La situazione ad oggi, 27 luglio 2011.
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La decisione venne così spiegata da Claudio Bassetti, presidente della commissione tutela ambiente montano: "i volontari sono stufi di continuare a subire grandi prese in giro da apt, politici e impiantisti vari" E come dargli torto?
► Ci penso su mentre rientro da un salto a Cima Paganella fatto per fotografare il Brenta. Non ci andavo da almeno 25 anni, e ho fatto fatica a riconoscerla. Altro che monocultura dello sci: qui lo sfascio è un work in progress, e non sembra esserci limite al peggio. La benedizione di Dellai ("Trentini non accontentatevi") aleggia nell'aria.
Il family-feeling SAT impropriamente utilizzato a fini privati.
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► Tornando a bomba: penso che la SAT questa volta abbia sbagliato, avrebbe potuto invece rivendicare il diritto a non vedersi cancellare i sentieri da parte di una società privata. Più esplicitamente: abbandonare il campo è stato sbagliato: solo un favore fatto agli impiantisti, un alzare bandiera bianca. Silvano Bottamedi, presidente dell'Apt Altipiano della Paganella gongola perchè l'abbandono del campo l'ha lasciato padrone della scena, libero di spiegare il suo marketing: «Nei 5 comuni dell'altipiano ci sono 128 alberghi e 12 residence. Le presenze sono passate da 890 mila nel 2000 a 1 milione 40 mila nel 2006. L'ospite non critica la nostra offerta, è soddisfatto di ciò che proponiamo».
Per la serie "vogliamoci bene": criptico cartello su sfondo
marrone (=turistico?) presso la ex-Malga Zambana.
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Sarà meglio mantenere dappertutto una presenza vigile e attiva o queste idee andranno in metastasi. Finiranno col privatizzare anche la credibilità dei nostri simboli (vedi foto). L'informazione sulle attività del comitato d'affari (vedi foto) va testardamente continuata. Gli amministratori dei cinque comuni vanno continuamente monitorati e le loro scelte indicate all'attenzione pubblica. Lo stesso per gli amministratori delle ASUC (usi civici) che vanno richiamati alla loro responsabilità verso l'intera collettività. Le beghe paesane (vedi foto) vanno lasciate perdere anche quando sono comprensibili. I bilanci del comitato d'affari vanno passati alla lente perchè sono fatti con soldi pubblici. Tutte cose che il singolo cittadino non può fare, ma la SAT sì, perchè tutti riconoscono che svolge un'importante opera di tutela della montagna (turismo compreso) e perchè dispone del necessario bagaglio di credibilità etica.
(Faccio queste critiche, ma non vorrei essere frainteso: sono socio SAT dal 1978 e sono contento di esserlo.)
(Faccio queste critiche, ma non vorrei essere frainteso: sono socio SAT dal 1978 e sono contento di esserlo.)
Dal quotidiano "L'Adige" (novembre 2007)
di FABRIZIO TORCHIO
Nuvola rossa, Nùgola rossa, per il colore con cui, in certe ore, le nubi ammantano di magia scarlatta questo ultimo lembo di natura che si cela fra le piste. Siamo sulla Paganella, sul versante di Fai, dove quello che diverrà una pista da sci è un delizioso valloncello nascosto fra i 1700 e i 1900 metri di quota all'incirca, aperto fra le rocce bianche e colmo di mughi, larici, qualche grosso abete. Da sotto, la selva sembra compatta, invece il sentiero vi si addentra a piccole svolte svelando l'avvallamento sotto una parete rocciosa. Ci trovi tracce di animali, lungo il sentiero Sat 602 che lo risale, ma anche imbuti carsici come il «Camino della dolina», che dovrà essere delimitato durante i lavori per la pista, per salvaguardarlo. Mughi contro il cielo, attorno a chi sale, anche se alla selletta sovrastante, dove il sentiero approda sulla pista da sci che arriva dalla cima, appaiono gli impianti. Ma dopo i tralicci, il rifugio, le strade della sommità, la Nuvola rossa sembra proprio un'oasi residua di selvaticità, incuneata com'è tra la malga di Fai (seggiovia, sciovia e campo scuola) e la pista che, dalla cima della Paganella, scende al Dosso Larici. Poco più in là, ad ovest, sui crinali che come un balcone spalancano la vista sulla Valle dell'Adige, i camosci saltano dai prati alle cenge della Val Trementina. È per questa valletta fra piste e pareti - divenuta simbolo di molti altri ambienti trasformati in quota - che la Sat ha deciso di abbandonare i sentieri che cura su questo lembo di Paganella. Percorsi che i soci hanno appena finito di risistemare, con tabelle e segnavia che ti accompagnano dal Santel alla sommità, dopo che i lavori agli impianti e alle piste avevano modificato i tracciati. Quattro sentieri in tutto (sugli 880 curati dal sodalizio sul territorio provinciale), dopo l'annuncio di sabato a Zambana, dovrebbero essere abbandonati: cancellati dal Catasto dei sentieri Sat, erede della prima pianificazione dei percorsi concepita nel 1932 da Giovanni Strobele. La Sat dovrebbe contestualmente rimuovere la segnaletica (tabelle, segnavia) e cancellare parzialmente i tratti che interessano la zona di altri tre sentieri periodicamente curati sulla montagna. In tutto, nell'ultimo anno e mezzo circa, le giornate di lavoro dedicate ai sentieri della Paganella erano state un'ottantina. Se la Nuvola rossa è la goccia che ha fatto perdere la pazienza nella sede di via Manci a Trento, i destinatari della protesta satina sono in piazza Dante. Lo «strappo» politico è con la giunta provinciale, che il 19 ottobre scorso ha autorizzato la realizzazione del collegamento fra la pista più alta e quella che dalla malga di Fai scende a Meriz. Scopo dichiarato: «Valorizzare la prima e intensificare il traffico sulla seconda - come si legge nel verbale del Comitato provinciale per l'ambiente, con una terminologia simile a quella del traffico - alleggerendo anche la pressione sulla pista Dosso Larici che risulta molto affollata soprattutto nelle ore di sole del mattino». Con la nuova pista - è l'obiettivo auspicato - si decongestionerebbero «le aree di Albi de Mez e Malga Zambana, che - nonostante i consistenti ampliamenti degli spazi sciabili - hanno confermato aspetti di criticità». L'ok della Provincia non è privo di prescrizioni, e fra queste c'è anche lo spostamento o il ripristino del sentiero Sat 602, che la società Paganella 2001 dovrebbe concordare con il sodalizio. Evidentemente, ora non sarà più necessario. Di quel sentiero, se vorrà, dovrà occuparsene qualcun altro.
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