sabato 13 gennaio 2018

Il trekking dell'Avisio, uno spunto per chi ama viaggiare nel tempo

Un viaggio nel tempo del fiume, che qui si è fermato alla grande alluvione del 1966. Chi cerca l'avventura magari dimentica che talvolta
trekking dell'avisio
Alessandro Ghezzer,"Trekking dell'Avisio: 150 km di
ravanate lungo il fiume", Edizione Kindle, 2017.
la si può trovare giusto dietro casa, appena oltre il cancello dell'orto...
L'esplorazione del tratto cembrano del torrente Avisio - che nasce dalla Marmolada e confluisce nell'Adige a Lavìs - è stata intrapresa per "...capire se dopo decenni di abbandono delle attività umane lungo il fiume, un tempo fiorenti, era possibile rintracciare l’antica viabilità per ipotizzare un lungo e affascinante trekking fluviale di 50 chilometri, qualcosa di unico non solo in Trentino ma in tutte le Alpi."
L'autore (coordinatore del noto forum di montagna Girovagandoinmontagna) giunge ad una conclusione che è anche uno stimolo per i tanti enti pubblici della valle e della provincia: il trekking dell'Avisio si può fare: "abbiamo mappato col GPS oltre 150 km di viabilità varia. Come immaginavamo, gran parte della vecchia viabilità vicino al fiume è scomparsa: andata in disuso, franata o spesso inghiottita dalla vegetazione lussureggiante. Ma per molti tratti ancora c’è, basterebbe dargli una bella ripulita. Le molte forre possono essere superate con una serie di ponti tibetani, circa 4-5, per poter passare da una sponda all’altra laddove è impossibile proseguire a piedi lungo le rive."
trekking dell'avisio
Segonzano visto da Fàver, presso Cembra. Sulla destra il solco del torrente Regnana, che scende dai Lagorai. L'Avisio di fatto scorre in una stretta forra, invisibile a chi osserva dall'alto. "Un tempo lungo il fiume la vita era febbrile: contadini, boscaioli, cacciatori, mugnai, carbonai, ambulanti, commercianti. Nel dopoguerra quasi tutte le attività sul fiume furono abbandonate, e con esse i masi, le case contadine, le piccole frazioni, i mulini, le segherie. La disastrosa alluvione del 1966 ha dato il colpo di grazia all’economia fluviale distruggendo campi, case, strade, ponti, perfino un intero paese come Ischiazza, che oggi è un paese fantasma."

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