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lunedì 16 settembre 2024

Punta delle Redutte e Cima Paloni (Monte Baldo)

Una crestina di mezza costa che passa per due cime secondarie molto panoramiche affacciate sulla Valle dell'Adige e sui Monti Lessini.
Dalla Punta delle Redutte la vista è davvero a 360°. La fotocamera coglie lo spicchio della Piccole Dolomiti, ma l'occhio spazia dalle Dolomiti di Brenta alle Pale di San Martino, passando per i Lagorai. In primo piano le vicine cime del Baldo, con l'Altissimo, il Corno della Paura e poi i Lessini, dal Corno d'Aquilio al Castelberto e al Monte Tomba, sempre con le Piccole Dolomiti sullo sfondo.

Sembra incredibile: si distingue perfino il piccolo edificio del Bivacco Vignolet.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Un giro che raccomando per l'autunno perché c'é meno caldo (la quota é piuttosto bassa, siamo sui 1.600 metri) e c'é anche meno affollamento. Ma con il cambiamento climatico non si sa mai.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Ci muoviamo lungo un percorso che attraversa territori già situati al confine tra l'impero austro-ungarico e il Regno d’Italia. Camminiamo tra le stesse balze che ancora prima avevano già impegnato i geografi austriaci e quelli della la Repubblica di Venezia ne 1753, quando si accordarono con gli "statuti di Rovereto": la linea di confine era  scandita da una serie di cippi scolpiti aventi su un lato l'epigrafe "Tirolo-Austria" e sull'altro "Lombardo Veneto" (fino al 1866) o "Italia" (dopo il 1866). Il tratto che va dal Monte Baldo alla Valle Lagarina, che trova poi completamento col tratto sui Monti Lessini, si estende dal Monte Altissimo di Nago fini a Belluno Veronese ed è lungo circa 25 km.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.419
Quota massima raggiunta: m 1.598
Dislivello assoluto: m 179
Dislivello cumulativo in salita: m 200

giovedì 15 giugno 2023

Sul Monte Altissimo di Nago, dal rifugio Graziani

Ampia, vasta e dominante sommità erbosa, facile da raggiungere ma molto appagante, e con un panorama circolare piazzato sopra il Garda.
Al confine climatico fra il Mediterraneo e le Alpi, la cima é abbastanza ampia da ospitare, oltre alle trincee della WW1 e il segnale trigonometrico di vetta, anche una chiesetta, un osservatorio con line di mira ed il rifugio "Damiano Chiesa" (col suo locale invernale).
Uno scorcio sul Lago di Garda, riva bresciana, con il dominante Monte Pizzoccolo
che svetta sopra Gardone e con in primo piano lo spuntone con il santuario di Mon-
tecastello e il piccolo borgo sospeso di Prabione.

Lunga passeggiata panoramica che sfrutta la vecchia strada militare di arroccamento e che si svolge tutta in campo aperto, sopra i limiti del bosco e tra ampi panorami affacciati sugli scenari della WW1, con il Lago di Garda da una parte, i Lessini e i Lagorai dall'altra.
Dall'altra parte del Garda, lo sguardo spazia dall'altipiano dei Lessini alla catena
dei Lagorai e poi fino alle nevi dell'Adamello-Presanella e al Gruppo di Brenta. In
primo piano l'altipiano di Brentonico. Riconoscibili il Corno della Paura e il lontano
Rifugio Castelberto, di là dalla Val d'Adige. Nella discesa si può anche optare per
un anello che passa da Malga Campo (nella stagione dei formaggi).
Vedi le altre foto in Google Foto.
E' una camminata adatta a tutti, anche se si svolge in montagna. Parte dal ristorante Rifugio Graziani, che si trova lungo la omonima strada aperta durante la WW1 e prosegue fino al rifugio (sono circa 430 metri di salita costante e mai ripida).
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉I dati registrati dal GPS sono comprensivi dei giretti sull'ampia calotta erbosa sommitale e la piccola digressione fatta in discesa per buttare l'occhio sulla mulattiera che scende verso la Bocca di Navene.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.628 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 2.080
Dislivello assoluto: m 452
Dislivello cumulativo in salita: m 500 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 500 circa
Lunghezza con altitudini: km 9,69
Tempo totale netto: ore 3:30 AR
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. 

Come arrivare: da Rovereto si prende la strada per Riva del Garda e, giunti a Mori, la si abbandona per salire a Brentonico. Si prosegue poi su strada asfaltata di montagna fino al parcheggio accanto al Rifugio Graziani. Vedi anche l'apposito pulsante "Ottieni indicazioni" in Wikiloc.
Al ritorno, la birra di rito ce la siamo bevuta più in basso, al più tranquillo e appartato rifugio Fos Ce.

mercoledì 7 luglio 2021

L'ardito Sentiero dei Granatieri sul Monte Cengio (Altopiano di Asiago)

Il monte è privo di interesse alpinistico ma è conosciuto per la mulattiera di arroccamento, un percorso tagliato negli strapiombi rocciosi dalle truppe italiane ai tempi della prima guerra mondiale.
E' una mulattiera di arroccamento scavata nella roccia del Monte Cengio, sul bordo meridionale dell'Altopiano di Asiago. Qui si vede il tratto sotto la cima del Cengio, noto come "Salto del Granatiere". Sullo sfondo la sagoma del monte Pria Forà.
Il "salto" in una foto d'epoca.
Fu proprio qui, in questo esatta posizione che si arenò la devastante "spedizione punitiva" degli austroungarici nel 1916, quando erano ormai arrivati in vista della pianura vicentina, dove c'era la sede dei comandi italiani.
Dalla cima così come dalla mulattiera sospesa sopra le alte pareti rocciose, si gode un vasto panorama sulla sottostante Val d'Astico e sulla dirimpettaia catena dei monti Summano-Novegno-Priaforà. Il sentiero è adatto a tutti, non presenta particolari difficoltà ed è interamente protetto da un corrimano di cordino d'acciaio.
👉Si attraversano cinque gallerie ed si possono visitare altre opere di guerra in caverna: portare la torcia elettrica!
👉Il percorso non é faticoso, davvero alla portata di tutti i camminatori. Molto esposto, é tuttavia largo e dotato di protezioni più che abbondanti.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.310 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.328
Quota minima raggiunta: m 1.252
Dislivello assoluto: m 76
Dalla cima del Monte Cengio verso la pianura vicentina e i Colli Euganei che si di-
stinguono anche con la foschia. In basso l'imbocco della Valdastico.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Dislivello cumulativo in salita: m 150 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 150 circa
Lunghezza con altitudini: km 7,00
Tempo totale netto: ore 2:15 AR
Difficoltà: E

Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. I percorso é ad anello, con parcheggio auto presso il Piazzale Principe del Piemonte.

Come arrivare: da Piovene Rocchette (Vicenza) si prende in direzione Asiago; dopo aver superato i 10 tornanti della SP349 del "Costo" e la "Barricata" si procede per circa 2 km fino alla località Campiello. Sulla sinistra si trova la strada asfaltata che porta al Monte Cengio. Volendo è possibile proseguire in auto fino al Piazzale dei Granatieri, dove si trova il rifugio (privato) Al Granatiere e da qui raccordarsi all'ultimo tratto di sentiero, sempre scavato nella roccia e che prende il nome di "La Granatiera".
Il percorso é ricco di scorci suggestivi. Per qualche notizia di carattere storico si veda il post precedente. Invece per una descrizione più puntuale del percorso si veda il sito montagnando.it


mercoledì 15 gennaio 2020

Sul Monte Zugna dal rifugio che ha il suo nome

Breve percorso molto facile e molto panoramico, ma attenzione: nubi e foschia qui sono spesso ballerini e allora il panorama viene meno...
monte zugna
Questa è la cima del Monte Zugna. Val Lagarina a sinistra e Val d'Adige a destra. Al centro, accanto alla croce, l'osservatorio .
monte zugna
Le dime di mira all'osservatorio del Monte Zugna. Queste puntano a Sud, verso il
Pasubio, il passo di Pian delle Fugazze e il gruppo delle Piccole Dolomiti.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Il Monte Zugna è la montagna dei roveretani, così come il Bondone è la montagna dei trentini.
Sono ben 18 i chilometri di stradina asfaltata che bisogna risalire dal ponte sul Leno fino al Rifugio Monte Zugna, così come da Trento bisogna guidare per 20 chilometri per arrivare alla piana delle Viote (che è il baricentro dell'ampio gruppo del Bondone).
Dal parcheggio del rifugio il dislivello che rimane da vincere è di soli 200 metri, niente di che.
GPS Monte Zugna
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👉Al ritorno è d'obbligo la breve deviazione fino al monte della forcelletta che separa il Monte Zugna dai rocciosi e aspri Coni.
Sono solo dieci minuti di arioso balcone panoramico (ai tempi della WW1 era un trinceramento) lungo l'italiana mulattiera di rifornimento che da Passo Buole risaliva all'insediamento militare abbandonato dagli austriaci al momento dell'entrata in guerra, costruita per sottrarsi al tiro delle artiglierie di Cecco Beppe.

Quote e dislivelli (dati del GPS):

sabato 20 gennaio 2018

Come raggiungere la Casera Spasema, la malga della Resistenza bellunese che ha figliato quella dei Lagorai trentini

La malga Spàsema si trova nella frazione Boschi di Lentiai e, a dispetto della quota (solo 790 metri), non è un posto così facile da raggiungere.
casera spasema
In blu il tracciato da percorrere in auto su stradine di montagna, asfaltate e no, per un totale di una decina di chilometri. In arancione il breve tratto terminale da fare a piedi (600 metri di lunghezza con un dislivello di 100 metri).
casera spasema
La tavoletta IGM 1:25.000 la riporta (assieme ad un altro edificio) in località Tacca
di Mezzo, 100 metri più in basso del piccolo nucleo di edifici chiamato Tacca.
Prima di tutto bisogna sapere dove sono i Boschi di Lentai: stanno nelle prealpi bellunesi, fra Belluno, Valdobbiadene e Conegliano, circondati dal Piave che in quella zona si lascia andare a un ampio giro ozioso verso occidente che lo porta fino a Feltre, da dove imbocca finalmente la via  diretta che lo porterà a scaricarsi nel mare a Cortellazzo..
casera spasema
Il piccolo edificio della Casera Spàsema è quasi interamente coperto dall'edera.
Qui un primo gruppo di 22 partigiani dell'area bellunese iniziò l'opposizione ar-
mata al nazi-fascismo che nei mesi successivi si articolò nelle principali forma-
zioni partigiane del Veneto. Quella operante sulle Vette Feltrine (Brigata Gari-
baldi "Antonio Gramsci") diede vita al Battaglione Gherlenda, che si spostò tra
i monti dei Lagorai trentini.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Ma soprattutto bisogna anche sapere dove si trova di preciso, perchè la zona dei Boschi è molto vasta e l'orientamento difficile, più o meno come tra le balze appenniniche.
La gente del posto fornisce indicazioni vaghe e contraddittorie e, infine, è inutile cercarlo sulle cartine, dove non compare.
Al terzo tentativo, questa volta accompagnato dal cassiere della sezione ANPI "La Spàsema", finalmente ci arrivo.
Devo ringraziare Roberto e tutti gli altri suoi compagni, ma devo anche rammaricarmi con le
casera spasema
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
direzioni regionali e nazionali dell'ANPI, che non lasciano indicazione nel Web, come se i luoghi della Resistenza stessero fuori dalla geografia...
Ed è strano, perchè portare fin lassù una pesante targa commemorativa in marmo è stato sicuramente più faticoso.

Quote e dislivelli del tratto da fare a piedi (dati del GPS):
Quota di partenza (parcheggio auto): m 680
Quota della casera: m 790
casera spasema
Quel che resta oggi del fogolàr della Spàsema. Attorno a questo focolare fu messa a punto l'organizzazione che nei mesi successivi si articolò nelle principali divisioni partigiane del Veneto. Da una di queste, la Brigata Gramsci, nacque il primo nucleo del Battaglione Gherlenda, che fu l'unica formazione combattente della resistenza trentina (vedi qui per altre info).
Dislivello assoluto: m 110
Lunghezza con altitudini: km 1,4 AR
Tempo totale netto: ore 0:30 AR
Difficoltà: E


Come arrivare: si abbandona la strada della sponda sinistra della Valbelluna al paese di Lentiai. Dalla larga piazza del paese si prendono le indicazioni per la frazione di Colderù. Da Colderù in poi è bene affidarsi alla traccia GPS che ci guiderà fino al mini spazio-parcheggio situato appena prima il piccolissimo nucleo abitativo in località "Il Portico", dove si lascerà l'auto e si proseguirà a piedi seguendo sempre la traccia GPS per Casera Spasema. In alternativa si può lasciare l'auto al primo tornante (destrorso) della strada forestale che sale subito dopo il porticato. Il sentiero per la Spàsema comincia al tornante.

lunedì 20 marzo 2017

Al Forte Rione, che sta sopra il Monte Novegno (Prealpi vicentine)

Dove la Valdastico, lasciata la pianura, vira verso Nord e punta verso il Trentino c'è un articolato anfiteatro di monti ormai non più Colli Berici ma non ancora Alpi compiute, una corona di rilievi che sembrano messi lì a protezione di Schio e di Valdagno, quel pezzo di pianura compreso fra le Piccole Dolomiti, il Pasubio e l'altopiano di Asiago.
Monte Rione sul Novegno
Guardando a Nord, oltre l'altopiano di Asiago si distinguono nettamente le cime dei Lagorai, dal Fravort-Gronlait completato dalla cresta Hoabonti-Cola fino alla moltitudine di aguzze cime dei Lagorai centrali. Altrettanto chiare appaiono le Pale di San Martino, apparentemente a portata di mano. Più in primo piano, sul plateau di Asiago, spiccano il Monte Verena (da cui partì la prima cannonata della WW1) e Cima Portule. Ancora più a destra dal profilo dell'altopiano emerge quello delle Vette Feltrine.
Monte Rione sul Novegno
Verso oriente spiccano il nodo delle Melette, con il mitico Monte Fior raccontato da
Emilio Lussu e poi il Monte Valbella, altro monte carico di storia militare.
Sono territori squassati e sconquassati dalla WW1 (la Strafexpedition austroungarica si arenò a pochi km in linea d'aria da qui, quando gli austriaci potevano già indovinare nella foschia il comando italiano di Vicenza) ma anche interessati dalla resistenza antifascista e antinazista  della WW2. Tra i colli pedemontani e gli
Monte Rione sul Novegno
Verso occidente. Dalla tettoia con panche per pc-nic annessa all'ex-forte si vedono
le lunghe e accidentate Piccole Dolomiti, che nascondono la pianura veneta e che
da qui sembrano saldate al massiccio del Pasubio (mentre invece ne sono separate
dall'intaglio del Pian delle Fugazze).
Vedi le altre foto in Google Photo.
altipiani il movimento resistenziale fu più diffuso che non nell'adiacente Trentino).
L'iniziazione resistenziale, col suo corredo di gesta goffe e antieroiche, dei Piccoli Maestri di Luigi Meneghello avvenne proprio da queste parti. Sull'Ortigara, sul Zebio, ai Castelloni di San Marco, mentre le azioni picaresche si svolsero tra i centri abitati della pianura e le prime coste dell'altipiano, e culminarono con
GPS Monte Rione
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
l'ingresso in Vicenza del giovane comandante partigiano ospitato su un carro dell'Ottava Armata britannica, un tipetto che sussurrò all'orecchio del capitano inglese "What I am? I am a fucking bandit" (e a me piace pensare che sia vero).

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.122 (parcheggio al tornante)
Quota massima raggiunta: m 1.654
Dislivello assoluto: m 528

venerdì 17 febbraio 2017

Bivacco Vignolet, nel Baldo trentino

Questo bivacco è interamente di sasso, dalle fondamenta alle lastre del tetto. La vecchia Casera Vignola è stata riconvertita a bivacco ma non ha perso la sua identità.
bivacco vignolet
Il bivacco Vignolet (ex-Casera Vignola) si trova a 1.360 metri sul versante meridio-
nale del Monte Vignola, sull'altopiano di Brentonico. Siamo nella parte trentina del-
la catena del Baldo, ma lo stile dell'architettura rurale è tutta veronese. Si raggiunge
agevolmente dall'altopiano di Brentonico, come descritto in questo post.
Il posto è suggestivo (in mezzo a un prato che strapiomba sulla valle del-l'Adige, proprio sulla verticale del castello di Avio) e anche piuttosto curioso perchè la costruzione è in-teramente in pietra, cosa che fra le montagne del Trentino è decisa-mente inconsueta.
Sembra di essere fra le praterie dei Monti Lessini, che in effetti sono a un tiro di schioppo, dall'altra parte della valle, ugualmente pianeggianti, erbosi e carsici, dominati da va-ste distese di pascoli punteggiate da qualche rado ciuffo di faggi.
Il legname da costruzione scarseg-
bivacco vignolet
Il posto si presta bene alle bivaccate estive. Per la legna, direi che ci si può portare
dietro uno o due sacchetti di carbonella, che è piuttosto leggera e non darà noia du-
rante la (breve, circa 1:30 ore) marcia di avvicinamento dal parcheggio della Polsa.
gia e costruire in pietra fa parte della cultura materiale delle prealpi veronesi.
👉L'edificio è diviso in due: nel corpo superiore, dotato di ingresso sepa-rato, c'è il dormitorio. Sono sei posti letto su tre letti a castello. I materassi non ci sono, ma il contatto diretto con le reti è evitato da sottili materassini di gomma-piuma piuttosto dura.
Il corpo inferiore, la cui porta a vetri si affaccia sullo spiazzo esterno, si compone di un andito (dotato di stufa a legna, cucina a gas e lavello con rubinetto) e di un altro locale, più interno, con tavolo, panche e caminetto, con funzione di saletta da pranzo.
👉Lo spiazzo esterno, poi, è dotato di tavolo con panche, lavello in pietra con rubinetto e anche di un bel barbecue in pietra. Il bivacco è allacciato alla rete idrica dell'acquedotto, ma d'inverno la fornitura viene chiusa. La legna scarseggia e per procurarsene di nuova bisogna spingersi fino al vicino bosco ceduo.

martedì 24 gennaio 2017

Sul Corno della Paura (Monte Baldo)

Bella camminata fra dossi panoramici fortificati dagli Austriaci e strade  militari tagliate nella roccia, con tappa in un bivacco tutto in pietra ricavato da una vecchia casera in "stile Lessinia".
Corno della Paura
Dalla piazzola d'artiglieria del Corno della Paura verso il dosso Le Colme de Vignola, che nasconde il Monte Vignola. Sulla sinistra l'Altissimo di Nago. Tra i due, sullo sfondo, il Gruppo di Brenta, il Monte Stivo, Cima Alta e le Tre Cime del Bondone.
Corno della Paura
La strada militare che collega il Monte Vignola al Corno della Paura. Dall'altra par-
te della Val d'Adige il vasto altipiano dei Monti Lessini, con il rifugio Castelberto
ben visibile al suo margine settentrionale.
Vedi le altre foto in Google Photo.
Ci troviamo sulla verticale del Castello di Avio, esattamente dove correva il confine tra l'Impero Austro-ungarico e il Regno d'Italia. Questa ariosa camminata in quota sfrutta ancora oggi la rete di strade militari costruite dagli austriaci dopo il 1866, quando gli imperiali persero il Veneto e il confine coi regnicoli risalì la Vallagarina fino a Borghetto.
GPS Corno della Paura
L'itinerario comprende la deviazione dalla strada militare necessaria per visi-
tare il bivacco Vignolet.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Dall'altra parte della valle c'è l'altipiano dei Lessini, altrettanto ricco di pascoli e povero di alberi. Di qua e di là dell'Adige malghe e casere sono state costruite interamente in pietra, compreso l'originale bivacco Vignolet, ricavato appunto dagli edifici di una malga dismessa.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.291 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 1.578
Dislivello assoluto: m 287
Dislivello cumulativo in salita: m 908
Dislivello cumulativo in discesa: m 898
Lunghezza con altitudini: km 14,0
Tempo totale netto: ore 4:15 AR
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: si lascia la A22 al casello di Rovereto Sud dirigendo poi verso il Lago di Garda. A Mori si imbocca la strada per Brentonico, lo si supera e ci si dirige agli impianti sciistici della Polsa. Grande piazzale-parcheggio all'altezza del Campeggio Polsa.

martedì 5 gennaio 2016

Cima Pari, coi laghi da una parte e i ghiacci dall'altra (Alpi di Ledro)

Gran bella escursione fatta di lunghe creste erbose sospese sulle nebbie autunnali e di ariosi traversi orizzontali che bucano i boschi di faggio e tagliano le steppe autunnali.
Cima Parì
Si procede fra le onnipresenti testimonianze della WW1: alloggiamenti, trincee, fortificazioni, depositi, perchè qui passava il confine fra il Regno d'Italia e l'Impero Austroungarico e proprio qui correva la prima linea dei due schieramenti. Le creste erbose lunghe e affilate fanno corona alla Val Concei dal Monte Cadria al Corno di Pichea; sullo sfondo il bianco dei ghiacci dell'Adamello-Presanella, a destra la nebbia della Valle dei Laghi con le gobbe marroni del Paganella-Gazza.
Cima Parì
Lo scatto precedente è rivolto a Nord, questo guarda a meridione. Dalla striscia
bianca centrale, che nasconde l'acqua del Lago di Garda, spunta la lunga dorsale
del Baldo, che inizia l'Altissimo di Nago e prosegue verso Sud fino a perdersi nel-
le nebbie padane.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Camminare alti sui laghi e la pianura nel silenzio che precede l'inverno: è il fascino stagionale delle Alpi di Ledro, l'articolato gruppo prealpino che fa da cuscinetto fra le limonaie del Garda e le alte creste dell'Adamello, il paesaggi dell'ulivo da un lato e quello delle nevi perenni dall'altro.
Sono gli sfondi ideali per nostre uscite autunnali, nelle settimane che alternano le comode nottate davanti al fuoco dei bivacchi alle tranquille camminate lontane dai centri più famosi e frequentati (quei posti sempre congestionati d'estate e così tristi fuori stagione).
GPS Cima Parì
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.

Quote e dislivelli:
Quota di partenza/arrivo: m 1.460 circa (parcheggio sotto Malga Trat)
Quota massima raggiunta: m 1.988 (Cima Parì)
Dislivello assoluto: m 528
Dislivello cumulativo in salita: m 972
Dislivello cumulativo in discesa: m 1.015
Lunghezza con altitudini: km 10,4
Tempo totale netto: ore 3:45
Difficoltà: E

sabato 15 agosto 2015

Sul Monte Pavione (Vette Feltrine)

Lunga e impegnativa escursione nel mare verde delle praterie alte punteggiate dai colori sgargianti dei fiori di montagna.
Monte Pavione
Al centro spicca l'insellatura di quota 2.218, che separa il Monte Pavione (a sx) dal Col di Luna (a dx). La foto è stata presa dal lungo e fioritissimo spallone del Col di Luna.
L'ondulato tappeto verde delle Vette Feltrine è punteggiato di fiori dei più diversi
colori e per gli insetti è una festa.
Vedi le altre foto in Google Foto.
In estate alcune mete in montagna sono prese d'assedio, altre invece rimangono silenziose e solitarie, come il gruppo delle Vette Feltrine, che separa il bellunese feltrino dal trentino Primiero.
Viste dal versante trentino hanno il caratteristico inconfondibile aspetto di una serie di panettoni erbosi, e la loro l'aria bonaria induce a sottovalutarle.
E' vero, salendo dal Passo Croce d'Aune, il lato più abbordabile e
Monte Pavione
Per salire dal Passo Croce d'Aune al Rif. Dal Piaz si segue il percorso che veniva
usato dai partigiani della Brigata Gramsci. In foto la spianata dove era dislocato il
Battaglione "Zancanaro" composto da circa 400 uomini in parte mobilitati in mon-
tagna e in parte alle loro case.
meno alpinistico, non si incontrano difficoltà tecniche, neanche quando si percorre il lungo sentierino di cresta, ma per raggiungerle bisogna scarpinare parecchio.
L'avvicinamento è lungo e il dislivello parecchio ma quando, superato il rifugio Dal Piaz, si imbocca la pista di cresta che si fa strada fra le praterie in piena fioritura, e sembra di navigare in un mare d'erba colorata,si capisce che ne è valsa la pena.
GPS Monte Pavione
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Raggiunto il Passo delle Vette Grandi, si sale e si scende restando sempre sul filo di cresta, lungo un bel sentierino che percorre la lunga cresta erbosa delle Vette Grandi dominando la sottostante conca con la malga omonima; sempre nel verde ci si cala fino ai 2.050 metri della Sella delle Cavallade, e infine si rimonta lo stupendo spallone che costituisce il Col di Luna.
Finalmente si raggiunge la selletta di quota 2.218, che separa questa cima "lunare" dal Monte Pavione,
rimane solo l’ultimo ripido strappo che precede la nostra meta, a quota 2.335.
Quando siamo in alto, tra l'ampia Val Belluna (con Feltre e il Piave) e la gran

domenica 10 maggio 2015

All'ex-forte sul Col del Gallo (Valsugana)

Escursione ad anello fra le fortificazioni sul lato italiano della "porta della Valsugana", temutissima dai militari di entrambi gli schieramenti della WW1.
Col del Gallo
Sulla cima del Col del Gallo (m 873) sorgeva il forte di artiglieria "Col del Gal" pensato per fare da supporto al sottostante forte Tombion. Salendo la vista spazia sulla Valsugana, sull'Altipiano dei Sette Comuni e sulle Prealpi Feltrine. Nella foto abbiamo la vista verso Nord dal Col del Gallo: sullo sfondo il Monte Coppolo, in primo piano Cima Campo (sx) e Col Perer (dx). Su Cima Campo sorgeva l'importante Forte Leone, anche lui parte del sistema difensivo italiano Brenta-Cismon e dirimpettaio di Forte Lisser, che stava sull'altro lato della Valsugana, sopra Enego. Tutta teoria: da questi forti partì solo qualche colpo e da quello del Lisser partì più che altro "fuoco amico".
Birreria Cornale
La Strada del Genio prende quota tagliando la parete sopra Forte Tombion (nel
punto più stretto del Canale di Brenta. I suoi tornanti si snodano sopra la nota e
frequentatissima Birreria Cornale che è stata ricavata dai vecchi alloggiamenti
delle guardie confinarie.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Era così temuta che quando gli austriaci scatenarono la "spedizione punitiva" contro l'Italia, preferirono aggirarla passando dall'altipiano di Asiago.
Il Col del Gallo sta in sinistra Brenta fra Cismon e Primolano in posizione delicatissima, lungo l'antica linea di confine.
👉La salita avviene dalla "Strada del Genio" costruita nel 1893 dai militari italiani a ridosso del confine fra Regno d'Italia e Impero Austroungarico.
GPS Col del Gallo
La traccia del percorso in Google Earth.
Il sentiero scelto è una ardita strada scavata a fine ottocento per scopi militari, serviva per le postazioni sulla cima del Col del Gallo e per raggiungere le "tagliate" stradali di Fonzaso e di Primolano senza passare per Primolano.
Gemella dell'altra stradina che sale a Incino, ugualmente ardita e che si può impiegare per la discesa, chiudendo ad anello il percorso. Tutto l'articolato complesso denominato "Fortezza Brenta-Cismon" venne abbandonato fin dall'inizio del conflitto.
Il percorso si svolge lungo mulattiere e stradine abbastanza intuitive nonostante siano prive di segnaletica CAI. Saltuarie tabelle locali

lunedì 13 aprile 2015

Monte Castelberto (Lessini)

Ciaspolata di primavera tra le ampie praterie pianeggianti dell'alta Lessinia, in un paesaggio di malghe, sole e pietra rosa.
monte castelberto
Dal margine settentrionale dell'altipiano si gode di un panorama circolare completamente aperto sui quattro lati. Qui una inquadratura verso occidente, con al centro la lunga catena del Monte Baldo. Sulla sinistra si inravvedono la pianura veronese e uno spicchio di Lago di Garda, con le gibbosità erbose del Corno d'Aquilio in primo piano. Sulla destra primeggia il Monte Altissimo di Nago con la propaggine del basso Monte Vignole. Le vette innevate sullo sfondo si estendono dai monti dell'Adamello alle Dolomiti di Brenta.
monte castelberto
Dal Castelberto verso la Val d'Adige. L'omonimo rifugio è stato costruito sui resti
di una casermetta miltare della prima guerra mondiale e si trova proprio sulla pia-
noro sommitale. E' stato realizzato con cura e attenzione usando pietra chiara
della Lessinia, con buon senso e aderenza alle forme e tecniche costruttive tradi-
zionali (l'interno, invece, scimmiotta le stubi tirolesi).
Vedi le altre foto in Google Foto.
L'arioso paesaggio della Lessinia è fatto di grandi pascoli ondulati e malghe tutte in pietra poggiate su un suolo carsico dove il legno è raro e l'acqua un bene prezioso.
monte castelberto
Il tracciato visto in Google Earth.
Qui i pochi alberi esistenti si riuniscono a ciuffi attorno ai massi affioranti che trattengono nelle loro ombre l'umidità.
Tutti i manufatti sono di pietra, i lastroni di calcare lavorati a mano sostituiscono il legno e il mattone in tutti gli usi, sono utilizzati fin dai tempi più antichi perfino come forma di recinzione. Terre alte aspre e povere, che sembrano scivolare lentamente verso sulla pianura veronese e non fanno parte del mondo alpino più conosciuto. Abitate da genti povere che le contendevano alla miseria, discendenti dagli antichi Cimbri, ma meno fortunati dei loro parenti dell'altipiano d'Asiago.
Il rifugio è interamente nuovo ma è stato costruito nel rispetto delle forme antiche, usando i lastroni della pietra locale ed è a mio avviso un buon esempio di regionalismo architettonico.
La nuova costruzione è dotata di
una pala eolica, una serie di pannelli solari distribuiti sul tetto e un tradizionale generatore a scoppio.

domenica 22 febbraio 2015

A quel roccolo sopra Gardone (sul Lago di Garda)

Un breve giro che sfugge alla neve mentre guarda il Garda dall'alto (che finisce attorno al Rocol de Fraöle, imprecando contro la neve imprevista).
Il roccolo si trova a 1000 metri di quota sul versante meridionale del Monte Pizzocolo, la cima più elevata e panoramica di questo settore delle Prealpi Bresciane. Di solito viene trascurato come meta a sè stante; è tuttavia un bel punto panoramico sulle acque meridionali del Garda e nelle giornate serene permette una vista completa sulla dirimpettaia catena del Monte Baldo. Da qui, in assenza di foschia e con un buon binocolo in mano, si possono "esplorare" i profili dell'Appennino Tosco-Emiliano. I roccoli erano molto diffusi prima che l'uccellagione con le reti venisse vietata, e il Rocol de Fraöle è fra i pochi sopravvissuti.
Dal roccolo il sentiero proseguirebbe puntando verso la larga insellatura del
Passo di Spino per raggiungere poi il Monte Spino (la cima innevata a sx).
Le cattive notizie sull'instabilità della neve in alta quota e una certa assuefazione a prendersela comoda lasciando sempre le ciaspe a casa, ci hanno spinti molto a sud, confidando che il celebre microclima gardesano ci avrebbe permesso di salire al Monte Pizzocolo senza neve.
Il tracciato in Google Earth.
Ma già molto piùin basso del roccolo, ancor prima di lasciare la strada sterrata per il sentiero, abbiamo capito che bisognava arrivare a più miti consigli: la neve c'era, era insieme marcia e
ghiacciata, riusciva a farci scivolare e inzuppare allo stesso tempo.
Passato un baito col barbecue esterno, un ultimo breve strappo innevatoci porta all'architettura vegetale del roccolo, con al centro il piccolo edificio bianco sovrastato dalla una torretta di osservazione.
Un tempo diffusissimi, i roccoli erano delle grandi trappole dove gli uccelli finivano impigliati nelle reti disposte ad arte fra i tralci di un semicerchio di alberi opportunamente potati (e poi

giovedì 29 gennaio 2015

La croce di Ceniga (Valle dei Laghi)

Giro invernale che approfitta del clima mite della Valle dei Laghi.
Croce di Ceniga
Il percorso che si snoda lungo la dorsale rocciosa che va da Ceniga di Dro fino al castello di Arco si fa largo nell bosco di macchia mediterranea e la roccia carsica del Monte Colt. Da lì la vista si spinge fino alla Paganella (sx) e il Monte Stivo (dx). Le verticali pareti rocciose rivolte a est ospitano una notissima zona di arrampicata (sulla parete del Colodri nel 1987 si disputò il primo Rock Master).

Croce di Ceniga
La Croce di Ceniga, dove inizia il tratto pianeggiante che percorre la dorsale del
Monte Colt fino alla chiesetta di Santa Maria di Laghèl, sopra Arco.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.

Questo giro ad anello ripete (in senso inverso) il battutissimo percorso che dal castello di Arco sale al Monte Colodri e al Monte Colt.
In questo caso è fatto alla rovescia, in contromano, partendo da Ceniga, la piccola e tranquilla frazione posta fra Arco e Dro.
E' una gita che si può fare nelle mezze stagioni oppure quando il meteo sconsiglia di portarsi troppo in alto o troppo lontano.
GPS Croce di Ceniga
Scarica la traccia GPS da Every Trail.
Il percorso è tutto a bassa quota, e si svolge al centro della Valle dei Laghi, nota per il suo clima mediterraneo.
Siamo bassi, ma all'inizio, per raggiungere la croce, il sentiero si fa strada a fatica fra roccette taglienti e supera qualche breve salto esposto che può diventare scivoloso in caso di pioggia.
Una volta raggiunta la croce si spiana e diventa una tranquilla passeggiata panoramica; dalla chiesetta del Laghèl in poi si trasforma in una piacevole Promenade urbana che porta

lunedì 19 gennaio 2015

Madonna della Corona (Monte Baldo)

Inconsueta escursione completata dalla salita al vicino Monte Cimo, da dove il panorama si apre sulla catena del Baldo e sull'altipiano dei Lessini.
Madonna della Corona
Il santuario visto dal vicino Monte Cimo (meta ultima dell'escursione). Oltre che in Wikipedia, le vicende storiche di questo strano posto sono efficacemente riassunte nel sito www.magicoveneto.it e richiamate nel sito ufficiale del santuario.
Madonna della Corona
L'ultimo tratto della salita al santuario consiste in una serie di rampe realizzate a
partire dagli anni Sessanta e terminate da pochi anni. Il santuario è raggiungibile
anche scendendo dal soprastante nucleo abitato di Spiazzi in un quarto d'ora.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Non fosse per il dislivello (sono pur sempre ottocento metri) si potrebbe considerarla una passeggiata divisa in due parti. La prima, affascinante e sorprendente, segue il percorso devozionale che porta i pellegrini dal fondovalle al santuario; la seconda che risale fino al paesino di Spiazzi e per spingersi poi al mammellone al vicino Monte Cimo, un mammellone erboso affacciato sulla pianura.
Madonna della Corona
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Sono millecinquecento i gradini che collegano Brentino, il paesino che sta in destra Adige, con il santuario appollaiato nella - più che sulla - roccia della parete verticale del Monte Baldo, 600 metri più in alto.
Si sale lungo un percorso scalinato molto ardito e molto ben realizzato che lo unisce al nucleo storico di Brentino, una via battuta dai fedeli e dotata di parapetti in pietra lungo le rampe e di corde metalliche nei punti dove d'inverno può crearsi qualche lastra di ghiaccio.
👉Fin dall'inizio si sale ripidamente seguendo la bella scalinata che inizia di fronte alla grande fontana-lavatoio in pietra. Si sale