Il Monte Misone guarda il Lago di Garda da quota 1.802 ed è una bella meta per l'estate. Si sale dal Lago di Tenno, sopra Riva del Garda. escursioni_invernali
Dalla cima verso nord: in primo piano la cresta boscosa del Monte Biaina,
che separa la piccola Val San Pietro (a sinistra) dalla Valle dei Laghi.
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Ma non si vede solo il Garda: i panorami verso nord spaziano dalle Alpi di Ledro all'Adamello, alle cime dei monti di Trento e sono dunque altrettanto belli e raccomandabili. In effetti questa cima è libera da ostacoli e il giro d'orizzonte è proprio a 360 gradi.
Dalla cima verso il gruppo dell'Adamello. In primo piano la dorsale erbosa
Dos d'Enziana-Monte Cogorna, giusto sopra il Passo del Ballino.
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Questa escursione si svolge sempre su sentiero, mai esposto e mai difficile, e si conclude sull'erbosa vetta tondeggiante dopo 900 metri (scarsi) di salita graduale e continua. Piuttosto appartato rispetto alla parte centrale delle Alpi di Ledro.
Meta molto interessante per via dello splendido panorama a 360 gradi che si gode dalla vetta e che comprende il Gruppo di Brenta (a nord) e il Lago di Garda (a sud). Testo e foto sono di Gigi, che c'è andato in questo lungo finale d'inverno ed ha scoperto che c'era (c'è) ancora (troppa) neve. Io c'ero stato in piena estate, scoprendo che il posto è pieno di peonie selvatiche, di solito piuttosto difficili da trovare.
Scarica la traccia GPS da Every Trail. |
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Da Riva del Garda occorre seguire le indicazioni per il Lago di Tenno e il Passo del Ballino. Giunti in località Ville di Monte si svolta a destra, seguendo le tabelle per il borgo medioevale di Canale e il Rif. San Pietro. La stradina che sale al rifugio e stretta è tortuosa finché arrivata nei pressi del rifugio (bivio a destra) continua ancora per alcune decine di metri divenendo sterrata e sbucando infine in un
ampio parcheggio.
Siamo in una spianata a 940 metri e iniziamo la nostra escursione continuando dritti con una larga strada forestale che, dopo breve, inizia a salire comodamente portandoci a un bivio (a destra per la Val Lomasona) dove prendiamo a sinistra. Salendo la strada si fa più stretta infine, dirigendo a sinistra, prende a salire diventando ripido.
Il sentiero 412 che si segue affronta il versante SE del M. Misone con tornanti e traversi che cercano di smorzare la pendenza del tracciato senza molta fortuna. Come se non bastasse, il fondo è sassoso o coperto di foglie, tutto ciò rende il cammino più faticoso; insomma si tratta di un sentiero “ispido” che non concede tregua fino alla selletta di Castiol; sono circa 370 metri di quota! Non c’è null’altro da fare che salire con l'antico passo montanaro, corto e lento.
Raggiunta la Selletta, che in realtà è un piccolo intaglio quasi un pertugio nella cresta S del M. Misone, possiamo fermarci a riposare; qui, infatti, troviamo un sentiero comodo e largo che si allontana in piano. Dalla parte opposta un sentierino, ciò che resta di una vecchia trincea, conduce verso il piccolo cocuzzolo del Castiol. Ripreso fiato, seguiamo il sentiero che dopo poche decine di metri riprende a salire di nuovo con buona pendenza attraversando un fitto bosco di faggi.
Salendo attraverseremo un tratto più aperto da dove potremo vedere il Lago di Tenno nel fondovalle sotto di noi. Il sentiero prosegue alternando cambi di pendenza che ci permettono un cammino più agevole, sale tagliando tutto il versante SO del M. Misone. Percorriamo un tratto abbastanza comodo, dove i faggi cedono il posto alle conifere e a numerose belle betulle, infine compie una secca svolta a destra, sale ancora fino a una specie di balcone naturale. Da qui possiamo vedere, a destra, i pascoli della ormai vicina Malga Misone (così sulla tavoletta IGM 1:25.000) o Malga Tenno dal nome del Comune proprietario della stessa.
Ora il sentiero è largo e comodo, ma purtroppo per me ho trovato la neve che da qui in poi è stata un ostacolo non da poco, perde circa 25 metri per poi risalire e sbucare dal bosco poco sotto la Malga, proprio accanto a dei segnavia; fra cui quello che indica la direzione per salire al M. Misone, dando un tempo di quaranta minuti.
Il sentiero dapprima sale il ripido pendio tagliando i pascoli, poi entra nel bosco, arrivando fin quasi alla cresta ONO del M. Misone, dove compie un tornante e prosegue verso destra continuando l’ascesa che, dopo aver lasciato il bosco, procede su terreno aperto fino a portarsi alla cima.
Quote, dislivelli e tempi:
Parcheggio (Bivio sent. 401/406) m 940
Bivio sent. 410/412 m 958
Sella del Calino m 965
Selletta di Castiol m 1.350
Quota m 1.590
Bivio per il M. Misone m 1.565 c
Malga Misone m 1.575
M. Misone m 1.802
Bivio sent. 410/412 m 958
Sella del Calino m 965
Selletta di Castiol m 1.350
Quota m 1.590
Bivio per il M. Misone m 1.565 c
Malga Misone m 1.575
M. Misone m 1.802
Dislivello : + 887 m / – 25 m
Parcheggio – Sella di Castiol h 1,30
Selletta di Castiol – Malga Misone h 0,45
Malga Misone – M. Misone h 0,45
M. Misone – Parcheggio h 2,30
Totale h 5,00
Selletta di Castiol – Malga Misone h 0,45
Malga Misone – M. Misone h 0,45
M. Misone – Parcheggio h 2,30
Totale h 5,00
Note.
Come già detto la neve mi ha ostacolato non poco. Prima ho iniziato la salita dalla malga seguendo delle vecchie tracce di ciaspole. La speranza che lì il bianco manto reggesse meglio è andata in fumo, già al secondo passo. Ho iniziato allora a battermi la pista, arrancando con lentezza su per il pendio. Superato una cinquantina di metri di dislivello, ero stanco morto, ho insistito ancora un poco poi ho deciso scendere.
Avendo ancora tempo, ho allora deciso allora di raggiungere la vicina Malga Fiavè e salire su un cucuzzolo panoramico da dove ho scattato qualche bella foto. Tornando indietro, l’idea era di fermarmi sotto Malga Misone tra prati e crochi nell’attesa di tornare a valle, ma ho notato due escursionisti in discesa lungo la traccia da me faticosamente aperta. Oh perbacco! Vuoi vedere che i due sono riusciti ad arrivare alla cresta e salire fino alla cima. Arrivato alla malga, sono salito nuovamente seguendo i miei, e i loro, passi. Con un po’ di fatica, ma niente in confronto a prima, sono arrivato fino al tornante vicino alla cresta, dove ho scoperto che i due escursionisti, da me visti scendere, avevano percorso ancora pochi metri poi erano tornanti indietro. Pensando tra me e me «vecchia mia, stavolta non mi freghi», scalciando come un mulo in preda ad un attacco isterico, ho superato i 4/5 metri di neve che mi separavano dalla cresta. Qui, oltre al precipite versante SO e al suo panorama, ho scoperto che forse potevo percorrere la cresta, tenendomi il più possibile vicino alla vegetazione. Subito tutto è filato dritto, poi ho dovuto ributtarmi tra la vegetazione per evitare un tratto di cresta troppo esposto. Mi sembrava di essere circondato da un esercito di folletti dispettosi; strattoni allo zaino, rami tra le gambe, uno continuava a farmi cadere il cappello sugli occhi. Tolto il cappello e raggiunta di nuovo la cresta non ho avuto più problemi riuscendo, finalmente, ad arrivare in cima. Fatte le doverose foto e firmato il libro di vetta mi sono concesso un bella sosta steso su un masso al riparo del vento.
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