Per le prime uscite del dopo-Coronavirus sarà bene scegliere qualche posto poco affollato. I Lagorai sono proprio adatti a questi progetti.
Il Baito Cece è a 1.880 metri di quota. Foto, note e relazione dell'escursione sono di Gigi, che c'è stato nel luglio '19, dopo la tempesta Vaia e prima del Coronavirus. |
E sarà necessario fare anche un po' di rodaggio, percorsi brevi, poco ripidi, senza difficoltà tecniche. Magari con qualche bel punto di appoggio. Insomma, proprio come questo qui.
Zona: Valmaggiore – C. Cece
Percorso: strada forestale di circa 5 km, essendo per ora inagibile il sent. SAT n° 336
Difficoltà: T
Dislivello: ± 310 m
Tempi: ore 3:40
Quote:
Ponte di Valmaggiore m 1.570
Baito della Sandrina m 1.650
Fine sterrata m 1.847
Baito di Cece m 1.880
Lago di Cece m 1.879
Si parte e si arriva dal Ponte di Valmaggiore, raggiungibile in auto da Predazzo (transitando davanti al ristorante "Miola" della Betta. Foto e testi sono del mio amico Gigi, che c'è stato l'estate scorsa. Le foto sono in Google Foto. Post scriptum: io sono poi salito al Baito di Cece e poi al Baito Caserina nell'autunno 2021. |
Note di Gigi:
Il sentiero 336 (e non è certo
l’unico) che porta al Lago di Cece è attualmente chiuso (Luglio 2019), per i
noti e calamitosi accadimenti dell’ottobre 2018 (Tempesta Vaia). È necessario quindi usare
la sterrata allungando un poco i tempi. Vi suggerisco di prenderla con calma,
infatti, un tempo la strada correva per quasi tutta la sua lunghezza nel fitto
bosco, mentre adesso squarci enormi lasciano spazio ai panorami. Magra
consolazione per i danni inferti al territorio, alla flora e alla fauna; al
bosco servirà ben più di mezzo secolo per cicatrizzare le sue ferite, purtroppo.
Un manifesto appeso nel Baito
racconta la storia della costruzione dello stesso, riportando anche le foto del
gruppo di amici che si occuparono dei lavori iniziali.
👉Storia del Bait de
Ses – Baita di Cece
“Parte tutto da una valanga, si
da una valanga che nell’inverno 1974/75 scarica a valle sul lago, una montagna
di neve, alberi e quant’altro. Un gruppo di amici decide allora, senza chiedere
permesso o altro, di costruire una baita recuperando una piccola parte dei
tronchi caduti.
Il luogo è scelto,in quanto
esiste sul posto un manufatto in cemento 8partenza teleferica della prima
guerra mondiale) che costituirà la futura “foghera” o fogolar.
La magnifica Comunità di
Fiemme proprietaria del Terreno, davanti ormai all’evidenza conce. Un paio
d’anni più tardi, anche il materiale per il tetto ed un vero focolare. La Baita
viene così terminata e goduta da tutti i passanti.
Nel 2004 la M.C.G.F. decide
(senza chiedere il permesso al gruppo di amici … ) che la piccola Baita deve
essere ingrandita e ammodernata, come la vedete adesso. È comunque merito di tutti loro se in questo luogo …
PIOVOSO! Si può godere di un manufatto così bello e accogliente”.
Relazione poco tecnica e molto descrittiva dell'escursione (sempre del 1919, sempre di Gigi):
"Tornato da un’escursione nel
Latemàr e sceso a Predazzo (anche qui caldo e afoso; figurarsi a Trento) faccio
una piccola spesa e salgo in Valmaggiore. La Valmaggiore, purtroppo, è stata
particolarmente colpita dalla tempesta dell’ottobre 2018, le foto scattate ne
documentano la triste realtà. Parcheggio l’auto nei pressi del Ponte di Valmaggiore,
dove da una fontana sgorga un potente getto d’acqua fredda; il mio istinto da
foca coglie l’occasione al volo così prima mi lavo a torso nudo con mio grande
sollievo poi sciacquo a più riprese un paio di maglie da montagne sudatissime e
quindi dall’odore non proprio profumato. La cosa, chissà poi perché, desta
sguardi di riprovazione da parte di alcuni turisti di passaggio e un sorrisetto
ironico da parte mia che ho notato l’abbondante sudore sulle loro fronti !
👉Finiti i lavacri, mangio un
boccone e scambio quattro chiacchiere con una giovane e avvenente forestale
provinciale che, con un suo collega, stanno armeggiando intorno ad un albero
(ancora in piedi), proprio nei pressi dell’inizio el sentiero per il Lago di
Cece. Come temevo la giovane mi conferma che il sentiero è impraticabile, mi
dice anche che un forestale l’ha percorso fino a un certo punto ma con gran
fatica, perché intralciato dagli alberi caduti che, in pratica, hanno
cancellato il sentiero stesso.
👉Non ho alcuna intenzione di
trasformare una breve escursione in una mezza giornata di pesante lavoro,
quindi mi carico lo zaino in spalla e salgo lungo la comoda sterrata (circa 5
Km di lunghezza) che, con ampio giro, mi conduce alla meta. Prima della
tempesta Vaia questo percorso correva sempre nel fitto bosco regalando al
passante ben poche occasioni d’intravedere qualche scorcio di panorama. Oggi la
situazione è completamente diversa: squarci enormi nel bosco regalano panorami
a partire dal Gruppo del Latemàr per arrivare alle Pale di S. Martino. Ciò se
per il turista può essere un dato positivo, per il territorio rappresenta un
danno enorme del patrimonio del bosco che avrà ripercussioni negative per molto
tempo.
👉Arrivato alla fine della sterrata,
salgo con un bel sentiero, tagliando alcuni tratti sotto la minaccia del
temporale che già da un po’ ha cominciato a manifestarsi con tuoni e fulmini in
rapido avvicinamento. Raggiungo il Lago e il Baito di Cece, appena in tempo per
evitarmi una botta d’acqua. Nel baito trovo altre persone che hanno cercato
riparo: una coppia dall’inconfondibile accenti ligure, Un tipo gioviale con il
quale scambio qualche parola, una famigliola composta di madre ansiosa, un
padre dal pacifico e tranquillo occhio di Bue e da due strani bipedi nevrotici che
fanno a gara a chi strilla di più a ogni fulmine che, purtroppo per le mie
orecchie, sono numerosi. Evidentemente come recita l’antico detto “la maternità
è certa, la paternità invece … “.
Il tempo passa e il maltempo
concede ogni tanto delle interruzioni di cui approfittano i turisti per tornare
a valle (con mia grande gioia). Nel frattempo è sceso al lago un numeroso
gregge di pecore ben tosate, chissà come sono contente sotto l’acqua! Il gregge
è accompagnato da un pastore (moderno: grande ombrello e grande cellulare
all’orecchio), un ragazzone biondo alto, robusto, simpatico e di poche parole
(la signora ligure chiede: “come si chiama il suo cane”, il giovane risponde:
“è una cagna”. La signora insiste: “e come si chiama” e il giovane, lapidario,
risponde: “cagna”. A guardare la signora mi viene da scompisciarmi e cerco
disperatamente di darmi un contegno.
Rimasti soli, il giovane
pastore ed io passiamo un bel po’ di tempo seduti a chiacchierare, infine gli
chiedo stringendogli la mano di passare al tu e presentarci: “ io mi chiamo
Gigi” – “Io mi chiamo Tobia”. Ecco! Uno con un nome così è scritto da qualche
parte nell’Universo che fa il Pastore che altro se no!
Tobia mi chiede curioso di me
ed io non mi faccio pregare a soddisfare le sue domande, così rimane stupito e vieppiù
incuriosito del fatto che ho scelto di vivere in Trentino, che sono solo e
deciso a trascorrere la notte al baito. Intanto il tempo passa e lui, da buon
professionista, si allontana per sistemare il suo gregge per la notte, tirando
un recinto elettrico, sempre accompagnato dalla sua fedele e anonima cagna.
👉Terminate le sue incombenze, passa a salutarmi dicendomi che lui va a casa e tornerà su domattina.
Intanto il temporale è tornato sui propri passi e decide di tenermi sveglio con i fulmini che illuminano a giorno l’interno buio del baito, tuoni che scuotono il mio rifugio con tale violenza che le assi del soppalco che mi ospita vibrano, infine pentole e padelle appese a dei chiodi sopra la stufa si scontrano tra loro improvvisando un concertino per sola batteria (da cucina)!
Finalmente, verso le due del mattino, cala il silenzio e posso dormire tranquillo fino la mattina. Mi alzo e faccio colazione con una lattina di birra poi, con pazienza, aspetto che arrivi il sole a portare luce, calore e a combattere un poco l’umidità. Faccio qualche foto, mentre le pecore, nel loro recinto, danno il via alle pratiche mattutine iniziando a sgranchirsi le zampe; povere bestie si sono beccate una tempestata mica da poco stanotte!
👉Intanto arriva Tobia che, con un sorrisetto sulle labbra, mi dà il buongiorno e mi chiede se ho dormito bene. Naturalmente non mi tiro indietro e rispondo, mentendo spudoratamente: ”Ho dormito tutta notte come un Papa!”, poi gli racconto l’epica notte trascorsa scatenando la sua ilarità. Si cambia le scarpe, indossando un buon paio di scarponi, e va a controllare il gregge,liberandolo dal recinto. Seguiamo per un breve tratto le sue pecore poi ci salutiamo. Tobia si allontana con un ultimo gesto di saluto dicendomi:”Fino a settembre sono al Baito Caserine, vienimi a trovare ciao”, rispondo al saluto pensando tra me e me: “ci puoi contare amico!”
Quando arrivo al Ponte di Valmaggiore già pregusto il sollievo che mi regalerà la fontana con il suo bel getto d’acqua fredda. Invece niente, la fontana è asciutta, non esce nemmeno un filino del prezioso liquido! Evidentemente il temporale della notte ha combinato ancora un’altro disastro. Ma stramaledetto Giove Pluvio non hai altro da fare che complicare la vita a noi poveri e strasudati bipedi, ma te possino…"
PS: escursione poi fatta nel 2021:
https://cipputiblog.blogspot.com/2019/08/al-bel-baito-caserina-sopra-il-lago-di.html
ecco come si scrive...la leggerezza ...quella di Calvino
RispondiEliminaHo passato - per competenza - il tuo commento all'autore del testo. Passata la buriana dovremmo proprio fare un giro (opportunamente distanziato e mascherato) ognuno col suo con qualche panino nello zaino.
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