Gli alpini (elmetto bianco) erano in fuga e i russi (divisa
chiara) li travolgevano. Ma era piuttosto difficile da capire,
per chi s'affidava alle frottole delle copertine di Beltrame!
|
La didascalia recita: «La grande battaglia nell'ansa del Don. - Nei combattimenti che si sono accesi in seguito all'offensiva sovietica, si sono distinti i nostri Alpini, particolarmente quelli della Divisione «Julia», che, con vigorosi contrattacchi, hanno fermato il nemico e lo hanno ricacciato vittoriosamente».
Questa era la propaganda di guerra del regime fascista, cui la stampa era tenuta ad uniformarsi.
I pennivendoli dipingevano un quadro ben diverso da quello che cominciarono a raccontare i sopravvissuti, dopo essere tornati fortunosamente alle loro case.
Non basta: bisognò attendere ancora anni e anni perchè dal torpore democristiano del dopoguerra emergessero le due testimonianze che hanno definitivamente squarciato il velo: "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern e "La strada del davai" di Nuto Revelli.
Ed è stato solamente molti anni più tardi che qualcuno, non a caso non italiano, ha finalmente piazzare l'indispensabile tassello: "Invasori, non vittime", alla faccia del mito degli "italiani brava gente".
bello avere solo certezze.....
RispondiEliminaBeh, su queste cose gli storici concordano e l'interpretazione è univoca. Naturalmente è lecito dissentire ma se Einstein poteva permettersi di dubitare della fisica classica, credere alla terra piatta è un'altra cosa... Comunnque sì, continuo a pensare che "Abbi dubbi" di Edoardo Bennato sia stato un bell'album...
Elimina