Abito nel fondovalle. A nord la catena dei Lagorai, a sud l'altopiano di Asiago. Montagne conosciute. Eppure sentiamo cosa riferiva il vecchio Gigi in uno dei suoi "Racconti minimi".
Dal bivacco "Bivio Italia" verso Cima Dodici, ma senza la neve, cosicché la strada militare austriaca risulta perfettamente visibile. |
Vista primaverile dl bivacco "Bivio Italia" dove abbiamo malamente pernottato. |
Comincio ad innervosirmi perchè so di essere vicino alla meta. Sono già stato al Bivacco Lenzi, salendo però dalla Valle di Sella per il ripido ed impervio Vallòn delle Trappole. Percorrere l'altopiano innevato, con rilievi e depressioni, oltre che faticoso non è semplice. Guardo ancora la carta quindi, basandomi sulla posizione di Cima Dodici, dico all'amico che dobbiamo puntare dritti verso l'orlo dell'altopiano, solo così non avremo più problemi di orientamento. Giustamente Fausto mi fa notare che ormai è quasi buio e conviene essere prudenti dirigendoci verso una costruzione che abbiamo sulla nostra destra. Sulla carta è segnato come come bivacco, dovrebbe trattarsi del baito Cuvolin. Raggiungiamo il baito trovandolo in condizioni assolutamente disastrose. Decidiamo di tornare indietro e pernottare nel Bivacco di Bivio Italia, là almeno ci sono dei materassi, certamente malridotti ma sempre meglio di niente".
Morale: se avessimo avuto il GPS saremmo arrivati senza problemi all'ormai prossimo bivacco Lenzi, certo! Ma all'epoca non esistevano i GPS!
(Luigi Faggiani, Racconti minimi, Euredit, Trento 2003)
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