"Spaesati" è dovuto alla penna agile di un giornalista che conosce bene storia e risvolti di questa terra di confine, malamente colonizzata dal fascismo (i cui fantasmi sopravvivono nelle teste di tanti nipoti e figli dei "migranti del Duce" arrivati qui negli anni fra le due guerre).
E' stato a lungo giornalista presso la sede RAI di Bolzano (come Lilli Gruber); è nato e e cresciuto a Bolzano. Suo padre è stato magistrato, prima a Bolzano, dove è ricorda- to per l'apertura mentale di cui seppe dar prova in anni difficili e poi a Roma con il de- licato incarico di Procuratore Generale. |
Forse Lucio Giudiceandrea avrebbe potuto intitolare il suo lavoro (che si ferma al 2005) "In cauda venenum", nel senso che il fascismo - andandosene - ha lasciato in eredità alle nuove generazioni italiane un futuro da stranieri in terra straniera: gli italiani dell'Alto Adige e i loro partiti sembrano ancora para-lizzati dalle tossine iniettate ai loro nonni e genitori quando il Duce voleva trasformare i sud-tirolesi in "italianissimi".
Altri cronisti orientati a sinistra come Giorgio Bocca e Seba-stiano Vassalli avevano scritto del Sudtirolo: l'avevano fatto attingendo informazioni presso gli esponenti dell'establishment italiano locale, per lo più di destra quando non fascista, e questo spiega i loro clamorosi abbagli. Giudiceandrea invece è nato e vive lì, parla il tedesco ed è in grado di cercare le sue fonti in entrambi i mondi.
Chi non ama le ricostruzioni storiche e mal sopporta le analisi politiche farebbe bene a tenerne una copia nella giacca a vento: metà del libro è fatto da un "glossario" di termini sicuramente ostici per chi del Sudtirolo conosce solo la reception dell'albergo e la stazione dell'impianto: Heimat, proporzionale, patentino, Pacchetto, Schützen, etc. Roba semplice ma che aiuta a capire...
(Lucio Giudiceandrea, "Spaesati. Italiani in Südtirol", Edition Raetia, Bolzano, 2006)
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