La guerra non ci ha neppure sfiorati e delle difficoltà della ricostruzione non ci siamo neppure accorti.
Mangiavamo tutti i giorni, forse poco, ma mai abbiamo patito la fame. La guerra fredda e il terrore atomico ci passarono accanto toccarci, e lo stesso vale per le tensioni sociali e gli scontri di piazza, che pure ci furono. Troppo piccoli per vedere e per capire. Ma abbastanza grandi per vedere altre cose: la Lambretta che sostituiva la bicicletta, e poi la Seicento, la lavatrice, la televisione, il frigorifero, il telefono a casa, il juke-box, le radioline a transistor, i fumetti, le vacanze al mare, in un crescendo travolgente che ci mostrava il futuro come una meravigliosa avventura. Siamo cresciuti nell'età dell'oro, dove tutto era possibile e il domani certamente migliore dell'oggi. Anni di piena occupazione che ci hanno permesso un welfare generoso e una cultura viva, libri importanti, il cinema neorealista, musica di qualità, l'industrial design e le arti visive. Ci siamo affrancati dal familismo e dai preti, abbiamo imposto una nostra rivoluzione dei costumi e costruito una nuova scala di valori cooperativa, egualitaria, pacifica e libertaria. Decenni di crescita continua, prosperità crescente e possibilità illimitate ci hanno fatti ingenui e ottimisti. E quando nel '69 l'uomo sbarcò sulla luna noi non ci stupimmo più di tanto perchè noi, da parte nostra, eravamo pronti a dare l'assalto al cielo.
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