Gli stessi scatti dopo essere stati "sviluppati" con CameraRaw di Photoshop. Mi sono limitato a settare il bilanciamento del bianco su "luce diurna" e ad aggiustare leggermente l'esposizione. |
Fino ad un ingrandimento del 100-120% le tre immagini non mostrano macroscopiche differenze. |
Solo ingrandendo in maniera esagerata le differenze diventano più evidenti. |
Panasonic Lumix zoom 14-42mm
Era l'obiettivo di serie della Lumix G2 ed equivale ad un 28-84mm nel formato pellicola. Non è molto luminoso (f/3.5-f/5.6) e i test di laboratorio non gli riconoscono prestazioni eccezionali. Si tratta di una lente entry-level senza infamia e senza gloria ma dotata di quanto richiesto dal trend attuale: messa a fuoco automatica e stabilizzatore d'immagine (che ci permette scatti di due-tre stop più lenti riducendo il pericolo di mosso). La distanza di messa a fuoco minima è di 30 centimetri. Il peso è di soli 160 grammi perchè è dimensionato per il formato Microquattroterzi.
Nota: siccome gli 84mm equivalenti sono un po' meno dei 100mm dei due vetri sovietici, ho prima ritagliato l'immagine e poi ho l'ho ingrandita per portarla alle stesse misure fisiche dei due files sovietici.
Pentacon 50mm f/1.8
Con la fine della seconda guerra mondiale gli stabilimenti Zeiss siti nelle regioni orientali della Germania furono inglobati nella DDR. Nel conflitto di attribuzione del nome la Zeiss dell'Est fu obbligata a vendere sui mercati occidentali le Contax S con il nome Pentacon. Il marchio tedesco-orientale Pentacon è nato nel 1959 dalla fusione di diversi produttori di fotocamere Germania Est tra cui la VEB Kamerawerke Freital che prima della guerra facevano parte della quotatissima industria ottica e fotografica tedesca. L'azienda pubblica (una sorta di Kombinat) inizialmente portava un nome diverso, ma nel 1968 assunse il nome di VEB Pentacon dopo aver assorbito anche l'altro famoso produttore di obiettivi pre-guerra, la Meyer-Optik Görlitz. Di conseguenze celebri ottiche Meyer come Orestogon, Lydith, Oreston, Primotar e Trioplan sono stati rinominati per Pentacon. Così f/1.8 Pentacon 50 mm è effettivamente un Meyer Oreston 50mm f/1.8 mentre il teleobiettivo Pentacon 300 millimetri f / 4 è in realtà Meyer 300 millimetri f / 4 e così via. Per rendere le cose ancora più confuse, la Carl Zeiss Jena (ripristinata dalla DDR nel 1965) realizzò un paio di vecchi progetti Meyer esportandoli nei paesi occidentali con il marchio "aus Jena". E' il caso del Meyer Orestogon 29 millimetri f/2.8 (denominato anche Pentacon 29 millimetri f/2.8) che era abbastanza comune in Europa occidentale negli anni '80 e '90 e può essere trovato spesso anche oggi su eBay. Ed è anche il caso del Pentacon 50 mm f/1.8 oggetto di questa mia comparzione: derivava dal progetto Meyer Oreston 50mm f/1.8. E' possibile trovarlo in numerose varianti. L'originale, quello che viene chiamato "zebra" Meyer, così come "auto" e "elettrico". Le uniche differenze tra una versione all'altra sono estetiche e meccaniche, cioè il controllo automatico anzichè manuale del diaframma; non ci sono cambiamenti nel design ottico ad eccezione di alcuni miglioramenti nel rivestimento antiriflesso.
Sia Meyer che le variazioni Pentacon di questa lente erano disponibili sia con il classico innesto a vite M42 che con quello a baionetta Praktica B. Vedi risultati del test di "Lens & camera review".
Industar 2 50mm f:3.5
Era costruito in Unione Sovietica dalla KMZ (Krasnogorskiy Mechanicheskiy Zavod).
L'Industar-50-2 discende dall'Industar-50 montato di serie sulla fotocamera a telemetro Zorki, prodotta negli stessi stabilimenti della mitica SLR sovietica Zenit. C'erano due versioni: una collassabile simile all'Elmar prodotto in occidente per la Leica, ed una normale. Ne venne prodotta una terza versione per macchine reflex ed era ad ingombro ridotto. Si trattava dello I-50, pensato per le prime Zenit prodotte dalla KMZ. Tutte e tre gli obiettivi avevano l'attacco a vite tipo Leica M39 ma quello per la Zenit era privo del sistema di accoppiamento per la messa a fuoco telemetrica.
Era considerato un obiettivo molto inciso e che produceva colori brillanti e ben contrastati, in particolare molto inciso a partire da f/5,6 in su.
Gli obiettivi Industar derivavano dal famoso Tessar della Carl Zeiss. Lo schema ottico prevedeva 4 lenti in 3 gruppi e garantiva una lente leggera e compatta. E' un'alternativa a basso costo rispetto ai “pancake” attualmente di moda che adottano schemi derivati anch'essi dal vecchio Tessar.
L'Industar-50-2 è la versione con attacco a vite M42. E' solo poco più grande e più spesso del tappo del corpo macchina di molte reflex. Non credo sia dotato di rivestimenti "multicoated" antiriflesso, ma con un obiettivo così semplice i riflessi non sono un problema.
Naturalmente montandolo su una macchina attuale si perde l'automatismo del diaframma (che va regolato manualmente con l'apposita ghiera) e anche la messa a fuoco va fatta a mano. Inoltre, i 50 millimetri di lunghezza focale equivalgono, come angolo di campo, ad un 80mm su reflex formato APSC e ad un 100mm su macchine formato Quattroterzi o Microquattroterzi.
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