domenica 6 settembre 2020

"Tralummescuro" ovvero i ricordi in chiaro scuro di Guccini: c'eran gli strìggoli a far gli schiocchi...

La silene è un’erba spontanea imparentata col dio Sileno, educatore e compagno di Bacco, famoso per il ventre rigonfio che rimanda al calice panciuto e globoso di questa stessa piantina commestibile.
I diari dello scooter: Tra lume e scuro
Francesco Guccini, "Tralummescuro", Giunti Editore, 2019. Anche in E-book, per fortuna.
La silene con i suoi fiorellini bianchi o rosa dol calice a palloncino che da bambino stringevi fra i diti per farli scoppiare.
"Si facevano certe insalate con la straìggola, come con gli striccapugn-gni,(tarassaco) che poi crescono e diventano piscialètto, ma questi, prima di mangiarli, devi farli lessare, poi passarli nell’acqua fredda, se no sono duri. [...] gli strìggoli, raccolti giovani,  venivano bolliti e poi aggiunti alle frittate, ma l’uso è scomparso nell’ultimo dopoguerra. I bambini strappavano i calici poi, chiudendo le dita in modo da formare una piccola camera d’aria, li rompevano con forza per farli schioccare sul dorso della mano o sulla fronte." ("Tralummescuro", pag. 195)
silene
La Silene è una pianta erbacea del genere Rumex, detta in italiano romice, acetosa o lapazio. Di sapore brusco, veniva consumata in primavera nelle insalate. La foto è scadente ma autentica, presa lungo gli strapiombi prima della ex-cava di onice sul Monte Agnello, andando a far luganeghe alla piastra su i cerchi della fornasela di un bivacco fuori mano (siamo nei mesi del Coronavirus). 

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