Quando trovo scritto "hosteria" con la "H" davanti scappo a gambe levate, di finzioni plasticose ne ho piene le tasche (e non me ne vogliano nè Slow Food nè i sacerdoti del "bio").
Una delle sale interne del Cavallino Bianco, con tanto di cervo dal grande palco. |
Anche per questo quando trovo un posto che non solo non inalbera la "H" ma addirittura si mimetizza dietro la dicitura "albergo", allora mi incuriosisco.
I canederli, grossi al punto giusto e impiattati coi cappucci tagliati fini (la cameriera si assicura che io abbia compreso la differenza fra cappucci e crauti) sono da manuale, cioè semplici ma senza difetti. Ma anche il gulasch (completo di nervetti) non scherza. L'insalata mista di contorno è ordinaria ma non siamo in Italia, la patria del pomodoro, e dobbiamo ricordarcelo. |
Ce n'è abbastanza per spingermi ad entrare, quei cento passi di distanza dai localini prediletti della borghesia trendy sanno quasi di mezza garanzia.
Il posto nasconde un'anima antica, lontana dal fronte strada e annidata all'interno di quel "modulo gotico" che si ripeteva in ogni centro medioevale con i suoi bravi portici sul fronte-strada e la striscia di terra dedicata all'orto all'interno.
Non è un'info da cercare in Internet, dove certe dritte non si trovano, ma ora che l'ho scovato, ci torno di sicuro perchè, come dicono a Firenze, "merita".
...son decenni che è così, potrebbe durare :)
RispondiEliminaSperiamo di sì! Qui a Trento sopravvive in uno scantinato giusto di fronte alla storica Birreria Pedavena l'altrettanto storica trattoria Al Vòlt...
Eliminae ancora cosi....
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