Da sinistra: Cima Falkner, Campanile dei Camosci e Cima Grostè. La coppia di
intagli fra le tre cime sono le due bocchette dei Camosci che si incontrano lungo
il Sentiero Benini, uno dei tanti rami della Via delle Bocchette. Osservato da den-
tro l'altipiano appare molto meno piatto che dal Passo del Grostè. Con la pru-
denza che l'età porta con sè siamo rientrati alla base ancora col sole in cielo e
ci siamo subito imbarcati. Siamo così riusciti a dribblare la fila di euforici russi
che sono ormai la ciambella di salvataggio della nostra industria dello sci.
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La neve, poca e sventata, aveva sì una bella portanza ma per il resto lasciava molto a desiderare.
Ammucchiata dal vento dove non serviva, mancava del tutto sulle piattonate carsiche irte di spigoli taglienti ben note a chi frequenta il Grostè.
Si avanzava al rallentatore, com-piendo grandi e piccole "esse" per evitare i tratti più insidiosi di roccia affiorante.
Niente traccia battuta, e quindi si andava ad occhio, scovando i pochi ometti di sassi che spuntavano dalla neve.
Anche la cartografia del GPS si è rivelata inutile: non riportava il sentiero e quindi sapere che "voi siete qui" in mezzo al nulla...
Niente traccia battuta, e quindi si andava ad occhio, scovando i pochi ometti di sassi che spuntavano dalla neve.
Anche la cartografia del GPS si è rivelata inutile: non riportava il sentiero e quindi sapere che "voi siete qui" in mezzo al nulla...
Ritardo dopo ritardo il su e giù per l'arido altipiano ci ha portati dapprima a quota 2.605 e poi a quota 2.600, dove c'è anche una croce di vetta; lì ci siamo decisi - secondo me molto saggiamente - a ripiegare.
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