La SAT venne fondata nel 1872 ma la sua costola operaia, la SOSAT, arrivò solamente nel 1921, quando la casa-madre era ormai insidiata da nazionalismo, dannunzianesimo e fascismo arrembante.
La sede si trova in un palazzo patrizio del centro storico di Trento. La Sosat nacque come "sezione operaia e popolare" della casa madre borghese, che si era alimentata di identità nazionale e irredentismo per tutti i lunghi e fatali anni della belle époque. Accadde a Trento con la Sosat ma prima era successo anche a Trieste con la "Società Alpina Alpi Giulie" e ancora prima a Fiume con la "Società Alpina Carsia". Sono le tre città che infiammarono la WW1: Trento, Trieste, Fiume. Alpinisticamente parlando dopo la WW1 i rapporti non mancarono, anche se oggi sono del tutto dimenticati. |
Lo stemma sociale della SOSAT trentina. |
In un territorio dove la classe operaia certamente non era egemone, Nino Peterlongo, commesso dei magazzini Chesani - una sorta di Rinascente di provincia - lanciò nel 1920 l'idea di una Sezione Operaia, differenziata anche se affiliata alla casa-madre. Nacque così la Sosat, questa "costola spuria" della SAT ottocentesca e borghese, quasi come le organizzazioni operaie che erano nate dalla Rivoluzione Industriale della borghesia.
👉Per la prima volta la Sosat si propose di portare i ceti popolari a conoscere la montagna. Poi, dalla tradizione dei canti popolari nacque il celebre Coro della Sosat. Fino a quel momento la montagna era stata la meta d'una ristretta élite composta da aristocratici e ricchi borghesi di città. La Sosat l'aprì a una dimensione popolare piccolo borghese e proletaria.
All'epoca la sede della Sosat era in Via San Pietro. |
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La S.O.S.A.T. è nata il 7 gennaio 1921. L’assemblea costituente si tenne nella sede della SAT, che allora era in Via San Pietro, dalle 20.30 alle 23. A questa assemblea erano presenti 47 persone: 38 furono soci della nascente “Sezione Operaia”, 6 membri del Comitato – capeggiati da Nino Peterlongo – che promosse tutti i contatti necessari per far parte della SAT come Sezione indipendente; Guido Larcher, allora presidente della SAT, il segretario della SAT dott. Bonfanti e Vittorio Stenico responsabile del Soccorso Alpino che già allora nel Trentino funzionava perfettamente. Non fu semplice entrare nella SAT come Sezione autonoma, ma c’era proprio l’esempio
L'ingresso della sede Sosat attuale, in Via Malpaga angolo Via Oriola. |
L'angolo della saletta Detassis dedicato a Bruno, l'indimenticato Re del Brenta, bar- buto protagonista della scena alpinistica e montanara trentina per almeno settanta anni e che concluse la sua lunga avventura come gestore dello mitico Rifugio Bren- tei dopo essere salito, a soli 18 anni, in cima al Campanile Basso. |
per trovare un modo di “dare una casa comune” a tutti gli alpinisti trentini. Non dipendeva solo dalla SAT, che era largamente consenziente, ma anche e soprattutto dal CAI, che lo era meno. L’autorizzazione a creare in seno al CAI la prima Sezione della SAT, cioè la Sosat, doveva essere votata a maggioranza al congresso CAI di Torino del 1920. Contavano, ovviamente i voti dei congressisti e da
Trento partirono numerosi delegati che furono determinanti per il consenso. Essere la prima Sezione della SAT, e quindi la prima sub-Sezione del CAI, comportava grandi responsabilità che non sfuggivano a Nino Peterlongo e ad Emilio Parolai e gli altri del Comitato promotore. Il merito della Sosat è stato di aver portato l’escursionismo operaio di montagna nelle sacre ed allora inviolate istituzioni dell’alpinismo nazionale, ricordando in tal modo alla gente che la montagna era un patrimonio di tutti e che tutti avevano il diritto di identificarsi nell’unica istituzione che era in Italia il CAI e qui da noi la SAT, Sezione del CAI.
Trento partirono numerosi delegati che furono determinanti per il consenso. Essere la prima Sezione della SAT, e quindi la prima sub-Sezione del CAI, comportava grandi responsabilità che non sfuggivano a Nino Peterlongo e ad Emilio Parolai e gli altri del Comitato promotore. Il merito della Sosat è stato di aver portato l’escursionismo operaio di montagna nelle sacre ed allora inviolate istituzioni dell’alpinismo nazionale, ricordando in tal modo alla gente che la montagna era un patrimonio di tutti e che tutti avevano il diritto di identificarsi nell’unica istituzione che era in Italia il CAI e qui da noi la SAT, Sezione del CAI.
👉La pianticella della nuova società che avrebbe rivoluzionato in breve il concetto di alpinismo era stata messa a dimora – lo abbiamo visto – nell’ottobre del 1920. Custodi di questo trapianto furono sei persone: Nino Peterlongo, Giovanni Zanolli, Emilio Parolari, Aldo Zomer, Natale Merz e Francesco Pasini. La filosofia di base della Sosat, però fu tutta di Nino Peterlongo, proletario umanista, non operaio, ma amante della gente, innamorato del popolo nel quale vedeva valori universali non tutti presenti nell’alta società. E quindi l’assemblea del 21 gennaio 1921, alla SAT, con il primo direttivo formato da Nino Peterlongo, presidente; da Giovanni Zanolli, direttore sportivo; e dai soci Emilio Parolari, Aldo Zomer, Francesco Pasini ed Ettore Germani. Fu l’inizio di un’ epopea che dura ancora e della quale vediamo ora alcune tappe. Fin dalle origini la Sosat aveva organizzato per i propri soci un nuovo tipo di escursione in montagna, non solo camminate su percorsi splendidi alla scoperta dei monti trentini, ma escursioni con un occhio alla cultura, sulla storia della montagna che si visitava, con lezioni sul paesaggio e la necessità di tutelarlo, sulla flora, sulla fauna.
👉Fu la Sosat ad organizzare le prime escursioni micologiche nel 1925, e a stampare più tardi un manifesto, che diverrà famoso, sulla difesa della flora. Con la Sosat sono cresciute alcune generazioni di uomini che hanno capito che la montagna è da vivere e non solo da conquistare. Molto è stato fatto, ma rimane ancora molto da fare, per lo più contro chi della montagna vede solo l’aspetto speculativo o chi la considera un luna park da percorrere sempre e solo in automobile, anche sulle strade alle quali l’accesso sarebbe vietato per legge.
Ecco quindi, attuale, il monito di Guido Rey, il grande amico di Nino Peterlongo, scomparso nel 1934. Un anno prima, dalla sua Breuil in vista del Cervino, a Nino aveva scritto: “....Scenderò fra breve alla città od al mare, in cerca di ciò che qui non trovai più. Intanto qui mi fanno scempio del poetico paesaggio e della vita di pace, L’anno venturo saliranno le macchine. E l’uomo, l’alpinista vero, se ne andrà altrove. Dicono che questa sia civiltà…“. (testo tratto dal sito web della Sosat)
👉Nota a margine: negli anni del craxismo, dal sottotraccia parentale di Nino Peterlongo riemerse nel potere tridentino l'assessore provinciale Guido Lorenzi, l'autocompiaciuto inventore delle "feste vigiliane" che tanto successo continuano a riscuotere nella società dei consumi. Peterlongo era infatti lo zio di Guido Lorenzi, il quale era fratello di sua madre, ma questa é chiaramente un'altra storia, quasi un pettegolezzo...
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