giovedì 15 dicembre 2011

I costi territoriali del "modello veneto"

Negli anni passati ce lo siamo sentito ripetere da schiere di giornalisti compiacenti: nel nord-est del belpaese cresceva la nuova economia.
modello veneto
Dalle pendici del Monte Grappa: l'urbanizzazione della periferia di Bassano.
I campanili, un tempo riferimenti certi e visibili e segno di identità, sono ormai
di difficile individuazione, affogati come sono nel continuum edilizio.
Pochi dati, molti titoli e zero dubbi, questa era la formula. E così, ripeti oggi e ripeti domani, me l'ero bevuta anch'io. Sì, restava un piccolo dubbio, poco più di un'insignificante ombra, che veniva dalla conoscenza diretta (per via di parentado) di uno dei luoghi topici del modello veneto: il distretto del mobile antico nella bassa veronese.
L'ombra mi diceva che c'era poco da fidarsi di un sistema economico formato da un brulichio di micro-imprese a conduzione familiare abituate a vivere alla giornata. Realtà che riuscivano a galleggiare solo limando i costi. E che nel farlo seguivano, più o meno consapevolmente, uno schema a tre punte: autosfruttamento famigliare, lavoro nero, evasione fiscale e contributiva. Nient'altro.
Padri, madri, figli e nipoti, tutti a lavorare in azienda per dieci-dodici ore al giorno, a volte anche la domenica. E gli altri, spesso a nero e ancor più spesso "neri" cioè extracomunitari. Nei bar si diceva: perchè sennò non ce la facciamo, è colpa delle tasse. E così, un bicchiere dopo l'altro, si arrivava a teorizzare l'evasione sbraitando contro "roma ladrona".
I profitti se ne andavano in villette in stile arabo-bergamasco, Bmw e Mercedes, nuovi capannoni, nuovi accessi al credito. Una girandola che ha trasformato la pianura padana in un continuum cemento-asfalto quasi invivibile e dai costi crescenti.
modello veneto
Solo le antiche proprietà nobiliari e i loro parchi secolari sembrano avere la forza
sufficiente per sfuggire alla devastazione del modello veneto. Per quanto ancora?
Allora nessuno voleva pensarci, eppure la crosta edilizia è innervata da reti infrastrutturali (viabilità, acqua, elettricità, gas, energia, comunicazioni, fognature) una cosa complicata la cui manutenzione costa salata. I soldi degli oneri di urbanizzazione si pagano una volta sola assieme alla licenza edilizia, ma la manutenzione delle reti prosegue per sempre ed è a carico del Comune. Se ne occuperanno figli e nipoti dei lungimiranti paroni a casa nostra.
Sempre più incazzati con cinesi, terroni e sindacati vengono a lustrarsi gli occhi in Trentino e in Sudtirolo. Da voi è bello, dicono, e avete l'autonomia. Anche da voi era bello, un bello diverso, con i doppi filari di platani ad ombreggiare le strade, i fossi, i canali e poi i filari di pioppi a delimitare i campi, le vigne sposate ai gelsi, le cascine di mattoni...

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