L'attuale strada per Aldino venne aperta solo nel 1958. Poi, una volta costruito anche l'ardito ponte ad arco che scavalca il Rio Nero, venne asfaltata e migliorata, ma per una decina d'anni rimase bianca, stretta e ripida tanto che per la discesa al paesino di Olmi (24% di pendenza, d'inverno si montavano le catene per evitare di finire nel torrente) si ricorse ad una piccola corriera 4x4 su telaio Fiat-OM che venne (penso) realizzata ad hoc carrozzando un camioncino della classe Leoncino. Fino al 1970 l'aspetto era quello di questa foto (scattata nel 1914) . |
Zoom sul paese dalla vetta del Weisshorn/Corno Bianco. In bianco e nero la sua estensione prima che venisse costruito il ponte. La nuova strada ha figliato una colata di edifici senza costrutto. |
Prima dell'apertura della strada, ad Aldino ci si arrivava solo a piedi, risalendo la mulattiera (1000 metri di dislivello) che partiva da Bronzolo, in Val d'Adige. L'isolamento era com-pletato dall'assenza di collegamento con Monte San Pietro e Nova Ponente. Perfino Redagno (che pure era una frazione del Comune di Aldino) era collegato solo via mulattiera.
Il sindaco (al centro e nel riquadro), il segretario comunale, il prete e i carabinieri con i contadini interessati dal passaggio della nuova strada. |
Il posto era isolato almeno quanto il Santuario di Pietralba, entrambi si raggiungevano a piedi e tra i due non esisteva nemmeno una strada forestale. Solo mulattiere. Ma essendo il baricentro dell'altipiano, era uno snodo importante, vitale punto di riferimento per i masi che punteggiavano l'altopiano.
Nella manciata di case si contavano ben tre alberghi perchè chi saliva sin lì per motivi di affari o altro, non poteva certo tornare a valle in giornata.
Il più antico, quello della Rosele, era il riferimento per i contadini che la domenica, scesi dai masi per la messa delle undici, si trattenevano poi fino a sera per trattare gli affari e mangiare nelle due Stube a piano terra e per bere e giocare ai birilli sotto la tettoia di legno.
Mogli e figliolanza, fatta qualche spesa nel negozio in piazza, risalivano in fretta al maso, gli uomini si fermavano e bevevano quantità industriali di una
Schiava pallida e acidula. In cucina dominava la vecchia Rosele, che sfornava canederli dalla sua Rauchküche piantata direttamente sulla roccia, cinque o sei gradini sotto il livello del bar.
Da quell'antro nero e affumicato uscivano a getto continuo i piatti che contrappuntavano il basso continuo delle bevute, veramente omeriche.
Il vecchio Gasthof ribolliva di vita, si facevano affari, si sentivano storie, si intrecciavano incontri, e poi la politica: il nuovo ponte, soprattutto. I più benestanti, socchiudendo gli occhi, si raffiguravano il profilo del Maggiolino e i giovani pensavano alla città, ai cinema e alle canzoni italiane...
Il più antico, quello della Rosele, era il riferimento per i contadini che la domenica, scesi dai masi per la messa delle undici, si trattenevano poi fino a sera per trattare gli affari e mangiare nelle due Stube a piano terra e per bere e giocare ai birilli sotto la tettoia di legno.
Mogli e figliolanza, fatta qualche spesa nel negozio in piazza, risalivano in fretta al maso, gli uomini si fermavano e bevevano quantità industriali di una
Schiava pallida e acidula. In cucina dominava la vecchia Rosele, che sfornava canederli dalla sua Rauchküche piantata direttamente sulla roccia, cinque o sei gradini sotto il livello del bar.
Da quell'antro nero e affumicato uscivano a getto continuo i piatti che contrappuntavano il basso continuo delle bevute, veramente omeriche.
Il vecchio Gasthof ribolliva di vita, si facevano affari, si sentivano storie, si intrecciavano incontri, e poi la politica: il nuovo ponte, soprattutto. I più benestanti, socchiudendo gli occhi, si raffiguravano il profilo del Maggiolino e i giovani pensavano alla città, ai cinema e alle canzoni italiane...
Oltre alla canonica, c'erano un negozio di alimentari e generi coloniali che vendeva di tutto, dallo zucchero allo spillone da balia, la sede del municipio, dell'ufficio postale e dei vigili del fuoco, la scuola elementare con la sua pluriclasse e anche un enorme tiglio al centro della piazza, con la sua brava panca circolare. Più tardi si aggiunse la caserma dei carabinieri con la cella di sicurezza situata sotto terra e chiusa da una botola. Il piccolo centro era completato dal ricovero per anziani.
La corriera andava e veniva da Bolzano tre volte al giorno, il sindaco fabbricava cassette da frutta in legno di abete.
Ma i suoi successori si sono dati molto da fare per smontare pezzo a pezzo l'identità del paese. Prima l'hanno circondato con un anello di asfalto e nuove costruzioni, poi hanno aggredito la collinetta con due due strade larghe dieci metri, hanno abbattuto il tiglio secolare con la panca rotonda, smontato, rimontato e moltiplicato per tre tutti gli uffici pubblici e abbattuta la tettoia del gioco delle bocce.
Ma i suoi successori si sono dati molto da fare per smontare pezzo a pezzo l'identità del paese. Prima l'hanno circondato con un anello di asfalto e nuove costruzioni, poi hanno aggredito la collinetta con due due strade larghe dieci metri, hanno abbattuto il tiglio secolare con la panca rotonda, smontato, rimontato e moltiplicato per tre tutti gli uffici pubblici e abbattuta la tettoia del gioco delle bocce.
Si sono sbocconcellati l'anima e sono rimasti col torsolo in mano. Hanno fatto letteralmente piazza pulita della loro paese. Oggi la domenica mattina la piazza è desolatamente vuota, silenziosa, linda e tirata a lucido ma anonima come un depliant pubblicitario. Il vuoto è pneumatico, sconcertante come la babele degli stili delle conigliere tirate su in fretta attorno al paese.
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