Visualizzazione post con etichetta rifugi&bivacchi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta rifugi&bivacchi. Mostra tutti i post

giovedì 21 agosto 2025

Malga Brenta Alta: da qui passò anche Freshfield

La malga Brenta Alta è a quota 1.250 in Val Brenta, la valle che da Sant'Antonio di Mavignola sale verso il Brenta e punta al Rif. Brentei.
Dietro la malga da sinistra: Torre di Brenta, Sfulmini, Campanile Alto, Brenta Alta, Bocca di Brenta, Brenta Bassa, Cima Margherita, Tosa e Crozzon (foto di Moreno Borz). "Proprio al centro di tanta bellezza, imponente di fronte a noi si ergeva una roccia colossale, uno dei più prodigiosi monumenti delle forze della natura." (D.W. Freshfield)
Malga Brenta Alta si trova proprio al di sotto il Rifugio Brentei nella omonima breve
valletta che da sale dalla Valle di Campiglio puntando verso il cuore del Brenta cen-
trale, con il Crozzon di Brenta in bella evidenza.
Questa antica malga della Val Brenta si trova lungo il tradizionale percorso di accesso al nodo centrale del Gruppo, la via battuta dai pastori che portavano le pecore fin sulla scala di Brenta e successivamente dai primi alpinisti, protagonisti di quel turismo esplorativo di fine Ottocento che ha fatto la storia delle Dolomiti e dell'intero arco alpino.
👉Malga Brenta Alta era di proprietà delle Regole, gli statuti che disciplinavano l'uso collettivo dei beni comuni come boschi, prati, sorgenti e torrenti, ed è stata ricostruita nel 2003 ma il suo interno riesce ancora a
Quattro miei scatti del 2014, di ritorno dalla Bocchette Centrali.
restituire le atmosfere di un tempo. E' stata abitata dai pastori durante l'alpeggio estivo fino al 1949, ed ora è un semplice punto d'appoggio, un bivacco sempre aperto come riparo di emergenza.
👉Nei documentazione scritta locale il suo nome compare nel 1893 cioè parecchio tardi, quando ormai serviva anche come punto di appoggio per gli esploratori, topografi e pittori che avevano iniziato a frequentare la Val Brenta dalla seconda metà dell'Ottocento.
Una vecchia foto del 1949, quando era ancora in attività.
A dispetto del nome, non si tratta di una malga vera e propria, ma di un punto d'appoggio per i pastori delle pecore. Ciò spiega la mancanza dello stallone e della "casara" per la lavorazione del latte.
"Su questo austero soppalco assieme ai pastori dormirono anche i primi esploratori, topografi e pittori, molti dei quali inglesi (John Ball, Francis Fox Tuckett, Amelia Edwards), che a partire dalla seconda metà dell'ottocento cominciavano a frequentare e far conoscere al mondo le straordinarie bellezze del Brenta."
(Moreno Borz, blog Vecchiescarpe).

sabato 16 dicembre 2023

La Sezione Operaia della SAT, una storia del '900

La SAT venne fondata nel 1872 ma la sua costola operaia, la SOSAT, arrivò solamente nel 1921, quando la casa-madre era ormai insidiata da nazionalismo, dannunzianesimo e fascismo arrembante.
La sede si trova in un palazzo patrizio del centro storico di Trento. La Sosat nacque come "sezione operaia e popolare" della casa madre borghese, che si era alimentata di identità nazionale e irredentismo per tutti i lunghi e fatali anni della belle époque. Accadde a Trento con la Sosat ma prima era successo anche a Trieste con la "Società Alpina Alpi Giulie" e ancora prima a Fiume con la "Società Alpina Carsia". Sono le tre città che infiammarono la WW1: Trento, Trieste, Fiume. Alpinisticamente parlando dopo la WW1 i rapporti non mancarono, anche se oggi sono del tutto dimenticati.

Lo stemma sociale della SOSAT trentina.
In un territorio dove la classe operaia certamente non era egemone, Nino Peterlongo, commesso dei magazzini Chesani - una sorta di Rinascente di provincia - lanciò nel 1920 l'idea di una Sezione Operaia, differenziata anche se affiliata alla casa-madre. Nacque così la Sosat, questa "costola spuria" della SAT ottocentesca e borghese, quasi come le organizzazioni operaie che erano nate dalla Rivoluzione Industriale della borghesia.
👉Per la prima volta la Sosat si propose di portare i ceti popolari a conoscere la montagna. Poi, dalla tradizione dei canti popolari nacque il celebre Coro della Sosat. Fino a quel momento la montagna era stata la meta d'una ristretta élite composta da aristocratici e ricchi borghesi di città. La Sosat l'aprì a una dimensione popolare piccolo borghese e proletaria.
All'epoca la sede della Sosat era in Via San Pietro.
👉Questa intuizione sociale e politica si deve a Nino Peterlongo: e sarà destinata a plasmare sull'idea di montagna l’intero immaginario collettivo trentino. Nel 1931 il regime fascista, non riuscendo a omologare il Coro della SOSAT alle sue organizzazioni di massa, decise di commissariarla. Nino viene esautorato e cessa di esserne Presidente. Gran parte dei soci si dimette, ma il Coro continua la sua attività...
"
L'ingresso della sede Sosat attuale, in Via Malpaga angolo Via Oriola.
La S.O.S.A.T. è nata il 7 gennaio 1921. L’assemblea costituente si tenne nella sede della SAT, che allora era in Via San Pietro, dalle 20.30 alle 23. A questa assemblea erano presenti 47 persone: 38 furono soci della nascente “Sezione Operaia”, 6 membri del Comitato – capeggiati da Nino Peterlongo – che promosse tutti i contatti necessari per far parte della SAT come Sezione indipendente; Guido Larcher, allora presidente della SAT, il segretario della SAT dott. Bonfanti e Vittorio Stenico responsabile del Soccorso Alpino che già allora nel Trentino funzionava perfettamente. Non fu semplice entrare nella SAT come Sezione autonoma, ma c’era proprio l’esempio 
Nella sede non mancano le testimonianze di un passato ricco di storia, e di tradizio-
ni montanare, anche legate a personaggi unici, che hanno segnato un'epoca. Que-
sta è la saletta Silvio Detassis, intestata al presidente satino in occasione del 90°
del sodalizio, anniversario che cadeva nel 2010.
della SAT, che solo un anno prima era entrata a far parte del CAI come sezione autonoma e con diritto di mantenere la propria denominazione, il proprio stemma ed anche il motivo “Excelsior”.
L'angolo della saletta Detassis dedicato a Bruno, l'indimenticato Re del Brenta, bar-
buto protagonista della scena alpinistica e montanara trentina per almeno settanta
anni e che concluse la sua lunga avventura come gestore dello mitico Rifugio Bren-
tei dopo essere salito, a soli 18 anni, in cima al Campanile Basso.
👉Da più di un anno Nino Peterlongo, che a Trento nel 1919 aveva fondato una Sezione dell’UOEI/Unione Operaia Escursionisti Italiani, era entrato in contatto con la SAT
per trovare un modo di “dare una casa comune” a tutti gli alpinisti trentini. Non dipendeva solo dalla SAT, che era largamente consenziente, ma anche e soprattutto dal CAI, che lo era meno. L’autorizzazione a creare in seno al CAI la prima Sezione della SAT, cioè la Sosat, doveva essere votata a maggioranza al congresso CAI di Torino del 1920. Contavano, ovviamente i voti dei congressisti e da
Trento partirono numerosi delegati che furono determinanti per il consenso. Essere la prima Sezione della SAT, e quindi la prima sub-Sezione del CAI, comportava grandi responsabilità che non sfuggivano a Nino Peterlongo e ad Emilio Parolai e gli altri del Comitato promotore. Il merito della Sosat è stato di aver portato l’escursionismo operaio di montagna nelle sacre ed allora

mercoledì 4 ottobre 2023

Il piccolo Rifugio Fos Ce nel Baldo trentino é un posto schietto e autentico che lascia ben sperare

Ricavato senza esibizionismi dai muri della vecchia Malga Fos Ce. Con modifiche minime e rispettose dell'esistente. E senza "chef" modaioli...
Il piccolo Rifugio Fos Ce si trova ai piedi del Monte Altissimo di Nago, tra le montagne dell'altopiano di Brentonico. E' stato realizzato dalla SAT di Brentonico nel 1981, recuperando la casara di una vecchia malga. Ambiente amichevole e rilassante. No stress.
Nei colori slavati delle pellicole anni Settanta, che sono stati i suoi anni peggiori.

Nella foto a sinistra, che risale alla metà degli anni Settanta la casara di Malga Fos Ce é abbandonata e avviata alla rovina.
Nella foto del titolo vediamo invece l'edificio com'é oggi: ristrutturato e trasformato in accogliente locanda grazie al lavoro dei tanti volontari Satini che in due anni e molte domeniche hanno recuperato un rudere diventato importante per l'attività sezionale, ma diventato anche un fulcro per l'attività turistica della zona.
Sempre lui, ma visto dal retro, con i suoi bravi tavolini all'aperto.
👉Si può raggiungere facilmente in auto perché si trova poco a lato della strada che da Brentonico sale al Rifugio Graziani. Ma il piccolo  parcheggio é stato tenuto a debita distanza, sicché é come se questo luogo si fosse imposto di vivere in una sua dimensione parallela, adiacente ma separata.
Informarsi sugli orari di apertura e sulla disponibilità dei letti, che sono solo sei e in camerata unica. Il menù é essenziale e sempre piacevolmente rustico.
👉Non so perché ma un tempo la malga veniva chiamata "Foschie".
Col vecchio nome nella cartografia militare 1:25.000 dell'Istituto Geografico Militare, dove il toponimo riportato é M.ga Foschie.

lunedì 3 luglio 2023

A Malga Kraun dal Monte di Mezzocorona, una tradizionale gita fuori porta per "nar ai freschi"

Sul Monte di Mezzocorona, per un'ultima volta con la funivia tascabile.
...si parte dalla stazione a monte della mini-funivia a cinque posti, una vera scatoletta di sardine in via di sostituzione con un impianto più capiente (speriamo non facciano sfracelli). Il percorso é facile e vario, "bucolico" e con un buon approdo, sia estivo che invernale.


So che non ci sarà una ripetizione, perciò il viaggetto me lo godo tutto, sospeso in
quel metro quadrato che si mangia seicento metri nel giro di un respiro, col naso
appoggiato alla parete di roccia. Questa é la stazione a monte. Troppo modesta?




E' una scampagnata che parte dal Monte, lo slargo erboso sopra il roccione che incombe sul paese di Mezzocorona, dove la Piana Rotaliana cede il posto alla lunga catena che separa la Val di Non dalla Val D'Adige.
E' una bella e facile escursione fattibile sia d'inverno che d'estate, quando la fuga dall'afa del fondovalle prende il nome di "nàr ai freschi".
👉Comunque chi volesse salire sul Monte a piedi dal paese ha a disposizione un panoramico ma ripido sentiero tra le rocce esposte a Sud, secondo me da riservare alle mezze stagioni.
Vedi le altre foto in Google Foto.
👉D'inverno e fuori stagione estiva la meta dell'escursione può diventare l'adiacente bivacco, ricavato nello stallone di Malga Kraun. E' ampio e bene attrezzato con stufa a legna, tavolo, panche, acqua (no d'inverno) e otto posti letto con materassi sistemati a coppie in letti a castello a due piani. La porta vetrata fa entrare la luce anche nei giorni invernali.

Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 878 (stazione a monte funivia
Quota massima raggiunta: m 1.236 (bivacco di Malga Kraun)
Dislivello assoluto: m 358
Dislivello cumulativo in salita: m 400 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 400 circa
Lunghezza con altitudini: km 11,2
Tempo totale netto: 4:00
Difficoltà: E

Descrizione. del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: la piccola stazione della funivia del Monte si raggiunge dal centro di Mezzocorona e dispone di un parcheggio dedicato a pagamento. Vedi l'apposito pulsante "Ottieni indicazioni" in Wikiloc.

lunedì 5 giugno 2023

Lo "Stella Alpina", il vecchio rifugio degli anni '50 che é sopravvissuto alle stagioni in Val di Genova

Lungo la strada che porta fino al Pian di Bedole si incontra un rifugio impigliato nei tempi passati, quando il crepitìo dei ceppi nel camino non faceva rimpiangere l'assenza di segnale.
Il rifugio Stella Alpina in Val di Genova in una tranquilla giornata settembrina. Un buon modo per inframezzare con una bella dormita il "sentiero delle cascate" che passa proprio di fronte e che pare fatto, a mio avviso, per una frequentazione da "montagna lenta".
Il rifugio Stella Alpina in una cartolina del 1958. Oggi a luglio ed agosto l'intera valle
é ingolfata: affollamento e strada chiusa, ma con servizio di bus navetta.
Si trova giusto a metà della Val di Genova, nel Parco Naturale Adamello-Brenta, alla quota m 1.450 s.l.m. e risale al lontano 1951.
Ancora oggi é anche un punto di partenza per escursioni impegnative, quelle che si spingono fino ai 3.000 metri degli ormai compromessi ghiacciai della Presanella e dell'Adamello.
👉Ma è soprattutto un luogo ideale per una tranquilla tappa no-stress in un ambiente che rimane ancora "come si deve", perfino dopo che la strada di fondovalle è stata asfaltata.
È aperto nella stagione estiva (1 giugno - 30 settembre e oltre). Dispone di un'ampia sala ristorante, di un ampio locale-bar e di 25 posti letto, tavolini esterni e parcheggio. Non é un posto da modaioli ma piuttosto da intenditori (pare quasi uno slogan, ma é così).

sabato 25 marzo 2023

Al Bivacco dell'Amicizia sul Fravort (Lagorai)

Da un po' a Cima Fravort c'é un bivacco vero e proprio.  Senza acqua e senza legna ma ben fatto e che bada al sodo: esssenziale ma comodo.
bivacco dell'amicizia
Siamo solo all'inizio della grande traversata dei Lagorai, quando ci si lascia Levico Terme alle spalle. In primo piano i monti di Trento (Vigolana, Marzola, Celva e Calisio, Bondone, Paganella e Gazza) e dietro le bastionate dell'Adamello-Presanella e del Brenta. Nelle giornate limpide l'occhio può spingersi ancora più in là. Ci si arriva partendo dal parcheggio Panarotta, sopra Levico Terme.
La Valsugana dall'ultima rampa della via di salita in una giornata di nubi e foschie.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Come bivacco é di bell'aspetto ed è dotato di panche, tavolo, posti letto su materassini senza coperte nè cuscini (per scoraggiare i bambocci del sabato votati al vandalismo).
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
Niente acqua (siamo sulla cima del monte) né legna. Un bivacco nudo e crudo ma molto comodo e spazioso, che classificherei come "asciutto" nella mia personale classificazione dei posti bivaccabili.
👉Costruito in sassi e legno, si trova ad una trentina di metri della ex-baracca della WW1 goffamente restaurata negli anni '90 da incompetenti finanziati con fondi europei e subito piegata degli inverni, già crollata da anni. Invece il bivacco nasce dalla collaborazione di due associazioni in teoria contrapposte: gli Alpini di Frassilongo e Roncegno e gli Schützen di Caldonazzo.
I costi (25.000 Euro) sono stati sostenuti in gran parte dalla Cassa Rurale Alta Valsugana e dalla Comunità di Valle "Bassa Valsugana". Coinvolte a vario titolo anche le amministrazioni di Frassilongo, Fierozzo, Palù del Fersina, Sant’Orsola Terme, Vignola Falesina, Levico Terme e Roncegno.
C'é un ampio tavolo con panca destinato al mangiare. Siccome non c'é nè acqua e
nè punto-fuoco si mangia asciutto, come si conviene nei bivacchi alpinistici. In foto
uno dei miei zupponi da bivacco trasportabili nello zaino: una insalata di riso.
Esterno e interni del Bivacco dell'Amicizia sul Monte Fravort.
👉La via più breve per arrivarci è quella normale per la cima del Fravort, che parte dal grande parcheggio a servizio della semi-defunta stazione sciistica della Panarotta, sopra Levico Terme, e che poi segue semplicemente il percorso intuitivo lungo l'erbosa cresta meridionale (che in primavera si popola di anemoni pelosi). Ci si può arrivare anche partendo da Malga Masi, via che rimane un po' fuori dagli schemi.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.781 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 2.342 (cima del Fravort)
Quota minima raggiunta: m 1.775
Dislivello assoluto: m 561
Dislivello cumulativo in salita: m 640 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 640 circa
Lunghezza con altitudini: km 9,9
Tempo totale netto: ore 4:00 AR
Difficoltà: E
Nota: la cima del Monte Fravort si trova appena alle spalle del bivacco, ed é quotata 2.347 metri s.l.m. (dato dell'Istitutoi Geografico Militare).

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata.

Come arrivare: dal centro di Levico Terme si prende la strada asfaltata per Vetriolo e Panarotta e la si segue fino alla fine, fino al grande parcheggio destinato agli sciatori. Vedi anche l'apposito pulsante "Ottieni indicazioni" in Wikiloc.

sabato 10 dicembre 2022

Baito Sette Laghi da Malga Prima Busa (Lagorai)

Giretto ad anello per visitare il nuovo baito ai Sette Laghi, nei monti di Roncegno che confinano con la Valle dei Mocheni. Ma é sempre chiuso!
baito sette laghi
Baito Sette Laghi (m 1.980): la burocrazia provinciale é riuscita nella difficile impresa di costruire un ricovero di emergenza per poi tenerlo sempre chiuso. Si trova nei Lagorai Meridionali, quelli affacciati verso Sud, incastonati tra la Val dei Mocheni e la Valsugana.
mangiare in montagna
Zuppone da bivacco al Baito Sette Laghi: melanzane grigliate, olive conce e pomo-
dorini. Stavolta sbocconcellato all'aperto, grazie alla ottusa burocrazia della PAT.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Un nuovo baito in legno é stato inaugurato nell'ottobre 2022 in località Sette Laghi, nel territorio del Comune di Torcegno. E' stato costruito dal Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento.
Secondo la PAT si tratta di un ricovero di emergenza anti-orso e anti-lupo per i pastori, che nella neo-lingua burocratica e politicamente corretta suona così: "un’importante opera di prevenzione per la gestione dei grandi carnivori, destinata principalmente all’accoglienza dei pastori che accompagnano il bestiame in quota".
baito sette laghi
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉la burocrazia provinciale non risponde a nessuno e abbandonati a sè stessi i burocrati concepiscono insensatezze come questa: un ricovero destinato all'emergenza che però rimane sempre chiuso a chiave.
👉Si raggiunge partendo dal parcheggio di Malga Prima Busa su sentiero Sat (circa 220 m dislivello).

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 1.770 (parcheggio presso Malga Prima Busa)
Quota massima raggiunta: m 2.000 circa
Dislivello assoluto: m 230
baito sette laghi
L'interno del baito, costruito con soldi pubblici ma sempre chiuso. Altro modus operandi rispetto, per esempio, al Baito della Pace, che si trova anch'esso nei Lagorai meridionali.

Dislivello cumulativo in salita: m 250 circa
Dislivello cumulativo in discesa: m 250 circa
Lunghezza con altitudini: km 3 circa
Tempo totale netto: ore 1:30 AR
Difficoltà: E

Descrizione del percorso: la traccia GPS toglie ogni problema di orientamento e rende superflua la descrizione dettagliata. 

Come arrivare: da Borgo Valsugana si seguono le indicazioni per Telve, che si supera giungendo a Telve di Sopra e poi a Torcegno. Appena superato Torcegno, dopo ampio curvone sulla sinistra, il località Maso Sartorelli, si diparte sulla destra una stradina di montagna asfaltata che serve il vicino ristorante Alle Betulle e che poi prosegue, stretta e ripida ma asfaltata per altri 6 chilometri. Segue l'ultimo tratto su strada bianca, di 2,8 chilometri, che si conclude allo slargo-parcheggio subito prima di Malga Prima Busa. Vedi anche l'apposito pulsante "Ottieni indicazioni" in Wikiloc.

martedì 22 novembre 2022

Lo scomparso Rifugio Bolognini in Val di Genova

Costruito nel 1886 alla testata della selvaggia Val di Genova nel Pian di Bedole dall'allora giovane SAT, fu purtroppo spazzato via dalla WW1.
rifugio bolognini
Una foto d'epoca del Pian di Genova, col rifugio Bolognini in primo piano e le malghe di Bedole sullo sfondo.
rifugio bolognini
Dal Piano di Bedole verso il rifugio Bolognini (a dx), quand'era ancora in piedi.
Il rifugio Bolognini venne distrutto nel corso della prima guerra mondiale, nel 1917, dopo un trentennio di onorato servizio.
Adamello Collini aveva iniziato la ricostruzione del rifugio Bolognini nel 1931, ma nell’inverno dello stesso anno una valanga l’aveva immediatamente distrutto.
Lo scomparso rifugio Bolognini in uno scatto del fotografo trentino Untervegher.
👉L’anno successivo, scelta un’area meno esposta alle frane e situata poco a monte, gettò le basi per la nuova costruzione, che ultimò in un paio di stagioni. Si tratta dell'attuale rifugio "Adamello Collini", gestito dai nipoti di Adamello.
👉L'uomo Adamello Collini è stato una celebre guida alpina e insignito anche di medaglia d’oro al valor civile per la sua opera a favore dei perseguitati ebrei durante la WW1, figlio e nipote dei primi salitori dell’Adamello e della Presanella. Spentosi nel campo di concentramento nazista di Mauthausen nel 1945, lasciava ai suoi famigliari, alla moglie Lina e ai figli Remo, Liberio e Gemma (ndr: oggi tutti scomparsi) anche l'eredità del nuovo rifugio.
cartografia TCI
Quello che in questa mappa compare come "Rifugio Bedole" è in realtà l'attuale Rifugio "Adamello Collini" al Bedole (la cartografia è quella del Touring Club Italiano 1:50.000, pregevole opera cartografica degli anni Ottanta). Il vecchio rifugio Bolognini, oggetto di questo post, sorgeva invece all'altezza del secondo tornante destrorso a scendere verso Malga Bedole, e oggi non ne resta traccia.

mercoledì 16 novembre 2022

Il bivacco Malga Cornisello (Presanella)

Si trova sulla riva occidentale del Lago Superiore di Cornisello a 2.112 metri di quota. Tavoli e fontana esterna sono l'ideale per le merende.
bivacco malga cornisello
Il bivacco é stato ricavato dai ruderi della Malga Cornisello, nella conca dei laghetti di Cornisello, in un ambiente d'alta montagna.
mangiare in montagna
Le panche esterne "da tagliere" sembrano fatte apposta per lo Speck col pane nero.
Siamo alla testata della Val Nambrone, a breve distanza dal Rifugio Cornisello (attualmente in fase di ricostruzione).
👉In effetti si potrebbe parlare di un doppio bivacco, infatti lo spazio interno é stato suddiviso in due diversi locali, ciascuno dotato di tavolo con panca e fornaséla. Il locale posto all'entrata dispone anche di un camino in pietra.
Nella stanza più interna sono state ricavate la zona notte (4 posti su due letti a castello con materassini ma senza cuscini e coperte) e, in uno stanzino separato, anche un
bivacco cornisello
Il locale all'ingresso: tavolo, panca, stufa "fornasela" e camino. No legna, tranne
qualcosa riservato alle emergenze, ed é meglio così: altrimenti si trasformerebbe
in una calamita per i cafoni gozzovigliatori "tutto a gratis".
  gabinetto con lavello, wc e doccia. Il locale interno ospita, oltre a un altro tavolo con panca e a un'altra fornaséla, anche un lavello in pietra e un pensile con qualche stoviglia.
D'estate il bivacco dispone di acqua corrente interna ed anche di una illuminazione a pannello solare.
👉I tavoli con panca e la fontana esterna lo rendono adatto anche ai picnic estivi.
👉Per la legna bisogna provvedere da soli, portandosela dietro; il bivacco si trova oltre la quota dei boschi, e quindi non v'é modo di arrangiarsi in loco con un segaccio.
bivacco cornisello
Il locale interno: anche qui tavolo con panche e "fornasela". Più un lavello con un pensile con qualche stoviglia. Pessima l'idea di dotare un bivacco di lavandino, w.c. e doccia, tutte cose che non servono ai montanari ma solo a chi ha in testa una notte di bagordi "a gratis". L'angolo notte dispone di quattro letti su due castelli, con materassino ma senza coperte (e questa é una scelta saggia, che tiene lontani i gozzovigliatori di cui sopra).




martedì 13 settembre 2022

Il vecchio Rifugio Cornisello in Val Nambrone

La demolizione del vecchio rifugio, ospitato in una baracca operaia lasciata lì dall'Enel negli anni Sessanta, è cominciata la mattina di questo 13 settembre e a mezzogiorno era già praticamente terminata.
A mezzogiorno di martedì 13 settembre 2022, dopo sole tre ore di attività il vecchio edificio non c'è più. Da qui inizia un anello in quota che transita dal Lago Nero ma soprattutto dallo storico rifugio Giovanni Segantini, una breve "alta via" ricca anche di storia.
Il locale mensa del vecchio Rifugio Cornisello, prima dell'abbattimento.
E' sempre stato un rifugio negletto e poco documentato. Sulla sua storia "elettrica" è calato un velo di imbarazzato silenzio, perchè legata agli anni dell'industria idroelettrica post WW2 e al suo impatto ambientale.
Anni che furono anni di progresso tecnico e di speranza nel futuro, che portarono un benessere diffuso ma che qui in Trentino lasciarono anche più di una cicatrice ambientale e una scia di polemiche e brutti ricordi difficili da cancellare.
Il vecchio rifugio in un collage del 2022, ultima estate prima della ricostruzione.
La strada che dalla Val Nambrone sale fin a qui, ai 2.120 metri di quota è appunto una strada "idroelettrica" e quindi soggetta alle ondate polemiche e alle opposte spinte dei micro-interessi locali: dopo i cantieri la diatriba si è spostata fra chi la voleva aperta e chi la voleva chiusa. Tempi andati ma non troppo, visto l'affollamento estivo...
Il progetto presentato nel 2022. Vedremo che cosa ne uscirà.
👉I turisti che si spingono fin quassù lasciano l'auto e si limitano al giro dei due laghi di Cornisello, in un quadro ambientale solcato dalle tracce delle ruspe, il lascito industriale dell'ENEL degli anni Sessanta.

domenica 29 maggio 2022

Solo per amatori: Baito dei Vanesi, in Valsugana

Refrattario a qualsiasi tendenza trendy o vipparola, è frequentato e mantenuto dai giovanotti del posto, che lo trattano bene, come merita.
Il simpatico baito dei Vanesi (vanèza=piccolo appezzamento di terra) prende il nome dalle località prative situate appena più in basso. Pare incredibile che il boom di traffico legato a "Arte Sella" imperversi a solo 2 chilometri in linea d'aria da qui. Due mondi separati.
Salendo al baito: vista l'esposizione a Nord, anche nelle giornate afose  lo sguardo
riesce a bucare la foschia. Qui i Lagorai dal Fravort al Monte Ciste, con al centro il
profondo intaglio della Val Calamento, che sale verso il Passo Manghen.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Insomma, pare che da queste parti ci sia chi si sente responsabile del territorio che abita e che giustamente si preoccupa di mantenerlo in ordine.
👉Non è un bivacco, ma un punto di appoggio, un ricovero che all'interno dispone di un tavolo con panche e una fornasela (più un caffettiera e una teiera) e all'esterno di un ampio spiazzo dotato di tavolo e panche nonchè di un punto-fuoco in muratura con griglia per il barbecue. Per la legna è bene portarsi dietro un segaccio o una piccola accetta (siamo in mezzo al bosco) o un sacchetto di carbonella. Insomma, c'è tutto quello che serve ma niente di superfluo.
E poi, tornati a casa: piatto da tagliere a base di risi e bisi coi ovi smalzadi (già col-
laudato nei mesi del Coronavirus). Conservato in frigo e integrato con lo 
Speck e
con i 
Gurken per fronteggiare queste prime ondate di afoso caldo estivo.
👉Da qui il panorama é pulito anche in una estiva giornata afosa; è un punto di osservazione rivolto a Nord, verso il versante più fortunato della Valsugana, quello esposta al sole, sole che qui a mezzogiorno ci sta alle spalle e non dà fastidio. E infine: chi in montagna cerca pace e tranquillità, qui troverà quel che cerca.
👉Essendo sul versante "a rovescio", quello esposto a Nord, viene massacrato dal gelo e dall'escursione termica per almeno nove mesi su dodici. Ma d'estate il trovarsi "a rovescio" aiuta, eccome se aiuta!
👉Nei suoi dintorni le pendenze e i dislivelli sono da infarto: ci troviamo
Durante la WW1 si trovò in prima linea (sul lato austriaco) vicino al Monte Civerone
che con i suoi riflettori austriaci, fu tra i protagonisti della 
"notte di Carzano".
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
sugli strapiombi che da Cima Dodici precipitano verticalmente fin su Borgo Valsugana e questo baito é uno dei pochi posti raggiungibili a piedi senza schiattare.
👉Lasciata l'auto presso il cartello di divieto ci si muove sempre su strada forestale, a volte "bianca" a volte cementata per qualche rampa, in una faggeta che la mattina è sempre all'ombra.

Quote e dislivelli (dati del GPS):
Quota di partenza/arrivo: m 710 (parcheggio)
Quota massima raggiunta: m 874
Dislivello assoluto: m 164

venerdì 22 ottobre 2021

La baracca di Passo Palù (Lagorai)

Si trova qualche metro da Passo Palù, alla testata della Val Calamento, da dove ci si affaccia sulla Val dei Mocheni.
La baracca vista da Passo Palù. A sinistra la Val dei Mocheni: a destra l'alta Val Calamento. Dal passo si possono raggiungere in breve sia il Monte Slimber (verso Sud) che il Monte Conca (verso Nord): due bei punti panoramici poco frequentati.
E' situata sul versante Ovest del Monte Conca.
Non é un bivacco e nemmeno un ricovero di montagna. E' una installazione museale realizzata sul in loco.
In caso di maltempo può servire anche da ricovero di emergenza, ma in realtà si tratta di piccolo centro espositivo che ci informa sulla guerra di trincea del 1915-18 così come venne combattuta da queste parti.
Oltre ad informare, può riparare dalla pioggia: nell'estate di questo 2021 é ancora in via di completamento e una volta ultimata avrà probabilmente un aspetto più accogliente.
👉Ma é chiaro che non si tratta di un "baito" e ancora meno di un bivacco escursionistico, ed é bene tenerlo presente: sarà completamente priva di arredi e suppellettili (come é giusto che sia, vista la sua facilità di accesso nonché inutilità alpinistica....).
Tabella informatva sulla "baracca di Passo Palù".

domenica 10 ottobre 2021

Ai due baiti del Lago di Cece (Lagorai)

Oltre a quello sul bordo del lago ce n'é un altro appena più sopra che si chiama Baito Caserina. Sono due ripari montani usati dai pastori dei Lagorai.
Il Baito di Cece si trova a margine dell'omonimo lago, a Nord dell'importante Cima di Cece e in destra orografica dalla Valmaggiore in un'ambientazione davvero scenografica.
Il Baito Caserina posta a quota 1.980, su un piccolo dosso prativo.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Le due piccole costruzioni in legno si assomigliano, scandiscono il paesaggio e sono un utile punto di riferimento, specialmente in caso di maltempo.
Il primo sorge direttamente sulle rive del lago a quota 1.890. L'altro, invece, si trova ad una mezzoretta di cammino più in alto, a quota 2.046, lungo il sentiero che sale al Laghetto Caserina e a Forcella di Cece.
👉Queste due piccole costruzioni in legno, bene attrezzate per la permanenza in quota, sono nate per i pastori e i loro aiutanti, che le usano mentre trascorrono la stagione estiva con le greggi.
Scarica la traccia GPS da Wikiloc.
👉Tenere presente che non si tratta di bivacchi aperti all'escursionista, ma di ripari riservati ai guardiani delle greggi: si potrà tutt'alpiù, con le dovute maniere, chiedere ospitalità al pastore.
👉Entrambi meritano di essere visti, se non altro per il diverso quadretto alpestre che ciscuno dei due riesce a comporre. Per una descrizione alternativa del percorso vedi anche un post precedente che si riferisce al Baito Cece.

Quote e dislivelli (dati del GPS):