lunedì 26 aprile 2021

Monte Celva monte cittadino (Monti di Trento)

Il piccolo Monte Celva, tra il Passo del Cimirlo e la forra del Fersina, pare messo lì per controllare l'accesso a Trento dalla Valsugana.
Vista su Pergine dalle fortificazioni austroungariche del Monte Celva. A sinistra la Panarotta, a destra le pendici della Marzola. Sullo sfondo la catena Cima Dodici-Cima Portule-Cima Vezzena-Monte Cimon. Si intravede il Lago di Caldonazzo.


Guardando a ovest: zoom sopra l'intaglio della Rocchetta, con il bianco dei monti
del Cevedale e delle Maddalene a fare da sfondo.
Vedi le altre foto in Google Foto.
Il Monte Celva si trova sulla verticale dell’intaglio della Valsugana, a guardia dello stretto canyon d’accesso alla città di Trento, una forra scavata dal torrente Fersina che scende dalla Val dei Mòcheni.
👉La sua é una posizione altamente strategica, ben sfruttata dagli austroungarici che lo inserirono nella poderosa e articolata cintura difensiva che contornava la città di Trento dominandola dalle alture circostanti: il Bondone, il Soprasasso, il Calisio, il Celva, la Marzola. I “monti di Trento”, appunto. La cintura era in realtà più estesa, giungendo fino a Romagnano, a Mattarello e alla Vigolana a sud e
Lo spiazzo di vetta può essere raggiunto anche d'inverno senza difficoltà (se non
c'é  troppa neve) e con il freddo la visibilità ne guadagna.

comprendeva opere destinate a bloccare gli ingressi, come quello del Bus de Vela a est.

Quote e dislivelli (dati IGM):
Quota di partenza/arrivo: m 805 (parcheggio Forte Roncogno)
Quota massima raggiunta: m 998 (spianata sommitale)
Dislivello assoluto: m 193
Dislivello cumulativo in salita: m 193
Dislivello cumulativo in discesa: m 193
Lunghezza con altitudini: km 2 AR
Tempo totale netto: ore 1:30 AR
Difficoltà: T

Come arrivare: ci si porta in auto al
Il percorso della breve escursione é qui segnato in blu tratteggiato.
Passo del Cimirlo, sopra l'abitato di Povo. Dal passo (m 730) o
ccorre svoltare seccamente a sinistra seguendo le indicazioni del sent. 419 e per il Parco del Cimirlo. Si giunge in breve davanti al Forte Roncogno; struttura restaurata e destinata a ospitare iniziative pubbliche. Poco oltre il Forte si trova un ampio parcheggio (m 805).

Descrizione del percorso: lascio la parola a Gigi, autore del testo e delle fotografie. "Tornati sui nostri passi, troveremo il segnavia del sent. 419, proprio di fronte al vecchio Forte, che passa tra due case per poi svoltare a destra e cominciare a salire con tutto comodo. Appena entrati nel bosco, alla nostra sinistra, troviamo un sentiero che sale ripido, con un cordino metallico come ringhiera. Se non vado errato è il sentiero che conduce alla palestra di roccia del M. Celva. Dopo breve incontriamo, sempre a sinistra, un cartello che indica una batteria in caverna. Vi consiglio caldamente di andarla a visitare (vedi foto). Il sentierino che porta all’ingresso è ripido ma si tratta di salire pochi metri, ne vale la pena.👉Poco dopo il sentiero aumenta la sua pendenza e conduce di fianco alla Fucileria; la struttura militare è fornita di quindici feritoie e controllava l’accesso al Passo del Cimirlo dalla Valsugana. L’opera è stata recuperata per quanto possibile e si presenta mancante della copertura.

👉Pochi metri sopra s’incontra il bivio del cosiddetto Sentiero dei 100 scalini che, perdendo pochi metri di quota, conduce, in un paio di minuti, all’ingresso della caverna che ospita due postazioni, collegate tra loro, e la galleria che conduce al pozzo, un tempo ospitante un montacarichi in comunicazione con il soprastante Osservatorio.
👉Proseguendo il cammino, il sentiero compie dei tornanti e aumenta la sua pendenza. Al 4° tornante (destrorso) si trova una piccola freccia rossa che indica (a sinistra) la presenza di manufatti bellici. Se avete voglia e siete muniti di una pila, potete esplorare questi locali e se la vostra curiosità sarà come la mia, vi troverete a salire per delle scale semi ingombre di macerie che vi porteranno a sbucare direttamente in una trincea del soprastante Osservatorio. Se invece volete salire con più comodo, continuate lungo il sentiero e in breve raggiungerete una bella spianata (tavolo e panche) dove troverete il bivio con il sent. 424 che precipita in Valsugana. Siamo a q. 865 sulla cima Celva bassa, tutt’intorno a noi si vedono i resti delle opere militari (un forte seminterrato, una fucileria e delle trincee); vi consiglio di seguire le trincee che offrono un colpo d’occhio mica male su tutta la Valsugana e non solo. Non per niente siamo in un Osservatorio, da qui si poteva scambiare messaggi luminosi con l’Osservatorio posto sulla Cima del Pizzo di Levico o Cima Vézzena.
👉Seguendo il segnavia costeggiamo ancora le opere militari, quindi un profondo fossato per poi allontanarci seguendo un sentiero che si fa più stretto e prosegue lungo la dorsale SE del M. Celva regalandoci, vegetazione permettendo, dei bei panorami.
👉La pendenza del tracciato poi aumenta e troviamo due brevi cavi metallici che aiutano a superare un tratto altrimenti un poco faticoso. Lasciati i cavi alle spalle, si attraversa una breve spianata dove, alla nostra destra, troviamo un paio di cucine militari in calcestruzzo, o meglio ciò che ne rimane. Si tratta di due fori circolari con sottostante posto per fuoco di legna. Il diametro dei fori è ampio, se ne deduce che anche il parol (paiolo per la polenta e non solo) doveva avere buone dimensioni.
👉Lasciata l’area cucina, si continua la salita arrivando in breve sulla piatta cima del M. Celva dove troviamo i resti di un basamento di una teleferica, alcune robuste panchine di legno e un profondo pozzo circondato da una recinzione di sicurezza. Siamo in pratica sul tetto del Forte di vetta ricavato in caverna proprio sotto i nostri piedi. Per visitarlo basterà seguire il segnavia 419, che scende accanto ad un grande e brutto pannello metallico (un ripetitore o marchingegno similare), dove ci sono i due ingressi del Forte.
👉Il panorama dalla vetta non è male: si vede la Val d’Adige con la Marzola, la Vigolana, il M. Stivo, il M. Bondone, un tratto dell’Adamello-Presanella. Il gruppo della Paganella, dietro di cui spuntano le guglie del Brenta, la Val di Non con le lontane Maddalene, le Cime di Vigo e il Roèn, il Calisio e il suo altopiano, il Lagorài dalla Val di Cembra alla Panarotta. Per essere in pratica un dosso più che un monte, il M. Celva ha due assi nella manica: una bella posizione panoramica e la presenza delle storiche opere di guerra. Due motivi sufficienti a rendere questa facile escursione appetibile, in special modo se non avete a disposizione tutta una giornata. Buon cammino!

👉Note: peccato che gli arbusti circondanti la cima si stanno “mangiando” il panorama e non solo sulla cima; ci vorrebbe una squadra di barbieri con motosega per dare al Celva una bella capigliatura alla marines!
I tempi indicati sono ovviamente da considerarsi al netto da eventuali fermate, pause per scattare foto, deviazioni per visitare le opere di guerra (batterie in caverna, sent. dei 100 scalini ecc.). Secondo me per girare il Celva un po’ come si deve occorre almeno una mezza giornata, magari fermandosi per un spuntino e una birra, una volta di ritorno alla Celva bassa. C’è lì un tavolo con panche pronto alla bisogna! Buon appetito e Prosit.".

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