giovedì 14 novembre 2024

Il canyon del Buso Vecio sull'Altopiano di Asiago

Si trova sul fondo dell'alta Val Frenzela, quella della Grande Guerra narrata da Emilio Lussu che fu poi trasposta nel film "Uomini contro".
In certi punti raggiunge appena il metro di larghezza, ci si passa solo a piedi e in fila indiana. Nemmeno un mulo someggiato ci passava. Per bypassarlo i soldati avevano ricavato nella roccia una stradina di arroccamento di pochi metri appena, ma che bastava.
Il canyon si trova proprio sotto il piccolo santuario noto come “Madonna del Buso"
nel tratto in cui le acque del torrente Frenzela hanno scavato le pareti di roccia. Il
cielo è tagliato dal viadotto stradale per Stoccareddo, 70 metri sopra il torrente.
Per raggiungere l'inizio del canyon basta scendere la scalinata a destra del santuario. Ci vogliono solo pochi gradini e forse 5 minuti, per arrivare sul greto del torrente.
Scesi sul greto si prosegue in salita sul letto asciutto (mentre poco più a valle, so-
pra la testa, a più di 70 metri di altezza, incombe il moderno viadotto che collega
le frazioni di Ronchi e Stoccareddo di Gallio.

👉La vita della Val Frenzela si è  sempre svolta più in basso, tentando di evitare le rocce flagellate dalle piene che scendevano a Valstagna sul Brenta.
👉Siccome il canyon è una strettoia quasi impercorribile, anche i soldati della WW1 lo vincevano zigzagando su una stretta strada bianca che lasciava il greto poco prima del canyon e vinceva il gradino fino alla Madonna del Buso (pochissimi metri, in realtà, ma decisivi).

L'ingresso al canyon si trova sotto al ponticello che porta alla Madonna del Buso.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Quote e dislivelli (dati stimati, il GPS impazzisce dentro il canyon):
Quota di partenza/arrivo: m 850 (parcheggio)
Quota minima raggiunta: m 810 (al termine della breve digressione lungo il greto)
Dislivello assoluto: m -40 circa
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Lunghezza: km 1 circa AR
Tempo totale netto: ore 0:45 circa.
Difficoltà: T

Descrizione del percorso: il breve tracciato è interamente ricoperto di ciotoli tondeggianti e instabile, per giunta rimescolati dall'ultima piena. Meglio coprire le caviglie con scarponcini a collo alto che indossare scarpe da ginnastica. Se piove bisogna assolutamente tenersi alla larga: piene improvvise e non segnalate, quindi non scendere le scalette di accesso al greto. Le acque trasportano anche sassi, che non sono liquidi, ovviamente, ma mortali.

Come arrivare: all’uscita da Gallio (andando verso Enego/Foza) si giunge alla contrada Campanella, sulla destra seguire le indicazioni per Stoccareddo. Dopo aver fatto 3 tornanti girate alla prima strada a destra. Posteggiate la macchina vicino alla chiesetta della Madonna del Buso, che si trova sotto il viadotto per Stoccareddo.

Una valle per molte vie: la Val Frenzela è stata nel tempo tante cose diverse, via della lana, via del legno, via dei contrabbandieri, via dei soldati e degli sfollati.
👉Fino agli inizi del 1900, la valle fungeva da Via della Lana e veniva percorsa dalle greggi di pianura e dell’Altopiano per le transumanze in
autunno e primavera.
👉A partire dalla fine del XIV secolo la Valle diventò anche una Via del Legname, per agevolare appunto il trasporto del legname di Gallio e Asiago verso il Brenta, e quindi, verso l’Arsenale di Venezia.
👉Anche i contrabbandieri utilizzarono questa valle per portare agli abitanti dell’Altopiano tutti quei beni (olio, zucchero, sale, caffè, tabacco, alcolici) che altrimenti sarebbero stati troppo onerosi sul libero mercato a causa dei dazi spropositati. Da qui, il nome di Via del Contrabbando.
👉Nel maggio del 1916, a seguito dei bombardamenti austroungarici, gran parte della popolazione di Gallio e Asiago fuggì in pianura attraverso la Val Frenzela, mentre i soldati italiani invece risalivano la valle per raggiungere il fronte e contrastare l’avanzata delle truppe austriache. Un ruolo prezioso, dunque, in qualità di Via dei Profughi e dei Soldati.

Il Santuario della Madonna del Buso.
Il santuario dedicato alla “Madonna del Caravaggio” fu costruito per volontà del frate Giovanni Battista Casera. Nel 1830 questo eremita, di ritorno da un lungo viaggio per visitare i più famosi santuari mariani dell’Italia del nord, incorse in un violento temporale primaverile. Fortunatamente trovò rifugio in questo luogo suggestivo. Pensò quindi di costruirvi un tempio con annesso eremitaggio, un campanile, un ponte di pietra per unire i due versanti della valle e un ampio piazzale per accogliere i devoti della Madonna. L’opera fu pronta in quattro anni, nel 1834. In breve tempo il tempio divenne un’oasi mistica per tutti gli abitanti dell’Altopiano. Non solo, divenne ben presto meta di pellegrinaggi specialmente il 26 maggio (anniversario della seconda apparizione della Madonna a Pinè e della apparizione della Vergine a Caravaggio) e il 26 luglio, il giorno di Sant’Anna. Purtroppo il tempio fu distrutto dai bombardamenti della Prima guerra mondiale nel dicembre del 1917. Dopo la veloce ricostruzione, il 27 maggio 1927, l’arciprete di Gallio, don Primo Giacomelli, lo inaugurò e benedisse, essendo tornato come per miracolo all’antico splendore. Nel 1897 il vescovo di Padova elevò il tempio a santuario (copia e incolla dal Web).

Nessun commento:

Posta un commento