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martedì 27 ottobre 2020

Il Rattazzo di Milano, che ha chiuso per Coronavirus

Il Bar Rattazzo porta Ticinese celebrato dalla Bbc - Tutto scorre
A maggio uno dei simboli del quartiere Ticinese ha chiuso i battenti. Sei mesi prima se n'era andato Pietro Rattazzo, che l'aveva aperto nel 1961.
Pietro Rattazzo
Si andava a mangiare in Trattoria Toscana e poi si passava dal Bar Rattazzo.
In quegli anni migliaia di studenti (futuri sessantottini) arrivavano a Milano da ogni parte di Italia per frequentare l’università e il Ticinese li accoglieva con i suoi appartamenti a buon mercato.
E' stato tempio della controcultura meneghina ed ha attraversato epoche e stagioni. 
👉Lo storico “Bar Rattazzo” (trasferitosi in via Vetere da qualche anno, da quando lasciò la sede di corso di Porta Ticinese 83) era un bar popolare nei prezzi e nei modi, punto di riferimento per persone di tutte le età, dai giovani che bevono in strada o al Parco delle Basiliche agli anziani del quartiere. 

Dall'intervista rilasciata alla "BBC Travel" nel 2010:
«"When I opened Bar Rattazzo with

domenica 22 febbraio 2015

A quel roccolo sopra Gardone (sul Lago di Garda)

Un breve giro che sfugge alla neve mentre guarda il Garda dall'alto (che finisce attorno al Rocol de Fraöle, imprecando contro la neve imprevista).
Il roccolo si trova a 1000 metri di quota sul versante meridionale del Monte Pizzocolo, la cima più elevata e panoramica di questo settore delle Prealpi Bresciane. Di solito viene trascurato come meta a sè stante; è tuttavia un bel punto panoramico sulle acque meridionali del Garda e nelle giornate serene permette una vista completa sulla dirimpettaia catena del Monte Baldo. Da qui, in assenza di foschia e con un buon binocolo in mano, si possono "esplorare" i profili dell'Appennino Tosco-Emiliano. I roccoli erano molto diffusi prima che l'uccellagione con le reti venisse vietata, e il Rocol de Fraöle è fra i pochi sopravvissuti.
Dal roccolo il sentiero proseguirebbe puntando verso la larga insellatura del
Passo di Spino per raggiungere poi il Monte Spino (la cima innevata a sx).
Le cattive notizie sull'instabilità della neve in alta quota e una certa assuefazione a prendersela comoda lasciando sempre le ciaspe a casa, ci hanno spinti molto a sud, confidando che il celebre microclima gardesano ci avrebbe permesso di salire al Monte Pizzocolo senza neve.
Il tracciato in Google Earth.
Ma già molto piùin basso del roccolo, ancor prima di lasciare la strada sterrata per il sentiero, abbiamo capito che bisognava arrivare a più miti consigli: la neve c'era, era insieme marcia e
ghiacciata, riusciva a farci scivolare e inzuppare allo stesso tempo.
Passato un baito col barbecue esterno, un ultimo breve strappo innevatoci porta all'architettura vegetale del roccolo, con al centro il piccolo edificio bianco sovrastato dalla una torretta di osservazione.
Un tempo diffusissimi, i roccoli erano delle grandi trappole dove gli uccelli finivano impigliati nelle reti disposte ad arte fra i tralci di un semicerchio di alberi opportunamente potati (e poi

domenica 12 maggio 2013

Il lombardo Monte Pizzocolo sul Garda

Mentre la neve in quota è ancora abbondante Gigi e Paolo tentano una fuga dall'obbligo di ciaspole e si spostano a sud, sul Lago di Garda, nelle Prealpi Bresciane. escursioni_invernali
Il Pizzocolo visto da Torri del Benaco, sulla sponda orientale del Garda.
La quota modesta (m 1.581) fa ben sperare e in effetti la neve residua è poca, ma a rompere le uova nel paniere ci si mettono la foschia e le nuvole, che si mangiano il panorama!
Dal parcheggio alla cima sono 790 metri di dislivello che salgono di poco conteggiando anche la modesta deviazione dal Passo Spino al Rifugio Pirlo.
In totale, andata e ritorno, poco meno di cinque ore.
La cima ospita la croce di vetta ed anche una chiesetta, di cui si intravvede
il tetto. In primo piano lo spartano bivacco Due Aceri.
Vedi le altre foto in Picasa Web Album.
Il Monte Pizzocolo sovrasta Toscolano Maderno ed è ben visibile dalla costa orientale del Lago di Garda, da dove spicca per la sua posizione dominante. Effettivamente nelle giornate serene il panorama dev'essere impagabile.
Testo e foto sono di Gigi.

Il tracciato in Google Earth.
Scendendo da Riva del Garda arriviamo a Toscolano-Maderno; qui prima del torrente Toscolano svoltiamo a destra, subito dopo lasciamo a sinistra un antico ponte in pietra e, seguendo le indicazioni, saliamo al paese di Gaino. Entrati nelle strette viuzze dell’abitato, lasciamo a sinistra una piazzetta per svoltare a destra e subito dopo a sinistra. Ora un cartello per il Rifugio Spino ci indica la strada. Dopo non molto l’asfalto termina e si prosegue con una sterrata, un po’ malconcia, che cala nella profonda forra che separa il M. Pizzocolo dal M. Castello di Gaino. Ora dobbiamo proseguire, senza tener conto di sterrate che
dipartono dalla nostra, arrivando fuori dalla stretta forra per poi superare il torrente Toscolano e salire

mercoledì 2 novembre 2011

Bar Magenta

Il Bar Magenta occupa un posto tutto suo nella geopolitica milanese.
Nel 2007 ha compiuto 100 anni.
Dalla sinistra extraparlamentare stile Rattazzo, ai punk alla fine dei '70 per poi giungere alla Milano da bere e da sniffare degli anni '80.
Ora è diventato invivibile e non solo per gli orridi televisori alle pareti.
👉Ne ha viste di tutti i colori e potrebbe essere un narratore disincantato della storia di Milano. Purtroppo, a differenza della Trattoria Toscana e di Rattazzo, ha cambiato troppe gestioni, perdendo progressivamente memoria e anima. L'inesorabile declino si è trasformato in caduta libera nel corso degli anni '90.
Gli interni in una fotografia di Mario Lattuada.
👉Il bancone circolare e gli storici arredi in legno sono sempre rimasti lì, mentre i muri prendevano colori stonati, le vecchie locandine teatrali sparivano.
👉Ora la fama del Bar Magenta è dovuta solo all'orario (praticamente 24 su 24), alla posizione centralissima, al WiFi gratis.
👉Resta comunque meglio di altri bar. Negli anni Settanta il Magenta era il refugium peccatorum di studenti della Cattolica e non solo.
In cantina si tenevano spettacoli di cabaret, per un certo periodo le leggende metropolitane parlarono di un barista informatore della polizia.
👉Resta il fatto che anche i membri del Collettivo Politico Metropolitano frequentavano l'interrato del bar.

martedì 1 novembre 2011

Il vecchio Rattazzo milanese

Inaugurato nel 1961 dal responsabile attuale, Piero Rattazzo, questo bar umile con mobili modesti è stato il più visitato in zona Ticinese e grazie al suo stile popolare lo è ancora. Prima per decenni in Corso di Porta Ticinese 83,  poi dal 2006 senza più neon e 20 metri più avanti, all'incrocio con Via Vetere, spalla a spalla con la mitica Trattoria Toscana.  L'atmosfera grezza e genuina rimane la stessa, come anche le speciali polpettine "misteriose" di Pietro Rattazzo.
Con il Sessantotto iniziò ad essere frequentato dagli studenti per poi divenire un quotidiano punto d'incontro di diversi gruppi politici extraparlamentari. Al Rattazzo si incontravano i leader di Lotta Continua, di Potere Operaio, e persino i militanti delle Brigate Rosse: quindi, Adriano Sofri, Toni Negri, Renato Curcio, ma non Mario Capanna il cui rapporto con Piazza Vetra fu sempre "difficile". Degli attuali giornalisti, venivano Gad Lerner, di Lotta Continua, e Enrico Mentana, che stava con gli anarchici del Ponte della Ghisolfa.

«Anche bretelle rosse veniva», ricorda Rattazzo riferendosi a Giuliano Ferrara. «E Renato Vallanzasca, che era un ragazzo di piazza Vetra. In realtà erano tanti, non posso ricordarli tutti. Tutta la rivoluzione milanese transitava dal Rattazzo. Tutti: i bravi, i brutti e i cattivi». «I miei ex clienti, se liberi, si fanno ancora vedere. Bompressi ogni tanto viene, Pietrostefani non può perché è in Francia, Sofri è agli arresti domiciliari. Ma tanto, appena possono, vengono a trovarci».

venerdì 21 ottobre 2011

Trattoria Toscana in Porta Ticinese

Corso di Porta Ticinese e Navigli, praticamente il quartiere latino di Milano, il cuore della geografia politica degli anni Settanta.
Il vecchio gestore.
L'ingresso della "Trattoria Toscana" nel suo aspetto attuale. Merita comunque di
Al centro del rione Ticinese, a cento metri dalla Libreria Calusca, a cinquanta metri dalla sede nazionale di Avanguardia Operaia, a cinquanta metri dal Bar Rattazzo, a un quarto d'ora dall'Università Statale (quella di Mario Capanna), a tre minuti dal Circolo Ponte della Ghisolfa di Giuseppe Pinelli, a dieci mimuti dal Bar Magenta, a tre minuti dal Mercatino di Sinigallia, a due minuti dalla Libreria Sapere di Piazza Vetra, a cinque minuti dalla darsena del Naviglio e (last but not least) a duecento metri da dove abitavo in quegli anni (tutti i tempi sono a piedi). E' ancora in piedi. Stesso posto, stesse facce, solo più stagionate. E' aperta dal 1972.
👉Ci si andava perchè costava poco e ci si trovava sempre qualcuno. Confinava col Parco delle Basiliche e le Colonne Romane, uno dei più bei posti dell'antica Milano. Inoltre era completamennte fascist free, il che aiutava ed aiuta la digestione.
Sia i tempi che la clientela sono naturalmente cambiati, come si evince anche dal sito, e forse non è più proprio così ruspante come una volta. Da evitare nei week-end. Non è più così economica, ma la cucina è ottima. Anche lei ha subito l'effetto della Milano da bere del craxismo e del berlusconiosmo.

lunedì 26 aprile 2010

Due bivacchi fuori dal coro

L'avveniristico bivacco sulla vetta
della Grigna Meridionale.
Il Bivacco Plattner,
in Val Pusteria.
Per stile e posizione sono agli antipodi. Il primo nelle Grigne, la montagna dei milanesi, il secondo presso una cima del tutto secondaria del Sudtirolo, fuori dai circuiti turistici e frequentato solo dai cacciatori del posto. Il primo avveniristico e spaziale, razionale e urbanoide il secondo contadino fin nel profondo. Alluminio da una parte, legno dall'altra; la città e la campagna, la vacanza e la vita quotidiana.