Storia e memoria non sempre vanno d'accordo. Tra i civili, molti ignoravano le ragioni e le dinamiche della guerra e attendevano semplicemente la sua fine dimenticando che la strategia nazista prevedeva di instaurare il terrore come mezzo di controllo e sottomissione. C'erano anche i collaborazionisti locali, che nel dopo- guerra si sarebbero dati da fare per diffondere nell'opi- nione pubblica una storia riscritta e tentare un'impossibile riabilitazione delle ragioni naziste appoggiandosi a quanti allora attuavano una "politica della dimenticanza". |
Più che un singolo episodio si tratta di un grappolo di scontri e rappresaglie che accompagnarono la ritirata nazista lungo le valli dell'Avisio e che culminò nel massacro di 31 persone, fra partigiani e civili, nei pressi di Cavalese tra Stramentizzo e Molina di Fiemme:
● il 28 e 29 aprile a Piazzol, vicino a Molina: morti un partigiano e un soldato tedesco;
● il 2 maggio tre giovani (di 17, 18 e 19 anni) uccisi per rappresaglia a Castello;
● il 3 maggio in località Miravalle, presso Capriana, in uno scontro a fuoco tra una pattuglia di partigiani e l’avanguardia di una colonna di SS perdono la vita un partigiano e due soldati tedeschi e in un successivo scontro presso Stramentizzo cadono un altro partigiano ed un altro soldato tedesco; numerosi i soldati tedeschi fatti prigionieri;
● il 4 maggio, un battaglione di SS attacca prima Stramentizzo e poi Molina: 31 i morti accertati (17 partigiani e 14 civili inermi: uomini e donne, uccisi nelle loro case), 9 le case bruciate a Stramentizzo, 19 a Molina. Le cronache parlano anche di 30 morti e 10 feriti tra i soldati tedeschi.
A margine va ricordata la vicenda di Giorgio Marincola, il "partigiano nero" caduto a negli scontri di Molina (accuratamente censurata nel cinquantennio DC).
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