giovedì 26 gennaio 2023

La Kloster Linie (la Via dei Conventi) era la "via amica" dei nazisti in fuga attraverso il Sudtirolo

Scappavano come lepri verso il Sudamerica seguendo le "Rattenlinien" (le vie dei topi); entravano dal Brennero e come punti-tappa avevano i conventi e i monasteri della "Kloster Linie" sudtirolese. Poi il Trentino.
Un passaporto falso trasformò l'organizzatore del genocidio Adolf Eichmann (1906-1962) nell'anonimo Riccardo Klement. Tra i fiancheggiatori vaticani, oltre a Papa Pio XII,  c'era il cardinale Montini (futuro papa Paolo VI), con dirette responsabilità operative.

Rattenlinien e Kloster Linie in Suditrolo. Le tappe principali della "Via dei
conventi" erano tre: il monastero dell’Ordine teutonico a Lana, il convento
dei Cappuccini di Bressanone e il convento Francescano di Bolzano.
La lunga "via dei topi" dei nazisti in fuga passava per il Sudtirolo, terra dove i nazisti erano certi di poter contare su una rete di solidarietà attiva che vedeva la Chiesa cattolica in prima linea.
Diversi conventi ne diventarono i punti di tappa, al punto che l’asso della Luftwaffe tedesca Rudel ricorda: “Alcuni di noi passavano da un monastero all’altro con addosso il saio da monaco". Si tratta della cosiddetta “Kloster Linie”, una faccenda su cui la chiesa sudtirolese non ha mai fatto ammenda.
👉E' stato per anni il "non detto", il lato oscuro dell'idillio alpino sudtirolese. Erano le Rattlinie, le "vie dei topi" nazisti che, nella loro fuga verso il Sudamerica, trovavano asilo e aiuto nei masi e vallate sudtirolesi, dove in genere i criminali di guerra nazisti erano ben accolti. Non solo Mengele ed Eichmann, ma anche migliaia di responsabili minori dell’orrore trovarono in Sudtirolo solidarietà e assistenza dopo essere riusciti a varcare il Brennero.
👉Il 1° dicembre 1945, i carabinieri di Merano perquisiscono improvvisamente il monastero dell’Ordine teutonico a Lana e fanno “il pieno”: quindici soldati e collaborazionisti francesi, croati, cèchi e tedeschi, oltre a un buon numero di armi, attrezzatura militare, tre automobili ed ingenti somme di denaro. Si tratta però di un caso raro e possibile solo con l’autorizzazione degli Alleati, dato che i Patti Lateranensi rendono i conventi sostanzialmente luoghi protetti ed ai quali non hanno accesso le Forze dell’ordine italiane.
👉Forti di tale situazione, il convento dei Cappuccini di Bressanone e quello Francescano di Bolzano ospitano sempre “persone di passaggio” e fra loro Adolf Eichmann e Franz Stangl, tanto per citare i più noti, che vi soggiornano per qualche tempo. Fra tante figure di frati che aiutano, proteggono, assistono e coprono risalta quella del padre Oswald Pobitzer, nato a Bolzano nel 1908 e partecipante, da giovane, alla “marcia su Roma”. Poi, presi i voti Pobitzer insegna al liceo francescano di Bolzano e diventa cappellano militare della Divisione “Brennero”. Nell’immediato dopoguerra, padre Pobitzer si prodiga per i fuggiaschi ed aiuta perfino l’SS sudtirolese Karl Tribus, corresponsabile di crimini di guerra a Belluno e ricercato dagli Alleati, aiutandolo a fuggire in Argentina, dove muore indisturbato ed in tarda età. Ma non solo cattolici.
👉Anche il pastore evangelico Julius Giese, facendo base a Merano, lavorava come informatore dei Servizi segreti nazisti fin dal 1933/34. Una vera spia, a lungo sospettata dalla Polizia italiana che però non riesce mai a trovare prove sufficienti per l’arresto. Ovviamente, dopo la fine della guerra, anche Giese diventa un punto di riferimento importante per i nazisti in fuga.

Nessun commento:

Posta un commento