un sentiero che sale mentre noi proseguiamo con un largo sentiero a destra che, in breve, ci porta nei pressi delle gallerie basse del Sasso.

sabato 6 maggio 2017

Novità sul Pizzo di Levico (o Cima Vezzena)

Con la mania di "mettere in sicurezza" si sta mandando a pallino l'idea stessa dell'andar per monti: e allora a quando la recinzione con rete anticitrulli delle Bocchette Centrali nel Brenta?
Pizzo di Levico Cima Vezzena
Sporgendosi oltre le reti di recinzione si può ancora godere del formidabile panorama circolare garantito sia d'estate che quando c'è neve. Nella foto uno scorcio verso la Valsugana, con al centro la boscosa e articolata dorsale dell'Armentera con la lontana Cima Armentera, che le dà il nome. Sulla destra,invece, la Cima Manderiolo, praticamente un clone del Piz di Levico/Cima Vezzena.
Il nuovo belvedere panoramico a sbalzo sulla Valsugana. Discutibile, ma accettabile.
Certi piccoli sindaci di paese che si mimetizzano dietro l'anonimato di liste civiche "nè di destra nè di sinistra" hanno una vocazione maneggiona da piccoli affaristi paesani.
Pizzo di Levico Cima Vezzena
Tre scatti a caso sul delirio "sicurezza", una foglia di fico invocata dagli amministra-
tori locali per distribuire piccoli lavori a piccole ditte di piccoli affaristi locali.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Impersonano il "partito dei sindaci" così agognato da Luciano Grisenti, il potente assessore che voleva cementificare tutto e che per questo si guadagnò in regalo dall'allora governatore Lorenzo Dellai una simbolica betoniera della Politoys.
Questi pericolosi ometti sono l'eredità diretta di quei nefasti anni. Si sono evoluti e ora parlano il linguaggio del politicamente corretto: mettere in sicurezza, valorizzare, mettere in rete, sinergie territoriali, fare rete... ma quando si muovono in montagna fanno danni.
GPS Pizzo di Levico Cima Vezzena
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
La classica salita al forte scavato nella roccia del Piz di Levico da oggi in poi è destinata a impigliarsi nelle grottesche recinzioni metalliche che ne ingabbiano la sommità. Se l'affarismo travestito da delirio-sicurezza si spinge fino a mettere a rischio l'integrità delle vette alpine, allora in questi pubblici amministratori c'è davvero qualcosa di patologico...

Quota di partenza/arrivo: m 1.419 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.908
Dislivello assoluto: m 489
Dislivello cumulativo in salita: m 539
Dislivello cumulativo in discesa: m 539

martedì 4 aprile 2017

Anello del Monte Cimon da Slaghenaufi (altopiano di Lavarone)

E' un ampio giro nei boschi dell'altopiano che punta alla modesta elevazione del Cimon, ma che soprattutto transita da ben tre diversi punti panoramici, due dei quali sono dei veri e propri belvedere, con tanto di staccionata aperta sul vuoto.
Monte Cimon
Dal belvedere di Monterovere verso Levico e Caldonazzo, il cui lago divide la Marzola dai Lagorai. Le pendici valsuganotte del Cimon sono ancora segnate dalla cicatrice dell'antica Strada della Stanga (oggi in parte percorribile a piedi e in parte franata) e la sua cima può essere raggiunta direttamente da Caldonazzo tramite il Sentiero del Tamazol.
Monte Cimon
L'abitato di Luserna dal belvedere Oghenlait, a cinque minuti dalla cima del Cimon.
La Strfexpedition austriaca dell'estate 1916 si era spinta fino all'estremo limite me-
ridionale degli altipiani: sulla destra il Monte Cengio, col suo Sentiero dei Granatieri.
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Il Monte Cimon è quella tozza cima boscosa che si trova alle spalle di Caldonazzo e che segna l'inizio (o la fine, a seconda dei punti di vista) dell'altopiano di Lavarone.
Il fianco rivolto verso la Vigolana era segnato dall'ardita Strada della Stanga, l'antica e importante via di transito commerciale fra la l'alta Valsugana e gli altipiani, oggi sostituita dalla strada statale della Fricca.
GPS Monte Cimon
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I suoi fianchi boscosi sono attraversati da una poco nota rete di sentieri escursionistici frequentati per lo più dai locali. Per la vicinanza al fondovalle e per l'originalità degli scorci meritano senz'altro d'esser presi in considerazione, specialmente come mete per le mezze stagioni.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.239 (parcheggio a Slaghenaufi)
Quota massima raggiunta: m 1.518
Dislivello assoluto: m 279
Dislivello cumulativo in salita: m 517
Dislivello cumulativo in discesa: m 528
Lunghezza con altitudini: km 7,2
Tempo totale netto: ore 2:40
Difficoltà: F

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: partendo da Pergine, si segue la Statale 349 in direzione di Bosentino e Lavarone. Sorpassate le frazioni di Carbonare e Virti, la si lascia seguendo l'indicazione per Bertoldi e, qui giunti, si procede brevemente fino al parcheggio del piccolo nucleo abitato di Slaghenaufi.

martedì 7 febbraio 2017

Bivacco Busa delle Dodese (altipiano di Asiago)

Camminata fino al bordo dell'altopiano di Asiago, con in mente Cima Dodici, dove passava il confine fra l'Impero giallo-nero e il Regno bianco-rosso-verde.
Bivacco Ruggero Lenzi alla Busa delle Dodese
Molti racconti di Mario Rigoni Stern sono ambientati da queste parti: storie di guerra e di confini, di emigrazione e contrabbando, di boscaioli e cacciatori e bracconieri, di bombardamenti e ricostruzione, occupazione e resistenza. Ma per meglio orientarsi nell'altopiano bisogna sapere anche delle trincee di "Un anno sulll'altipiano" e delle malghe dei "Piccoli maestri".



Bivacco Ruggero Lenzi alla Busa delle Dodese
Dal ciglione dell'altopiano verso Borgo Valsugana e la lunga catena dei Lagorai.
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I monti di Asiago prendono quota lentamente, dapprima boscosi, poi coperti da praterie alpine che più in alto ancora diventano aride ondulazioni carsiche punteggiate dalle macchie scure dei mughi.
I monti dell'altipiano sono attraversati da un rete di strade militari costruite durante la prima guerra mondiale e ancora in ottimo stato.
Una risale la Val Galmarara, puntando con decisione verso Nord., fino alla Cima Dodici, la cima più alta della cresta rocciosa che domina la Valsugana e fronteggia i
GPS Bivacco Ruggero Lenzi alla Busa delle Dodese
Risalendo la Val Galmarara si incontrano due bivacchi e due ricoveri che possono
tornare utili in caso di maltempo.
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Lagorai.
👉Dal parcheggio di Galmarara ci teniamo su una di esse fino al Bivio Italia, una passeggiata  turistica su terreno aperto e a pendenza costante. Dal bivio alle spalle del casotto di pietra pomposamente battezzato "bivacco" prendiamo il sentiero per Cima Dodici, ma aver dimenticato i ramponcini dobbiamo fermarmi poco sotto la croce di vetta (quella in ferraccio, il "ferozzo" ricordato in un bel racconto di Mario Rigoni Stern e tutt'ora presente nella cartografia

sabato 17 dicembre 2016

Il Sentiero del Tamazol sopra Caldonazzo

Il Dosso Tamazol passa inosservato a chi guarda dal fondovalle, ma è un bel punto panoramico sulla Valsugana e sul lago di Caldonazzo. Raggiungerlo con un'inaspettata e ardita ferratina è una bella sorpresa, almeno quanto il panoramico e aereo percorso di ritorno all'auto.
sentiero del tamazol
A volte la montagna minore sa offrire scorci e sensazioni inaspettati,nascosti a due passi da casa. Lo Spiazzo Tamazol, con le sue erbe gialle, si trova sulle pendici del Monte Cimon, dirimpettaio della Vigolana. Più indietro la Marzola e sullo sfondo il Brenta.
sentiero del tamazol
Se la salita si avvale di una ripida ferratina, al ritorno si compie un ampio e sug-
gestivo giro con passaggi, ponticelli e viste aeree sulla Valsugana.
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Il sentiero del Tamazol ha inizio a quota 565, a un quadrivio di strade forestali ai piedi del Monte Cimon, tra la valletta del torrente Centa e la strada dei Kaiserjaeger, pratica-mente sopra Caldonazzo.
Sale ripido e in parte attrezzato il versante nord del Monte Cimon dell'altipiano di Vezzena, dapprima nel bosco e poi lungo sottili crestine di roccia ben servite da corda metallica. Richiede fermezza di piede e assenza di vertigini.
GPS sentiero del tamazol
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Il Dosso Tamazol è uno spiazzo erboso a 1.070 metri di quota, aperto con bella vista sulla conca di Levico e Caldonazzo.
Il rientro all'auto segue un percorso ampio, vario, interessante e ricco di scorci panoramici e passaggi affascinanti su ponticelli e stretti sentieri affacciati sul precipizio.
L'ultimo tratto, infine, avviene su forestale che attraversa una faggeta.
L'escursione è nel complesso facile ma va affrontata solo da chi non soffre di vertigini e ha, come si dice, "fermezza di piede". Il tratto

sabato 9 aprile 2016

Artesella Sentiero Natura, un giretto del disimpegno che aiuta tutti a non pensare (in Valsugana)

Una valletta secondaria che dalla Valsugana si incunea verso l'alto-piano di Asiago. Qui aveva il suo buen retiro il più democristiano di tutti, Alcide De Gasperi, che fu "anticomunista viscerale" prima ancora che il termine venisse coniato.
Arte Sella Sentiero Natura
Oggi la Val di Sella s'è conquistata un certa notorietà come sede della mostra permanente "Arte Sella". La visita a questa originale mostra-installazione si divide in due, la prima parte è il Percorso Natura, immerso nel bosco, gratuito e descritto in questo post, che è possibile vedere in tutte le stagioni. C'è poi la parte a pagamento, con la biglietteria presso la ex-malga Costa, dove termina la strada asfaltata, sui cui periodi di apertura è bene informarsi.
Arte Sella Sentiero Natura
Non mancano le composizioni figurative, come questa "Wolves" (lupi), di Sally Mat-
thews, 2001-2013. I curatori insistono sul fatto che tutto è realizzato con materiali
vegetali, destinati a dissolversi in tempi relativamente brevi e a non lasciare traccia.
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L'uomo era conservatore, cattolico e austriacante epperò mille miglia sopra gli impuniti sacrestani che in suo nome governarono il Trentino nel dopoguerra, anni - sia detto fra parentesi - alluvionati dai soldi procurati da lui.
GPS Arte Sella Sentiero Natura
In Trentino la piccola Val di Sella è conosciuta per la lunga frequentazione che ne
fece lo statista Alcide Degasperi che qui trascorreva con la famiglia i periodi di va-
canza. Tra le escursioni possibili c'è la salita all'Eremo di San Lorenzo e alla pano-
ramica piccola Cima dell'Armentera o la più impegnativa traversata della dorsale
dell'Armentera, che separa la vallecola dalla Valsugana. Non mancano i ristoranti;
per chi non ama i posti modaioli segnalo il Ristorante Cima 12 perchè è un posto de-
cisamente fuori dal coro.
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Soldi in gran parte inaspettati e piovuti dal cielo. Già, perchè tendiamo a dimenticare che la autonomia speciale del Trentino la dobbiamo esclusivamente a lui, che s'attaccò al carro sudtirolese con un notevolissimo colpo di teatro ("Nel prendere la parola... sento che tutto mi è contro, tranne la vostra personale cortesia...").
In realtà, se non ci fosse stata la Resistenza partigiana al Nord, l'Alcide (che nel periodo cruciale stava in Vaticano) non avrebbe avuto uno straccio d'argomento da gettare sul tavolo delle trattative di pace, meno che meno per il Trentino, il cui colpevole collaborazionismo, che rimane anche oggi sconosciuto ai più, era però ben noto a chi all'epoca decideva.
Storie lontane che poco interessano alla massa dei frequentatori, anche se il sentiero parte poco