venerdì 31 maggio 2024

La "moglie trentina" di Mussolini, che lui fece internare a Pergine e poi a Venezia, dove morì

L'ignobile trattamento inflitto dal Duce a Ida Dalser, prima internata nel manicomio di Pergine e poi fatta morire in quello di Venezia.
L'isola di San Servolo a Venezia, che all'epoca ospitava un manicomio. "Mussolini in realtà aveva ammesso di avere avuto una relazione con la Dalser, riconobbe pure di essere il padre del bambino e si offrì di provvedere al suo mantenimento versando alla madre la somma di lire 200 mensili (non poco, per quel tempo)." Ma la Dalser rifiutò...     [dal libro di M. Zeni "La moglie di Mussolini"]
 Marco Zeni "La moglie di Mussolini" Trento, Effe e Erre, 2005.
Il tutto avvenne con la collaborazione attiva degli ineffabili parenti trentini di Sopramonte - sempre disponibili con i potenti - che si diedero da fare prima per spedire in Cina il figlio Benitino e poi per riservare a Benitino la stessa sorte della madre.
👉La povera Ida Irene Dalser (Trento, 25 agosto 1880 – Venezia, 3 dicembre 1937) è stata una delle compagne di Benito Mussolini. Spremuta come un limone e buttata via come un cencio dal Duce del fascismo, che per silenziarla si avvalse della collaborazione attiva dei di lei parenti trentini... una storia ignobile terminata con l'assassinio per procura del figliolo Benitino, morto anche lui dopo essere stato sotterrato in un manicomio (morì nel 1942, cinque anni dopo la madre).
Ida Dalser, morta nel manicomio di Venezia nel 1937, e di suo figlio Benito nito Al-
bino, morto nel manicomio di Mombello (Milano) nel 1942.
👉Figlia del borgomastro di Sopramonte  Albino Dalser (Trento era allora provincia austriaca), Ida si diplomò a Parigi come estetista e aprì un salone di bellezza a Milano. Qui conobbe Mussolini nel 1913, quando lui era direttore dell’"Avanti!", organo ufficiale del Partito Socialista Italiano. Il 16 novembre 1915 Ida diede alla luce un bambino, cui impose i nomi dell’amante e padre. Mussolini lo riconosce come suo figlio naturale in una dichiarazione firmata dinnanzi al notaio Buffoli di Monza, l’8 aprile 1916. Ma Mussolini nel frattempo si era già “accasato” con la ragazza di Predappio, Rachele Guidi, dalla quale, nel 1910, aveva avuto la prima figlia, Edda. E, appena un mese dopo la nascita del piccolo Benito Albino, Mussolini sposò con rito civile, all’ospedale di Treviglio (dov’era ricoverato per le ferite riportate al fronte, durante la Grande Guerra), proprio Rachele, che da quel momento si trasferì a vivere con lui e con la piccola Edda a Milano, in via Castelmorrone.
Il sunto della incredibile storia, quando la farsa non si era ancora volta in tragedia.
👉Poiché l’atto di nozze tra Mussolini e la Dalser non è mai stato trovato, bisogna ricorrere alle testimonianze. Nel suo libro, Marco Zeni scrive che un prete di Sopramonte, don Luigi Pedrolli, avrebbe confessato, negli anni Cinquanta, ad Antonio Zieger, bibliotecario del Comune di Trento, che l’annotazione dell’atto di matrimonio, nella parrocchia di Sopramonte, a margine dell’atto di nascita di Ida Dalser, sarebbe stata «strappata nel 1925 da gente interessata». E' automatico dedurne che il Papa e la Chiesa intera, nel 1925, si sarebbero resi complici di un sacrilegio, poiché è impossibile che un parroco non informi i superiori di una simile iniziativa coinvolgente, tra l’altro, il capo del governo in carica. Si dà però il caso che Ida Dalser non sia mai stata sposata con Benito Mussolini, come risulta dalla sentenza pronunciata dal Tribunale di Milano, presidente Giovanni Maria Antonioli, giudici Vincenzo Porro e Luigi Serra, nella causa promossa il 19 maggio 1916 da Ida Dalser, proprietaria di un salone di bellezza, contro Benito Mussolini, giornalista, per essere stata «sedotta e resa madre con promessa di matrimonio non mantenuta».
I tre protagonisti della triste vicenda. Nel fotomontaggio non compaiono i "collabo-
ratori di Sopramonte, parenti della Dalser, tipo il Podestà di Sopramonte.
👉Durante il processo Mussolini ammise di avere avuto una relazione con la Dalser, riconobbe di essere il padre del bambino e si offrì di provvedere al suo mantenimento versando alla madre la somma di lire 200 mensili (non poco, per quel tempo). Il tribunale accolse la proposta. In precedenza, e precisamente il 2 maggio 1914, Ida Dalser, sempre assistita dal suo avvocato, aveva promosso analoga causa nei confronti del professor Giuseppe Brambilla, altro frequentatore del suo salone di bellezza, chiedendogli un risarcimento di lire 100mila «per seduzione e mancata promessa di matrimonio». Il tribunale aveva respinto la richiesta come infondata e condannato la Dalser al pagamento delle spese di giudizio.
👉La Dalser – è ampiamente provato – non dava tregua a Mussolini: scenate dinnanzi alla redazione del Popolo d’Italia quando il futuro Duce era a Milano, e poi alla presidenza del Consiglio dopo la chiamata a capo del governo il 28 ottobre 1922; lettere infuocate alle massime autorità dello Stato, al Re, al Papa. Le scenate in pubblico erano all’ordine del giorno. Anche i continui ricoveri in manicomio. Quanto al piccolo Benito Albino, fu affidato dal Duce alle cure del fratello Arnaldo, succedutogli alla direzione del Popolo d’Italia. Arnaldo Mussolini, a sua volta, sistemò dapprima il ragazzo presso uno zio materno, in Trentino. Benitino venne successivamente mandato militare in Cina ed infine fatto ricoverare in manicomio del milanese, ove morì.
👉Il libro scritto dal giornalista trentino Marco Zeni, fu pubblicato come libro-strenna della Cassa Rurale di Sopramonte (TN), nel 2000. Fu poi pubblicato per il largo pubblico nel 2005.

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